25 maggio '14 - domenica 25th May / Sunday visione post - 7
Politica
ELEZIONI EUROPEE
Italia - Vince Renzi / Pd mai così forte / Flop di Grillo
Il successo del presidente del Consiglio supera ogni previsione,
va oltre il 40% / Serracchiani: 'Dati straordinari, premiato il lavoro
del governo'
Francia - Terremoto Le Pen / Il Fronte di Le Pen primo
partito / Crollo storico per i socialisti di Hollande / Riunione
all'Eliseo / La leader dell'ultradestra: 'Sciogliere il Parlamento'
Gran Bretagna - Londra
Terremoto Farage / Il leader dell'Ukip (partito populista)
rivendica la vittoria alle urne / In calo i conservatori-tory del
premier Cameron
Germania - Merkel in calo / Schulz trascina la Spd /
L'"Alternativa" strappa circa sei deputati / Un seggio ai neonazisti
Grecia - Tsipras trionfa nella sua Atene / Resiste l'alleanza pro Ue
Spagna - Bocciati i popolari e i socialisti / Sinistra ok e
aumentano i separatisti catalani / 5 seggi a 'Podemos', partito
degli Indignados
Portogallo - Sale l'opposizione socialista
I successi della destra dall'Austria all'Ungheria
Austria - E' raggiante Heinz-Christian Strache, il leader del partito
della libertà austriaco (Fpo): due seggi per la formazione liberale scivo-
lata negli anni su posizioni sempre più populiste ed euroscettiche.
Ungheria - Salda a destra l'Ungheria del primo ministro Viktor Orbàn:
la sua Fidesz è in testa alle proiezioni (52%). Seconda con il 15% l'ultrade-
stra xenofoba di Jobbik.
Germania - Berlino
Nemmeno Angela Merkel riesce a vincere sempre, anche se resta la prima in
classifica. Questa volta sono andati meglio di tutti i socialdemocratici del
vice cancelliere Sigmar Gabriel, che hanno approfittato dell'effetto Schulz,
il "candidato tedesco" alla guida dell'Europa. Lo hanno ringraziato e ap-
plaudito a lungo, nella festa del Willy-Brandt-Haus, dove il capolista del-
la Spd aveva le lacrime agli occhi. Ma, intanto, si fanno avanti gli anti-euro
di Alternative fur Deutschland e un trionfante Bernd Lucke, il loro leader,
prepara le valigie per Bruxelles annunciando addirittura che "in Germania
è nato un nuovo partito popolare". - I Verdi e la Linke mantengono la loro
forza, i liberali continuano a soffrire, entrano le formazioni più piccole (neo
nazisti compresi), grazie all'abolizione della soglia di sbarramento.
- Il risultato negativo dei cristiano-sociali trascina in basso la Cdu. Senza
la soglia conquistano un seggio anche i Pirati.
Grecia - Atene
Nel paese della crisi (che si affida alla sinistra) trionfa Tsipras, il giovane
leader candidato alla presidenza dell'Unione europea: "Oggi è una bella
giornata, adesso rimettiamo la gente al centro degli interessi". Il partito
di Tsipras oltre il 26%. Batosta per l'alleanza di governo Preoccupa l'avan-
zata dell'ultra destra.
Alexis Tsipras appare all'improvviso. Tre minuti in tutto. Scende di corsa le
scale del quartiere generale e si affaccia su piazza Koumoun dourus già pie-
na di gente. Le voci diventano grida e le grida si trasformano in un boato.
"Le proiezioni confermano i sondaggi e gli exit poll", scandisce il leader
di Syriza. "Siamo nettamente in testa. Siamo il primo partito in Grecia".
Le proiezioni ufficiali, quelle diffuse dal ministero degli Interni, rafforza-
no i primi dati apparsi in tv e sulla rete: la coalizione della sinistra radica-
le si assesta attorno al 26-27 per cento. Conferma lo stesso risultato ottenu-
to due anni fa, dopo la crisi del governo dominato dal Pasok.
Portogallo - Lisbona
A poco più d'un anno dalla vittoria alle politiche, il centrodestra del premier
Pedro Passos Coelho sembra aver perso una buona fetta di consensi.
Nei primi exit poll la coalizione formata dai Socialdemocratici e dai conser-
vatori del Cds si sarebbe fermata attorno al 25-29 per cento. In testa è invece
il partito Socialista di Francisco Assis, che avrebbe ottenuto tra il 30 e il 36
per cento dei voti. Al terzo posto l'alleanza comunista-verde (11-15 per cento).
In calo rispetto al 2009 l'estrema sinistra.
Continua... to be continued...
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domenica 25 maggio 2014
Sport - calcio / Champions League: il Real Madrid ha vinto il derby con l'Atletico
25 maggio '14 - domenica 25th May / Sunday visione post - 9
FINALE di Champions
Real Madrid - Atletico M. 4 - 1
Ancelotti record: terzo trionfo nella C.L. / Ha eguagliato
Paisley per numero di coppe conquistate, ma lui lo ha fat-
to con 2 squadre diverse / E alla fine dice: "Il Real ci ha
sempre creduto"
La Decima porterà per sempre il suo marchio: Carlo Ancelotti, primo allenatore di sempre a vincere tre Champions con due squadre diverse (Milan e Real Madrid, a tre era arrivato anche Bob Paisley ma guidando sempre il Liverpool), primo ad arrivare a quota 5 Champions tra giocatore e tecnico, e a questo punto davanti a lui resta soltanto Gento, che ne ha conquistate 6, tutte da calciatore.

Inizio di partita:
Luis Figo con la Coppa (orecchiuta) a ricordare a tutti che Real Madrid
e Atletico Madrid si giocano la coppa a Lisbona
LA GIOIA — "Abbiamo sofferto, ma abbiamo meritato - ha spiegato Ancelotti - Ci abbiamo provato e ci siamo riusciti, seppur con difficoltà. Abbiamo segnato nel recupero, abbiamo sempre creduto di poter pareggiare e alla fine tutto è andato bene. Se avessi potuto scrivere io il copione, avrei detto un gol nel primo tempo, uno nel secondo e uno alla fine: 3-0. E invece è andata così. Siamo stati anche fortunati. La Champions l'abbiamo fatta tutto bene, la chiave è stata la semifinale, dove abbiamo demolito il Bayern e quella partita ci ha dato fiducia per la finale. Purtroppo non siamo arrivati nel modo migliore a questa partita, con Pepe fuori e Benzema al 50%. Resto sicuro al Real, sarei rimasto comunque ma ora sono un po' più comodo in panchina". Su Ramos: "Miglior difensore? Direi miglior centravanti" - scherza.
TRIONFO — Ci sono altri numeri che premiano Carletto che al primo anno al Real, tanto per fare un esempio, ha fatto meglio di José Mourinho, non uno qualunque. Lo Special One portò a casa solo la Coppa del Re, Ancelotti ha fatto l'accoppiata, come gli riuscì anche nel 2003 sulla panchina del Milan, anche lì al primo anno dall'inizio, visto che era arrivato la stagione precedente subentrando a Terim a campionato in corso. L'uomo che "preferisce la coppa" (il titolo della sua autobiografia) ha colpito ancora.
Real - Atletico 0 - 1
Lo stacco di testa di Diego Godin su Khedira: Casillas è fuori posizione
Il portiere del Real non riesce a rimediare: è l'1.0 dell'Atletico
Casillas medita sul suo errore, preoccupato per la svolta data alla partita nel 1° tempo
Lucianone
FINALE di Champions
Real Madrid - Atletico M. 4 - 1
Ancelotti record: terzo trionfo nella C.L. / Ha eguagliato
Paisley per numero di coppe conquistate, ma lui lo ha fat-
to con 2 squadre diverse / E alla fine dice: "Il Real ci ha
sempre creduto"
La Decima porterà per sempre il suo marchio: Carlo Ancelotti, primo allenatore di sempre a vincere tre Champions con due squadre diverse (Milan e Real Madrid, a tre era arrivato anche Bob Paisley ma guidando sempre il Liverpool), primo ad arrivare a quota 5 Champions tra giocatore e tecnico, e a questo punto davanti a lui resta soltanto Gento, che ne ha conquistate 6, tutte da calciatore.
Inizio di partita:
Luis Figo con la Coppa (orecchiuta) a ricordare a tutti che Real Madrid
e Atletico Madrid si giocano la coppa a Lisbona
LA GIOIA — "Abbiamo sofferto, ma abbiamo meritato - ha spiegato Ancelotti - Ci abbiamo provato e ci siamo riusciti, seppur con difficoltà. Abbiamo segnato nel recupero, abbiamo sempre creduto di poter pareggiare e alla fine tutto è andato bene. Se avessi potuto scrivere io il copione, avrei detto un gol nel primo tempo, uno nel secondo e uno alla fine: 3-0. E invece è andata così. Siamo stati anche fortunati. La Champions l'abbiamo fatta tutto bene, la chiave è stata la semifinale, dove abbiamo demolito il Bayern e quella partita ci ha dato fiducia per la finale. Purtroppo non siamo arrivati nel modo migliore a questa partita, con Pepe fuori e Benzema al 50%. Resto sicuro al Real, sarei rimasto comunque ma ora sono un po' più comodo in panchina". Su Ramos: "Miglior difensore? Direi miglior centravanti" - scherza.
TRIONFO — Ci sono altri numeri che premiano Carletto che al primo anno al Real, tanto per fare un esempio, ha fatto meglio di José Mourinho, non uno qualunque. Lo Special One portò a casa solo la Coppa del Re, Ancelotti ha fatto l'accoppiata, come gli riuscì anche nel 2003 sulla panchina del Milan, anche lì al primo anno dall'inizio, visto che era arrivato la stagione precedente subentrando a Terim a campionato in corso. L'uomo che "preferisce la coppa" (il titolo della sua autobiografia) ha colpito ancora.
Real - Atletico 0 - 1
Lo stacco di testa di Diego Godin su Khedira: Casillas è fuori posizione
Il portiere del Real non riesce a rimediare: è l'1.0 dell'Atletico
Casillas medita sul suo errore, preoccupato per la svolta data alla partita nel 1° tempo
Lucianone
giovedì 22 maggio 2014
Sport - calcio / serie A - 38^ e ultima giornata 2013/14
22 maggio '14 - giovedì 22nd May / Thursday visione post - 26
Risultati delle partite
Udinese 3 Catania 2 Genoa 1 Juventus 3 Chievo 2 Fiorentina 2
Sampdoria 3 Atalanta 1 Roma 0 Cagliari 0 Inter 1 Torino 2
Lazio 1 Milan 2 Napoli 5 Parma 2
Bologna 0 Sassuolo 1 Verona 1 Livorno 0
Classifica finale
JUVENTUS (campione) 102 / Roma 85 / Napoli 78 / Fiorentina 65 / Inter 60 /
Parma 58 / Torino, Milan 57 / Lazio 56 / Verona 54 / Atalanta 50 /
Sampdoria 45 / Genoa, Udinese 44 / Cagliari 39 / Chievo 36 / Sassuolo 34 /
Catania 32 / Bologna 29 / Livorno 25
LA JUVE E LA CARICA DEI 102
Tutto lo 'Juventus Stadiium' ai piedi di Antonio Conte /
Gli ultrà provano a rovinare tutto: ma finalmente il resto
dei tifosi reagisce / Pirlo: "Volevamo vincere per superare
i cento punti" / Llorente: "Il gol più importante è stato al
Verona: era un momento delicato ed era il primo".
La Roma perde anche in casa del Genoa e chiude a -17.
Finisce amaramente per il Toro con Cerci che sbaglia il
rigore decisivo al 94' . Ne approfitta il Parma che entra
in Europa League. Per il Milan inutile vittoria col Sas-
suolo.
Situazione finale con quadro completo
Scudetto - Juventus
Retrocesse in serie B - Bologna, Catania, Livorno
Champions League - Juventus, Roma, Napoli
Europa League - Fiorentina, Inter, Parma
I marziani e il nulla dietro di loro (1^ parte)
Dietro ogni numero c'è sempre una storia, un racconto da interpretare. Chi parla di
freddezza delle cifre non le conosce e non le ama. E questo cubitale 102 bianconero
ha il fascino misterioso di una creatura mai vista, è un meteorite precipitato sulla
Terra: se ne parlerà per decenni, forse finchè la gente avrà voglia di giocare a pallo-
ne, finchè esisteranno campionati e squadre. E' l'Everest: più in alto non si va.
Qui siamo molto oltre la statistica r i record: 102 punti rappresentano infatti la sostanza
di una squadra formidabile, irraggiungibile, la sua continuità e il suo codice genetico.
Ma sono anche la dimensione di una voragine, la profondità dell'abisso, perchè tra la
Juventus e gli altri c'è il nulla, o quasi. 17 punti più della Roma, seconda, e 24 più del
Napoli, terzo. Settanta punti più del Catania terzultimo, cioè il primo dei sommersi: si-
gnifica che il campionato non p uno ma almeno tre, o quattro, un insieme di blocchi lon-
tanissimi, di forze assurdamente diseguali, colpa anche della paurosa eclisse di Milan
e Inter. La prova, superflua, che venti squadre sono troppe e che il livello medio del
nostro calcio è sempre più basso, e non certo per colpa della Juve che passeggia sulle
macerie.
Non si vincono 33 partite su 38, e 19 su 19 in casa, se molti tra gli avversari non sono
friabili o smarriti. Aveva ragione Capello, con buona pace di Conte: la serie A non è
allenante, e questa è la faccia nascosta (ma neanche troppo) della Luna bianconera.
Due eliminazioni consecutive in Europa, contro avversari in fondo appena normali co-
me Galatasaray e Benfica, nel cuore della trionfale campagna d'Italia misurano le di-
stanze e la strada ancora da percorrere. Del resto, senza consapevolezza del limite
non cresce nessuno.
(da la Repubblica / RSport - 19/05/'14 - Maurizio Crosetti)
Disuguaglianze anche nel calcio della A
Con l'introduzione dei 3 punti in classifica, in caso di vittoria di una
squadra, si era detto a suo tempo che ci sarebbe stato un bel balzo
in avanti di chi se ne avvantaggiava, e che quindi gli scarti tra un
team e l'altro sarebbero stati più notevoli. E ciò è puntualmente av-
venuto. Ma da circa due, forse tre anni questi balzi e scarti si stan-
no facendo sempre più netti e marcati, fino ad arrivare, quest'anno
a dei distacchi quasi astronomici. Le cause sono diverse, ma certa-
mente la più sicura, palpabile è l'abbassamento del livello tecnico-
tattico di parecchie squadre, e poi la mancanza di talenti registi al
livello di quelli avuti in passato, e pure di bomber attaccanti puri.
E qui la nota dolente è la sovrabbondanza di giocatori stranieri, e
la mancanza di un settore giovanile nostrano vero e proprio: si sa,
è il mercato aperto che non fa crescere giocatori italiani più o me-
no talentuosi. Ormai si va alla ricerca dei pezzi pregiati, per lo più
stranieri, si formano squadre forti con giocatori (di solito atranieri)
più pagati sul mercato - la stessa Juventus ha seguito questo trend
(con successo, naturalmente) - e intanto i piccoli club si devono ac-
contentare degli scarti (in maggioranza italiani) che spesso non so-
no più tanto giovani (Toni, Di Natale e lo stesso Totti sono stati ec-
cezioni) ma fanno gruppo e spesso panchina. Insomma c'è mancan-
za di giovani giocatori italiani, che abbiamo trascurato sempre più
per cercare i fuoriclasse stranieri, che spesso sono invece dei flop,
e l'investimento in giovani vivai locali è ormai fatto da pochissime
squadre- E poi a lungo andare la differenza si vede, in termini so-
prattutto di disuguaglianza nei risultati e in classifica. (Lucianone)
Lucianone
Risultati delle partite
Udinese 3 Catania 2 Genoa 1 Juventus 3 Chievo 2 Fiorentina 2
Sampdoria 3 Atalanta 1 Roma 0 Cagliari 0 Inter 1 Torino 2
Lazio 1 Milan 2 Napoli 5 Parma 2
Bologna 0 Sassuolo 1 Verona 1 Livorno 0
Classifica finale
JUVENTUS (campione) 102 / Roma 85 / Napoli 78 / Fiorentina 65 / Inter 60 /
Parma 58 / Torino, Milan 57 / Lazio 56 / Verona 54 / Atalanta 50 /
Sampdoria 45 / Genoa, Udinese 44 / Cagliari 39 / Chievo 36 / Sassuolo 34 /
Catania 32 / Bologna 29 / Livorno 25
LA JUVE E LA CARICA DEI 102
Tutto lo 'Juventus Stadiium' ai piedi di Antonio Conte /
Gli ultrà provano a rovinare tutto: ma finalmente il resto
dei tifosi reagisce / Pirlo: "Volevamo vincere per superare
i cento punti" / Llorente: "Il gol più importante è stato al
Verona: era un momento delicato ed era il primo".
La Roma perde anche in casa del Genoa e chiude a -17.
Finisce amaramente per il Toro con Cerci che sbaglia il
rigore decisivo al 94' . Ne approfitta il Parma che entra
in Europa League. Per il Milan inutile vittoria col Sas-
suolo.
Situazione finale con quadro completo
Scudetto - Juventus
Retrocesse in serie B - Bologna, Catania, Livorno
Champions League - Juventus, Roma, Napoli
Europa League - Fiorentina, Inter, Parma
Dietro ogni numero c'è sempre una storia, un racconto da interpretare. Chi parla di
freddezza delle cifre non le conosce e non le ama. E questo cubitale 102 bianconero
ha il fascino misterioso di una creatura mai vista, è un meteorite precipitato sulla
Terra: se ne parlerà per decenni, forse finchè la gente avrà voglia di giocare a pallo-
ne, finchè esisteranno campionati e squadre. E' l'Everest: più in alto non si va.
Qui siamo molto oltre la statistica r i record: 102 punti rappresentano infatti la sostanza
di una squadra formidabile, irraggiungibile, la sua continuità e il suo codice genetico.
Ma sono anche la dimensione di una voragine, la profondità dell'abisso, perchè tra la
Juventus e gli altri c'è il nulla, o quasi. 17 punti più della Roma, seconda, e 24 più del
Napoli, terzo. Settanta punti più del Catania terzultimo, cioè il primo dei sommersi: si-
gnifica che il campionato non p uno ma almeno tre, o quattro, un insieme di blocchi lon-
tanissimi, di forze assurdamente diseguali, colpa anche della paurosa eclisse di Milan
e Inter. La prova, superflua, che venti squadre sono troppe e che il livello medio del
nostro calcio è sempre più basso, e non certo per colpa della Juve che passeggia sulle
macerie.
Non si vincono 33 partite su 38, e 19 su 19 in casa, se molti tra gli avversari non sono
friabili o smarriti. Aveva ragione Capello, con buona pace di Conte: la serie A non è
allenante, e questa è la faccia nascosta (ma neanche troppo) della Luna bianconera.
Due eliminazioni consecutive in Europa, contro avversari in fondo appena normali co-
me Galatasaray e Benfica, nel cuore della trionfale campagna d'Italia misurano le di-
stanze e la strada ancora da percorrere. Del resto, senza consapevolezza del limite
non cresce nessuno.
(da la Repubblica / RSport - 19/05/'14 - Maurizio Crosetti)
Disuguaglianze anche nel calcio della A
Con l'introduzione dei 3 punti in classifica, in caso di vittoria di una
squadra, si era detto a suo tempo che ci sarebbe stato un bel balzo
in avanti di chi se ne avvantaggiava, e che quindi gli scarti tra un
team e l'altro sarebbero stati più notevoli. E ciò è puntualmente av-
venuto. Ma da circa due, forse tre anni questi balzi e scarti si stan-
no facendo sempre più netti e marcati, fino ad arrivare, quest'anno
a dei distacchi quasi astronomici. Le cause sono diverse, ma certa-
mente la più sicura, palpabile è l'abbassamento del livello tecnico-
tattico di parecchie squadre, e poi la mancanza di talenti registi al
livello di quelli avuti in passato, e pure di bomber attaccanti puri.
E qui la nota dolente è la sovrabbondanza di giocatori stranieri, e
la mancanza di un settore giovanile nostrano vero e proprio: si sa,
è il mercato aperto che non fa crescere giocatori italiani più o me-
no talentuosi. Ormai si va alla ricerca dei pezzi pregiati, per lo più
stranieri, si formano squadre forti con giocatori (di solito atranieri)
più pagati sul mercato - la stessa Juventus ha seguito questo trend
(con successo, naturalmente) - e intanto i piccoli club si devono ac-
contentare degli scarti (in maggioranza italiani) che spesso non so-
no più tanto giovani (Toni, Di Natale e lo stesso Totti sono stati ec-
cezioni) ma fanno gruppo e spesso panchina. Insomma c'è mancan-
za di giovani giocatori italiani, che abbiamo trascurato sempre più
per cercare i fuoriclasse stranieri, che spesso sono invece dei flop,
e l'investimento in giovani vivai locali è ormai fatto da pochissime
squadre- E poi a lungo andare la differenza si vede, in termini so-
prattutto di disuguaglianza nei risultati e in classifica. (Lucianone)
Lucianone
Storie - Usa / sport: generosità di gemella
22 maggio '14 - giovedì 22nd May / Thursday visione post - 5
La corsa delle gemelle tredicenni
che ha commosso l'America
E' la generosità di una sorella o qualcosa di più?
(da 'Corriere della Sera' - 16/05/2014 - Paolo Di Stefano)
La favola di Claire che soccorre la gemella e la porta al traguardo
"Quando tratti con tuo fratello. sii cortese, ma guarda di avere un testimone".
E' un pensiero del poeta greco Esiodo, che in tutta evidenza non doveva essere
particolarmente fiducioso nei rapporti tra consanguinei. Forse avrebbe cambiato
idea se avesse visto le fotografie di Chloe Gruenke e della sua gemella Claire,
tredici anni: l'una, Chloe, presa sulle spalle dall'altra, Claire, lungo la pista di
atletica di Trenton, nell'Illinois, durante gli 800 metri di corsa organizzati dal-
la scuola media della città.
Il racconto - Chloe è in testa ma sente un forte dolore alla coscia e sulla prima
curva del secondo giro si lascia cadere per terra: Claire è indietro, con il gruppo,
e avvicinandosi alla sorella dolorante decide di fermarsi, le chiede cos'è successo,
non ci pensa due volte e se la carica sulle spalle. Mancano 370 metri all'arrivo e
Claire a piccoli passi, con il suo doppio in lacrime sulla schiena, , stringe i denti,
comincia a sentire l'urlo della folla che la spinge ad andare avanti e non molla.
Le loro compagne-avversarie hanno già tagliato il traguardo , ma prima dell'ar-
rivo Claire non è abbastanza contenta della sua generosità, fa scendere sua so-
rella e la esorta a precederla. Chloe la trascina con sè e arrivano insieme.
Pubblico in delirio. "Guarda di avere un testimone". Sulla pista di Trenton ce
n'era qualche centinaio, di testimoni. Compreso l'allenatore delle gemelle, che
intervistato da una tv locale ha detto quel che doveva dire: "Alleno da vent'an-
ni, ho seguito più di duecento gare, ma è la prima volta che mi sono scese le la-
crime. Una scena del genere vale più di un trofeo". Anche papà Gruenke ha
detto quel che non poteva non dire: "Sono orgoglioso delle mie figlie".
La televisione ha ripreso le immagini, e le due ragazze, che a vederle correre
non sembrano modelli di eleganza atletica, sono diventate due eroine del fair
play sportivo. Biondine, la stessa coda di cavallo, la stessa carnagione pallida,
la stessa fronte spaziosa, la stessa casacca arancione, Claire decisamente più
minuta di Chloe, che nel sorriso giulivi esibisce un vuoto infantile tra i denti.
Forse ha ragione Esiodo - Per un gesto del genere non basta essere fratelli,
bisogna essere qualcosa in più. Bisogna avere convissuto per nove mesi nello
stesso grembo materno, bisogna essere (stati) etimologicamente simbiotici,
un'anima in due corpi, bisogna che uno consideri l'altro la parte migliore di
sè, come dice lo scrittore Giorgio Pressburger parlando del siuo fratello ge-
mello Nicola: "E' la parte migliore di me". E chissà se Claire avrebbe avuto
lo stesso istinto di soccorso se Chloe fosse stata "solo" la sua sorella. Ma pro-
babilmente non è vero neanche questo, se si va a sfogliare la letteratura sul-
l'argomento: non solo "I due gemelli" dello stesso Pressburger", un roman-
zo di grande sottigliezza psicologica che racconta la rivalità (ambigua) dovu-
ta all'amore per la stessa donna. Tanto meno se si ricorre a Carlo Goldoni,
che in una nota commedia mise in scena i garbugli, destinati a risolversi tra-
gicamente, che nascono dall'identità dello sciocco Zanetto e del saggio Toni-
no, non copie ma opposti e complementari l'uno all'altro.
Le due gemelline che hanno commosso gli americani
ll filone letterario dei gemelli , in effetti, viene da molto lontano e precede
persino la leggenda fratricida di Romolo e Remo, affondando nel mito. Ma
insomma, in genere, a conti fatti, non si può dare tutto il torto a Esiodo,
benchè Plauto cerchi di smentirlo, buttandola nel comico, con i suoi due
Menecmi, omonimi oltre che identici e solidali a vita. Fu il modello cui si
ispirò Shakespeare quando scrisse la celebre "Commedia degli equivoci",
dove la coppia gemellare viene ulteriormente raddoppiatam creando una
vertigine farsesca. - Va da sè che di tutto ciò sono giustamente ignare le
due sorelle Gruenke...
Lucianone
La corsa delle gemelle tredicenni
che ha commosso l'America
E' la generosità di una sorella o qualcosa di più?
(da 'Corriere della Sera' - 16/05/2014 - Paolo Di Stefano)
La favola di Claire che soccorre la gemella e la porta al traguardo
"Quando tratti con tuo fratello. sii cortese, ma guarda di avere un testimone".
E' un pensiero del poeta greco Esiodo, che in tutta evidenza non doveva essere
particolarmente fiducioso nei rapporti tra consanguinei. Forse avrebbe cambiato
idea se avesse visto le fotografie di Chloe Gruenke e della sua gemella Claire,
tredici anni: l'una, Chloe, presa sulle spalle dall'altra, Claire, lungo la pista di
atletica di Trenton, nell'Illinois, durante gli 800 metri di corsa organizzati dal-
la scuola media della città.
Il racconto - Chloe è in testa ma sente un forte dolore alla coscia e sulla prima
curva del secondo giro si lascia cadere per terra: Claire è indietro, con il gruppo,
e avvicinandosi alla sorella dolorante decide di fermarsi, le chiede cos'è successo,
non ci pensa due volte e se la carica sulle spalle. Mancano 370 metri all'arrivo e
Claire a piccoli passi, con il suo doppio in lacrime sulla schiena, , stringe i denti,
comincia a sentire l'urlo della folla che la spinge ad andare avanti e non molla.
Le loro compagne-avversarie hanno già tagliato il traguardo , ma prima dell'ar-
rivo Claire non è abbastanza contenta della sua generosità, fa scendere sua so-
rella e la esorta a precederla. Chloe la trascina con sè e arrivano insieme.
Pubblico in delirio. "Guarda di avere un testimone". Sulla pista di Trenton ce
n'era qualche centinaio, di testimoni. Compreso l'allenatore delle gemelle, che
intervistato da una tv locale ha detto quel che doveva dire: "Alleno da vent'an-
ni, ho seguito più di duecento gare, ma è la prima volta che mi sono scese le la-
crime. Una scena del genere vale più di un trofeo". Anche papà Gruenke ha
detto quel che non poteva non dire: "Sono orgoglioso delle mie figlie".
La televisione ha ripreso le immagini, e le due ragazze, che a vederle correre
non sembrano modelli di eleganza atletica, sono diventate due eroine del fair
play sportivo. Biondine, la stessa coda di cavallo, la stessa carnagione pallida,
la stessa fronte spaziosa, la stessa casacca arancione, Claire decisamente più
minuta di Chloe, che nel sorriso giulivi esibisce un vuoto infantile tra i denti.
Forse ha ragione Esiodo - Per un gesto del genere non basta essere fratelli,
bisogna essere qualcosa in più. Bisogna avere convissuto per nove mesi nello
stesso grembo materno, bisogna essere (stati) etimologicamente simbiotici,
un'anima in due corpi, bisogna che uno consideri l'altro la parte migliore di
sè, come dice lo scrittore Giorgio Pressburger parlando del siuo fratello ge-
mello Nicola: "E' la parte migliore di me". E chissà se Claire avrebbe avuto
lo stesso istinto di soccorso se Chloe fosse stata "solo" la sua sorella. Ma pro-
babilmente non è vero neanche questo, se si va a sfogliare la letteratura sul-
l'argomento: non solo "I due gemelli" dello stesso Pressburger", un roman-
zo di grande sottigliezza psicologica che racconta la rivalità (ambigua) dovu-
ta all'amore per la stessa donna. Tanto meno se si ricorre a Carlo Goldoni,
che in una nota commedia mise in scena i garbugli, destinati a risolversi tra-
gicamente, che nascono dall'identità dello sciocco Zanetto e del saggio Toni-
no, non copie ma opposti e complementari l'uno all'altro.
Le due gemelline che hanno commosso gli americani
ll filone letterario dei gemelli , in effetti, viene da molto lontano e precede
persino la leggenda fratricida di Romolo e Remo, affondando nel mito. Ma
insomma, in genere, a conti fatti, non si può dare tutto il torto a Esiodo,
benchè Plauto cerchi di smentirlo, buttandola nel comico, con i suoi due
Menecmi, omonimi oltre che identici e solidali a vita. Fu il modello cui si
ispirò Shakespeare quando scrisse la celebre "Commedia degli equivoci",
dove la coppia gemellare viene ulteriormente raddoppiatam creando una
vertigine farsesca. - Va da sè che di tutto ciò sono giustamente ignare le
due sorelle Gruenke...
Lucianone
martedì 20 maggio 2014
Sport - calcio / Serie B - 40^ giornata 2013/14
20 maggio '14 - martedì 20th May / Tuesday visione post - 35
Risultati delle partite
Varese 1 Empoli 3 Palermo 1 Padova 2 Modena 1
Brescia 2 Novara 1 Carpi 2 Pescara 1 Avellino 0
Virtus Lanciano 2 Reggina 1 Juve Stabia 2 Trapani 2
Spezia 2 Cesena 2 Crotone 2 Ternana 1
Classifica squadre
PALERMO 82 / Empoli 68 / Cesena 65 / Latina 64 / Modena 62 / Bari 60 /
Crotone 59 / Siena, Spezia, Lanciano 58 / Trapani 57 / Avellino 56 / Carpi 55 /
Brescia 53 / Pescara 51 / Ternana 48 / Cittadella 45 / Varese, Novara 43 /
Padova 38 / Reggina 28 / Juve Stabia 19
Classifica marcatori
giocatori gol totali rigori
Mancosu /Trapani 25 4
Tavano /Empoli 20 3
Babacar /Modena 20 4
Pavoletti /Varese 19 2
Antenucci /Ternana 19 7
Caracciolo /Brescia 18 5
Maccarone /Empoli 15 1
Jonathas /Latina 14 1
Gabalinov /Avellino 14 2
Hernandez /Palermo 14 5
Continuazione... to be continued...
Risultati delle partite
Varese 1 Empoli 3 Palermo 1 Padova 2 Modena 1
Brescia 2 Novara 1 Carpi 2 Pescara 1 Avellino 0
Virtus Lanciano 2 Reggina 1 Juve Stabia 2 Trapani 2
Spezia 2 Cesena 2 Crotone 2 Ternana 1
Classifica squadre
PALERMO 82 / Empoli 68 / Cesena 65 / Latina 64 / Modena 62 / Bari 60 /
Crotone 59 / Siena, Spezia, Lanciano 58 / Trapani 57 / Avellino 56 / Carpi 55 /
Brescia 53 / Pescara 51 / Ternana 48 / Cittadella 45 / Varese, Novara 43 /
Padova 38 / Reggina 28 / Juve Stabia 19
Classifica marcatori
giocatori gol totali rigori
Mancosu /Trapani 25 4
Tavano /Empoli 20 3
Babacar /Modena 20 4
Pavoletti /Varese 19 2
Antenucci /Ternana 19 7
Caracciolo /Brescia 18 5
Maccarone /Empoli 15 1
Jonathas /Latina 14 1
Gabalinov /Avellino 14 2
Hernandez /Palermo 14 5
Continuazione... to be continued...
lunedì 19 maggio 2014
SOCIETA' / moderna - Il nuovo popolo globalizzato (e rivoluzionario)
19 maggio '14 - lunedì 19th May / Monday visione post - 31
(da la Repubblica - 15/05/2014 - di Thomas L. Friedman, Hanoi/Vietnam)
IL POPOLO DELLA PIAZZA
Penso proprio che inizierò a viaggiare più spesso da Kiev a Hanoi. E' soltanto quando hai
la possibilità di recarti in due luoghi apparentemente così tanto privi di connessione alcuna
che ti rendi conto davvero dei big trend. E uno dei big trend di cui mi sono accorto è
l'affermarsi del "Popolo della Piazza".
Nel 2004 il politologo di Harvard Samuel Huntington parlò di una "superclasse" globale
che si andava affermando, quella degli "Uomini di Davos". Si riferiva a chi prendeva parte al
Forum economico mondiale di Davos: un'élite transnazionale e cosmopolita, formata da appar-
tenenti al mondo dell'hitech, della finanza, delle multinazionali, del mondo accademico e delle
Ong. Gli uomini di Davos avevano "scarso bisogno di lealtà nazionale" e più in comune tra loro
dei loro concittadini, sosteneva Huntington. Oltretutto, avevano anche le competenze giuste per
trarre beneficio in modo sproporzionato dalla nuova globalizzazione dei mercati e dal diffonder-
si delle tecnologie dell'informazione.
Beh, a distanza di dieci anni, mentre la rivoluzione dell'Information Technology e la globalizza-
zione sono state democratizzate e si sono espanse, e siamo passati dai laptop per le élite agli
smartphone per tutti, dai network per i pochi fortunati di Davos a Facebook per tutti, e dai ric-
chi che potevano parlare dalle stanze del potere in esclusiva, a chiunque oggi può rispondere su
Twitter ai propri leader - sta vedendo la luce una nuova forza politica globale, più grande e più
importante degli uomini di Davos. Io la chiamo il Popolo della Piazza. - E' formato per lo pià
da giovani , che aspirano a standard di vita migliori e a una maggiore libertà, che perseguono le
riforme o la rivoluzione (a seconda del governo che si ritrovano), e sono collegati gli uni agli al-
tri dal fatto di ammassarsi nelle piazze o ritrovarsi in massa in qualche piazza virtuale o in en-
trambe, e sono uniti più da una direzione comune nella quale vorrebbero avviare le loro società
che da un programma comune. Questo Popolo ormai l'abbiamo visto nelle piazze di Tunisi,
del Cairo, di Istanbul, Nuova Delhi, Damasco, Tripoli, Beirut, Sana'a, Teheran, Mosca, Rio,
Tel Aviv, e Kiev, come pure nelle piazze virtuali di Arabia Saudita, Cina e Vietnam.
Questi tre ultimi paesi hanno un numero insolitamente grande di utenti di Facebook, Twitter o
YouTube, o dei loro equivalenti cinesi, che complessivamente formano una piazza virtuale nel-
la quale ritrovarsi , entrare in contatto , promuovere il cambiamento, e sfidare l'autorità.
Il blogger più popolare in Vietnam, Nguyen Quang Lap, ha più follower di qualsiasi giornale
governativo qui a Hanoi. In Arabia Saudita uno degli hashtag più popolari di Twitter è "If I
met the King I would tell him" (se iincontro il re, glielo dico).
Ma il Popolo della Piazza non sta soltanto addensando le sue file e appropriandosi di sempre
maggior potere. "Il nostro obiettivo è che entro tre anni ogni vietnamita possegga uno smartpho-
ne", mi ha detto Nguyen Manh Hung, a capo del Viettel Group, una società di telecomunicaziio-
ni vietnamita. "Stiamo mettendo a punto uno smartphone che costi ,meno di 40 dollari, ma il no-
stro obbiettivo è scendere sotto i 35. Facciamo pagare due dollari al mese per Internet, per la
connessione a un pc, e 2,50 per i servizi voice da smartphone". Dato che i media vietnamiti so-
no soggetti a una rigida censura, non è un caso se 22 su 90 milioni di vietnamiti hanno una pagi-
na Facebook. Soltanto due anni fa erano otto milioni. Il Vietnam ha centomila giovani che stu-
diano all'estero: dieci anni fa erano un decimo. E sono tutti Popolo della Piazza del futuro.
Certo, il Popolo della Piazza rappresenta politichediverse, compresi i Fratelli musulmani in Egit-
to e gli ultranazionalisti a Kiev. Ma il trend dominante che pervade tutti loro è uno solo: "Ades-
so abbiamo gli strumenti per vedere come vivono tutti gli altri, comprese le opportunità che ci
sono all'estero e quanto sono corrotti i nostri leader in patria. E non tollereremo all'infinito di vi-
vere in un posto nel quale non possiamo realizzare il nostro pieno potenziale. Oltretutto, adesso
abbiamo gli strumenti per partecipare e fare qualcosa in proposito".
Come dice un esperto vietnamita di politica estera, in un modo o in un altro il Popolo della Piaz-
za "chiede un nuovo contratto sociale" con la vecchia guardia che ha dominato la politica. "La
gente vuole fare sentire la propria voce in ogni dibattito importante", per non parlare della richie-
sta di scuole migliori, strade e legalità. Il Popolodella Piazza fa anche presto a instaurare parago-
ni con gli altri. "Perchè quei thai escono a manifestare e noi non possiamo?".
Il Popolo della Piazza in Ucraina vuole associarsi all'Unione europea non soltanto perchè crede
che essa sia la chiave per la prosperità, ma anche perchè crede che le leggi europee, le norme
giudiziarie, gli standard richiesti e il requisito della trasparenza forzeranno quei cambiamenti che
vogliono a casa loro ma che non possono essere generati nè dall'alto nè dal basso. E i riformisti
vietnamiti vogliono per gli stessi motivi entrare a far parte del Partenariato transpacifico.
A differenza degli Uomini di Davos, il Popolo della Piazza vuole sfruttare l'economia globale per
riformare i propri paesi, non per innalzarsi sopra di essi.
A Hanoi ho tenuto un discorso sulla globalizzazione all'università. Poi ho chiacchierato con Anh
Nguyen, una giovane studentessa di 19 anni che mi ha rivolto alcune domande interessanti. La
sua conversazione era inframmezzata dalle espressioni tipiche della Piazza:"Sento di avere più
potere... Penso che il Vietnam possa cambiare... Per favore racconti a tutto il mondo l'enorme
caso di appropriazione indebita (in una società statale di spedizione) portato alla luce qui. Prima
la gente se ne sarebbe rimasta zitta, ma adesso è arrivata la sentenza con la condanna a morte
dei responsabili. Questo ha stupito moltissimo la popolazione... Adesso non tutti i grossi boss
si sentiranno protetti dal governo.... Riceviamo molte informazioni da fonti diverse di tutto il mon-
do. E questo ci apre gli occhi". Anh Nguyen ha aggiunto anche: Rispetto ai miei genitori, sento
di avere molte più possibilità di perseguire il mio pieno potenziale, ma non ancora quanto vorrei".
(traduzione di Anna Bissanti)
Continua... to be continued...
(da la Repubblica - 15/05/2014 - di Thomas L. Friedman, Hanoi/Vietnam)
IL POPOLO DELLA PIAZZA
Penso proprio che inizierò a viaggiare più spesso da Kiev a Hanoi. E' soltanto quando hai
la possibilità di recarti in due luoghi apparentemente così tanto privi di connessione alcuna
che ti rendi conto davvero dei big trend. E uno dei big trend di cui mi sono accorto è
l'affermarsi del "Popolo della Piazza".
Nel 2004 il politologo di Harvard Samuel Huntington parlò di una "superclasse" globale
che si andava affermando, quella degli "Uomini di Davos". Si riferiva a chi prendeva parte al
Forum economico mondiale di Davos: un'élite transnazionale e cosmopolita, formata da appar-
tenenti al mondo dell'hitech, della finanza, delle multinazionali, del mondo accademico e delle
Ong. Gli uomini di Davos avevano "scarso bisogno di lealtà nazionale" e più in comune tra loro
dei loro concittadini, sosteneva Huntington. Oltretutto, avevano anche le competenze giuste per
trarre beneficio in modo sproporzionato dalla nuova globalizzazione dei mercati e dal diffonder-
si delle tecnologie dell'informazione.
Beh, a distanza di dieci anni, mentre la rivoluzione dell'Information Technology e la globalizza-
zione sono state democratizzate e si sono espanse, e siamo passati dai laptop per le élite agli
smartphone per tutti, dai network per i pochi fortunati di Davos a Facebook per tutti, e dai ric-
chi che potevano parlare dalle stanze del potere in esclusiva, a chiunque oggi può rispondere su
Twitter ai propri leader - sta vedendo la luce una nuova forza politica globale, più grande e più
importante degli uomini di Davos. Io la chiamo il Popolo della Piazza. - E' formato per lo pià
da giovani , che aspirano a standard di vita migliori e a una maggiore libertà, che perseguono le
riforme o la rivoluzione (a seconda del governo che si ritrovano), e sono collegati gli uni agli al-
tri dal fatto di ammassarsi nelle piazze o ritrovarsi in massa in qualche piazza virtuale o in en-
trambe, e sono uniti più da una direzione comune nella quale vorrebbero avviare le loro società
che da un programma comune. Questo Popolo ormai l'abbiamo visto nelle piazze di Tunisi,
del Cairo, di Istanbul, Nuova Delhi, Damasco, Tripoli, Beirut, Sana'a, Teheran, Mosca, Rio,
Tel Aviv, e Kiev, come pure nelle piazze virtuali di Arabia Saudita, Cina e Vietnam.
Questi tre ultimi paesi hanno un numero insolitamente grande di utenti di Facebook, Twitter o
YouTube, o dei loro equivalenti cinesi, che complessivamente formano una piazza virtuale nel-
la quale ritrovarsi , entrare in contatto , promuovere il cambiamento, e sfidare l'autorità.
Il blogger più popolare in Vietnam, Nguyen Quang Lap, ha più follower di qualsiasi giornale
governativo qui a Hanoi. In Arabia Saudita uno degli hashtag più popolari di Twitter è "If I
met the King I would tell him" (se iincontro il re, glielo dico).
Ma il Popolo della Piazza non sta soltanto addensando le sue file e appropriandosi di sempre
maggior potere. "Il nostro obiettivo è che entro tre anni ogni vietnamita possegga uno smartpho-
ne", mi ha detto Nguyen Manh Hung, a capo del Viettel Group, una società di telecomunicaziio-
ni vietnamita. "Stiamo mettendo a punto uno smartphone che costi ,meno di 40 dollari, ma il no-
stro obbiettivo è scendere sotto i 35. Facciamo pagare due dollari al mese per Internet, per la
connessione a un pc, e 2,50 per i servizi voice da smartphone". Dato che i media vietnamiti so-
no soggetti a una rigida censura, non è un caso se 22 su 90 milioni di vietnamiti hanno una pagi-
na Facebook. Soltanto due anni fa erano otto milioni. Il Vietnam ha centomila giovani che stu-
diano all'estero: dieci anni fa erano un decimo. E sono tutti Popolo della Piazza del futuro.
Certo, il Popolo della Piazza rappresenta politichediverse, compresi i Fratelli musulmani in Egit-
to e gli ultranazionalisti a Kiev. Ma il trend dominante che pervade tutti loro è uno solo: "Ades-
so abbiamo gli strumenti per vedere come vivono tutti gli altri, comprese le opportunità che ci
sono all'estero e quanto sono corrotti i nostri leader in patria. E non tollereremo all'infinito di vi-
vere in un posto nel quale non possiamo realizzare il nostro pieno potenziale. Oltretutto, adesso
abbiamo gli strumenti per partecipare e fare qualcosa in proposito".
Come dice un esperto vietnamita di politica estera, in un modo o in un altro il Popolo della Piaz-
za "chiede un nuovo contratto sociale" con la vecchia guardia che ha dominato la politica. "La
gente vuole fare sentire la propria voce in ogni dibattito importante", per non parlare della richie-
sta di scuole migliori, strade e legalità. Il Popolodella Piazza fa anche presto a instaurare parago-
ni con gli altri. "Perchè quei thai escono a manifestare e noi non possiamo?".
Il Popolo della Piazza in Ucraina vuole associarsi all'Unione europea non soltanto perchè crede
che essa sia la chiave per la prosperità, ma anche perchè crede che le leggi europee, le norme
giudiziarie, gli standard richiesti e il requisito della trasparenza forzeranno quei cambiamenti che
vogliono a casa loro ma che non possono essere generati nè dall'alto nè dal basso. E i riformisti
vietnamiti vogliono per gli stessi motivi entrare a far parte del Partenariato transpacifico.
A differenza degli Uomini di Davos, il Popolo della Piazza vuole sfruttare l'economia globale per
riformare i propri paesi, non per innalzarsi sopra di essi.
A Hanoi ho tenuto un discorso sulla globalizzazione all'università. Poi ho chiacchierato con Anh
Nguyen, una giovane studentessa di 19 anni che mi ha rivolto alcune domande interessanti. La
sua conversazione era inframmezzata dalle espressioni tipiche della Piazza:"Sento di avere più
potere... Penso che il Vietnam possa cambiare... Per favore racconti a tutto il mondo l'enorme
caso di appropriazione indebita (in una società statale di spedizione) portato alla luce qui. Prima
la gente se ne sarebbe rimasta zitta, ma adesso è arrivata la sentenza con la condanna a morte
dei responsabili. Questo ha stupito moltissimo la popolazione... Adesso non tutti i grossi boss
si sentiranno protetti dal governo.... Riceviamo molte informazioni da fonti diverse di tutto il mon-
do. E questo ci apre gli occhi". Anh Nguyen ha aggiunto anche: Rispetto ai miei genitori, sento
di avere molte più possibilità di perseguire il mio pieno potenziale, ma non ancora quanto vorrei".
(traduzione di Anna Bissanti)
Continua... to be continued...
domenica 18 maggio 2014
Sport - Tennis / Internazionali di Roma: trionfa la Wlliams, ma Errani infortunata
18 maggio '14 - domenica 18th May / Sunday visione post - 11
Terzo successo di Serena Williams a Roma
Batte Sara Errani per 6-3, 6-0 ma pesano i problemi fisici
dell'azzurra / "Sono rimasta in campo - dice la Errani - per
rispettare questo splendido pubblico" / Adesso è in dubbio
la partecipazione di Sara nella finale di doppio.
Non è il finale sognato, nemmeno immaginato. Sara Errani ha appena firmato il break su Serena Williams e serve per riagganciarla sul 4-4, il Foro Italico la sostiene al massimo, ma un dolore muscolare rovina tutto. La palla del controbreak, nemmeno la rincorre, e quando l'azzurra sparisce nel tunnel per l'inevitabile trattamento medico, irrompe la paura di non vederla rientrare. Invece Sarita riappare al centro del campo e a testa alta incassa il 6-3 6-0 che regala il titolo alla statunitense, terzo a Roma dopo quelli del 2002-2013 e 60° in carriera. Ma gli applausi vanno alla Errani, gamba sinistra fasciata e lacrime che scorrono sul viso, prima fra le umane in questa edizione degli Internazionali.
Le lacrime di Sara Errani; si è infortunata a metà finale
TENSIONE — "Mi dispiace moltissimo - sono le prime parole di Sara Errani - siete stati meravigliosi tutta la settimana e sono rimasta in campo solo per voi" dice dopo essere stata consolata nel suo angolo dal presidente del Coni Giovanni Malagò. A stoppare l'azzurra potrebbe essere stato un problema ai flessori della gamba sinistra, ma saranno i medici a dire se è a rischio la partecipazione al Roland Garros. Certa è soltanto la tensione che aleggiava sul Centrale fin dalle prime battute del match: tanti errori e pochi vincenti da una parte e dall'altra della rete, qualcosa di più simile a Risiko che a una partita di tennis.

WILLIAMS — Il primo break Williams arriva subito dopo un doppio fallo e un errore a rete dell'azzurra, troppo contratta per poter far male alla statunitense. Quando finalmente arriva un vincente (e palla del controbreak) nel terzo game, Serena si salva col nastro, e ancora col nastro conquista il 3-0. Sembra partita chiusa, come nelle previsioni della vigilia, invece la regina Usa sbaglia più del previsto e concede a Sarita il primo game. Potrebbe accorciare ancora, la Errani, ma anche la seconda palla break svanisce con un ace imprendibile. Scorre senza brividi il 4-2 Sara, poi finalmente la "cichi" prende il coraggio a due mani e trova la via per strappare il servizio. Match riaperto finalmente, il volume del pubblico sale al massimo, ma è un'illusione. Al posto del 4-4 arriva l'infortunio che di fatto mette fine al match.
Lucianone
Terzo successo di Serena Williams a Roma
Batte Sara Errani per 6-3, 6-0 ma pesano i problemi fisici
dell'azzurra / "Sono rimasta in campo - dice la Errani - per
rispettare questo splendido pubblico" / Adesso è in dubbio
la partecipazione di Sara nella finale di doppio.
Non è il finale sognato, nemmeno immaginato. Sara Errani ha appena firmato il break su Serena Williams e serve per riagganciarla sul 4-4, il Foro Italico la sostiene al massimo, ma un dolore muscolare rovina tutto. La palla del controbreak, nemmeno la rincorre, e quando l'azzurra sparisce nel tunnel per l'inevitabile trattamento medico, irrompe la paura di non vederla rientrare. Invece Sarita riappare al centro del campo e a testa alta incassa il 6-3 6-0 che regala il titolo alla statunitense, terzo a Roma dopo quelli del 2002-2013 e 60° in carriera. Ma gli applausi vanno alla Errani, gamba sinistra fasciata e lacrime che scorrono sul viso, prima fra le umane in questa edizione degli Internazionali.
Le lacrime di Sara Errani; si è infortunata a metà finale
TENSIONE — "Mi dispiace moltissimo - sono le prime parole di Sara Errani - siete stati meravigliosi tutta la settimana e sono rimasta in campo solo per voi" dice dopo essere stata consolata nel suo angolo dal presidente del Coni Giovanni Malagò. A stoppare l'azzurra potrebbe essere stato un problema ai flessori della gamba sinistra, ma saranno i medici a dire se è a rischio la partecipazione al Roland Garros. Certa è soltanto la tensione che aleggiava sul Centrale fin dalle prime battute del match: tanti errori e pochi vincenti da una parte e dall'altra della rete, qualcosa di più simile a Risiko che a una partita di tennis.
REGINA — Serena quasi non festeggia, riesce solo a dire "mi dispiace" quando incrocia lo sguardo della Errani a fine match. Per la statunitense è il successo numero 60 in carriera, ad appena 7 da Billie Jean King. Sono 53, inoltre, le vittorie sulla terra (2 sconfitte) da quando nel 2012 si è convinta che poteva tornare a essere competitiva anche su questa superficie. Sara Errani, invece, conserva l'undicesimo posto nel ranking Wta, respingendo per il momento l'attacco di Flavia Pennetta. Al di là dei numeri, una settimana in cui cadono sotto i suoi colpi la cinese Li Na e la serba Jankovic è comunque da ricordare, sopratutto perché è accaduto a Roma.
(da Gazzetta.it)
(da Gazzetta.it)
Lucianone
Lettere - Sherpa ed Everest / Animali e carni: origine dei nomi
18 maggio '14 - domenica 18th May / Sunday visione post - 11
Sui poveri Sherpa, sul poverissimo, sfruttato Everest ho trovato
finalmente una lettera giusta giusta che descrive benissimo quel
ora desolato quadro di zone, dove un tempo erano uomini/alpinisti
eroici per le gesta e le sfide che vi andavano a compiere, immorta-
late da foto e immagini storiche, conservate in archivio e trasmes-
se talvolta in tv in epici documentari.
Adesso la realtà, come ben dice la lettera, è sempre più misera
e pietosa (pensando alla 'pietas' da avere per gli sherpa sfruttati).
Interessante è la lettera che segue, sull'origine precisa dei nomi
dati ad animali e carni di derivazione strettamente anglosassone,
e... anche normanna..
(Lucianone)
__________________
In cima all'Everest sulla sedia gestatoria
C'è voluta una slavina e i relativi morti per iniziare a dare una calmata
ai troppi alpinisti della domenica, disposti a pagare cifre spropositate
per avere i permessi per scalare l'Everest e per pagarsi la truppa di
sherpa. Ora i portatori sono giustamente scesi in sciopero. L'ascesa al
monte più alto del mondo è ormai diventato uno status symbol, non la
dimostrazione di essere abili alpinisti. Per quello bisogna salire il K2 o
uno dei Gasherbrum. - Si smetta di permettere a chiunque, purchè fa-
coltoso di arrivare fino in cima all'Everest. Il più delle volte avviene
quasi a bordo di una sedia gestatoria. Chi vuole arrivare fin lì ce la
faccia con le proprie forze, senza sherpa e senza ossigeno. Altrimenti
stia a casa.
Teodoro Lascella
(da la Repubblica - 27 aprile 2014 / LettereCommenti&Idee)
Perche animali e carni hanno nomi diversi
Leggo sul "Venerdì" del 25 aprile la motivazione per cui in inglese
l'animale vivo e la sua carne hanno nomi diversi: secondo l'antropo-
logo Edmund R. Leach, "rivelerebbe il disagio dell'uomo nel cibarsi
della propria vittima". Ma non vedo perchè questo si debba applica-
re solo agli inglesi, popolo fra l'altro molto amante della caccia.
Io sono una insegnante di inglese e ho sempre insegnato ai miei alun-
ni che questi diversi nomi derivano dalla differenza linguistica/sociale
che esisteva in Inghilterra dopo la conquista normanna del 1066. Gli
Anglosassoni, ridotti allo stato di servi, allevavano gli animali vivi,
che quindi tuttora portano nomi di origine germanica (pig, cow, calf,
sheep); i Normanni invece, classe dirigente, mangiavano gli animali
arrostiti, quindi ancora oggi questi hanno nomi di origine romanza
(pork, beef, veal, mutton). Riguardo a questo, si può consultare an-
che Walter Scott, in una famosa pagina di "Ivanhoe".
Lorenza Xella
(da la Repubblica - 27/04/'14 / LettereCommenti&Idee)
Lucianone
Sui poveri Sherpa, sul poverissimo, sfruttato Everest ho trovato
finalmente una lettera giusta giusta che descrive benissimo quel
ora desolato quadro di zone, dove un tempo erano uomini/alpinisti
eroici per le gesta e le sfide che vi andavano a compiere, immorta-
late da foto e immagini storiche, conservate in archivio e trasmes-
se talvolta in tv in epici documentari.
Adesso la realtà, come ben dice la lettera, è sempre più misera
e pietosa (pensando alla 'pietas' da avere per gli sherpa sfruttati).
Interessante è la lettera che segue, sull'origine precisa dei nomi
dati ad animali e carni di derivazione strettamente anglosassone,
e... anche normanna..
(Lucianone)
__________________
In cima all'Everest sulla sedia gestatoria
C'è voluta una slavina e i relativi morti per iniziare a dare una calmata
ai troppi alpinisti della domenica, disposti a pagare cifre spropositate
per avere i permessi per scalare l'Everest e per pagarsi la truppa di
sherpa. Ora i portatori sono giustamente scesi in sciopero. L'ascesa al
monte più alto del mondo è ormai diventato uno status symbol, non la
dimostrazione di essere abili alpinisti. Per quello bisogna salire il K2 o
uno dei Gasherbrum. - Si smetta di permettere a chiunque, purchè fa-
coltoso di arrivare fino in cima all'Everest. Il più delle volte avviene
quasi a bordo di una sedia gestatoria. Chi vuole arrivare fin lì ce la
faccia con le proprie forze, senza sherpa e senza ossigeno. Altrimenti
stia a casa.
Teodoro Lascella
(da la Repubblica - 27 aprile 2014 / LettereCommenti&Idee)
Perche animali e carni hanno nomi diversi
Leggo sul "Venerdì" del 25 aprile la motivazione per cui in inglese
l'animale vivo e la sua carne hanno nomi diversi: secondo l'antropo-
logo Edmund R. Leach, "rivelerebbe il disagio dell'uomo nel cibarsi
della propria vittima". Ma non vedo perchè questo si debba applica-
re solo agli inglesi, popolo fra l'altro molto amante della caccia.
Io sono una insegnante di inglese e ho sempre insegnato ai miei alun-
ni che questi diversi nomi derivano dalla differenza linguistica/sociale
che esisteva in Inghilterra dopo la conquista normanna del 1066. Gli
Anglosassoni, ridotti allo stato di servi, allevavano gli animali vivi,
che quindi tuttora portano nomi di origine germanica (pig, cow, calf,
sheep); i Normanni invece, classe dirigente, mangiavano gli animali
arrostiti, quindi ancora oggi questi hanno nomi di origine romanza
(pork, beef, veal, mutton). Riguardo a questo, si può consultare an-
che Walter Scott, in una famosa pagina di "Ivanhoe".
Lorenza Xella
(da la Repubblica - 27/04/'14 / LettereCommenti&Idee)
Lucianone
sabato 17 maggio 2014
Sport - calcio / Liga spagnola: Atletico Madrid campione
18 maggio '14 - sabato 18th May / Saturday visione post - 14
Barcellona - Atletico Madrid 1 - 1
Finisce in parità al Camp Nou: Godin risponde a Sanchez.
Atletico Madrid campione di Spagna per la decima volta.
17 MAGGIO 2014 - BARCELLONA
Più della sfortuna, più della fatica, più della paura. Partido a partido, il Cholo Simeone porta l'Atletico alla sua decima Liga, la prima dal '96, la seconda dal '77. L'incredibile finale del Camp Nou finisce 1-1 e col pareggio l'Atletico tiene il Barcellona a 3 punti e spezza il duopolio Barça-Madrid che durava dal 2005. Una partita che per i colchoneros è come il loro campionato: passione, lavoro, solidarietà, sforzo, unità. E calcio, naturalmente.
LACRIME BIANCOROSSE — Quasi 100.000 persone al Camp Nou, meno di 500 dell'Atletico, Xavi e Neymar in panchina, Atletico con la formazione tipo. Il problema per il Cholo è la sfiga, componente importante nella storia dell'Atletico che nello spazio di 8 minuti, tra il 14' e il 22', gli porta via Diego Costa e Arda Turan, entrambi infortunati e via dal campo in lacrime. Problemi muscolari, Simeone che scuote il capo, Arda che sbatte la mano per terra in segno di rabbia, poi tutti in panchina a piangere pensando non solo a oggi ma anche alla finale di Champions in programma tra una settimana. Sono due colpi durissimi che l'Atletico incassa facendo entrare Adrian e Raul Garcia e provando a non sprofondare psicologicamente. L'operazione sembra riuscire,
ché èèl Barça preme ma non combina granchè.

Il Barcellona si carica prima di inizio partita
Lucianone
Barcellona - Atletico Madrid 1 - 1
Finisce in parità al Camp Nou: Godin risponde a Sanchez.
Atletico Madrid campione di Spagna per la decima volta.
17 MAGGIO 2014 - BARCELLONA
Più della sfortuna, più della fatica, più della paura. Partido a partido, il Cholo Simeone porta l'Atletico alla sua decima Liga, la prima dal '96, la seconda dal '77. L'incredibile finale del Camp Nou finisce 1-1 e col pareggio l'Atletico tiene il Barcellona a 3 punti e spezza il duopolio Barça-Madrid che durava dal 2005. Una partita che per i colchoneros è come il loro campionato: passione, lavoro, solidarietà, sforzo, unità. E calcio, naturalmente.
LACRIME BIANCOROSSE — Quasi 100.000 persone al Camp Nou, meno di 500 dell'Atletico, Xavi e Neymar in panchina, Atletico con la formazione tipo. Il problema per il Cholo è la sfiga, componente importante nella storia dell'Atletico che nello spazio di 8 minuti, tra il 14' e il 22', gli porta via Diego Costa e Arda Turan, entrambi infortunati e via dal campo in lacrime. Problemi muscolari, Simeone che scuote il capo, Arda che sbatte la mano per terra in segno di rabbia, poi tutti in panchina a piangere pensando non solo a oggi ma anche alla finale di Champions in programma tra una settimana. Sono due colpi durissimi che l'Atletico incassa facendo entrare Adrian e Raul Garcia e provando a non sprofondare psicologicamente. L'operazione sembra riuscire,
ché èèl Barça preme ma non combina granchè.
Il Barcellona si carica prima di inizio partita
Lucianone
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