giovedì 27 ottobre 2016

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27 ottobre '16 - giovedì             27th October / Thursday                   visione post - 16

ITALIA  -  Emergenza terremoto
Nelle Marche e nel Centro Italia la terra continua a tremare
Oltre 500 repliche tra Marche e Umbria
Lo sciame sismico ha tenuto con il fiato sospeso le popolazioni dei paesi
della dorsale appenninica. Ci sono circa 5mila sfollati. La conta dei danni:
a Visso tutte le case sono inagibili. Danneggiati i monumenti. Amatrice: crolla
il palazzo rosso. Stanziati dal governo 40 milioni. Renzi: "Nessuna tendopoli"
Tre nuove scosse (le ultime giovedì sera di magnitudo 4.2 e 3.4 hanno interrotto una riunione tra i sindaci della zona) e prime stime dei danni. Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia, la terra continua a tremare nelle zone colpite nelle Marche e in Umbria. I primi sopralluoghi rivelano che a Visso, uno dei paesi (da un migliaio di abitanti) epicentro del sisma in provincia di Macerata, tutte le case sono inagibili. Solo nelle Marche gli sfollati sono 4mila e nei luoghi del terremoto si attende un brusco calo delle temperature. Per questo viene esclusa la possibilità di sistemarli nelle tende della Protezione Civile. Molto colpito anche il patrimonio artistico e culturale della zona.
I feriti e i danni
Il bilancio ufficiale è di 4 feriti lievi. «Molto ingenti i danni» secondo l’assessore regionale alla Protezione civile Angelo Sciapichetti. Nella zona di Macerata oltre a Visso, dove praticamente il 100% degli edifici è inagibile, sono tantissimi gli edifici lesionati anche a Ussita. Nella «zona rossa» di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) si segnalano peggioramenti delle condizioni delle abitazioni già gravemente lesionate nel sisma del 24 agosto. In tutti gli edifici scolastici del centro Italia sono in corso verifiche, ha reso noto il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini.

STATI UNITI  -  Presidenziali Usa
Gli intrecci d'affari di Bill e Hillary: donatori, carità e guadagni privati
Le email rubate da Wikileaks parlano del denaro inviato da sette Paesi (tra cui Qatar e Arabia Saudita) alla Fondazione Clinton e sui conti personali: in cambio di che cosa?
«Prendi i soldi!». L’invito, perentorio, compare in una mail di Jennifer Palmieri, la responsabile per la comunicazione dello staff di Hillary Clinton. Il destinatario, in questo caso, è Robby Mook, il manager della campagna. Ma, stando a quello che si legge nelle mail rivelate da Wikileaks, potrebbe essere lo slogan ombra del clan Clinton.
I miliardi dei sostenitori
Soldi donati da sette Paesi alla Fondazione Clinton mentre Hillary era Segretario di Stato. Soldi sui conti personali di Bill. Soldi, soprattutto, per la competizione elettorale dell’ex First Lady. In cambio di che cosa? Hillary Clinton ha raccolto 1,14 miliardi di dollari per pagare la corsa alla Casa Bianca: un quinto proviene da 100 ricchissimi donatori e lobbisti. Nella lista compaiono, tra gli altri, Donald Sussman che appartiene alla nuova élite della finanza americana formata dai gestori di hedge fund: 20,7 milioni di dollari per Hillary. Poi ecco Jay Robert Pritzker, 51 anni, cofondatore del più grande gruppo di venture capital del Midwest: 16,7 milioni. E ancora: Haim Saban, presidente di Univision, 11,9 milioni; George Soros, forse il più noto finanziere americano: 9,9 milioni di dollari e infine Daniel Abraham, proprietario della società SlimFast: 9,7 milioni.

ITALIA  -  Gorino (Ferrara) / Contro gli immigrati
Gorino e il cartello choc in chiesa: "Tornatevene nel vostro califfato"
Il manifesto è stato scoperto sia dentro che fuori dall'edificio religioso.
"Visto che noi per voi siamo infedeli tornate in Irak dal califfo El Bagdadi".
Il sindaco: "Ennesima tegola, sono esterrefatto, non ne sapevo nulla".
FERRARA — Dopo le barricate all’ingresso del Paese, il cartello choc affisso in chiesa. Gorino, la frazione del Ferrarese dove lunedì sera sono state cacciate 12 donne migranti, continua a far parlare di sè. Nell’unica chiesa del paese è comparso un cartello, sia dentro che fuori con l’invito «Tornatevene nel vostro califfato».
LA «N» ARABA — «Visto che noi siamo, per voi, infedeli - recita il cartello -: ma perché non ve ne andate nel vostro califfato di Iraq con il santo Califfo El Bagdadi, il quale vive di armi e uccide a tutto spiano coloro che non sono sunniti?». Una frase in linea con gli avvenimenti degli ultimi giorni ma non con lo spirito di accoglienza che ci si aspetterebbe di trovare in una chiesa. Sul cartello, inoltre, sopra la scritta contro i musulmani campeggia un simbolo arabo, la ‘N’, e sotto una didascalia spiega: «Questa rappresenta la ‘N’ araba e significa ‘Nazzareno’, termine con cui il Corano indica i seguaci di Gesù di Nazareth. Questo segno è stato posto sulle case dei cristiani del califfato di Iraq, i quali sono stati costretti ad andarsene di casa, sono stati uccisi, costretti a cambiar fede, le donne rese schiave vendute e stuprate e violentate da quelli assassini. Noi siamo “orgogliosamente” dei ‘Nassarah».
Il parroco della chiesa è don Paolo Paccagnella, da oltre 25 anni alla guida della parrocchia , che però non ha voluto spiegare la ragione della presenza del cartello. Intanto il sindaco di Goro, di cui fa parte la frazione di Gorino Ferrarese, Diego Viviani, indaffarato a ricostruire la reputazione del suo Comune, parlandone con l’Adnkronos, si dice «esterrefatto, non ne sapevo nulla. È stata l’ennesima tegola in testa», dice riferendosi alla presenza del manifesto sulla Chiesa. Il primo cittadino è stato avvertito dalle forze dell’ordine che hanno annunciato l’intenzione di farlo rimuovere. Viviani è deciso ad affrontare il parroco don Paolo Paccagnella per chiedergli di toglierlo: «un cartello del genere non trasmette certo un insegnamento di accoglienza degli altri popoli e di fratellanza», osserva.
Lucianone







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