Nessuno dice più THANK YOU
Gli inglesi l'hanno sostituita. Nell'era dei social network
è una parola troppo formale. Così anche nel Paese delle
buone maniere trionfano abbreviazioni e nuove espressioni.
(da 'la Repubblica' - 18/07/2013 - Enrico Franceschini / Londra)
E' forse l'espressione più universalmente conosciuta dell'inglese, anche da chi non
lo parla per niente. Eppure proprio quelli che l'hanno inventata, gli inglesi, stanno
smettendo di usarla: sempre meno gente, a Londra, dice 'thank you'. Un sondaggio
pubblicato ieri (17 luglio '13, ndr.) in prima pagina dal Daily Telegraph annuncia il
declino di un termine che contraddistingue il tradizionale Englishman, in tutte le sue
categorie sociali, dal gentiluomo (o gentildonna) aristocratico giù giù fino alla middle-
class e al popolo dei pub. Quattro persone su dieci pensano che quel "grazie a te" (o
"a lei") sia diventato obsoleto (supervecchio), troppo formale nell'era di Twitter, Fa-
cebook, messaggini ed e-mail; una persona su dieci lo considera un modo di dire ec-
cessivamente antiquato; e i giovani a grande maggioranza lo hanno praticamente
abolito dal proprio vocabolario.
Preferiscono dire "cheers" (allegria, salute, evviva), "cool" (okay, bene, perfetto, a
posto così), "wicked" (birichino, maligno, malizioso - ma nel senso di magico, incredi-
bile, pazzesco), "nice one" (ottimo, bello, , ben fatto") o "ta" , detto e scritto, cioè
l'abbreviazione dell'originale (thank you), il suono onomatopeico della sua prima sil-
laba. Come che sia, il metodo classico di esprimere gratitudine per un gesto, un ser-
vizio, un sentimento, un piacere, dall'aprire una porta a raccogliere qualcosa da ter-
ra, dal pagare un conto a consegnare un lavoro, non funziona più come un tempo,
perlomeno in questa che alcuni considerano la patria dell'etichetta. "Le buone ma-
niere fanno l'uomo", commenta il quotidiano londinese dando la notizia, "ma a quan.
to pare la tradizionale educazione britannica adesso ha un tocco più informale".
Non è detto che sia la fine di un'era, tantomeno la fine del mondo, o di un mondo,
quello del formalismo inglese, per alcuni un detestabile modello di ipocrisia.
"E' sempre facile essere gentili con le persone di cui non ci importa nulla", osserva-
va in merito Oscar Wilde, arbitro di stile spietatamente sincero. "La tua gentilezza
raggela", fa dire a uno dei suoi personaggi William Shakespeare, a conferma che
un "thank you", con un certo tono, può ferire quanto una spada (potrebbe fare cop-
pia con il meccanico clichè con cui molti anglosassoni, sulle due sponde dell'Atlanti-
co, concludono le conversazioni: "have a nice day", quasi mai corrispondente a uno
spontaneo augurio di trascorrere una buona giornata).
E tuttavia il sondaggio rivela soltanto un legittimo desiderio di rinnovamento del
linguaggio e un'insofferenza per le formalità fasulle, non l'avvento di un'età del-
l'indifferenza in cui a nessuno piace essere ringraziato. Anzi, l'83 per cento degli
interpellati pensa che ci sia bisogno di mostrare maggiormente e regolarmente
più gratitudine. - La verità, sembra, è che non c'è abbastanza grazia, parente
stretto del dire grazie, nel nostro tempo frettoloso e ultratecnologico: solo il 50
per cento di noi, riferisce il sondaggio, si sente apprezzato a sufficienza dal pro-
prio partner e solo il 5 per cento dal proprio boss. Mariti, mogli e capiufficio,
ringraziate dunque più spesso i vostri coniugi e sottoposti. Con un "ta" o un
"cheers", se proprio non volete dire più "thank you".
Le parole inglesi che cambiano
Alcopop per Soft drink Alcopop: indica bevanda con frutta e alcol
Yo per Hallo Yo è abbreviativo di 'you'
Buddy per Friend Buddy: compagno
Street
performer per Busker Busker: cercatore, acchiappatore
Continua... to be continued...
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