(da la Repubblica - 19 luglio '20 - di Brunella Giovara)
Cervarese Santa Croce (Padova)
La signora delle rose ha le mani rovinate dal lavoro, infatti si definisce "una contadina", invece della
signora che è. Fosse tutto normale, adesso sarebbe nel campo a innestare, perchè questo è un la-
voro che si fa nella settimana più calda dell'estate. Adesso, ad esempio. Ma il campo è vuoto, Anna Maria Sgarabottolo ha rinunciato alla sua missione, un pò anche alla sua vita. Per 30 anni ha coltiva-
to, solo rose, e solo rose antiche, è diventata il riferimento dei collezionisti di tutta Europa, poi ha
detto basta.
Una volta un cliente è arrivato qui nel vivaio, un posto famoso, anche se perso nella campagna tra le
province di Padova e Vicenza, e le ha detto: "Dàme un rosaro". Un rosaio qualunque, detto in dialet-
to, ma il problema non era la lingua, il problema era che alla gente importa di comprare "qualcosa
che copra e fiorisca tanto", cosa sia poi, non importa. Invece è una questione di cultura, che passa
attraverso la fatica di chi studia, preserva, mantiene vive le specie introvabili. Al vivaio La Campa-
nella arrivavano signore da Torino e Milano, da Roma e dall'Inghilterra, dedite al giardinaggio co-
me religione, compravano varietà speciali, oppure trovavano Anna Maria la castello di Masino, in
Piemonte, dove c'erano rassegne importanti, e così la Crépuscule, rampicante e vigorosa, rustica,
rifiorente e facile da coltivare, viaggiava nei giardini con i suoi fiori doppi color albicocca, o la Fé-
licité Parmentier, categoria "Alba", anno 1934, una delle più vecchie quindi, "un colore meraviglio-
so, rosa pallido, e un profumo di testa che sale al cervello", e Anna Maria fa il gesto, così, "su per
il naso", una cosa che inebria, "nessuna rosa moderna ha quei profumi".
Sia chiaro: si è signori nell'anima, anche se non nel portafoglio, se si sa apprezzare una Rose du
Maitre d'E'cole, dal color magenta (e bisogna sapere quale è, il colore magenta), anno 1840, fio-
ri piatti e quartati, tra i più grandi di tutte le Gallica. Sapere anche che si pensava fosse dedicata
a un maestro di scuola, invece il nome arriva da un villaggio vicino ad Angers. "Ho sempre stu-
diato, ricercato, coltivato", Anna Maria lo dice nella casa vecchia, "in questa cucina io ci sono
nata", poi è andata alla scuola agraria di Padova e ha trovato "il mio maestro giardiniere, Egidio
Cristofanon. Lui mi ha insegnato a potare le rose, a fare una collezione di storiche".
C'è stato anche dell'altro, "era morto di leucemia mio fratello più piccolo, ero in crisi, poi un giorno
so no passata su una strada, in questa campagna, c'erano dei cespugli di rosa canina... ".
Da allora, "ho lavorato tanto, ma tanto", perchè ha sempre fatto la produzione, e la vendita. Altri in-
vece "comprano e rivendono". E' un mestiere diverso, "per me il commerciale non esiste. Io sono
una vera collezionista, ma sono anche una semplice contadina, e mi sono stancata. Ho la mia storia,
però finisce qui". Molti clienti (3 mila tra Italia, Francia, Germania. Svezia, Svizzera...) hanno pian-
to e scritto sulla pagina Facebook (7 mila fan), pensando che la collezione di 1400 rose tra Gallica, Centifolia e Damasco, vada dispersa (peraltro finisce in parte in un nuovo vivaio tenuto dall'allieva
Cristina). Chi resta a tenere alto il livello, una volta chiusa La Campanella? "In Italia, Sergio Scu-
du, del vivaio S'Orrosa ad Ardea, fa rose tè e cinesi. E il belga Lens, rose antiche e anche botaniche".
Intanto si può passeggiare nel grande roseto, che resterà visitabile ai veri appassionati. E passare attraverso il tunnel delle sarmentose, la fioritura è quasi tutta finita, resistono nel caldo alcune ca-
nine, e penduline, intanto lei racconta la storia di Joséphine De Beauharnais, poi imperatrice, che
assunse alla Malmaison ibridatori e botanici, giardinieri come il Bonpland, e ne ottenne "rose dop-
pie e stradoppie". Spiega che un tempo non esistevano rose rosse o gialle, ma solo bianche o rosa,
poi arrivò in Europa la Foetida persiana a metà Ottocento (gialla), e la Chinensis mutabilis, nel
1873, "che porta il fiore rosso". A chi interessano queste cose? Beh, a molti. "Ad esempio a Pia
Pera, che ho molto ammirato e purtroppo è morta", sicuramente sapeva apprezzare le Charles de
Mills (1786), cremisi-porpora, così ricca di petali da sembrare una peonia. A quelli che partono
da una pianta presa al supermercato, poi comincia una storia diversa, e si va a caccia di rarità.
"Bisogna volergli bene, alle rose. Anche perchè ognuna ha il suo carattere"., dice Anna Maria.
Romano Levi, "grappaiolo angelico" di Nèive, l'avrebbe definita una donna selvatica, per rac-
contarne il carattere brusco ma anche gentile, una donna in maglietta stinta e pantaloni corti,
corti anche i capelli, con le mani vuote perchè non ha più granchè da fare. Però sapiente, "io
riconosco le rose dalle spine", non è da tutti.
Lucianone
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