giovedì 6 dicembre 2018

Riflessioni - Il lavoro artistico non può essere "gratuito"

6 dicembre '18 - giovedì                      6th December / Thursday                 visione post - 7

Ben vengano le proiezioni "pirata", in piazze gremite di ragazzi, del film su Stefano
Cucchi. Servono a tenere vivi , in un colpo solo, non uno, ma due casi politici di enor-
me importanza.  Il primo è il diritto di non morire per mano di Stato. Il secondo è il 
tema, davvero epocale, della sopravvivenza dell'arte come mestiere  e  come lavoro:
perchè va detto con franchezza, ai ragazzi che considerano la visione "libera" di quel
film un gesto politico (e lo è), che è un gesto politico anche  andare al cinema, o scari-
care a pagamento i contenuti artistici o informativi o culturali  ai quali si attribuisce 
valore.  Quel film ha un regista, Alessio Cremonini, e un produttore, Lucky Red.  E'
costato dei quattrini, ha dato un lavoro a tecnici, operai, attori, comprimari. Non c'è
pezza: se il lavoro artistico non viene più retribuito, perchè un film (o un libro, o una
sinfonia) è come un tavolo, come un campo coltivato, come un viaggio, come una bi-
cicletta. Alla faccia "dell'ispirazione" e del talento, implica lavoro, brucia tempo, ri-
chiede capacità tecniche.  Chi ci racconta di "nuovi modi" collettivi di produrre ar-
te e cultura dice  una mezza verità  (la rete è in sè  un catalizzatore  di energie), ma 
mente sulla natura stessa del lavoro artistico, che è appunto lavoro, dunque fatica, 
competenze, esperienze, rischio intellettuale e rischio di impresa. 
La parola "gratuitp" è una menzogna da Paese dei Balocchi, e bisognerà comincia-
re a dirlo se non si vuole diventare tutti ciuchi.
(da la Repubblica - 18 sett. '18 - L'Amaca / Michele Serra)

Lucianone

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