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Contestatore italiano nelle
Università Usa: per insegnare la rivolta
In Italia si era opposto alla riforma Gelmini che fu approvata
Milano, capitale arancione, città simbolo delle magnifiche sorti
e progressive della sinistra italiana, ora insegna all'America.
Il Paese che ha inventato 'Occupy Wall Street' e gli 'indignados'
di Zuccotti Park riceverà infatti "lezioni di protesta" da Piero
Graglia, ricercatore di Scienze politiche alla statale di Milano e
leader della Rete 29 aprile, l'organizzazione che, due anni fa, si
oppose più strenuamente alla riforma universitaria dell'allora
ministyro Pdl, Mariastella Gelmini. - La cronaca milanese di
'Repubblica' ne ha dato notizia, estasiata, domenica scorsa de-
dicando al fatto più spazio, in prima pagina, di quanto ne abbia
avuto il dibattito fra il governatore Roberto Formigoni e la Lega
sulla macroregione del Nord che il primo vorrebbe realizzare.
Graglia, udite udite, è già alla Georgetown University di
Washington in qualità di 'visiting professor' e in quel campus
è entrato in contatto "con i precari americani che preparano
l'autunno caldo d'oltreoceano", ha spiegato il quotidiano,
gonfiando il petto.
a tempo sono la norma e la 'tenure track', l'insegnamento a
tempo indeterminato, è una rarità offerta a ben pochi e ap-
prezzatissimi docenti. Sfumature nell'Italia delle cattedre a
vita. "La loro situazione", ha invece detto Graglia, "è così
simile a quella dei precari italiani che non ci volevo credere".
Superato lo sbigottimento, il professore milanese s'è rimboc-
cato le maniche e ha raccontato la mobilitazione italiana
contro la riforma, quella dei ricercatori sui tetti per inten-
derci, tanto che il primo dicembre esporrà la 'case history'
degli anti-Gelmini nostrani in un meeting sindacale:
"Racconterò la nostra protesta con filmati e foto", ha as-
sicurato. Graglia porterà ai sindacati oltreoceano il know
how degli arrabbiatissimi ricercatori italiani per difende-
re la causa dei "non tenured", ovvero docenti malpagati
che vanno avanti con 3.500 dollari all'anno.
Anche se, ha ammesso il combattivo professore, "ci sono
differenze tra la nostra protesta e quella che sta partendo
qui, soprattutto per la diversa natura del sistema".
Per fortuna, ha aggiunto, "alcune idee sono simili, come
il rifiuto del modello neoliberista, applicato al mondo u-
niversitario".
Già, per fortuna, l'internazionale socialista accademica
è una sola, a Washington come a Milano. Tremino pure
Barack Obama e, nel caso l'avesse vinta alle prossime e-
lezioni del 6 novembre, anche il suo sfidante Mitt Romney:
sono arrivati gli Italiani a dare una raddrizzata al sistema
universitario a stelle e strisce.
Col piccolo dettaglio che, poi, la grande protesta antiGel-
mini non ha prodotto un fico: la (blanda) riforma tanto
contestata fu approvata, con buona pace dei ricercatori
della Rete 29 aprile che scesero dai tetti.
(da 'ItaliaOggi' - Primo piano / di Goffredo Pistelli)
Ma meno male che organizzazioni come quella della
Rete 29 aprile esistono! Democraticamente parlando...
(Lucianone)
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Lucianone
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