venerdì 26 giugno 2020

LIBRI - "Dalmar. La disfavola degli elefanti" di Kaha Mohamed Aden

26 giugno '20 - venerdì                              26th June / Friday                           visione post - 3

(da La Lettura / Corriere della Sera - 7 giugno '20 - di Itala Vivan)
Anche gli elefanti sono profughi
Il destino dell'esule è commemorare la patria perduta e raffigurarsela, ricreandola. Così accade
anche a Kaha Aden con la sua Somalia da cui è fuggita  adolescente  per stabilirsi in Italia, en-
trando in una nuova patria in una seconda lingua nella quale ama raccontare storie. L'ultima di
queste, Dalmar. La disfavola degli elefanti (Unicopli), narra le avventure di un branco di elefan-
ti fuggiaschi da una terra tropicale minacciata da ombre di guerra, e fortunosamente approdati
su un'isola sconosciuta, popolata da orsi e api.  L'isola è, da sempre, il luogo letterario dove si
colloca l'utopia, appunto non-luogo, ossia luogo fittizio d'un mondo immaginario narrato allu-
sivamente e con un doppio livello di riferimento, in modo da offrire motivo di riflessione criti-
ca sul reale pur mentre intrattiene e diverte il lettore trascinandolo in vicende curiose e sor-
prendenti situate in una dimensione ironicamente immaginaria.
Questo schema strutturale si presta in modo particolarmente felice alla vena narrativa di Kaha
Aden, dando libero spazio  alla sua invenzione  giocosa e sorridente e, allo stesso tempo, isti-
tuendo una solida piattaforma concettuale su cui misurare gli eventi e i personaggi, per ripor-
tarli con sottintesa astuzia a fatti del ricordo e della storia. per identificarli, cioè, attraverso la
memoria della sua Somalia, suggerendo con tranquilla serietà un obliquo monito per il presen-
te e il dovunque.
Il lettore si ritrova all'interno di una movimentata favola che cattura l'attenzione con il ritmo 
scatenato e balzano, sempre imprevedibile, e la capacità di giocare con luoghi, eventi e per-
sonaggi creando intrecci avvincenti. Una favola che si compone in un lieto fine, ma si tiene
in equilibrio sul bordo oscuro dell'abisso ed è insidiata da ombre e minacce, mentre il suo 
rovescio, celato o meglio sottinteso, allude al disordine e alla guerra. perciò viene definita
"disfavola", come una medaglia a due facce, un racconto di mondi e personaggi immagina-
ri che suggeriscono la possibilità del proprio contrario, ossia di una realtà terribilmente ne-
gativa.
Dalmar, che dà il titolo al libro. è un vispo cucciolo di elefante che trasmette alla vicenda
una briosa vivacità di monelleria infantile. Insieme alla madre, la sbadata elefantessa Bilan,
e alla zia Idman, capobranco e guida avveduta degli elefanti fuggiaschi, Dalmar si salva dal
naufragio grazie al provvidenziale aiuto di un gruppo di allegri dugonghi che a nuoto trasci-
nano gli elefanti a riva.  E' grazie a lui  che avviene il contatto  con gli abitanti locali, api e 
orsi, unici sopravvissuti a una guerra di liberazione ferocemente distruttiva: ecco la prima 
aperta allusione alla Somalia dilaniata dagli scontri interclanici dei signori della guerra do-
po la cacciata del dittatore Siad Barre nel 1991. Gli elefanti scopriranno la terribile realtà
dei massacri - avvenuti nel passato e sepolti nel silenzio complice di tutti gli orsi - durante
la traversata della foresta, quando incontrano le ombre in pena delle vittime.  Il loro cam-
mino si trasforma così in una sorta di discesa agli inferi che li condurrà alla compassione,
grazie all'intervento  di un saggio e antico animale, la lumaca Babulusha, la quale rivela
a Idman gli orrori della storia. - Da questo momento in poi il filo della narrazione è sco-
pertamente duplice, e continui riferimenti richiamano la storia della Somalia, che Kaha
Haden intende riportare alla luce, disseppellendo le memorie della guerra civile che ha
straziato il Paese e distrutto lo stato negli scontri fra clan e sottoclan iniziati dal clan de-
gli Hawiye contro quello dei Darrod. Il brivido di orrore suscitato dal resoconto di Ba-
bulusha si acquieta dinanzi alle lacrime di Idman, ma non verrà più dimenticato: poi-
chè gli elefanti  sono il simbolo  della linga memoria, e perciò sono stati scelti come.
protagonisti principali della disfavola.
E' una lunga tradizione della favola, quella dei personaggi animali che adombrano gli umani nei
loro comportamenti, come testimoniano gli esempi di Esopo e Fedro nell'antichità classica e, in
un tempo a noi vicino, l'indimenticabile, distopica Fattoria degli animali  di George Orwell.
Ma in Africa la presenza dei personaggi animali  è ancora vivissima  nella tradizione orale che
Kaha aden riprende piegandola con grazia ai propri intenti, ma anche al gioco del divertimento
che determina la costruzione narrativa.  Se gli elefanti, grandi e saggi, dimostrano l'importanza
della coesione sociale  e  la necessità della condivisione responsabile  dell'autorità di governo, 
gli orsi non risalgono certo  alla tradizione africana, e suscitano  l'idea di una latente brutalità
mascherata da apparente bonomia. Gli orsi della disfavola si riveleranno  potenzialmente ag-
grassivi e legati all'appartenenza clanica: ma proprio per questo debbono venir costretti a ri-
cordare il proprio passato di violenza.  Poi ci sono le api, in tregua armata con gli orsi, rette
con ferrea disciplina dalla illuminata regina Bilquis  che sovrintende  a stuoli di api operaie
contrassegnate da semplici numeri. Di tutti gli animali che popolavano un tempo l'isola, so-
no rimasti solo questi, insieme a topi e ratti. Gli altri sono stati sterminati, perchè diversi.
Se si entra nel gioco dei rimandi alla storia della Somalia, il discorso sui crimini della guer-
ra civile appare evidente, corroborato da frequenti accenni  alla "guerra leggera"  e al ruolo
di Usa e Urss nella vicenda nazionale somala.
Non si vuole ripercorrere qui la complessa trama di questo bel libro, che vede elefanti e orsi 
darsi a strani banchetti a base di salmone, discutere accordi di buon vicinato, e quindi impe-
gnarsi in scambi di cortesie volte a proteggere gli uni e gli altri dal sopraggiungere del nevo-
so inverno, stagione inedita per i giganteschi animali africani.  L'implicita esortazione alla
collaborazione nella diversità risuona  in chiari accenti  nelle immagini di Kaha Aden che
chiude la sua disfavola  con il piccolo Dalmar  che si proclama  felice  di andare "a casa",
avendo ormai accettato la nuova patria, l'isola nuova che si trasforma  in un territorio  di
sicuro rifugio capace di accogliere dei profughi sfuggiti alla guerra.

Lucianone

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