11 ottobre '15 - domenica 11th October / Sunday VISIONE POST - 14
Kamikaze ad Ankara: 95 pacifisti uccisi / i corpi coperti con le bandiere curde.
Due le esplosioni durante una manifestazione
Proteste in piazza: "Governo assassino"
- Da IL REPORTAGE di 'la Repubblica' di 11 ottobre 2015 (l'inviato Marco Ansaldo)
La strage. Il sangue a tre settimane dal voto. Nessuna rivendicazione.
Le autorità hanno proibito le immagini del massacro in tv. Bloccati i
social network. Adesso si teme che la situazione di tensione nel paese
possa aggravarsi. Gli analisti: "Nel mirino il successo elettorale del
partito filo-curdo".
Ankara Gazi - Stazione di Ankara, è scritto in alto, a lettere cubitali. La democrazia turca,
oggi, ha finito la sua corsa qui, davanti a un edificio colossale, come vorrebbe essere la nuova Turchia di Erdogan, ma adesso pericolante e imbrattata di rosso per il sangue dei quasi cento pacifisti curdi morti in questa piazzola dove si staccano i biglietti ferroviari.
Ci sono per terra decine di bandiere curde, calpestate e sporche: molte sono state usate per
coprire i corpi delle vittime fino all'arrivo dei soccorritori. C'è un donna che piange al tele-
fono, e urla: "Zia, è un massacro!". Si odono, ancora nella notte, le sirene lancinanti delle
ambulanze, perchè 60 persone sono morte qui sul colpo, ma le altre sono decedute negli
ospedali, dove i cittadini di Ankara adesso accorrono per dare il sangue.
Ankara la capitale - Il centro politico e diplomatico del paese. Un città in ginocchio.
Nessuno si aspettava una strage di queste proporzioni. Nessuno qui. E' il paesone anatolico
diventato capitale, voluta e fondata quasi cento anni fa dal laico Ataturk, si sente adesso
colpita al cuore, come oggi tutto il paese. - Diyarbakir, nel sud-est dell'Anatolia, è triste-
mente abituata al suono delle bombe. Istanbul, ora, teme l'ondata degli attacchi, prima
del voto del 1 novembre. Ma Ankara no. "Il vaso di Pandora si è aperto - commenta un
imprenditore straniero che ha lunga esperienza di Turchia - e in vista delle elezioni legi-
slative massacri rischiano di accadere in altre città".
Il governo ha dichiarato tre giorni di lutto, ma la gente scende in piazza lo stesso, qui nella
zona di Kizilay, come a Istanbul, Batman, Diyarbakir, e grida: "Erdogan ladro assassino,
dimettiti. Stato assassino". Il presidente, che nonostante l'emorragia di 9 punti elettorali
lo scorso giugno, conta sempre sul 40% dei voti, si fida della sua rivoluzione sociale: i "tur-
chi neri" dell'Anatolia, adesso al potere, lo sostengono e lo idolatrano .
Ma la Turchia bianca, circassa, bionda e dagli occhi azzurri come era Ataturk, quella della
costa, delle grandi città laiche come Istanbul e Smirne, socialdemocratica e pronta ad aprire
ai curdi, letteralmente lo odia. E lo vuole vedere, come minimo, fuori dal paese.
Tre giorni di lutto sono stati annunciati. Ma il governo ieri ha proibito le immagini del mas-
sacro in tv. E, al solito, i social network come Facebook e Twitter sono stati bloccati. Cioè
una democrazia impedita.
Per questo ieri mattina manifestavano i curdi, le associazioni di medici, avvocati, sindaca-
listi, davanti alla Stazione di Ankara. Ballavano al modo curdo, uno di fianco all'altro,
uomini intervallati alle donne, tenendosi per mano e muovendo i piedi. Una danza gioiosa,
come vediamo ora in Turchia solo alla Cnn e ad AlJazeera. Ma poi trasformata in un mas-
sacro dalle dimensioni mai raggiunte prima. Il più samguinoso attacco terroristico nella
storia della Turchia.
IL POTERE VIOLENTO CENSURA LA VERITA'
La giornata di ieri è stata orribile e qui ciò che la gente pensa è che la situazione ha
due risvolti differenti. Uno riguarda le elezioni del primo novembre, con Erdogan e
il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo che vogliono continuare a governare.
Dalle urne del 7 giugno non è uscito un governo condiviso, ma il partito al potere ha
la maggioranza e vuole comunque guidare la Turchia, anche se gli p sempre più dif-
ficile. Così fanno salire il clima di tensione. Un'intenzione che si è vista anche ieri
nella conferenza stampa del primo ministro Ahmet Dovutoglu, che ha detto: "Vi
parlo non come leader del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, ma come presiden-
te di questo governo di transizione, perchè ci avete dato il vostro voto".
Il secondo lato del problema riguarda la Siria. La Turchia è contro il regime di As-
sad, ma è anche contro il potere curdo che si sta affermando nella regione siriana
del Rojava. Questi due aspetti ora convivono: non so quale sarà il risultato. Poi,
vedo che nel sudest della Turchia gli esponenti locali del Partito democratico del
popolo curdo hanno subito decine di attacchi e non si agisce contro chi li ha com-
piuti. L'obiettivo principale è il leader curdo Dermirtas perchè è lui che ha otte-
nuto il 13% a giugno rovinando il piano di Erdogan per costituire una Repubbli-
ca presidenziale. La situazione sta diventando sempre più violenta. Prima delle e-
lezioni di giugno, la campagna elettorale non era così. Oggi Twitter e Facebook
sono stati oscurati e le immagini della stazione di Ankara non possono andare in
televisione: il governo ha dichiarato tre giorni di lutto ma al tempo stesso impedi-
sce che se ne parli. Sotto attacco ci sono sempre le stesse persone: i curdi, la gente
di sinistra, i sindacalisti. Così è stato a Suruc a luglio, così è stato a Diyarbakir a
giugno, così è stato oggi ad Ankara.
(Testo raccolto da Marco Ansaldo)
DIARIO TURCO - Burhan Sònmez
Continua... to be continued...
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