sabato 18 febbraio 2017

SOCIETA' / Crisi della globalizzazione ed equlibrio spezzato

18 febbraio '17 - sabato                18th February / Saturday              visione post - 16         

(da la Repubblica - 27 nov. '16 - Roberto Esposito)
L'equilibrio che si spezza
Che la globalizzazione sia entrata, forse per la prima volta, in una crisi profonda è sotto
gli occhi di tutti. Certo, sul piano tecnologico, il mondo è sempre più connesso. E nel-
l'economia finanziaria l'interdipendenza tra i mercati si è addirittura accentuata, Ma 
sul terreno politico i punti di arresto, e anche di arretramento, sono altrettanto visto-
si. L'idea di uno spazio globale senza frontiere batte ogni giorno contro nuovi muri.
Tutt'altro che occasione di crescita comune, la globalizzazione sta diventando l'arena
di scontro tra identità contrapposte.  La Brexit  e  la vittoria di Trump  sono le conse-
guenze di un'onda lunga che da tempo porta acqua al mulino dell'isolazionismo. Gli
Stati tornano a parlare il linguaggio della sovranità nazionale e delle sfere d'influen-
za. Contro una logica cosmopolitica, la politica riprende a radicarsi nel territorio -
se perfino il terrorismo globale cerca di costruirsi un profilo statale. Dopo che per 
qualche tempo  si è pensato  che non esistesse più un "fuori", l'esclusione prevale 
sull'inclusione. Per dirla con i filosofi, il "negativo" ricomincia a far sentire la sua
voce attraverso emigrazioni forzate, guerre, terrorismo.
Ma la crisi politica della globalizzazione non si limita a segnare nuove linee di frat-
tura tra Stati sovrani. Essa configura in maniera inedita i regimi politici, scompo-
nendone gli elementi costitutivi. Ad andare in crescente difficoltà è la forma istitu-
zionale che da tempo siamo abituati a chiamare "liberal-democrazia". Se già, alle
porte dell'Europa, Russia e Turchia hanno imboccato un percorso autoritario, an-
che gli Stati Uniti di Trump  sembrano tentati  di girare le spalle all'alleanza occi-
dentale, per candidarsi a leader dell'antiglobalizzazione. Ma è soprattutto in Euro-
pa che il binomio democrazia-liberalismo pare disgregarsi in una maniera che tra-
sforma, e insieme deforma, entrambi i suoi termini-. Per almeno un escolo il luogo
tra democrazia e liberalismo è stato il rapporto tra diritti individuali e sovranità
popolare. Esso implicava che gli interessi individuali si integrassero con le scelte
politiche di governi legittimamente eletti, in un equilibrio di poteri garantito dal-
la Costituzione. E' appunto questo equilibrio complessivo che rischia oggi di spez-
zarsi nella prevalenza  dei diritti individuali su quelli collettivi, del mercato globa-
le sulle volontà nazionali, della logica finanziaria sulle scelte politiche.
Certo, nei nostri sistemi politici, il diritto costituisce  il collante della democrazia. 
La stessa idea di democrazia presuppone un insieme di regole condivise, all'inter-
no delle quali le forze politiche si misurano contendendosi il governo dei rispetti-
vi Paesi. Ma ciò è possibile per gli Stati nazionali. Negli organismi sopranaziona-
li - come l'Unione Europea - la legislazione tutela un sistema di interessi che non
coincide con il diritto pubblico.  Il quale resta, al momento, appannaggio    degli 
Stati nazionali.  In fondo  il contenzioso  aperto da alcuni di essi  -  tra cui anche 
l'Italia  -  riguarda proprio questa differenza. Che è quella che sempre più tende 
a separare neoliberalismo e democrazia. Mentre il primo presuppone un merca-
to regolato dal principio di concorrenza, garantito da istanze terze di natura non 
politica, la democrazia ha al proprio centro la volontà popolare  espressa dai go-
verni politici. In questo senso è vero che non esistono governi puramente tecnici.
Un governo nazionale esprime comunque scelte in ultima analisi politiche. Ed è
quello che manca all'Unione Europea.  Non essendo espressione di un unico po-
polo, essa sconta necessariamente un deficit di democrazia. A essere sempre più
contestato - con accenti spesso populisti - è un progetto  costruito  su una trama
di accordi giuridici  adeguati  alla logica globale del mercato, ma privi di legitti-
mità politica.
In questo modo la latente divaricazione tra liberalismo e democrazia spinge l'u-
no e l'altra verso due estremi che rischiano di allontanarsi sempre di più. Da un
lato il sistema globale neoliberale   tende ad emanciparsi  dai governi nazionali,
dettando loro le proprie regole, senza farsi carico degli interessi e delle volontà
dei popoli. Dall'altro le democrazie, chiuse nei confini dei singoli Stati, incorpo-
rano  dosi sempre maggiori  di populismo anti-istituzionale, col rischio  di can-
cellare le indispensabili mediazioni rappresentative.  Così i due processi oppo-
sti di globalizzazione e nazionalizzazione minacciano di deflagrare. Quando la
via da seguire sarebbe un'altra. Quella di articolare istituti democratici e istan-
ze sovranazionali, diritto pubblico e diritto privato. La stessa Unione Europea,
con tutte le sue contraddizioni, costituisce per sempre l'unico spazio in cui tali 
esigenze possono trovare una misura comune.  Solo se ciò accadrà, un'Europa 
politica potrà competere da pari a pari con gli altri grandi spazi in cui si divide
il mondo.

Lucianone

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