(da La Repubblica - 20 marzo '17 - R2Spettacoli - Natalia Aspesi)
Lo sconosciuto mascherato come fosse Diabolik è penetrato in casa, l'assale, la colpisce
con pugni e calci, la getta sul pavimento, la sovrasta, la immobilizza, le strappa il vestito,
le calze, le mutande e la sodomizza. Marty, il bel gattone grigio, osserva immobile e in-
curiosito la scena di massima violenza, come noi spettatori, che senza emozione ci chie-
diamo, ma lei urla per il dolore, il terrore, l'umiliazione oppure perchè sta provando un
piacere irrefrenabile e ignoto? Lo stupro è già avvenuto e il film comincia con la vittima
che pochi minuti dopo, il viso ferito e il corpo sanguinante, si mette imperturbabile a rac-
cogliere i cocci di un vaso schiantato durante la colluttazione, a fare un bel bagno caldo
e a ordinare sushi per telefono. E' successo, ma è come se non fosse successo niente, o
è successo troppo? Oppure semplicemente ciò che potrebbe distruggere la nostra vita va
immediatamente cancellato ed è l'indifferenza a proteggerci oggi dalle angosce del mon-
do?
Elle, diretto dall'olandese Paul Verhoeven, sceneggiato dall'americano David Birke, trat-
to dal romanzo Oh.. (pubblicato in Italia da Voland) del francese di origine armena Phi-
lippe Djian, è ambientato, come la gran parte del cinema francese, tra la borghesia pari-
gina di successo, protagonista la francese Isabelle-
ni Huppert al suo ultracentesimo film,
ùil Golden Globe per la miglior protagonista di un film drammatico. Critiche entusiasti-
che ovunque soprattutto per lei, ma anche per l'incontro grandiosamente fortunato tra
un regista di solito non molto apprezzato e ambiguamente sporcaccione e una diva che
più va avanti negli anni più si adatta ai cineprecipizi del disordine erotico. Lui ha diret-
to nel 1992 Basic Instinct con una Sharon Stone appositamente gelida, che la leggenda
sostiene essere stata senza mutande, lei dieci anni dopo in La pianista di Haneke è stata
una donna disturbata e molto sadomaso. - Tsabelle Huppert, oltre ad essere una grande
attrice, ha due virtù: quella di essere senza tempo e molto attraente a più di 60 anni, ri-
scattando così tutte le donne che si sentono scarto a 50 anni; quella di saper rappresen-
tare in certi suoi film come questo, e con la massima disinvoltura, una tipologia molto
apprezzata dall'immaginario maschile, cioè quello di una donna bella, elegante, matu-
ra ma fisicamente adolescenziale, di gran classe, finanziariamente autonoma e forse
anche colta, apparentemente inavvicinabile eppure dedita a ogni possibile promiscuità
e avventatezza erotica.
Tornando al film "Elle", Michèle ha alle spalle una storia orribile, un padre molto reli-
gioso che quando lei era bambina, uscì di casa armato e uccise una settantina di bam-
bini in un campo vacanze. Ancora oggi, dopo decenni, a Michèle capita che qualcuno
in xtrada le sputi in faccia, la insulti in un bar. Così non può dimenticare e difende la
sua disperazione di un tempo rifiutandosi di andare a trovare in prigione il vecchio pa-
dre ormai morente. Lei sa che non c'è legame tra quella tragedia che ha spezzato tante
vite e anche la sua, e quello stupro che comunque non vuole denunciare e che, come fos-
se niente, cenando a champagne in un ristorante, racconta agli amici sere dopo. Ma in-
tanto fa rifare le serrature di casa, compra uno spray urticante e un martello, perchè
la ragione le dice che se il criminale tornerà (e intanto le manda messaggini osceni, tipo
"sei stretta per la tua età") dovrà difendersi; ma il corpo non è d'accordo, il ricordo
dell'oltraggio, se ho capito, non l'abbandona.
Michèle, nel film, dirige con l'amica Anna un laboratorio che produce videogame di fan-
taerotismo e visionandoli, le capita di dire: "Quegli orgasmi femminili sono troppo timi-
di!". Vive sola con l'amato vecchio gatto, e gli uomini che la circondano le appaiono un
disastro, come purtroppo accade nella realtà a tante ultracinquantenni: ha cacciato di
casa il marito noioso, il figlio ventenne con lavori precari vive con una ragazza incinta
che lo domina e maltratta, il marito della sua carissima amica Anna è il suo amante non
amato; c'è il giovane gigolò che sua madre paga e vuole sposare, c'è un vicino belloccio
e simpatico che l'attrae: spiandolo non vista dalla finestra, lei si masturba. Uno di questi
maschi, oppure uno dei suoi giovani collaboratori in ufficio, potrebbe essere ,lo stuprato-
re; lo vuole sapere per vendicarsi o al contrario per precipitarsi nel piacere masochista
senza maschera, senza ipocrisia, senza inganno? Dice all'amica: "La vergogna non è
un'emozione abbastanza profonda da impedirti di fare ciò che non dovresti". Il romanzo
più profondo e eccitante di masochismo femminile l'ha scritto una donna, la scrittrice Do-
minique Aury che con lo pseudonimo di Pauline Rèage ha pubblicato in Francia, nel 1954,
il suo celebre Histoire d'O. Il romanzo di Djian è avvincente e il film con qualche piccola
variazione, ne segue ogni pagina.
Lucianone
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