7 giugno '14 - sabato 7th June / Saturday visione post - 11
Riflessioni - illegalità/criminalità
Abbiamo sempre, in passato, pensato alla mafia, alla camorra e alla
n'drangheta come a dei mondi della corruzione e criminalità a sè stanti:
erano là al Sud, nel meridione terrone d'Italia (come noi settentrionali
l'abbiamo sempre definito ne più ne meno), e noi eravamo tranquilli, al
Nord, che tanto non poteva in futuro toccarci. Chiudevamo gli occhi e,
se necessario, tappavamo le orecchie pure, non volendoci accorgere
per niente che qualcosa stava negli anni cambiando anche nelle regio-
ni settentrionali, soprattutto in quegli anni cruciali (dai Settanta agli
Ottanta) in cui andava di moda il confino per mafiosi, prima, e poi an-
che per quelli della n'drangheta, e con il confino ci si sentiva tranquil-
li che quei boss non avrebbero potuto più nuocere nè a nord nè a sud.
Fu un errore tremendo di valutazione, allora, e fu nello stesso tempo
l'inizio dell'espansione mafiosa, dell'allargamento poi sempre più pe-
netrante e devastante della n'drangheta con i capi che si trasforma-
vano sempre più in imprenditori veri e propri entrando nel tessuto vi-
vo prima del commercio, poi della finanza del nostro Paese senza dar-
lo a vedere perchè agivano nell'ombra, quasi nell'anonimato (caratte-
ristica sempre più evidente di tali associazioni criminali). Durante il
periodo del 'confino' i diversi boss avevano iniziato così a tessere la
tela che poi come una vera piovra avrebbe portato ad accerchiare
attraverso complici locali, quindi settentrionali, le regioni che li ospi
tavano (nel confino), e quindi si sarebbero impadroniti col tempo del
territorio e della ricchezza di esso attraverso ben congegnate trame
criminali e portando quindi la loro esperienza di traffichi di vario ge-
nere (fino a quello della droga, il più remunerativo) dal sud al nostro
nord, che ingenuamente si era pensato incorruttibile. (Lucianone)
(da 'la Repubblica' - 28/02/2014 - Roberto Saviano)
Se Renzi dimentica l'economia criminale
Personalmente avrei voluto che nel suo discorso inaugurale (come Primo ministro, ndr)
avesse concesso più spazio non al generico tema delle mafie, ma ai capitali criminali, a quell'enorme flusso di danaro che a oggi continua a essere l'economia principale italiana.
Quello che mi piacerebbe accadesse è che questo possa smettere d i essere un tema mo-
rale, etico, legato unicamente alla legalità in senso astratto. Mi farebbe piacere sapere
che il tema del contrasto alla criminalità organizzata diventasse una questione fondamen-
tale, una questione economica. Non si può in poco tempo affrontare tutto.Ma spero ci sia
un momento in cui per questo governo il tema dei capitali criminali sia non "una" delle
tematiche, ma "la" tematica da affrontare. La principale, la più vitale. L'urgenza è impe-
rativa. Com'è imperativo capire che i 170 miliardi fatturati ogni anno dalle organizzazioni
criminali sono il vero tesoro che dobbiamo riprenderci. Un tesoro che secondo la Guardia
di Finanza ha superato il 10% del Pil.
Le migliaia di negozi che possiedono, le centinaia di centri commerciali, la presenza nelle
banche, il monopolio dei subappalti, la capacità di vincere ogni concorrenza. La lotta alla
mafia va affrontata con le decisioni politiche. Non si può delegare a giudici, polizie o per-
sonaggi-simbolo. Non si tratta di ostentare un pedigree anti-mafioso partecipando a ini--
ziative, finanziando associazioni. Qui si tratta di ridare centralità al contrasto all'econo-
mia criminale, non di aprire nuove carceri o stringere ai polsi più manette. Commissioni
antimafia e procure ci sono. Lavorano spesso a diversa intensità, ma ci sono. A mancare
è una volontà nuova, una visione che vada oltre la repressione. Una rivoluzione criminale
che sappia partire dal contrasto ai capitali criminali.
E nel semestre europeo a noi toccherà soprattutto questo: mostrare il
nostro sangue e dolore al resto d'Europa - non nasconderlo - per dimo-
strare che in Europa mancano leggi antimafia, mancano controlli sul rici-
claggio. I capitali dei narcotrafficanti, dell'evasione, sono sempre meno
nei paradisi offshore e sempre più nelle banche europee. L'Italia ha la
tradizione antimafia più importante al mondo. Il report della subcommis-
sione permanente del Senato statunitense ha accusato Credit Suisse di
aver agevolato l'evasione delle tasse di oltre 10mila cittadini americani,
e ha calcolato che il valore dell'evasione scoperta è di circa 13,5 miliar-
di di dollari. L'evasione italiana che canali ha avuto, se non i medesimi
di quella americana? I flussi di riciclaggio delle organizzazioni criminali
che paesi europei usano?
Lo stesso metodo usato dal senatore Levin in Usa dovrebbe essere im-
mediatamente essere usato dal nostro governo. Aprire inchieste politi-
che che mostrino i canali di evasione e riciclaggio, che mostrino la colla-
borazione delle banche italiane. L'ombra del riciclaggio e della collabo-
razione con i cartelli criminali investe troppi istituti di credito italiani.
C'è tutto questo dietro i morti innocenti che continuano a cadere in
Italia. Ad Arzano, l'altro ieri, altri due morti. Ciro Casone di 57 anni
e Vincenzo Ferrante di 30 anni. A quanto emerge dalle prime indagi-
ni Vincenzo non c'entrava nulla, non era un camorrista, l'obiettivo era
Casone. Uccisi in un centro abbronzante della proprietà della nipote di
Casone che aveva appena finito di farsi una lampada mentre Vincenzo,
come sembra da alcune ricostruzioni, si stava "facendo le sopracciglia".
E' proprio così, i centri abbronzanti sono diventati spesso il luogo sosti-
tutivo del barbiere, del circolo sportivo. Luoghi della vita quotidiana do-
ve prima o poi passi, e dove i killer ti vengono a cercare. Fu per questo
che quando scrivemmo la sceneggiatura di Gomorra pensammo di inizia-
re proprio da un centro abbronzante, la prima strage avviene lì. Fisica-
mente per noi significava sostituire l'immaginario tipico della piazza o
del bar con una dimensione più reale. E ora la realtà conferma quel'in-
tuizione drammatica. Quando mi presento ai tribunali durante i proces-
si spesso dalle gabbie i camorristi mi insultano, mi dileggiano: mimano
di strappsrsi un ciuffo tra le loro sopracciglia proprio sopra il naso.
Continua... to be continued...-
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