(da la Repubblica - 16/12/2016 - Elena Dusi / Roma)
Il velo sui capelli che ne esalta il sorriso e la forma degli occhi. Un look colorato e brillante,
come il suo modo di parlare. Gihan Kamel, 40 anni, fisica egiziana, è l'unica donna dello
staff scientifico di Sesamo. "Ma solo per ora" ci tiene a precisare. Da un anno e mezzo la-
vora al laboratorio scientifico a 35 chilometri da Amman che al suo interno fa circolare
particelle e propositi di pace. "Ancora poche settimane, poi tutto sarà prnnto per il via uf-
ficiale" dice di un progetto nato in Medio Oriente nel lontano 1997. Il sogno allora era
quello di sfruttare la scienza per appianare i conflitti, come il Cern di Ginevra fece per
l' Europa uscita dalla seconda guerra mondiale. Oggi a Sesamo (il cui nome per esteso
è "Synchrotron light for experimental science and applications in the Middle East) parte-
cipano nove paesi spaccati fra loro da più di una faglia sismica: Israele, Autorità Pale-
stinese, Giordania, Egitto, Turchia, Cipro, Pakistan, Iran e Bahrein: A guidarli, come
direttore scientifico, c'è il fisico italiano Giorgio Paolucci, anche in virtù del ruolo che
il nostro Istituto nazionale di fisica nucleare ha giocato nel promuovere questo strumen-to chiamato sincrotrone: un acceleratore di elettroni che genera una "luce" utile per stu-
diare molecole e materiali come sotto a un microscopio potentissimo. - Per ora, dopo
tanti anni di ricerche, di fondi e di strumenti, lo shock di due scienziati iraniani uccisi
da due autobombe (nel 2009 e nel 2010), una nevicata record per questa regione che ha
fatto crollare il tetto del laboratorio (2013), ci si accontenta di far partire gli esperimen-
ti. Per la pace, si vedrà.
Cos'è esattamente Sesamo?
Gihan Kemal: "Un laboratorio scientifico, prima di tutto. Ma anche molto di più. Sul
fronte della scienza ci permetterà di studiare la struttura di molecole utili in medicina,
di penetrare nei segreti dei materiali, di sottoporre a test molto accurati i reperti archeo-
logici. Poi c'è la sfida di lavorare insieme a persone che provengono da paesi e culture
diverse, e che spesso sono coinvolte in conflitti storici. Da questo punto di vista, Sesa-
mo è una realtà unica".
Come è arrivata a Sesamo?
G. Kemal: "Mi sono laureata in fisica all'università di Helwan, al Cairo. Poi ho fatto
un dottorato di ricerca a Roma, alla Sapienza. Studiavo la struttura di alcune nanopar-
ticelle, in particolare come si legavano a determinate proteine del nostro organismo
per mettere a punto nuovi farmaci. Ho proseguito il lavoro, in forma più avanzata, per
un altro anno, dal 2014, ai laboratori dell'Infn di Frascati. Poi sono stata chiamata a Se-
samo. Il mio campo si chiama biofisica, è a cavallo fra la fisica e la medicina. E an-
ch'io mi sento a cavallo fra vari mondi. Prima per esempio portavo sempre con me una
bandiera egiziana. Da quando lavoro a Sesamo non lo faccio più. La sfida qui è cancel-
lare ogni etichetta sia essa la nazionalità o il fatto di essere donna".
Quanto è comune per le ragazze nel suo paese studiare a livelli così alti?
G. Kemal: "Troppo poco. E io devo molto, ma davvero molto, alla mia famiglia. Arri-
vare alla laurea è abbastanza comune, ma per gli ambienti più religiosi o tradizionali
mandare una figlia all'estero a specializzarsi è spesso un tabù. In questo Sesamo può
essere un grande aiuto. Permetterà a molte ragazze di fare ricerca avanzata, in un cer-
to senso, andare davvero all'estero. La Giordania, rispetto ad altri paesi, per molte
scienziate arabe è abbastanza di casa. Non è un caso che fra le nuove domande di la-
voro che Sesamo ha ricevuto l'80% provenga da donne. Non sono esattamente do-
mande per impieghi fissi, ma proposte per condurre esperimenti usando la macchina
per un certo periodo di tempo. Potremo finalmente dimostrare che anche le scienziate
arabe sono molto preparate. E sono capaci di lavorare duro, quando è necessario".
Ad Amman avete un campus oppure ognuno vive per conto suo?
G. Kemal: "Non c'è un campus, abbiamo sistemazioni autonome".
Parlate spesso di politica?
G. Kemal: "A volte si chiacchiera su quel che ci sta accadendo intorno, A volte no,
preferiamo evitare, perchè ci rendiamo perfettamente conto che potrebbero nascere
rancori o divisioni fra noi".
Com'è il rapporto con gli scienziati israeliani?
G. Kemal: "In questo momento non ce ne sono. Li incontriamo in occasione dell'as
semblea annuale degli scienziati che fanno esperimenti con Sesamo. E in quelle oc-
casioni il colpo d'occhio dei ricercatori provenienti da tutti i paesi, membri e osser-
vatori, è davvero incredibile".
E' vero che non avete nemmeno una caffetteria, il luogo dove in genere avven-
gono gli scambi di idee?.
G. Kemal: "E' vero, ma non è un problema. Non ci mancano gli spazi dove confron-
tarci. Ma preferiamo parlare di scienza. E' il nostro lavoro, il motivo per cui siamo
qui".
Lucianone
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