domenica 11 agosto 2013

Società /economia - Tutto su stipendi e pensioni d'oro

11 agosto '13 - domenica           11th August / Sunday                     visioni post - 4

IlMessaggero.it

Camera, ecco gli stipendi d'oro:
per i commessi 130mila euro l'anno,
con redditi raddoppiati in meno di 20 anni

ROMA - «I nostri stipendi sono già bloccati»: si difendono così i dipendenti della Camera, a chi gli contesta di avere un trattamento economico di tutto privilegio. Ma, se è vero che anche le loro retribuzioni sono ferme (ma soltanto fino al 2015), è altrettanto vero che la progressione dei loro stipendi non ha pari.

GOCCIA NEL MARE
E il taglio delle loro indennità di funzione, dal 70% del ruolo apicale al 30% degli altri, appena decisa dall’ufficio di presidenza di Montecitorio, è una goccia nel mare delle risorse necessarie a sostenere livelli di retribuzioni che, nel corso degli anni, raddoppiano. Basta compulsare le tabelle messe on-line sul sito della Camera, per verificarlo. Un operatore tecnico, la qualifica più bassa prevista e per la quale è richiesto solo il diploma in qualsiasi istituto professionale, appena assunto guadagna 30mila351, 39 euro (al netto degli oneri previdenziali) all’anno, che dopo 10 anni diventano 50 mila 545,28 euro, dopo 20 raggiungono quota 89mila 528,05 euro, e dopo 30 anni sono 121 mila 626,43 euro. Che fanno? Barbieri, elettricisti, centralinisti. Poi ci sono i commessi, o meglio: assistenti parlamentari: all’ingresso percepiscono 34 mila 559,94 euro (le cifre sono sempre al netto degli oneri pensionistici), dopo 10 anni hanno una busta paga da 50 mila 545,28 euro, dopo 20 da 89 mila 528,05, dopo 30 da 121 mila 626,43 euro. Ce ne sono 19 che lavorano a Montecitorio da più di 36 anni e guadagnano 127 mila 210,32 euro l’anno. Cifra che arriva a sfiorare i 200 mila euro considerati gli oneri previdenziali.


PROGRESSIONE
Più cresce la qualifica, più lievita lo stipendio: i collaboratori tecnici (che si occupano, per esempio, dei servizi radiofonici e televisivi) guadagnano dai 30 mila 619,24 euro iniziali ai 136 mila 301,46 euro di fine carriera. Ce n’è uno che arriva a 145 mila 875,47 euro. Oppure i segretari parlamentari: lo stipendio di partenza è 34 mila 875 euro, ma quattro dipendenti con questa qualifica intascano 149 mila 227,07 euro l’anno, mentre il loro decano guadagna 156 mila 185,02 euro. Certo, alcuni di loro hanno grandi responsabilità. Sono i consiglieri parlamentari, i dirigenti per intenderci: per vincere il concorso superano 6 prove scritte e un orale su qualsiasi tipo di materia («niente di meno complesso di quanto affrontato da un notaio o un magistrato», spiegano) e devono essere disponibili praticamente sempre, al servizio dell’imprevedibilità della politica. I loro stipendi sono in linea con quelli dell’alta dirigenza della funzione pubblica, con la differenza che non possono assumere alcun altro incarico: il loro salario di ingresso è di 64 mila815,28 euro, ma dopo 30 anni guadagnano 318 mila 654,96 euro. Il più anziano, dal punto di vista professionale, raggiunge i 341 mila 677,94 euro. Di meno guadagnano solamente i documentaristi, che forniscono in tempo reale ai parlamentari i dossier utili a valutare l’impatto delle proposte di legge: a inizio carriera percepiscono 38 mila 929,32 euro, alla fine 212 mila euro. Nell’unico caso di lungo corso, la cifra sale a 227 mila 240,04. Davanti a cifre così, il taglio delle indennità è poco più che un solletico: un vice assistente parlamentare superiore avrà 225,40 euro, un capo ufficio 378,30, un consigliere capo servizio 598.96, un vicesegretario generale 652,56, il segretario generale 662,02. Ma l’operazione trasparenza della Camera non è applicata ai ruoli apicali. Del segretario generale della Camera Ugo Zampetti (in forze da poco meno di un ventennio), si conosce soltanto il reddito d’ingresso, 406mila399,02 euro che, però, aumenta del 2,5% ogni due anni, come quello dei due vicesegretari, entrati alla Camera con una busta annua di 304mila847,29 euro.

La classifica Inps
Pensioni d'oro: una sorpresa
da 90 mila euro al mese

(da  Il  Corriere della Sera  -  8 agosto 2013  /  Antonella Baccaro)

Sono centomila i "super-pensionati " che costano al sistema ben 13 
miliardi di euro all'anno.    Ieri il sottosegretario al Welfare, Carlo Del-
l'Aringa, rispondendo in Commissione Lavoro della Camera a un'in-
terrogazione di Deborah Bergamini (Pdl), ha rispolverato l'albo delle
"pensioni d'oro", riaprendo il file delle polemiche.    La pensione più
alta erogata dall'Inps ammonta a 91 mila 337,18 euro lordi mensili.
Corrisponde al profilo di Mauro Sentinelli, ex manager e ingegnere
elettronico della Telecom, che percepisce qualcosa come 3,008 euro
al giorno, cui si sommano i gettoni di presenza  che prende  come
membro del consiglio di amministrazione di Telecom e presidente
del consiglio  d'amministrazione di Enertel Servizi Srl.
Scorrendo la "top ten" previdenziale fornita dal sottogretario, c'è
un salto fra il primo e il secondo posto, che si ferma a 66.436,88
euro.  Il titolare in questo caso non è noto, mentre al terzo posto
con circa 51.781 euro, dovrebbe esserci Mauro Gambaro, ex di-
rettore generale di Interbanca e dell'Inter Football Club, oggi ad-
visor specializzato nel corporate finance e presidente del cda di
Mittel management srl.
A seguire, Alberto De Petris, ex di Infostrada  e  Telecom, che 
porta a casa circa 51 nila euro, mentre a un'incollatura c'è pro-
babilmente Germano Fanelli, fondatore della  Octotelematics,
che nel 2010 accumulava dieci ncarichi differenti.
Dal quinto a decimo posto della classifica si resta nella fascia
dei 40 mila euro, esattamente da 47,934,61 a 41,707,54 euro.
In questo ambito dovrebbero ritrovarsi  manager come Vito
Gamberale, amministratore delegato di F2i, oppure Alberto
Giordano, ex Cassa di Roma e federico Imbert, ex JP Morgan.
Questi numeri - ha commentato Bergamini - dimostrano tutta 
la portata distorsiva di quel criterio retributivo dal quale ci stia-
mo fortunatamente allontanando grazie alle riforme pensioni-
stiche degli ultimi anni. Benchè gli interventi in materia siano
particolarmente delicati, anche sul fronte della costituziionali-
tà, e avendo cura di evitare qualsiasi colpevolizzazione verso
i beneficiari di questi trattamenti, che li hanno maturati secon-
do le regole vigenti, è evidente che il tema coinvolge una que-
stione di equità e di coesione sociale non più trascurabile dal-
le istituzioni, specialmente in un momento di grave crisi econo-
mica e di pesanti sacrifici per tutti".   
E in effetti sono ancora troppe le pensioni da migliaia e migliaia
di euro al mese pagate in Italia che non hanno alcun nesso eco-
nomico con i versamenti effettuati. La deputata Giorgia Meloni (FdI)
propone da tempo di fissare un tetto all'importo delle "pensioni
d'oro", oltre il quale andare solo se nel tempo si sono pagati con-
tributi che giustifichino tale importo. In questo modo si potrebbe-
ro risparmiare molti milioni di euro.
Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha già risposto alla sollecitazione
appena assunto l'incarico, osservando che il tema è giusto ma che i governi
che in passato hanno provato a intervenire, anche fissando un semplice con-
tributo di solidarietà, si sono scontrati con la Corte Costituzionale e col prin-
cipio dei diritti acquisiti. Si può cambiare la Costituzione?

Lucianone

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