domenica 2 marzo 2014

Istruzione - Inglese aggiornato / 'Thank you' non è più di moda

2 marzo '14 - domenica         2nd March / Sunday                          visione post - 54

Nessuno dice più THANK YOU
Gli inglesi l'hanno sostituita. Nell'era dei social network
è una parola troppo formale. Così anche nel Paese delle
buone maniere trionfano abbreviazioni e nuove espressioni. 

(da 'la Repubblica'  -  18/07/2013  -  Enrico Franceschini / Londra)
E' forse l'espressione più universalmente conosciuta dell'inglese, anche da chi non
lo parla per niente.   Eppure proprio  quelli  che l'hanno inventata, gli inglesi, stanno 
smettendo di usarla: sempre meno gente, a Londra, dice 'thank you'.  Un sondaggio
pubblicato ieri (17 luglio '13, ndr.)  in prima pagina  dal Daily Telegraph  annuncia il 
declino di un termine che contraddistingue il tradizionale Englishman, in tutte le sue 
categorie sociali, dal gentiluomo (o gentildonna) aristocratico  giù giù fino alla middle-
class e al popolo dei pub. Quattro persone su dieci pensano che quel "grazie a te" (o
"a lei") sia diventato obsoleto (supervecchio), troppo  formale  nell'era di Twitter, Fa-
cebook, messaggini ed e-mail; una persona su dieci lo considera un modo di dire ec-
cessivamente antiquato; e i giovani  a grande maggioranza  lo  hanno  praticamente  
abolito dal proprio vocabolario.
Preferiscono dire "cheers" (allegria, salute, evviva), "cool" (okay, bene, perfetto, a
posto così), "wicked" (birichino, maligno, malizioso - ma nel senso di magico, incredi-
bile, pazzesco), "nice one" (ottimo, bello, , ben fatto")  o  "ta" , detto  e scritto, cioè
l'abbreviazione dell'originale (thank you), il suono onomatopeico della sua prima sil-
laba. Come che sia, il metodo classico  di esprimere gratitudine per un gesto, un ser-
vizio, un sentimento, un piacere, dall'aprire una porta  a raccogliere qualcosa da ter-
ra, dal pagare  un conto  a consegnare  un lavoro, non funziona più  come  un tempo, 
perlomeno in questa che alcuni considerano la patria dell'etichetta.   "Le buone ma-
niere fanno l'uomo", commenta il quotidiano londinese dando la notizia, "ma a quan.
to pare la tradizionale educazione britannica adesso ha un tocco più informale".
Non è detto che sia la fine di un'era, tantomeno la fine del mondo, o di un mondo,
quello del formalismo inglese, per alcuni un detestabile modello di ipocrisia.
"E' sempre facile essere gentili con le persone di cui non ci importa nulla", osserva-
va in merito Oscar Wilde, arbitro di stile spietatamente sincero.  "La tua gentilezza
raggela", fa dire a uno  dei suoi personaggi  William Shakespeare, a conferma  che 
un "thank you", con un certo tono, può ferire quanto una spada (potrebbe fare cop-
pia con il meccanico clichè con cui molti anglosassoni, sulle due sponde dell'Atlanti-
co, concludono le conversazioni: "have a nice day", quasi mai corrispondente a uno
spontaneo augurio di trascorrere una buona giornata).

E tuttavia il sondaggio rivela soltanto un legittimo desiderio di rinnovamento del
linguaggio e  un'insofferenza  per le formalità fasulle, non l'avvento di un'età del-
l'indifferenza in cui a nessuno piace essere ringraziato. Anzi, l'83 per cento degli
interpellati pensa che ci sia bisogno di mostrare maggiormente  e  regolarmente
più gratitudine.   -    La verità, sembra, è che non c'è abbastanza grazia, parente
stretto del dire grazie, nel nostro tempo frettoloso e ultratecnologico: solo il 50 
per cento di noi, riferisce il sondaggio, si sente apprezzato a sufficienza dal pro-
prio partner e solo il 5 per cento dal proprio boss.    Mariti, mogli e capiufficio,
ringraziate dunque  più spesso  i vostri coniugi  e sottoposti. Con un "ta" o un
"cheers", se proprio non volete dire più "thank you". 

Le parole inglesi che cambiano  
Alcopop        per       Soft drink         Alcopop: indica bevanda con frutta e alcol
Yo                 per        Hallo               Yo  è abbreviativo di 'you'
Buddy          per        Friend              Buddy: compagno            
Street          
performer     per        Busker             Busker: cercatore, acchiappatore

Continua... to be continued...

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