27 agosto '15 - giovedì 27th August - Thursday visione post - 5
Il collettivo LOU PALANCA ricostruisce la storia
di un incontro cruciale per la cucina italiana
(da il venerdì di Repubblica - 31 luglio '15 - cultura / di Giuliano Santoro)
Come la Calabria invase le Langhe, a tutto slow food
Dietro al miracolo gastronomico delle Langhe, patria di Slow Food e terra d'elezione
del cibo di qualità, ci sono decenni di lavoro silenzioso e culture popolari che vengono
da centinaia di chilometri più a Sud. Ci sono donne meridionali, provenienti soprattut-
to dall'entroterra calabrese, che accettarono di trasferirsi in Piemonte, per trovare ma-
rito e mettere su famiglia con uomini rimasti soli nelle terre narrate da Fenoglio e
Pavese. Se ne accorse Nuto Revelli, scrittore e storico dei "vinti", che diede voce alle
donne calabresi di Piemonte in "L'anello forte". Quella storia diventa adesso la trama
di "Ti ho visto che ridevi" (Rubbettino), romanzo firmato da Lou Palanca, sigla dietro
la quale si nasconde un gruppo di autori.
Le storie di Lou Palanca sono spiazzanti come i gol da calcio d'angolo di Massimo
Palanca, bomber del Catanzaro degli anni 80, cui lo pseudonimo rende tributo. Il
viaggio di "Ti ho visto che ridevi" comincia quando Luigi, giornalista quarantenne,
scopre che la donna che lo ha cresciuto non è la madre biologica. Colei che lo ha ge-
nerato si chiama Dora e vive per l'appunto nelle Langhe, dove ha dovuto riparare
per aver dato alla luce il figlio illegittimo. Dora si sposta da una campagna all'altra
sempre a "spartire la fame con la fatica". In Calabria aveva preso parte alle lotte
contadine stroncate dai latifondisti.
La madre che si dilegua verso le asprezze piemontesi è metafora di un Sud la cui
identità è ormai mescolata a quella del Nord. La donna abbandona la sua terra
per sbarcare nelle Langhe, dove regnano silenzi e diffidenze. Luoghi e sapori del
Nord e del Sud trovano forme inconsuete. Le Langhe appaiono sotto una luce di-
versa dalla terra da cartolina dei feticci culinari. E la forza misteriosa che spinge
il protagonista sulle tracce della madre descrive una Calabria dolente e rassegna-
ta, affascinante perchè spaesata. Si viaggia seguendo itinerari piemontesi e calabri,
le ricette di tartufo e il suino nero, bevendo Dolcetto e Magliocco, risalendo i sentie-
ri di un Paese che ha bisogno di riprendere il filo con il passato rimosso.
Lucianone
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