10 marzo '20 - martedì 10th March / Tuesday visione post - 19
(da la Repubblica - 31 gennaio '20 - di Marco Bracconi)
'Salviamo le montagne, Milano sa il perchè'
"Nelle mattine terse tanti milanesi aprono le finestre e vedono il monte Rosa. Lo sanno che
l'acqua che bevono viene da lì?". Il libro-appello di Reinhold Messner, l'alpinista dei quattor-
dici Ottomila, ha molto da dire agli abitanti di questa città, Milano, che con la montagna ha
un legame tanto speciale. Per geografia, tradizione e prospettiva, visto che il futuro di Mila-
no si giocherà sulla capacità di coniugare sviluppo e ambiente, natura e modernità. Per am-
missione dello stesso autore, Salviamo la montagna (Edizioni Corbaccio) non è un pamphlet
eco-integralista, nè un'invovazione ai potenti della Terra. Piuttosto è un perentorio invito a
cambiare narrazione sul mondo d'alta quota, rovesciando un'attitudine culturale che tende a
trasformarlo in un territorio senza pericoli, accessibili a tutti, da consumare piuttosto che da
"sentire nel suo significato più profondo. "Con il risultato paradossale che si va in montagna
alla ricerca di silenzio, spazio, spiritualità, e facendolo in questo modo si distrugge proprio
quel che si andava a cercare.
INTERVISTA
- E intanto i ghiacci si ritirano. Anche a due passi da qui.
"Il problema ecologico e il caldo globale non vengono dalla montagna, ma dalle città; però
gli effetti del degrado ambientale si sentono più velocemente in quota. Da decenni vedo co-
me cambia il clima, i ghiacciai se ne vanno e la montagna soffre. Dobbiamo innanzitutto fa-
re in modo che le persone restino a vivere lassù, a lavorare la terra. Chi al contrario va in
montagna per scalarla o goderla, è bene che vada a piedi. Bisogna smetterla di costruire im-
pianti, strade, funivie, rifugi ovunque, fino alla cima del Monte Rosa".
- E' il rischio parco-giochi
"Esatto, e corrisponde a un'idea della montagna che va cambiata. Il pericolo, la fatica e la
difficoltà sono parte del suo valore. La sua grandezza spirituale deve essere salvaguardata,
perchè è attraverso questi valori che impariamo una verità decisiva: davanti alla natura gli
gli errori sono solo i nostri. Purtroppo non vogliamo più avvicinarci alla natura con i nostri
errori e le nostre debolezze, ma la vogliamo conquistare attraverso la tecnologia, magari vo-
lando con gli elicotteri fino ai campi base o aprendo continuamente nuove piste".
- Si chiama turismo di massa
"E io lo capisco, ma oltre una certa quota bisogna fermarsi. Basta così. Non solo per i danni
che si fanno: finchè le persone penseranno di poter "consumare" l'esperienza di andare in
montagna, non impareranno nulla di lei".
- Milano ha seri problemi di inquinamento, ma la città sembra voler moltiplicare i suoi sforzi
in direzione green.
"Lo dicevo all'inizio, Milano dipende dalle montagne. E' una grande città produttiva, ed è bene
che sia così per il benessere e il lavoro<, ma sappiamo anche quanto ciò influisca sul clima".
- Ha una grande responsabilità. quindi.
"Sì, e le spinte che si stanno tentando in direzione della sostenibilità forse vogliono dire che
Milano questa responsabilità la sente, e sente anche questo rapporto di dipendenza dalla
montagna".
- E' preoccupato per le Olimpiadi? -
"Spero che le infrastrutture che si faranno siano minimaliste, a basso impatto. Mi piacerebbe
che si agisse in modo che questi investimenti abbiano una durata , un valore anche per le pros-
sime generazioni. Non servono cattedrali abbandonate nel deserto, e nemmeno in montagna".
- In sostanza, a salvare la montagna devono essere i cittadini e non i montanari -
"Il contadino di montagna non distrugge niente. Il problema sono gli altri. Oltre una certa quota,
in Italia 2300 metri al massimo, nessun investimento è utile e intelligente. Non serve portae las-
sù la gente con le funivie. Non ha senso. Più in basso invece sì, perchè il contadino ha bisogno
di essere collegato, se vuole vendere is uoi prodotti. E se i contadini se ne vanno, il meeraviglio-
so paesaggio nel quale nel quale andiamo a cercare la meraviglia, cambierà. E non in meglio,
questo è poco ma sicuro".
Lucianone
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