(da 'la Repubblica' del 24 febbraio '14)
La carica dei leader
All'improvviso, come usciti da un cilindro, abbondano i leader. Non sappiamo
quanto dureranno. Ma intanto parlano, promettono, arringano, si azzuffano.
Lanciano il proprio carisma verso il cielo. come fosse un satellite delle tele-
comunicazioni. Ma cos'è un leader? E' solo il capo di un partito? La guida
per il popolo? Il messia della nuova storia? Leggevo, con divertita ammira-
zione, le scarne paginette che Philip Roth gli dedica in quella satira premo-
nitrice che è La nostra gang (ora pubblicato da Einaudi). Il romanzo usci
nel 1971prima che Richard Nixon fosse incriminato. Di lui si parla. Un leader
insomma può essere un mascalzone, un bugiardo, un ipocrita. E malgrado ciò,
continuare a piacere. Ad avre, come si dice in democrazia, i voti dalla sua. E'
il consenso. Senaza mai chiedersi come lo si ottiene. Roth ci avverte che que.
sto tipo umano ha qualcosa di straordinario: la forma enfatica di sè.
E' l'Io prorompente che satura ogni intervallo e riempie ogni vuoto. Sono tali
figure esilaranti che stanno sostituendo i vecchi animali della politica. Hanno
fame e fretta di arrivare. Colgono l'occasione . Interpretano lo spirito del tem-
po. Straming in the Rain. Sull'ultima spiaggia.
(LUNEDI' - Antonio Gnoli)
Burocrati strapagati
Quando leggiamo una classifica che riguarda la burocrazia, un sesto senso ci
suggerisce puntualmente di cercare l'Italia nelle ultime posizioni. E non sba-
glia. Siamo al settantaduesimo posto tra i Paesi meno corrotti (scavalcati
ormai anche dal Ghana). E siamo oltre la centesima posizione, per il World
EconomicForum, nella scla dell'efficienza burocratica. Eppure c'è una clas-
sifica nella quale siamo in testa. Primi assoluti. I superburocrati dei nostri
ministeri sono i meglio pagati del mondo: 650 mila dollari l'anno, contro i
260 mila dei francesi e i 231 mila dei tedeschi. Siamo certi che i nostri di-
rettori generali si siano meritati centesimo dopo centesimo uno stipendio
da top manager, e dunque ora siamo assaliti da un senso di colpa per la
nostra cecità. Avevamo la burocrazia migliore del mondo e non ce n'era-
vamo accorti.
( da 'la Repubblica' - 15/11/'13 - BONSAI .- Sebastiano Messina)
(da 'la Repubblica del 4 novembre '13)
Il Camus del nostro tempo
In occasione del centenario della nascita Bompiani ha ripubblicato una
serie di opere di Albert Camus. Le ho sfogliete con sospetto e tristezza,
pensando che quello che entusiasmato in gioventù difficilmente è un
treno che torna carico di doni e di felicità. E invece quei libri non sono
invecchiati. E ho il rimorso di averli lasciati per lungo tempo inerti, le-
gnosi, come se non avessero più un'anima con cui fraternizzare. Penso
che Camus sia stato il più filosofo tra gli scrittori francesi della prima
metà del secolo scorso, come Sartre fu il più scrittore tra i filosofi.
Alain Badiou, in una ricognizione intelligente sulla filosofia francese
degli anni Sessanta (edita da Derive/Approdi) fa notare come uno dei
fini di quel periodo "sia stato quello di craere un nuovo luogo di scrit-
tura nel quale letteratura e filosofia diventassero indiscernibili". Alla
radice di tutto ciò c'è il solito Montaigne, "pallone d'oro" di questi
anni turbati. Ma anche Camus ha fatto i suoi bravi dribbling. Apro a
caso un suo saggio: "Ci sono luoghi dove muore lo spirito perchè na-
sca una verità che ne è l'esatta negazione". Parla delle sue estati, ma
sembra l'Italia del nostro imminente inverno.
(LUNEDI' - Antonio Gnoli)
Frantumazione di ricordi
Un suono frantumò i ricordi e lo fece tornare
alla realtà del presente, nel caravan. Stava squillando il telefono.
Quando rispose sentì solo un respiro roco, come se chi era all'altro capo
avesse bisogno di trenta secondi per raccogliere il fiato per parlare.
(Da "La bambina silenziosa", Peter Hoeg / pag. 131)
Lucianone
La carica dei leader
All'improvviso, come usciti da un cilindro, abbondano i leader. Non sappiamo
quanto dureranno. Ma intanto parlano, promettono, arringano, si azzuffano.
Lanciano il proprio carisma verso il cielo. come fosse un satellite delle tele-
comunicazioni. Ma cos'è un leader? E' solo il capo di un partito? La guida
per il popolo? Il messia della nuova storia? Leggevo, con divertita ammira-
zione, le scarne paginette che Philip Roth gli dedica in quella satira premo-
nitrice che è La nostra gang (ora pubblicato da Einaudi). Il romanzo usci
nel 1971prima che Richard Nixon fosse incriminato. Di lui si parla. Un leader
insomma può essere un mascalzone, un bugiardo, un ipocrita. E malgrado ciò,
continuare a piacere. Ad avre, come si dice in democrazia, i voti dalla sua. E'
il consenso. Senaza mai chiedersi come lo si ottiene. Roth ci avverte che que.
sto tipo umano ha qualcosa di straordinario: la forma enfatica di sè.
E' l'Io prorompente che satura ogni intervallo e riempie ogni vuoto. Sono tali
figure esilaranti che stanno sostituendo i vecchi animali della politica. Hanno
fame e fretta di arrivare. Colgono l'occasione . Interpretano lo spirito del tem-
po. Straming in the Rain. Sull'ultima spiaggia.
(LUNEDI' - Antonio Gnoli)
Burocrati strapagati
Quando leggiamo una classifica che riguarda la burocrazia, un sesto senso ci
suggerisce puntualmente di cercare l'Italia nelle ultime posizioni. E non sba-
glia. Siamo al settantaduesimo posto tra i Paesi meno corrotti (scavalcati
ormai anche dal Ghana). E siamo oltre la centesima posizione, per il World
EconomicForum, nella scla dell'efficienza burocratica. Eppure c'è una clas-
sifica nella quale siamo in testa. Primi assoluti. I superburocrati dei nostri
ministeri sono i meglio pagati del mondo: 650 mila dollari l'anno, contro i
260 mila dei francesi e i 231 mila dei tedeschi. Siamo certi che i nostri di-
rettori generali si siano meritati centesimo dopo centesimo uno stipendio
da top manager, e dunque ora siamo assaliti da un senso di colpa per la
nostra cecità. Avevamo la burocrazia migliore del mondo e non ce n'era-
vamo accorti.
( da 'la Repubblica' - 15/11/'13 - BONSAI .- Sebastiano Messina)
(da 'la Repubblica del 4 novembre '13)
Il Camus del nostro tempo
In occasione del centenario della nascita Bompiani ha ripubblicato una
serie di opere di Albert Camus. Le ho sfogliete con sospetto e tristezza,
pensando che quello che entusiasmato in gioventù difficilmente è un
treno che torna carico di doni e di felicità. E invece quei libri non sono
invecchiati. E ho il rimorso di averli lasciati per lungo tempo inerti, le-
gnosi, come se non avessero più un'anima con cui fraternizzare. Penso
che Camus sia stato il più filosofo tra gli scrittori francesi della prima
metà del secolo scorso, come Sartre fu il più scrittore tra i filosofi.
Alain Badiou, in una ricognizione intelligente sulla filosofia francese
degli anni Sessanta (edita da Derive/Approdi) fa notare come uno dei
fini di quel periodo "sia stato quello di craere un nuovo luogo di scrit-
tura nel quale letteratura e filosofia diventassero indiscernibili". Alla
radice di tutto ciò c'è il solito Montaigne, "pallone d'oro" di questi
anni turbati. Ma anche Camus ha fatto i suoi bravi dribbling. Apro a
caso un suo saggio: "Ci sono luoghi dove muore lo spirito perchè na-
sca una verità che ne è l'esatta negazione". Parla delle sue estati, ma
sembra l'Italia del nostro imminente inverno.
(LUNEDI' - Antonio Gnoli)
Frantumazione di ricordi
Un suono frantumò i ricordi e lo fece tornare
alla realtà del presente, nel caravan. Stava squillando il telefono.
Quando rispose sentì solo un respiro roco, come se chi era all'altro capo
avesse bisogno di trenta secondi per raccogliere il fiato per parlare.
(Da "La bambina silenziosa", Peter Hoeg / pag. 131)
Lucianone
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