lunedì 21 maggio 2018

Società / politica-economia - L'Italia della disuguaglianza e la bussola della sinistra

21 maggio '18  -  lunedì                           21st May / Monday                    visione post - 22

(da la Repubblica - 28 aprile '18 - Emanuele Felice)
Una bussola per la sinistra
A volte l'economia può servire da bussola per la politica. specie nei momenti più confusi.
E non per il piccolo cabotaggio, ma per tracciare la rotta. Quali dovrebbero essere i car-
dini di una politica economica di sinistra, oggi in Italia? Verso quale orizzonte, "per il
bene del Paese", si può pensare di avviare una trattativa fra Pd e 5Stelle? Com'è noto 
l'Italia è il Paese che cresce meno di tutta l'eurozona. D'accordo, ma proviamo a veder-
ne le ragioni. Ecco altri due dati, che chiamano in causa soprattutto la sinistra: dovreb-
bero essere i punti cardinali di qualsiasi politica riformista e progressista.
Primo: l'Italia è anche il Paese con i più bassi livelli di istruzione dell'eurozona (e in verità
di tutte le economie avanzate). E' una tara antica che si lega a doppio filo con la specializ-
zazione nei settori leggeri e a bassa innovazione. Si accompagna a una diffusa retorica che 
invita da un lato a cercarsi subito un lavoro senza perdere tempo sui banchi di scuola, dal-
l'altro a prediligere gli studi umanistici a scapito di quelli scientifici.  Come se l'istruzione
fosse solo un lusso per ricchi e non, invece, la via maestra  per la  propria  emancipazione
(anche economica) e per il miglioramento della società. Questo la sinistra dovrebbe saper-
lo bene: è una sua idea fondante. Inoltre, per l'Italia, è chiaro che nel mondo globale solo
con l'istruzione e l'innovazione si può ragionevolmente sperare di mantenere salari eleva-
ti, di non ritrovarsi travolti dalla concorrenza dei Paesi emergenti, come invece sta avve-
nendo.
Secondo: l'Italia è ormai nella zona euro il Paese con la disuguaglianza più alta, tolti Grecia
e Portogallo. Fra gli altri ce l'hanno ricordato di recente l'Ocse, il Fondo monetario interna-
zionale, l'Eurostat. Si pensi al Forum disuguaglianze diversità promosso da Fabrizio Barca, 
intellettuale e dirigente di riferimento della sinistra  e, almeno  per  un periodo, dello stesso 
Pd; o al Manifesto contro la disuguaglianza curato da Maurizio Franzini.  Questi  fa notare
che l'Italia è, in tutta l'eurozona, il Paese in cui il reddito dei figli dipende maggiormente da
quello dei genitori: sono le basi  di una società estrattiva, che favorisce la rendita  e  scorag-
gia il merito; da questo punto di vista, in Occidente solo il Regno Unito (il Paese della Brexit)
e gli Usa (il Paese di Trump) versano in condizioni simili.  Ma l'Italia è anche uno dei Paesi
in cui esiste la maggiore disuguaglianza intergenerazionale, a scapito dei giovani, che infat-
ti emigrano.  Infine, da noi la situazione  è ulteriormente aggravata  dal divario Nord-Sud,
anch'esso ormai un'anomalia fra tutte le economie avanzate. Da notare che il Mezzogiorno
è la parte del Paese  cresciuta meno  negli ultimi vent'anni, quella con i più bassi  livelli  di 
istruzione, ma pure (spesso si tende a dimenticarlo) quella in cui le disuguaglianze sono più  
alte: anche qui le conseguenze politiche sono evidenti.
Bene, paradossalmente. Se così stanno le cose di spazio per una politica di sinistra ce n'è 
ancora in Italia, e parecchio. Se la sinistra saprà guardare alle sue stelle.

Lucianone

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