attentati terroristici contro gli Stati Uniti d'America
A dieci anni dagli attentati dell'11 settembre tutta l'America si è
stretta oggi intorno a Ground Zero. Obama e G.W. Bush si sono
ritrovati per la prima volta insieme a celebrare l'anniversario
più doloroso della storia contemporanea degli Stati Uniti, a
pochi mesi dall'uccisione di Bin Laden, entrambi con la mano
sul cuore nel momento dell'inno nazionale.
E nonostante la minaccia attendibile di nuovi imminenti at-
tacchi di Al Qaeda, la paura ha lasciato spazio alla grande
commozione. E soprattutto alla voglia di cambiare pagina
Sul luogo dove una volta sorgevano le Twin Towers - già
da giorni blindatissimo, con un enorme dispiegamento di
poliziotti e di cecchini pronti ad intervenire - migliaia i
familiari delle vittime ritrovatisi già dalle primissime ore
del mattino, quando ancora su Manhattan il cielo era az-
zurro come quella tragica mattina di dieci anni fà.
Ma incollato alla TV, per seguire la diretta della cerimonia,
c'era l'intero Paese. Come milioni di persone in tutto il mondo.
Massimo Lopes Pegna da New York (su "La Gazzetta dello Sport")
Hanno disteso un immenso bandierone a stelle e strisce sui
primi piani della Freedom Tower, che è ancora mozza, ma
quando sarà completata (nel 2013) svetterà più alta di tutti
i grattacieli d'America. Tutto ha un SIMBOLO / Significato
in questo gigantesco parco del ricordo costato 20 miliardi
di dollari, che una volta ultimato cancellerà 10 anni di vuo-
to, il nome Ground Zero e tornerà a chiamarsi World Trade
Center. Anche l'altezza della Freedom Tower non è casuale:
1.776 piedi (541.32 m), l'anno dell' indipendenza americana.
Il palco delle autorità, forse per motivi di sicurezza, volta
le spalle ai due buchi neri dove sorgevano le Twin Towers
ora riempiti da enormi piscine con cascate, e si rivolge agli
8.000 invitati, familiari delle quasi tremila vittime, schie-
rati lungo il vialone della West Side Highway.
I presidenti - Spiccano le divise blu degli steward dell'Ame-
rican Airlines (i cui aerei furono usati come missili micidiali)
venuti a ricordare i loro colleghi. Chi pensava a una spetta=
colare adunata, patriottica ed eccessiva, dovrà rassegnarsi.
La scaletta è serrata e scandita da interventi brevi (massimo
sessanta secondi) come le 5 pause silenziose che interrompo=
no la lunga lettura dei caduti per ricordare gli istanti più
truci che rivoltarono l'America.
Spuntano dal nulla anche il presidente Barack Obama e il
suo predecessore George W. Bush qui per la prima volta as=
sieme, con relative consorti.
Ci sono alcuni punti fermi dopo l'11 settembre da esaminare
molto bene -
A dieci anni dagli attentati dell'11 settembre tutta l'America si è
stretta oggi intorno a Ground Zero. Obama e G.W. Bush si sono
ritrovati per la prima volta insieme a celebrare l'anniversario
più doloroso della storia contemporanea degli Stati Uniti, a
pochi mesi dall'uccisione di Bin Laden, entrambi con la mano
sul cuore nel momento dell'inno nazionale.
E nonostante la minaccia attendibile di nuovi imminenti at-
tacchi di Al Qaeda, la paura ha lasciato spazio alla grande
commozione. E soprattutto alla voglia di cambiare pagina
Sul luogo dove una volta sorgevano le Twin Towers - già
da giorni blindatissimo, con un enorme dispiegamento di
poliziotti e di cecchini pronti ad intervenire - migliaia i
familiari delle vittime ritrovatisi già dalle primissime ore
del mattino, quando ancora su Manhattan il cielo era az-
zurro come quella tragica mattina di dieci anni fà.
Ma incollato alla TV, per seguire la diretta della cerimonia,
c'era l'intero Paese. Come milioni di persone in tutto il mondo.
Massimo Lopes Pegna da New York (su "La Gazzetta dello Sport")
Hanno disteso un immenso bandierone a stelle e strisce sui
primi piani della Freedom Tower, che è ancora mozza, ma
quando sarà completata (nel 2013) svetterà più alta di tutti
i grattacieli d'America. Tutto ha un SIMBOLO / Significato
in questo gigantesco parco del ricordo costato 20 miliardi
di dollari, che una volta ultimato cancellerà 10 anni di vuo-
to, il nome Ground Zero e tornerà a chiamarsi World Trade
Center. Anche l'altezza della Freedom Tower non è casuale:
1.776 piedi (541.32 m), l'anno dell' indipendenza americana.
Il palco delle autorità, forse per motivi di sicurezza, volta
le spalle ai due buchi neri dove sorgevano le Twin Towers
ora riempiti da enormi piscine con cascate, e si rivolge agli
8.000 invitati, familiari delle quasi tremila vittime, schie-
rati lungo il vialone della West Side Highway.
I presidenti - Spiccano le divise blu degli steward dell'Ame-
rican Airlines (i cui aerei furono usati come missili micidiali)
venuti a ricordare i loro colleghi. Chi pensava a una spetta=
colare adunata, patriottica ed eccessiva, dovrà rassegnarsi.
La scaletta è serrata e scandita da interventi brevi (massimo
sessanta secondi) come le 5 pause silenziose che interrompo=
no la lunga lettura dei caduti per ricordare gli istanti più
truci che rivoltarono l'America.
Spuntano dal nulla anche il presidente Barack Obama e il
suo predecessore George W. Bush qui per la prima volta as=
sieme, con relative consorti.
Ci sono alcuni punti fermi dopo l'11 settembre da esaminare
molto bene -
??? 1) Dieci anni dopo l' 11 settembre, dopo due guerre - in
Iraq e in Afghanistan - e dopo l'avvio della primavera araba,
il fossato tra Occidente e Islam appare ancora incolmabile o
è ancora in corso un riavvicinamento ?
Si sta ridisegnando un lento riavvicinamento tra Occidente e Islam,
Non perchè l'Occidente sia diventato più forte e l'Islam sia diventato
più debole. Ma con due guerre che non hanno risolto i problemi del
cosiddetto Grande Medio Oriente, è nata una nuova consapevolezza.
Le rivolte arabe ne sono state la spinta decisiva. Oggi democrazia e
diritti umani sono diventati le bandiere dei giovani dell'Islam e la
cosa più importante è che sono valori non imposti ma scelti libera=
mente. Ecco perchè la distanza tra Occidente e Islam si è ridotta.
??? 2) La reazione all' 11 settembre ha visto dispiegarsi tutta
l'iperpotenza americana. Dieci anni dopo, cosa resta dell'ege=
monia unipolare statunitense? Il secolo americano è forse già
tramontato?
L'11 Settembre dimostrò tragicamente che la Storia non era
finita come aveva annunciato Francis Fukuyama davanti alle
rovine del muro di Berlino. Ma i neoconservatori USA a quel=
la illusione non vollero rinunciare. E per rispondere al terro=
rismo islamico imposero a Bush la filosofia dell'iperpotenza
portatrice del bene. L'Iraq, l'Afghanistan e l'economia hanno
svelato un mondo più complesso, nel quale l'America è ancora
potenza ma non più egemone.
Primo INTERVENTO
Filosofo e scrittore francese Bernard-Henry Lèvy :
Dieci anni dopo, a che punto siamo? Al Qaeda non è del tutto
morta, certo. Dal Sahel allo Yemen, dalla Nigeria all'Uzbeki=
stan, o nel Caucaso, il cancro terrorista non smette di fare
metastasi. Anche i Talebani che in Afghanistan costituivano
l'esercito di riserva più nutrito, progrediscono grazie all'an=
nunciato ritiro degli occidentali. I gruppi della Jihad pachi=
stani... continuano a prosperare, non solo nelle zone tribali
del Paese, ma a Islamabad e a Karachi.
...se facciamo un bilancio onesto degli ultimi dieci anni di
lotta, all'interno e all'esterno del mondo arabo-musulmano
contro Al Qaeda e le sue succursali, è giocoforza constatare
che gli assassini sono , se non allo sbando, perlomeno in se=
rio regresso. C'è la morte di Bin Laden che, malgrado quanto
ci viene raccontato della struttura decentralizzata , autonoma
dell'organizzazione, ha inferto loro un colpo durissimo.
C'è la questione pachistana che... è lungi dall'essere risolta
ma che viene finalmente posta e questo, in un certo senso, era
l'essenziale. Che differenza con gli anni di Bush quabdo ci si
ostinava a trattare (il Pakistan) come uno stato alleato, addi=
rittura come uno Stato amico, il più canaglia degli stati ca=
naglia, quello che ospitava i cervelli dell'organizzazione, la
base di Al Qaeda - le retrovie, le masse, la politica, l'ideologia,
l'economia, la finanza.
C'è il lavoro dei grandi servizi segreti, occidentali e arabi...
che hanno sventato, durante tutto il decennio trascorso, tenta=
tivi di replica della tragedia di cui oggi si commemorano a New
York e nel mondo, le quasi 3.000 vittime (compresi gli eroici
pompieri della città).
C'è il mondo arabo-musulmano, le cui timidezze, se non le viltà,
sono state sufficientemente fustigate per non rendere omaggio
alla presa di coscienza di cui oggi è teatro. Presa di coscienza
cominciata con i Facebook di Tunisi e del Cairo quando hanno
scoperto che esisteva un'altra soluzione, per i giovani del loro
Paese, rispetto al faccia a faccia terrificante, e in fondo compli=
ce, fra dittatura e Jihad.
Quella che è stata chiamata "la primavera araba" cos'altro è
nell'ipotesi più pessimistica, se non la riduzione dello Jihad al
rango di un'ideologia qualunque, emarginata e, cosa ancora
più importante, privata dell'aura di cui godeva quando preten=
deva di appoggiarsi su tutti i prestigi congiunti della radicalità,
dell'audacia e del monopolio dell'opposizione alle dittature in
atto? E questo è continuato con gli insorti di Bengasi (Libia)
quando hanno scoperta, con stupore, il volto di un Occidente
che, secondo quanto si erano sentiti dire fin dalla culla, era
buono solo a succhiar loro il sangue e che, all'improvviso ten=
deva loro la mano, li salvava da un massacro annunciato e li
aiutava a liberarsi da un giogo che si presumeva invincibile.
Infine... c'è il fatto che quel che sopravvive dell'Internazio=
nale del terrore somiglia sempre di più, agli occhi di coloro
che bisognerebbe irreggimentare e sedurre, a quello che è
sempre stata, ma in segreto - cioè un'organizzazione crimi=
nale, una gang, che conta la maggior parte delle sue vittime
fra i musulmani stessi e i cui padrini non hanno mai consi=
derato l'Islam se non come un alibi, uno strumento di reclu=
tamento e di potere, una copertura - si vergognino!
(da "Corriere della Sera" - 12 settembre 2011)
Un pompiere osserva i resti delle Torri Gemelle dopo il crollo
Foto che testimoniano il crollo delle Twin Towers subito dopo l'attacco aereo
Foto che mostra il grande spiazzo di Ground Zero, dove sorgevano le Due Torri
Si sta ridisegnando un lento riavvicinamento tra Occidente e Islam,
Non perchè l'Occidente sia diventato più forte e l'Islam sia diventato
più debole. Ma con due guerre che non hanno risolto i problemi del
cosiddetto Grande Medio Oriente, è nata una nuova consapevolezza.
Le rivolte arabe ne sono state la spinta decisiva. Oggi democrazia e
diritti umani sono diventati le bandiere dei giovani dell'Islam e la
cosa più importante è che sono valori non imposti ma scelti libera=
mente. Ecco perchè la distanza tra Occidente e Islam si è ridotta.
??? 2) La reazione all' 11 settembre ha visto dispiegarsi tutta
l'iperpotenza americana. Dieci anni dopo, cosa resta dell'ege=
monia unipolare statunitense? Il secolo americano è forse già
tramontato?
L'11 Settembre dimostrò tragicamente che la Storia non era
finita come aveva annunciato Francis Fukuyama davanti alle
rovine del muro di Berlino. Ma i neoconservatori USA a quel=
la illusione non vollero rinunciare. E per rispondere al terro=
rismo islamico imposero a Bush la filosofia dell'iperpotenza
portatrice del bene. L'Iraq, l'Afghanistan e l'economia hanno
svelato un mondo più complesso, nel quale l'America è ancora
potenza ma non più egemone.
Primo INTERVENTO
Filosofo e scrittore francese Bernard-Henry Lèvy :
Dieci anni dopo, a che punto siamo? Al Qaeda non è del tutto
morta, certo. Dal Sahel allo Yemen, dalla Nigeria all'Uzbeki=
stan, o nel Caucaso, il cancro terrorista non smette di fare
metastasi. Anche i Talebani che in Afghanistan costituivano
l'esercito di riserva più nutrito, progrediscono grazie all'an=
nunciato ritiro degli occidentali. I gruppi della Jihad pachi=
stani... continuano a prosperare, non solo nelle zone tribali
del Paese, ma a Islamabad e a Karachi.
...se facciamo un bilancio onesto degli ultimi dieci anni di
lotta, all'interno e all'esterno del mondo arabo-musulmano
contro Al Qaeda e le sue succursali, è giocoforza constatare
che gli assassini sono , se non allo sbando, perlomeno in se=
rio regresso. C'è la morte di Bin Laden che, malgrado quanto
ci viene raccontato della struttura decentralizzata , autonoma
dell'organizzazione, ha inferto loro un colpo durissimo.
C'è la questione pachistana che... è lungi dall'essere risolta
ma che viene finalmente posta e questo, in un certo senso, era
l'essenziale. Che differenza con gli anni di Bush quabdo ci si
ostinava a trattare (il Pakistan) come uno stato alleato, addi=
rittura come uno Stato amico, il più canaglia degli stati ca=
naglia, quello che ospitava i cervelli dell'organizzazione, la
base di Al Qaeda - le retrovie, le masse, la politica, l'ideologia,
l'economia, la finanza.
C'è il lavoro dei grandi servizi segreti, occidentali e arabi...
che hanno sventato, durante tutto il decennio trascorso, tenta=
tivi di replica della tragedia di cui oggi si commemorano a New
York e nel mondo, le quasi 3.000 vittime (compresi gli eroici
pompieri della città).
C'è il mondo arabo-musulmano, le cui timidezze, se non le viltà,
sono state sufficientemente fustigate per non rendere omaggio
alla presa di coscienza di cui oggi è teatro. Presa di coscienza
cominciata con i Facebook di Tunisi e del Cairo quando hanno
scoperto che esisteva un'altra soluzione, per i giovani del loro
Paese, rispetto al faccia a faccia terrificante, e in fondo compli=
ce, fra dittatura e Jihad.
Quella che è stata chiamata "la primavera araba" cos'altro è
nell'ipotesi più pessimistica, se non la riduzione dello Jihad al
rango di un'ideologia qualunque, emarginata e, cosa ancora
più importante, privata dell'aura di cui godeva quando preten=
deva di appoggiarsi su tutti i prestigi congiunti della radicalità,
dell'audacia e del monopolio dell'opposizione alle dittature in
atto? E questo è continuato con gli insorti di Bengasi (Libia)
quando hanno scoperta, con stupore, il volto di un Occidente
che, secondo quanto si erano sentiti dire fin dalla culla, era
buono solo a succhiar loro il sangue e che, all'improvviso ten=
deva loro la mano, li salvava da un massacro annunciato e li
aiutava a liberarsi da un giogo che si presumeva invincibile.
Infine... c'è il fatto che quel che sopravvive dell'Internazio=
nale del terrore somiglia sempre di più, agli occhi di coloro
che bisognerebbe irreggimentare e sedurre, a quello che è
sempre stata, ma in segreto - cioè un'organizzazione crimi=
nale, una gang, che conta la maggior parte delle sue vittime
fra i musulmani stessi e i cui padrini non hanno mai consi=
derato l'Islam se non come un alibi, uno strumento di reclu=
tamento e di potere, una copertura - si vergognino!
(da "Corriere della Sera" - 12 settembre 2011)
Un pompiere osserva i resti delle Torri Gemelle dopo il crollo
Foto che testimoniano il crollo delle Twin Towers subito dopo l'attacco aereo
Foto panoramica che mostra le Twin Towers
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