14 aprile 2012 - sabato 14th April / Saturday visioni pubblico >>> 76
> Bruce Springsteen's Bootleg: 'WRECKING BALL' TRADUZIONE IN ITALIANO <<
Vi consiglio questo Blog: tanto materiale sul Boss / è
da scoprire!
visioni post - 110
Inoltre su Bruce Springsteen è appena uscito un lungo articolo
molto interessante a firma di Cesare Fiumi (un giornalista in
gamba e originale nella scrittura, il chè non è poco) pubblicato
nell'ultimo numero (15) del CorriereSETTE (inserto del Corrie-
re della Sera).
Fiumi collega Springsteen agli ultimi 30 anni di storia america-
na essendone stato la colonna sonora che ne ha scandito gli
eventi politici e non solo. Un pò come lo è stato in Italia Lucio
Dalla con le sue canzoni, a modo suo naturalmente.
La biografia 'rock' di una nazione, gli Usa
"Born" con la guerra fredda
Bruce nasce a Freehold, New Jersey, il 23 settembre 1949,
mentre il presidente Henry Truman annuncia che in Urss
c'è stata l'esplosione di "un'arma radioattiva"
Nessun soldato Springsteen
E' il 1967. Il Boss dovrebbe essere uno dei 500mila soldati
americani stanziati quell'anno da Lyndon Johnson in
Vietnam, ma "alla visita venni scartato".
Alla Casa Bianca, in forma di disco
Jimmy Carter, nel '79, decide di aggiornare la discoteca
dei presidenti, facendo acquistare anche "Born to run",
uscito 4 anni prima
La gaffe di Ronald Regan
Nel 1984, durante la campagna elettorale per il suo secondo
mandato, il presidente si 'appropria' di "Born in the Usa"
e viene bacchettato dal Boss.
La ballata per l'11 settembre
Tocca a Bruce, e a chi sennò, imbracciare la chitarra e
cantare agli americani 'My City of Ruins', annunciando
l'orgoglio dopo la tragedia.
Ancora una volta
il Boss mostra la strada all'America
I sondaggi fotografano un Paese "che non sa che pesci
prendere" - Interprete dell'anima Usa è ancora una
volta Bruce Springsteen. - Deluso da Obama (che a
suo tempo sostenne) , preoccupato per la carenza di
leadership, continua però a cantare: "Insieme ce la
faremo".
(di Cesare Fiumi)
C'è grande confusione, oggi, sotto il cielo stellato della bandiera.
L'America (Stati Uniti) è in marcia verso un'altra elezione ma
nessuno, per ora, che indichi una direzione precisa,, e sì che ce
ne sarebbe bisogno, fosse solo quella di un'uscita d'emergenza
dalla Nuova Depressione, visto che di un sogno nemmeno a
parlare.
Raccontano infatti report e sondaggi che l'America mai come
stavolta - e non è questione di Barack Obama e di Mitt Romney -
"non sa che pesci pigliare". - Come se il Grande Paese avesse
chiaro solo quello che non vuole più sentirsi dire: per esempio
che la Cina possiede 1.150 miliardi di dollari in bond america-
ni e che i Brics tutti assieme - ancora Cina più Brasile, Russia,
India, Sudafrica, le economie emergenti del mondo - hanno il
dollaro nel mirino o che il gendarme mondiale ha l'aspetto di
un vecchio generale, sempre più acciaccato e mal sopportato.
Forse perchè, come fa l'ultimo verso, dell'ultima "bonus track",
dell'ultimo Springsteen, "siamo stati ingoiati/, scomparsi dal
mondo", - Altro che pesci da pigliare: pesci pigliati, ingoiati
nel ventre della balena, come titola la ballata.
Perchè ancora una volta questo Figlio Fondatore del sentimen-
to popolare americano, riavvolgendosi dopo quasi 30 anni nella
bandiera, è l'unico a trovare le parole per dire come stanno le
cose (e non stanno troppo bene). Riacquistando quel ruolo di
speaker della Casa Media americana che nessun altro come lui
sa interpretare, anche perchè a nessun altro, rocker o uomo di
spettacolo in genere, è consentito di fare il portavove della
temperatura sociale.
E oggi Bruce Springsteen, 62 anni e 64 milioni di dischi solo
negli Usa - lui che 4 anni fa lavorava per un sogno, Working
on a dream, per l'elezione di Obama - va cantando tutt'altro,
mescolando comune sentire e delusione personale, senza mai
zuccherare: "La strada delle buone intenzioni s'è fatta arida
come un osso Ce la caviamo da soli/ Ci aiutiamo fra noi/ do-
vunque sventola questa bandiera".. Un patriottismo critico
che sa di una messa in mora proprio di Barack, l'uomo che
4 anni fa disse: "Ho provato a diventare presidente perchè
non potevo essere Bruce Springsteen". O almeno di una
presa di distanza, dopo la discesa in campo, sul palco del
candidato Obama, a Cleveland, nel 2008, "perchè questo
è un momento duro per noi americani. il sogno americano
non è mai stato così lontano dalla realtà".
Presa d'atto di una condizione smarrita, che non è affare
democratico o repubblicano, che nessun candidato alla
presidenza potrebbe mai certificare, ma che scorre venefica
sulle note di 'This Depression' ("Non sono stato sempre
forte, ma non mi sono mai sentito così debole"), e si di-
spera in 'Death to My Hometown' (la morte che arriva
in città sotto forma di "baroni" e "avvoltoi" che "ci
hanno distrutto le famiglie , le fabbriche/ e ci hanno
preso la casa") e alla quale si ribella 'Jack of All Trade:
"Se avess un'arma troverei quei bastardi e gli sparerei a
vista". - Disperazione e rabbia dell'America profonda,
le ali spezzate, che trova comunque una voce di speranza:
"Ci aiutiamo fra noi/ dovunque sventola questa bandie-
ra/ tutti insieme ce la facciamo".
Com'è lontana la bandiera sfacciata sulla cover di 'Born
in the Usa', otto elezioni fa, quando Ronald Reagan, alla
vigilia della sua seconda presidenza, provò a cavalcare -
lui che era stato cwboy di celluloide - quel puledro selvaggio
che era il Boss Springsteen di allora, durante un comizio in
New Jersey, a due passi da Freehold, terra natale di Bruce
in the Usa. E finì disarcionato per aver dichiarato che"il fu-
turo dell'America resta nel messaggio di speranza che si trova
nelle canzoni di un uomo ammirato da tanti giovani ameri-
cani: Bruce Springsteen nel New Jersey".
A rileggere oggi quella frase, il vecchio Reagan ci aveva pure
azzeccato, ma si ritrovò ugualmente maltrattato perchè 'Born
in the Usa' ricordava, nel bel mezzo dell'edonismo reagania-
no , i reduci del Vietnam senza più casa, amore, lavoro, e la-
sciati soli "a bruciare da dieci anni giù in strada".
"All'inizio quella canzone volevo chiamarla 'Vietnam'",
spiegherà Bruce anni dopo. Certo è che, tre giorni dopo
l'uscita di Reagan, dal palco di Pittsburgh, il boss rispose
da par suo, sentendosi usato: "Il Presidente parlava di me
l'altro giorno e mi domandavo quale fosse il suo Lp prefe-
rito. Sono sicuro che non è certo Nebraska". E attaccò
Johnny 99 con le sue note disperate su disoccupazione,
carcere, pena di morte.
Il Bruce di allora cantava, era il 1984, che erano nati in
America anche quelli che l'America dei soldi facili prefe-
riva non sapere sotto la stessa grande bandiera. Ma oggi è
diverso e la bandiera del Boss è quasi un lenzuolo corto:
"Mi sono addormentato su un mare scuro e stellato/ sen-
z'altra coperta che la misericordia di Dio", canta appena
prima che la balena ingoi tutti. Per questo chiama a rac-
colta come una campana a martello, "I McNichols, i
Posalski, gli Smith e gli Zerilli/ i neri, gli irlandesi, gli
italiani, i tedeschi e gli ebrei", insomma l'America tutta,
"le mani che hanno costruito questo Paese e che continuiamo
a opprimere", chè Zerilli - degli Zerlilli di Vico Equense -
è il cognome della signora Adele, sua madre. Perchè di
nuovo, 'The Times they are Achangin': ma in peggio, sta-
volta.
"Nessuno capiva che il mondo stava cambiando. Ma lui
sì, e ci parlava direttamente,:come fossimo degli adult:i
Bob Dylan è il padre della mia patria musicale, ora e
sempre", ha detto Springsteen il mese scorso.
E 'Wrecking Ball', l'ultimo disco del Boss, è la presa rab-
biosa e profetica di quel testimone; il sogno americano
mai così lontano dalla realtà come il tema delle presiden-
ziali: una condizione psicologica - oltre che, per troppi,
materiale - con cui i candidati dovranno fare i conti.
Sta tutta qui la credibilità di Springsteen: in questo suo non chiamarsi
mai fuori, che ci sia da suonare per Amnisty International o contro il
nucleare. Che ci sia da ricordare Armadou Diallo in'American Skin',
il ragazzo disarmato, ammazzato con 41 shot dai poliziotti newyorke-
si della Tolleranza Zero del sindaco Giuliani o il dramma dell'Aids
in 'Streets of Philadelphia'. Che ci sia da parlare contro la pena di
morte in Dead Man Walking ; o da rivisitare l'America di Furore
o da riscrivere How Can a Poor Man Stand Such Times and Live?,
una traditional del '29, per aggiornarla allo sfacelo prodotto a New
Orleans dal ciclone Katrina..- Tanto che oggi "ho il dito sul griilletto/
ma non so di chi fidarmi/ quando guardo nei tuoi occhi vedo solo
diavoli e polvere, siamo molto lontani da casa Bobbie": i versi che
aprono Devils&Dust, ballata del 2005 sulla guerra in Iraq, sembrano
i fantasmi che hanno abitato la mente del soldato Bob Bales, quello
che ha fatto strage di civili, lo scorso mese in Afghanistan.
Quel tour inutile contro Bush JR.
Soltanto Woody Guthrie, che a luglio avrebbe compiuto 100 anni,
e Bob Dylan hanno esplorato così a fondo il Male e il Bene del
loro Paese. Ritrovandosi allineati nella biblioteca della Casa
Bianca, quando Jimmy Carter (era il 1979) affidò a John Ham-
mond - l'uomo che scoprì Bob e intuì Bruce - di aggiornare la
discoteca del presidente che si ritrovò a fare girare sullo stereo
Blood on the Tracks di Dylan e Born to Run del Boss. Ma Ronnie
Reagan, alla faccia del "ragazzo del New Jersey", spedì tutto in
cantina dove i dischi restarono con papà Bush. E dove li lasciò
pure Bill Clinton, alla faccia della tradizione orale americana,
dove le parole graffiavano nel segno e la puntina strideva sulle
contraddizioni della Grande Nazione, troppo impegnato, su nel-
la stanza ovale, in altra interpretazione orale. Poi, dopo il primo
Bush jr (e il My city of ruins del Boss per l'11 settembre), e il se-
condo Bush jr (che rese vano il tour "Vote for change", vota per
cambiare, in cui Springsteen s'era speso non poco), Obama ave-
va rispolverato quel tesoro, scaricando sul suo iPod e sullo stesso
Springsteen una ventata di vecchie note e di rinnovata fiducia.
Tanto da fargli dire. "Sto lavorando a un sogno / e so che sarà
mio un giorno". Per questo è dura, fa sapere Bruce, che stavol-
ta scenda in campo a cantare.
"Occupy ha ridato voce all'America"
Perchè la crisi s'è mangiata quasi tutto quel credito, anche se
"io sto ancora con Obama", ha ripetuto ,"per la legge sulla
sanità e perchè ha ucciso Bin Laden, ma ha inserito poca
classe media nell'amministrazione ed è stato più amichevole
di quanto pensassi con le corporazioni".
Continua... to be continued... >>>
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