"Basta: non ho più voglia di canzoni"
Lo dice Francesco Guccini, che dà il suo
saluto al mondo canoro con l'ultimo disco che, infatti,
ha per titolo "L'ultima Thule".
Adesso che ha visto tutto questo - dati cause, pretesto e attuali conclusioni -
Francesco Guccini smette di scrivere canzoni. Ma non c'è niente di avvelena-
to nell'annuncio del ritiro, anzi tranquillità e ciglio asciutto alla presentazione
del suo ultimo (in ogni senso, ora) disco, "L'ultima Thule".
La Thule è il luogo che nelle leggende antiche era oltre i confini del mondo
conosciuto, e dice Guccini "ho sempre pensato che il mio ultimo disco si sa-
rebbe chiamato così. Solo che lo pensavo già quando facevo Radici".
Era il 1972, e con canzoni come 'La locomotiva' e 'Il vecchio e il bambino'
cominciò a essere uno dei più carismatici cantautori italiani, ricco di ironia,
folk, impegno, disincanto, cultura, memoria, malinconia.
"Comporre mi è sempre più difficile - continua il cantautore emiliano -
la voglia si è esaurita, quel che dovevo dire l'ho detto. Ed escludo di fare
altri tour. E poi smettono Quentin Tarantino, Michael Phelps e Philip Roth;
potrò dedicarmi anche io ad altro, no?". Un "altro" che non sarà poi troppo
diverso dal comporre canzoni: "Continuerò a scrivere libri". E se involonta-
riamente gli scappasse una canzone? "La darei a Beppe Carletti, che me
la chiede da tempo per il mezzo secolo dei Nomadi. Ad altri colleghi ne
darei anche, ma non ne vogliono: si vede che sono considerato ai margini
di un certo mondo". Lo dice senza rimpianti, "anche perchè non ne ho. Ho
iniziato per caso, solo perchè volevo suonare, e poi l'Equipe 84 e i Noma-
di cantarono Auschwitze e Dio è morto. Il mio vero desiderio era fare lo
scrittore, invece mi son ritrovato cantautore".
A 72 anni potrà dedicarsi a tempo pieno al sogno di ragazzo, sembra quasi
una sua canzone. In tutto questo ci sarebbe anche da dire qualcosa sulla sua
ultima creazione "L'ultima Thule", disco di otto inediti atteso da altrettanti
anni. Disco gucciniano che più non si può. C'è l'impegno politico, con Su
in collina e Quel giorno d'aprile dedicate ai partigiani, e Il testamento
di un pagliaccio, "canzone di satira politica, e il pagliaccio siamo noi cit-
tadini,. umiliati da situazioni sconcertanti". E c'è molto la terra, nel senso
delle piccole comunità, dei ricordi, del passato: in Canzone di notte n.4,
che apre il disco, due cugini gli parlano nel dialetto di Pavana, il paese
d'origine dove è tornato a vivere, " e dove da ragazzo ha vissuto gioie
infinite, che i giovani di ora non potranno mai provare con le Playstation,
tipo rubare le patate, cuocerle su un falò, bere latte appena munto dalle
capre". E l'intero album è registrato al mulino di famiglia, che ora è un
bed and breakfast. "Nell'androne batteria e contrabbasso, in magazzino
sax e chitarre, io in sala da pranzo".
Pavana è appena oltre il confine fra Toscana ed Emilia, come a dire a
metà strada fra Renzi e Bersani, e naturalmente Guccini non si sottrae
a commentare le primarie: "Bell'episodio di democrazia, anche se so-
spetto che non tutti i votanti fossero di sinistra. Spero che l'affluenza
non cali troppo al ballottaggio. Io ho scelto Bersani". Ma l'impressio-
ne è che la politica gli scaldi meno il cuore. Questione di età, forse,
"sono nato nella prima metà del '900, non ho il telefonino, metto i CD
al contrario, non capisco i discografici che usano parole tipo"banner"
e "preorder". E se mi metto a contare quanti amici e parenti sono mor-
ti non finisco più. Mi piace sperare in una specie di panteismo. Ave-
vo anche pensato a una Spoon River di Pavana, poi ho lasciato stare.
Insomma alla morte ci penso, ovvio, e in questo disco ne parla la
canzone L'ultima volta. Oh, ma sia chiaro, L'ultima volta è la mia
fine artistica, mica la mia fine e basta".
(da la Repubblica di giovedì 29 novembre - Luigi Bolognini)
Continua...to be continued...
Nessun commento:
Posta un commento