Riporto alcuni articoli con relative considerazioni di vari giornali sulle due uscite di
Celentano a Sanremo durante il 62° festival canoro. Chi è d'accordo e chi no (forse
la maggioranza?) con l'attacco del molleggiato alla stampa cattolica: vediamo e
leggiamo i diversi pareri. Alla fine esprimerò pure le mie considerazioni
Lucianone
Da "Avvenire.it"
FESTIVAL DI SANREMO
18 febbraio, 2012
Celentano riattacca
i giornali cattolici
La platea lo fischia
Celentano 2, la vendetta
Il Molleggiato, dopo avere attaccato martedì sera Avvenire e Famiglia Cristiana, è tornato sul palco dell’Ariston e ha riaperto il «caso». «La lobby dei media si è coalizzata per attaccarmi. Neanche avessi fatto un attentato» ha esordito. Ormai lanciato, ha rifatto la lezione alle testate cattoliche che «non parlano abbastanza della politica di Dio, ma troppo della politica degli uomini» Poi, si è messo a giocare con le parole: «Io non ho mai detto che quei giornali vanno chiusi ma che andrebbero. Quindi, non ho fatto nessuna opera di censura». A questo punto, una parte della platea dell'Ariston, è insorta. «Basta, basta».
Uscendo dal teatro, Claudia Mori ha attaccato il consigliere Rai Verro: «Compimenti per la buffonata che avete organizzato»
Per il presidente della Rai Garimberti «si è trattato di una telepredica fuori contesto. Ho trovato di cattivo gusto che Celentano sia tornato ad attaccare i giornali cattolici». Per il direttore di Tv2000, Dino Boffo, «le parole di Celentano sono un falso in atto pubblico. Non si può mistificare la realtà».
14 febbraio, 2101
FESTIVAL DI SANREMO
Celentano fa il tribuno
e perde la testa
e perde la testa
Nessuno avrebbe mai pensato di bombardare il teatro Ariston, durante Sanremo. Soprattutto di discorsi biliosi. Celentano, invece ha pensato di travolgere Sanremo in un delirio di onnipotenza: e chi se ne importa dei colleghi artisti, della gara (che all’inizio si è pure inceppata) di Morandi, Papaleo e di tutto il Festival.Nel bel mezzo della gara, suonano le sirene, Morandi scappa dal palco, l’Ariston si trasforma in un campo di battagli tra colpi di mitra, bombardamenti aerei, feriti, gente che fugge dal teatro. Poi appare lui, rosso in viso, in trench e cravatta a righe. E lascia basiti. Comincia a fare la predica ai preti perché «morire se la predica si capisse perché non sanno regolare l’audio negli altoparlanti. Sembra quasi che i preti dicano: noi la predica l’abbiamo fatta poi chi se ne frega se gli ultimi in fondo non sentono. Il Vangelo è stato chiaro, beati gli ultimi, perché saranno nel regno dei cieli». Poi sostiene di non sopportare neanche i frati «perché nei loro argomenti e dibattiti tv, non parlano mai della cosa più importante: il motivo per cui siamo nati. Insomma, non parlano mai del Paradiso. Danno l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire».Poi, ecco la sua vendetta contro chi ha «osato» fare delle pacate e civilissime critiche sulla sua decisione di dare il suo cachet in beneficenza. Celentano non perdona. E attacca a testa bassa: «Giornali inutili come Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi definitivamente perché si occupano di politica e di beghe del mondo anziché di cose confortanti che Dio ci ha promesso». E viene il serio dubbio che Celentano non li abbia mai letti davvero. Ma lui non vede e non sente. Vuole vendicarsi e lo fa (tanto la Rai gli ha dato carta bianca): «Avvenire e Famiglia Cristiana sono testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come don Gallo che ha dedicato la sua vita per aiutare gli ultimi». Ora che si è sfogato, Celentano, fra una cantatina blues, e una vecchia hit, si incarta tristemente in discorsi sull’alta velocità, sul referendum bocciato dalla consulta e in una penosa gag su destra e sinistra con Pupo e il povero Morandi. Poi si lancia in una filippica a favore del martirio di Gesù e intona, come avevamo previsto, Il forestiero, basato sul Vangelo della Samaritana. Mentre ancora sta parlando su Facebook e Twitter e sui blog monta la protesta. E fiocca la solidarietà per i giornali cattolici per i quali Celentano ha chiesto la chiusura.
«Per fortuna i giornali non dipendono da Sanremo e ancor meno da Celentano le cui battute senza senso fanno ridere chi può godersi Sanremo ma non cambiano un paese che ha bisogno oggi più di ieri di giornali di idee e di identità come Avvenire e Famiglia Cristiana ma anche di tanti altri che sono l’opposto e il contrario». Lo dice il segretario della Fnsi Franco Siddi, commentando le parole di Celentano a Sanremo. «Questa volta neanche per paradossi si riesce a dare un senso a quello che un grande artista come Celentano dopo tanta attesa dice. Ha perso il senso che in altri tempi sapeva invece recuperare. Per fortuna le bussole sono altre», conclude Siddi.
Immediata solidarietà anche dal Movimento Liberi Giornalisti, componente rappresentata sia al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, sia nella FNSI (il sindacato unico dei giornalisti).
«Per fortuna i giornali non dipendono da Sanremo e ancor meno da Celentano le cui battute senza senso fanno ridere chi può godersi Sanremo ma non cambiano un paese che ha bisogno oggi più di ieri di giornali di idee e di identità come Avvenire e Famiglia Cristiana ma anche di tanti altri che sono l’opposto e il contrario». Lo dice il segretario della Fnsi Franco Siddi, commentando le parole di Celentano a Sanremo. «Questa volta neanche per paradossi si riesce a dare un senso a quello che un grande artista come Celentano dopo tanta attesa dice. Ha perso il senso che in altri tempi sapeva invece recuperare. Per fortuna le bussole sono altre», conclude Siddi.
Immediata solidarietà anche dal Movimento Liberi Giornalisti, componente rappresentata sia al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti, sia nella FNSI (il sindacato unico dei giornalisti).
(Angela Calvini)
da "Famiglia Cristiana"
Celentano attacca Avvenire e Famiglia cristiana
Dal palco dell'Ariston il Molleggiato sferra un duro attacco ai due giornali cattolici: "Andrebbero chiusi definitivamente, si occupano di politica invece di parlare di Dio"
di Orlando Sacchelli - 14 febbraio 2012, 22:5
C'era grande attesa per l'intervento di Adriano Celentano a Sanremo. E lui non ha deluso. Il suo primo bersaglio sono due giornali, Avvenire e Famiglia cristiana, "che andrebbero chiusi". Un duro attacco quello che il Molleggiato sferra ai due giornali cattolici, che definisce inutili: "Andrebbero chiusi definitivamente.Si occupano di politica invece di parlare di Dio. Per i malati è di conforto leggere di ciò che Dio ci ha promesso. Ma loro non la pensano così. Il discorso di Dio occupa poco spazio, quello delle loro testate ipocrite".
L'attacco alla stampa cattolica
"Non hanno idea di quanto può essere confortante per i malati leggere di ciò che Dio ci ha promesso. Famiglia cristiana e Avvenire non la pensano così, per loro discorso di Dio occupa poco spazio, lo spazio delle loro testate ipocrite come le critiche che fanno a uno come Don Gallo che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli ultimi. E di ultimi ce ne sono tanti, come gli operai che dall’8 dicembre stazionano giorno e notte al freddo e al gelo alla stazione centrale di Milano per protestare contro la cancellazione dei vagoni letto". Poi Celentano non rispamia nemmeno i preti e i frati: "Non non parlano mai del paradiso, come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire, ma le cose non stanno così. Siamo nati per vivere, ma che cazzo di vita è questa, con lo spread, l’economia, le guerre?".
Le bombe e la guerra
L'esibizione del Molleggiato inizia con delle immagini spettacolari di guerra, con aerei che sganciano bombe, sirene, fiamme e fumo. Un'ultima esplosione e, sul palco dell'Ariston, si vedono decine di persone sdraiate a terra. Poi emerge lui, Celentano. Saluta il pubblico alzando una mano e sorridendo. Al centro della scena una scrivania di legno a cui il cantante si avvicina, prende da bere e resta in silenzio. Una delle sue proverbiali pause. Il pubblico lo acclama e lui non ha fatto ancora niente.
Montezemolo e i treni
Un capitolo del suo intervento Celentano lo dedica anche all'alta velocità e ai treni: "Montezemolo ha fatto bene a fare un treno veloce ma bisogna bilanciarlo con qualcosa di lento. Ti dico Montezemolo che ora devi fare un treno lento che magari ti faccia vedere le bellezze dell'Italia. Sono sicuro che lo farà". Poi, a sorpresa, sul palcoscenico entra Elisabetta Canalis. E inizia un breve dialogo fra i due. "Come ti chiami?". "Italia". "Resta un po' qui". "Non posso, le cose non vanno bene e sto perdendo la mia bellezza". "Tornerai?". "Sì, se le cose migliorano". Niente di che. Gli autori avrebbero potuto fare di meglio.
La Consulta e i referendum
Non poteva mancare, nella performance di Celentano, un capitolo dedicato alla politica: soffermandosi sul referendum. "Di Pietro, Parisi, Segni hanno raccolto un milione duecento mila firme che la Consulta ha buttato nel cestino. C’è qualcosa che non va: o è la Consulta che sbaglia o bisogna cambiare vocabolario". Poco prima Rocco Papaleo, secondo presentatore del Festival accanto a Morandi, aveva letto che "la Costituzione italiana sancisce che il potere sovrano appartiene al popolo che esercita un potere pieno e indipendente".
Finta contestazione di Pupo
Mentre Celentano parla della sovranità del popolo Pupo, seduto in prima fila in platea, si alza e urla: "Ma chi ti credi di essere? Stasera hai detto una grande verità, che tu non sei nessuno. Tu sottovaluti quelli bassi. Hai la verità in tasca, ti puoi permettere di dire quello che vuoi. Secondo te io da che parte sarei?". Celentano risponde, si inserisce Morandi. Vanno avanti per un po' ma è tutto finto, fa parte del copione...
La morte e il Paradiso
Non poteva mancare, da parte del Molleggiato, una riflessione più profonda, sulla vita, la fede e la speranza: "Per capire che la vita è uno scherzo basta guardare cosa succede nel mondo. Ma la vita è solo una fermata, la prossima approderemo in un mondo che neanche lontanamente possiamo immaginare quanto sarà meraviglioso. Certo non mancherà il giudizio di dio. È per questo che è venuto al mondo Gesù, per metterci in guardia dalla polvere che oscura l'anima e rende gli stati assassini. La morte non esiste né per i buoni né per i cattivi. Per questo Gesù ha iniziato a fare i miracoli e ha fatto qualcosa che nessun mago potrebbe mai fare: è risorto. La morte è soltanto l'ultimo gradino prima del grande inizio, ed è su questo inizio che dobbiamo concentrare i nostri pensieri".
L'attacco ad Aldo Grasso
"Noi ci rattristiamo se un deficente come Aldo Grasso scrive delle idiozie sul Corriere della sera", ha tuonato Celentano chiudendo, con un attacco personale - e offensivo - la parte del suo intervento che sembrava più profonda e toccante.
La replica del direttore di Avvenire
A stretto giro di posta il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha replicato a Celentano:"Se l’è presa con i preti e con i frati (tutti tranne uno) che non parlano del Paradiso.
E se l’è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana che vanno chiusi. Tutto questo perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero. Dunque, andiamo chiusi anche noi. Buona idea: così a tutti questi poveracci, tramite il Comune competente, potrà elargire le sue prossime briciole di cachet. Davvero un bello spettacolo. Bravo. Viva Sanremo e viva la Rai". Poi Tarquinio aggiunge: "Naturalmente, caro Celentano, continueremo a parlare e far parlare di Dio, degli uomini e delle donne di questo mondo. Soprattutto di quelli che in tv non ci vanno mai, neanche gratis".
Una cosa è certa: Sanremo non poteva partire nel modo migliore (o peggiore): tante polemiche, attacchi personali e addirittura offese. Si andrà avanti anche nei prossimi giorni? Forse sì. Fa parte del gioco. E le canzoni? In secondo piano. Anche se, dello show di Celentano, sono state la parte sicuramente più bella e... rock.
da "Il Giorno"
FISCHI AL MOLLEGGIATO - Le contestazioni a Celentano? "Assolutamente pilotate", secondo il presentatore. "C’era uno schema preciso, quattro persone posizionate in punti diversi che, quando c’era una pausa, partivano". A sua memoria, "non è mai accaduto in tanti anni di Festival qualcosa di simile. Certo, c’è chi contesta se la vittoria va a uno o all’altro, ma fischi e contestazioni così no". Insomma "che la cosa sia stata organizzata - chiosa - per me è sicura".
GIANNI NON SI 'RICANDIDA' - "Dopo quattro edizioni del Festival con 'Bonolis Clerici, Morandi, Morandi', c’è bisogno di facce nuove". Morandi non si ricandida per il prossimo anno, secondo cui "anche per il modo in cui è costruito l’evento, andrà fatta riflessione". Morandi fa notare come "quando andiamo a vedere gli ascolti di ieri sera, bisogna tornare a Fazio per altri numeri così, ma è chiaro che l’impianto sarà da rinnovare". "Noi potremo dare una mano - assicura - visto che conosciamo bene quanto sia complessa la macchina da dentro". Potrà tornare magari in qualità di cantante in gara? "Magari", risponde.
IL DIRETTORE DI RAIUNO - "L’insistenza di Celentano è stata antipatica, fortemente stridente con il profilo artistico del personaggio". Lo ha detto il direttore di Raiuno Mauro Mazza, che si è detto d’accordo con le valutazioni del presidente della Rai Paolo Galimberti. Garimberti, ha osservato Mazza, "dice che Celentano era fuori contesto. A me pare che Celentano è da 50 anni fuori contesto. E questa è una delle caratteristiche che lo fa diverso e unico". Mazza però ha detto di capire anche "le valutazioni positive, fatte a caldo, fatte da 'ambienti della Rai', che immagino autorevoli, su questa esibizione: Celentano ha provato a spiegarsi senza inveire, senza reiterare, dopo le polemiche che aveva scatenato".
Per il direttore di Raiuno, comunque, "l’intervento di Celentano sembrava quelli che si fanno nelle riunione diocesane: un ragionamento basico, elementare, da credente, che va valutato in questi termini". In ogni caso Mazza si è detto convinto che "tra pochissime ore delle sue prediche e sermoncini non resterà traccia se non negli archivi, nelle teche. Resterà l’emozione di quando canta e l’emozione grandissima del duetto con Gianni Morandi".
IL DIRETTORE ARTISTICO - "I miei amici sono gli artisti e la gente dello spettacolo. Adriano ne è la prova, così come la serata del giovedì con i duetti internazionali. Per quanto riguarda la Rai, non si è mai fatta viva a propormi il rinnovo del contratto". Così Gianmarco Mazzi, che come aveva annunciato ieri, non è presente in sala stampa per la conferenza finale del festival, in risposta alla dichiarazioni del direttore di Rai1 Mauro Mazza in conferenza.
da "la Repubblica"
I RISULTATI
Celentano fa volare gli ascolti
Morandi: "Contestazioni pilotate"
L'ultima serata del festival meglio della finale del 2011. Podio tutto rosa, vince Emma seguita da Arisa e Noemi. Molleggiato sul palco, applausi e fischi. Claudia Mori attacca il consigliere Verro. Il conduttore: "Oggi ho visto Adriano, mi ha detto 'non avere toni trionfalistici perché bisogna anche saper vincere"
SANREMO - Celentano fa volare gli ascolti. L'ultima serata del festival è stata vista nella prima parte da 14 milioni 456 mila telespettatori con uno share del 50,93%, mentre la seconda parte è stata seguita da 12 milioni 31mila spettatori con uno share del 68,73%. Nella finale dunque il festival supera se stesso: lo scorso anno la prima parte della serata conclusiva aveva registrato 12 milioni 537 mila spettatori e uno share del 45,97%, la seconda 11 milioni 633 mila e il 63,68%.
Il festival del caos e delle polemiche. L'intervento di Celentano è stato applaudito ma pure contestato da una ridda di fischi e di grida, "basta", "predicatore", che però non hanno convinto il Clan: finito l'intervento Claudia Mori ha incontrato il consigliere d'amministrazione Rai Antonio Verro e, stringendogli la mano, lo ha ringraziato "per la buffonata che avete organizzato". Insomma, il sospetto è che la contestazione sia stata organizzata, tant'è che dall'entourage di Adriano fanno notare come, al termine dell'esibizione, molte poltrone della galleria si fossero curiosamente liberate. E se le parole pronunciate dal Molleggiato sul palco sollevano nuove polemiche, il caos vero lo agitano quelle indirizzate da sua moglie e portavoce al cda Rai. Con corredo di reazioni.
CELENTANO - Il sospetto che le contestazioni in platea fossero pilotate è lo stesso Gianni Morandi: "Lo erano, erano assolutamente pilotate", ha detto durante la conferenza stampa finale. "Abbiamo mandato una persona in galleria e c'erano tre-quattro persone che sistematicamente fischiavano, con uno schema preciso. Era tutto organizzato, non so da chi, ma lo era. E' impossibile che all'Ariston succeda una cosa del genere, non l'ho mai visto in tanti anni di festival. Era un'operazione troppo mirata". Più dubbioso sul fatto che Claudia Mori abbia accusato il consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro, "Ma no, non credo", ha detto Morandi.
CELENTANO - Il sospetto che le contestazioni in platea fossero pilotate è lo stesso Gianni Morandi: "Lo erano, erano assolutamente pilotate", ha detto durante la conferenza stampa finale. "Abbiamo mandato una persona in galleria e c'erano tre-quattro persone che sistematicamente fischiavano, con uno schema preciso. Era tutto organizzato, non so da chi, ma lo era. E' impossibile che all'Ariston succeda una cosa del genere, non l'ho mai visto in tanti anni di festival. Era un'operazione troppo mirata". Più dubbioso sul fatto che Claudia Mori abbia accusato il consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro, "Ma no, non credo", ha detto Morandi.
da "Il Corriere della Sera"
Celentano attacca di nuovo stampa e vescovi
Ma la sala contesta: «Basta» . E lui si ferma
Il Molleggiato: «Si sono coalizzati contro di me e mi hanno manipolato». Claudia Mori: «I fischi? Una buffonata»
MILANO - Tutti in attesa di Celentano. Per poter poi dire «Molto rumore per nulla». L'intervento del Molleggiato è stato molto contenuto. Non si è scusato, ma non ha nemmeno rilanciato. Anche perchè parte del pubblico ha fatto capire di non volerne sapere più: «Basta», «Predicatore» si è sentito a un certo punto in sala. E alla fine, in un (mini)sermone durato la metà del primo round, Celentano ha cantato più che parlato.
MOLTO RUMORE PER NULLA? - Adriano si è materializzato mentre Morandi accennava «C'era un ragazzo». Stavolta niente fuoco e fiamme parabellico o altre diavolerie, Adriano entra facendo quello che sa fare meglio: canta un vecchio rock'n'roll. Ma dura poco: l'attacco è subito, di nuovo, contro la stampa, nessuno escluso. Niente scuse, niente passi indietro. «Tutta la corporazione dei media si è coalizzata contro di me. Neanche avessi fatto un attentato allo Stato. Mi hanno frainteso, cambiano i tempi dei verbi, estrapolano le frasi per attaccarmi». E riattacca Famiglia Cristiana e Avvenire: «Un giornale che ha la presunzione di chiamarsi Famiglia Cristiana dovrebbe parlare di Dio». Ma non vuole tirar giù la serranda lui: «Ho detto andrebbero, non vanno chiusi».
«BASTA» - Qualcuno contesta in sala: «Basta» «Predicatore». Qualcun altro lo sostiene: lui si stizzisce «Dovreste avere la cortesia di farmi finire». E continua la sua tirata: «I giornali cattolici dovrebbero occuparsi del significato della vita e della morte e soprattutto di cosa viene dopo e la fortuna di essere nati». Ma poi puntualizza:«Io non ho il potere di chiudere un giornale. Siamo in democrazia e ho espresso un mio desiderio». E chiude: «Ora potete fischiarmi». E vai con la «Cumbia di chi cambia», affresco contemporaneo che gli ha scritto Jovanotti e che non si preoccupa troppo della metrica, tratto dall'ultimo album uscito a novembre . Poi duetta con Morandi («Ti penso e cambia il mondo») sempre pescando dal nuovo disco.
«UNA BUFFONATA ORGANIZZATA» -Insomma molto rumore per nulla sembrerebbe: Adriano è semplicemente tornato sulle polemiche di lunedì e nulla ha aggiunto. Infastidito forse per il rumoreggiare della platea? Di sicuro non l'ha presa bene Claudia Mori: «Complimenti per la buffonata che avete organizzato». Così la moglie di Adriano si è rivolta al consigliere d'amministrazione della Rai Antonio Verro, uscendo dall'Ariston. Garimberti, il Presidente della Rai, contrattacca: giudicando «di cattivo gusto il fatto che Celentano sia tornato ad attaccare i giornali cattolici, totalmente fuori contesto le teleprediche e il modo in cui sono stati trattati argomenti alti che andrebbero toccati in diverso contesto e con ben altro livello intellettuale». Non finirà qui.
Matteo Cruccu
Opinione (di Lucianone)
Mi è sempre piaciuto un sacco Adriano, soprattutto come cantante, ma
anche ( fin dagli anni del "Ragazzo della via Gluck" e di "Azzurro" )
come carattere , modo di fare, imprevedibile, anti... e contro..., tutto ad
esclusione di una sola cosa, ma talvolta fondamentale: quel suo dire e
far capire in modo pubblico e insistito di essere un cattolico osservante
dalla fede incrollabile, senza dubbi, cioè senza se e senza ma ( come si
direbbe oggi); allora, come adesso mi dava e mi da l'impresssione che
ci sia quel poco o tanto di fanatismo che scorre nelle vene, di solito, di
chi non ha dubbi di nessun genere , di chi vorrebbe che tutti potessero
pensarla come lui. - Al di là di questo stimo profondamente l'Adriano
nazionale e amo molto la sua generosità, il suo sapersi esporre come
ha fatto a Sanremo, anche alle critiche e disapprovazioni. E' in questo,
un uomo dei miei tempi, cioè sincero, coraggioso, per niente vigliacco.
E non ho trovato giusto (pilotati o no) i fischi e meno che meno i 'Basta!'
e 'vattene!' che gli sono piovuti addosso all'Ariston, tanto più che poi
nessuno, nemmeno Morandi e soci, si sono ricordati di citare quella
beneficenza che Adriano ha fatto in favore delle famiglie italiane.
Consiglio solo Adriano e la moglie Mori di organizzare in futuro uno
spettacolo televisivo, magari di qualche serata, per riprendere quel
discorso invitando quelli di 'Avvenire' e 'Famiglia Cristiana' e altri
per capirsi meglio, aprire un dibattito, insomma discutere di paradiso
e magari anche di inferno, e non di parlare della possibile chiusura
di giornali e quant'altro (ci sono anche famiglie che non devono patire
ulteriori tagli disoccupazionali: ce ne sono anche troppi!).
Insomma sediamoci a un tavolo col sottofondo delle stupende canzoni
di Adriano Celentano e... parliamone!
Lucianone
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