6 - 7 marzo '20 - venerdì / sabato 6th, 7th March / Friday - Saturdsy visione post - 12 Venerdì 6 marzo
Protezione civile: 3.916 malati, 197 morti (4,25%). I guariti sono 523 (11,14%).
Iss: mortalità in Italia inferiore alla Cina.
Bergamo: contagiati prefetto e questore. Matera, prefetto positivo; stop udienze in tribunale.
Colpito anche il prefetto di Brescia. Primo caso in Vaticano.
Viminale e Miur: "Falsa notizia delle scuole chiuse fino al 5 aprile".
Il presidente Mattarella nomina Commendatore il comandante della Diamond Princess
Gennaro Arma Iss, lo scenario dell'Italia diventerà europeo "E' molto importante che noi siamo un Paese pilota; come vedete dai dati, anche europei, altri Paesi sono in una fase della curva epidemica più precoce rispetto a quella che viviamo noi, ma è uno scenario che dovremo prepararci ad affrontare come uno scenario europeo". Così il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro.
AGGIORNAMENTO sabato 7 marzo) Borrelli (Protezione Civile): "In Italia 5061 contagiati, 1145 più di ieri. Per vincere il virus cambiamo il modo di vivere". Le vittime oggi sono 233, ieri erano 197. I guariti 589, quindi 66 in più di ieri.. L'appello dell'Iss: "Basta superficialità, serve attenzione". In arrivo il decreto su nuove zone rosse e gialle più diffuse. Tensione nel carcere di Salerno. ROMA - E' del 29,24% l'aumento dei malati di coronavirus in Italia rispetto a venerdì. Si è passati dai 3.916 di ieri ai 5.061 di oggi. Il numero delle vittime, invece, è salito del 18,27%, dai 197 di ieri ai 233 di oggi. Quello dei guariti è salito del 12,62%, passando dai 523 di ieri ai 589 di oggi. E' quanto si evince dai dati diffusi da Angelo Borrelli della Protezione Civile nella conferenza stampa quotidiana sul coronavirus.
"Per vincere il virus dobbiamo cambiare modo di vivere", ha detto Borrelli in conferenza stampa. "No ad atteggiamenti superficiali. Serve grande attenzione e consapevolezza da parte di tutti" sono invece le parole del presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro. "Gli anziani - ha aggiunto - in virtù della loro fragilità, assumano un comportamento di protezione e si muovano meno possibile. Se devono muoversi evitino luoghi affollati e soprattutto non si rechino in sale di attese di studi medici, pronto soccorso o altri luoghi dove avvengono contatti stretti. Chi ha dispnea e febbre, specie se in età avanzata, chiami il proprio medico e chieda assistenza. Sono i due sintomi più frequenti per le persone che vanno incontro a decesso". Per quanto riguarda la mortalità legata al virus i dati aggiornati confermano quelli del primo studio. L'età media dei pazienti deceduti e positivi a covid-19 è 81.4. Le donne sono 48 (31.0%). Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,6. I decessi avvengono in grandissima parte dopo gli 80 anni e in persone con importanti patologie pre-esistenti: nel dettaglio la mortalità è del 14,3% oltre i 90 anni, dell'8,2% tra 80 e 89, del 4% tra 70 e 79, dell'1,4% tra 60 e 69 e dello 0,1% tra 50 e 59, mentre non si registrano decessi sotto questa fascia d'età. Complessivamente, 21 pazienti (15,5% del campione) presentavano 0 o 1 patologia, 25 (18,5%) presentavano 2 patologie e 70 (60,3%) presentavano 3 o più patologie; per 19 pazienti non è stato ancora possibile recuperare ad oggi l'informazione. Ipertensione e cardiopatia ischemica si confermano le patologie più frequenti. Così sempre l'istituto superiore di sanità in una nota. Il nuovo decreto in bozza: "Chiusa la Lombardia e altre 11 provincie". Scuole chiuse nella zona rossa fino al 3 aprile. Un nuovo provvedimento del governo estende la zona rossa. Spostamenti bloccati, permessi solo in caso di emergenza. Chiuse palestre, piscine e centri benessere, musei, centri culturali, cinema, teatri e stazioni sciistiche. Centri commerciali aperti solo dal lunedì al venerdì. Governatori critici. Fontana: "Direzione giusta, bozza pasticciata". Bonaccini: "Cerchiamo soluzioni più coerenti". Sono state definite le nuove misure nazionali di contenimento dell'emergenza. Nell'articolo 1 della bozza del nuovo decreto del governo compare il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 11 province, e l'estensione delle zone controllate a Piemonte ed Emilia-Romagna. Nel dettaglio, le province diventate "zona rossa" sono le seguenti: Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Tutte le nuove disposizioni sono valide dall'8 marzo fino al 3 aprile. Non pienamente soddisfatti i governatori di Lombardia ed Emilia Romagna. Attilio Fontana commenta: "La bozza del provvedimento del governo sembra andare nella direzione giusta ma non posso non evidenziare che sia a dir poco pasticciata". Più critico Stefano Bonaccini: "Ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise". Lucianone
4 marzo '20 - mercoledì 4th March / Wednesday visione post - 6
(da la Repubblica - 28 febbraio '20 - Primo piano / di Michele Serra) Quanto è piccolo il mondo del virus - Nel pianeta brulicante l'isolamento perde di colpo la sua consistenza. E il contagio serve a farci sentire, nel vivo della nostra paura, che dal Po a Wuhan i passi sono pochi - Si sa che il virus viaggia a bordo degli esseri umani, e dunque là dove gli umani si diradano ci
si sente, istintivamente, meno esposti al contagio. Nelle vallate appenniniche svuotate dall'indu-
strializzazione, l'isolamento - secolare svantaggio - diventa un beffardo sollievo. Le misure di
sicurezza, come tante altre cose, sono a misura di città, dell'Italia inurbata, aggregata, densa,
laddove respirarsi addosso è la regola. Mantenersi a due metri di distanza dalle altre persone,
evitare i luoghi affollati, considerare ogni promiscuità come un potenziale pericolo: in luoghi
dove ci sono più lupi e cinghiali che uomini, non sono avvertenze che possono lasciare il se-
gno. Perchè la mascherina, se a fiatarti addosso non sono gli uomini, è la montagna?
La zona rossa del Lodigiano è solo a mezz'ora di macchina ma a Sud del Po, quando la terra
si inarca e diventa Appennino, puoi camminare nei boschi o lavorare nei campi giornate inte-
re senza incontrare anima viva. A sera, nei bar e nelle trattorie, i telegiornali fanno l'effetto del
rapporto da un fronte lontano. Musei, cinema, teatri: chi li ha visti? Qualche cinema ancora c'e-
ra, fino a trent'anni fa, nelle cittadine di fondovalle. Adesso niente, nemmeno una sala parroc-
chiale Si conservano, in qualche antro buoi e deserto, mai più visitato se non dai proprietari,
i vecchi proiettori. Con ragnatele o senza a seconda della cura postuma. venne Pupi Avati, un
paio di estati fa, grazie al benemerito interesse della Cineteca di Bologna, a rendere omaggio
a quei cimeli, e a parlare in piazza, applauditissimo. E dunque se l'isolamento deve essere la regola, in queste valli svuotate, così lontane da Roma
e non abbastanza vicine a Bologna, la tentazione di farne ragione di rivincita fa capolino, nei
primi giorni,nelle chiacchere serali. "Ci hanno lasciati soli? Meglio per noi". Ma dura poco.
Dura il tempo - due giorni? tre giorni? - di accorgersi che anche l'agricoltore, la parrucchiera,
il pensionato, lo studente, sono andati e tornati. Per luoghi, e da luoghi, che sono ben oltre il
Po e sovente anche oltre l'Italia. Che i pendolari sono tanti, lungo le strade di fondovalle, scen-
dono e risalgono, salgono e ridiscendono. Che i ragazzi vanno a studiare lontano. Che i charter
sono pieni di gente che non ha più il cinems in paese, eppure va in Paesi lontanissimi, per lavo-
ro o per svago. Che ormai un quarto dell'umanità (un quarto!) prende l'aereo, cambia latitudine
e longitudine, sovverte il fuso orario. - Un quarto dell'umanità, circa due miliardi di persone,
cioè quante ne bastano per rendere promiscuo oltre l'immaginabile un pianeta che ancora si af-
fida (disperatamente?) alla divisione di Nazione, Regione, Provincia, nella speranza di mettere
ordine in un caos brulicante di spostamenti, rapporti, scambi, conflitti, migrazioni. Adesso che
perfino il Continente - se non come unità amministrativa, come entità geografica - oramai ri-
sulta inadeguato, superato dagli eventi...
Arrivano quassù, le prime notizie di contagi della porta accanto, contratti a valle. Il medico
che lavora in ospedale. La famiglia che è andata a cena dai parenti a X, e come poteva sape-
re? Addirittura il sindaco del paese accanto. Le persone che per lavoro incontrano altre per-
sone, nelle infinite assemblee, piccole e grandi, dove l'umanità amministra se stessa. Nessu-
no è davvero immune. Nessuno. - Ed ecco che l'isolamento perde di colpo la sua consisten-
za, diciamo la sua scorza. Ci si rende conto, nel bene e nel male, di essere meno soli di
quanto si pensava. Si cammina nel bosco con diverso spirito,, in fondo al bosco c'è la stra-
da, in fondo alla strada il paese, oltre il paese il fondovalle, l'autostrada, il mondo. La pos-
sibilità di contagio (di TUTTI i contagi) è proporzionale all'energia del mondo, il brulican-
te mondo degli umani in movimento. Il contagio è morte (in minuscola percentuale) ma è
anche vita, l'inevitabile cozzo delle traiettorie, dei viaggi, dei corpi in movimento. Ti sen-
ti meno lontano, anzi molto più vicino al medico di Codogno, e al remoto pensionato di
Vò Euganeo (che viene dal latino vadum, guado, passaggio).
Per mille volte camminare nel bosco, da solo, ti ha fatto pensare, anzi ti ha fatto sentire,
che la sola lettura possibile del mondo è olistica, complessiva, tutto è in relazione con tut-
to. E appunto: sicome tutto è in relazione con tutto, è normale, anzi è giusto che il primo
brivido di sollievo (qui siamo in pochi! Qui siamo in salvo!) sia stato presto corretto dal-
la percezione che no, nessun uomo è un'isola. Almeno a questo serve il contagio. Farci
sentire, nel vivo della nostra carne, e della nostra paura, e del nostro sacrosanto rifiuto
della paura, che di qui al Po, e alla Cina, e all'Iran, i passi sono pochi.
1 marzo '20 - domenica 1st March / Sunday Visione post - 13
(da il manifesto - 28 febbraio '20 - community / di Sarantis Thanopulos) La paura di essere contagiati dal Coronavirus ha un fondamento concreto: un rischio più alto di
morire rispetto alla normale influenza, specialmente se si è anziani e già sofferenti di altre malattie.
La paura reale di essere contagiati viene dalla voglia di vivere.
Il pericolo dell'infezione virale è associato a un pericolo incomparabilmente più catastrofico: il de-
grado ambientale a partire dalle variazioni climatiche, l'inquinamento e le pessime condizioni igie-
niche in cui vive la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. Vista in questa prospetti-
va l'influenza da Coronavirus è solo uno dei sintomi, il più immediatamente percepibile, di una
malattia del nostro modo di vivere , nei confronti della quale non si sviluppa una paura vera, effi-
cace che mobiliti la ricerca di soluzioni. Siamo di fatto dissociati: la nostra attenzione è rivolta
alla possibilità di ammalarsi e non all'incuranza di cui siamo già ammalati che mette a repenta-
glio, in modo altrettanto reale e ben più grave, la nostra sopravvivenza fisica.
E' ovvio che il rischio (relativo) di morire oggi pesi pesi più di un rischio (più serio) di morire
domani. E' meno ovvio il fatto che la mobilitazione per far fronte al primo non tiene assoluta-
mente conto di una prospettiva più ampia che includa una politica preventiva nei confronti del
secondo. Le prescrizioni con cui si cerca di affrontare il contagio riflettono in modo inequivo-
cabile una mentalità che occupa un ruolo centrale nella genesi del degrado della nostra vita:
la logica dell'isolamento, della comunicazione remota, in cui la lontananza si finge prossimità,
l'ostilità verso ciò che non è addomesticato, metabolizzato secondo i codici della nostra auto-
referenzialità. L'individuo isolato vive in un presente permanente, ha dimenticato l'ieri e non
si preoccupa del domani.
Le misure cautelari che portano a una restrizione del movimento nei focolai dell'infezione e
all'isolamento dei contagiati sono necessarie, ma il modo di intenderle da parte dell'opposi-
zione e del governo, sembra più dettato da una logica autoritaria, da "stato d'eccezione", di congelamento degli scambi e dei rapporti, per la prima (l'opposizione), e da una logica di
difesa dalle accuse di mancanza di rigore e di inefficienza, per il secondo (governo).
Gli appelli dei medici che si occupano dei contagi ad abbassare i toni, sono stati ignorati o
zittiti da virologi mediatici che danno la loro battaglia in televisione. Non è questo il mo-
do migliore per approntare un sistema efficace di contenimento della diffusione del virus,
che non sia prevalentemente reattivo; questa è piuttosto la strada per incentivare la paura
nei confronti dell'untore. La psicologia del coprifuoco, le tonnellate di amuchina con cui
si aspira di candeggiare la propria vita, le mascherine che dovrebbero essere usate per
non contagiare e vengono, invece, usate per non essere contagiati, illuminano la tenden-
za strisciante a chiudersi ai legami con gli altri, a cui la presenza del virus ha offerto l'ali-
bi necessario per manifestarsi apertamente. Quando ci si ritira dalla vita, contraendosi
psichicamente, si temono come destabilizzanti la sua complessità e imprevedibilità. Co-
sì la paura di essere ammalati di una cosa concreta può essere facilmente infiltrata dalla
paura , che prende silenziosamente il sopravvento , di essere ammalati di qualcosa di in-
definibile, intrusivo che se ci riuscisse a mettere davvero a fuoco si rivelerebbe essere
il vivere stesso.
Il mondo globalizzato è chiuso all'alterità, al nostro contatto coinvolgente, profondo con
gli altri. Il desiderio è diffusamente vissuto come esposizione pericolosa all'altro e perce-
pito come contagio di cui egli è portatore. Per ciò le nostre paure tendono a essere incon-
sciamente conformate alla paura della contaminazione e quando un'infezione virulenta
fa la sua apparizione , funziona come un cerino acceso nel barile di petrolio.
26 febbraio '20 - mercoledì 26th February / Wednesday visione post - 11
LOMBARDIA - coronavirus Collaboratrice del governatore Fontana positiva / Fontana in isolamento Una stretta collaboratrice del governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è risultata positiva al coronavirus. "Purtroppo è risultata essere positiva al corunavirus", ha annunciato Fontana su Facebook spiegando che si metterà in quarantena per due settimane pur essendo risultato negativo. "Da oggi qualcosa cambierà - dice - perché anche io mi atterrò alle istruzioni date dall'Istituto superiore della sanità, per cui per due settimane cercherò di vivere in una sorta di auto-isolamento che soprattutto preservi le persone che lavorano con me".
I numeri del contagio
Sono 12 i decessi legati a coronavirus Sars-Cov-2. L'ultima vittima è un uomo di Lodi di 69 anni, con patologie respiratorie pregresse, morto in Emilia Romagna. L'aggiornamento in serata del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, sommata alle novità arrivate in tarda serata da quattro regioni danno questa situazione sui conteggi a proposito dell'epidemia Covid-19: Lombardia 305 casi, Veneto 71, Emilia Romagna 47, Liguria 16, Piemonte, Lazio, Marche e Sicilia 3, Toscana 2, Alto Adige, Campania e Puglia 1. Il totale è di 456, questa sera alle 23. Trentasei sono in terapia intensiva. Rispetto a martedì sera, i positivi sono cresciuti di 131 ed è la più forte crescita da quando, il 29 gennaio, il coronavirus è stato diagnosticato in Italia.
In serata il presidente della Regione Liguria ha segnalato che sono risultati positivi al primo tampone altri dieci ospiti di uno dei due hotel di Alassio. E così la Regione Marche ha segnalato altri due contagiati. E, ancora, la Lombardia ha aggiornato pesantemente la sua conta. Infine, primo caso in Puglia: è un uomo che risiede nella provincia di Taranto, di ritorno da Codogno. E primo caso in Campania: una giovane ucraina di ritorno da Cremona. In tutte queste "positività" serve la conferma, attraverso un secondo tampone, dell'Istituto superiore di Sanità.
ROMA - coronavirus.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: "Incubo recessione, dobbiamo
fermare il panico". E chiede alla Rai toni più bassi.
Di Maio prepara una campagna internazionale contro le fake news sull'Italia. Ricciardi: "Allarme da ridimensionare, il 95% guarisce". E il governo frena sull'ipotesi di un rinvio del referendum.
"È il momento di abbassare i toni, dobbiamo fermare il panico". Giuseppe Conte è nella sede della Protezione civile di Roma con a fianco il commissario per il coronavirus Angelo Borrelli e tutti i ministri. Collegati in teleconferenza ci sono i governatori, invitati a coordinarsi con il governo, ma senza i toni perentori del giorno prima. Perché a spaventare adesso, insieme al rischio di un'emergenza sanitaria, sono le conseguenze della paura incontrollata sul sistema Paese. Tanto che da Chigi è partita una telefonata alla Rai: "Basta allarmismi". E che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha preparato un piano "contro le fake news su di noi nel resto del mondo".
Il danno economico delle chiusure imposte nell'area colpita e le cautele estese a tutt'Italia (l'annullamento di convegni, fiere, eventi pubblici, gite scolastiche) è già difficile da calcolare. Ma unito a quello delle misure ingiustificate stabilite da altri Stati, e al serpeggiare della paura nella vita quotidiana di milioni di cittadini, potrebbe mettere in ginocchio il Paese rendendo ancora più complicata la gestione della crisi. I report economici arrivati sul tavolo del governo sono impietosi. Prevedono una nuova recessione e ricordano che le province colpite (Pavia, Lodi, Cremona e Milano) valgono il 12% del pil italiano e il 2% di quello dell'eurozona. "Solo nella zona rossa - spiega un ministro - ci sono 63 aziende medio grandi, senza contare negozi ed esercizi commerciali, con oltre 4000 occupati e 1,7 miliardi di fatturato nel 2019. Intervenire in modo drastico è stato fondamentale, ma dobbiamo fare attenzione affinché tutte le misure siano proporzionate e non controproducenti".
23 febbraio '20 - domenica 23rd February / Sunday visione post - 17
(da la Repubblica - 19 gennaio '20 - L'Amaca / Michele Serra) Un licenziamento ingiusto In ogni banda, anche la più efferata, c'è sempre la figura del cretino entusiasta. Uno che rischia
di mandare tutto all'aria perchè, per l'ansia di vantarsi con gli amici, svela i piani. E' un ruolo
che è toccato al ministro brasiliano della Cultura, che ha solennemente introdotto una premia-
zione (a vantaggio "dell'arte nazionale, eroica e popolare") con citazioni di Goebbels e il Lohen- grin come colonna sonora. Non era in divisa nazista, questo è vero, ma non gli è bastato per
non farsi accorgere. Lo hanno subito allontanato dal governo, ma è lecito domandarsi se sia
giusto. Il suo capo, l'ex parà Jair Bolsonaro, nipote di immigrati veneti, prima ancora di essere
trionfalmente eletto presidente del Brasile era diventato una celebrità mondiale per la brutali-
tà delle sue posizioni politiche. Fautore della tortura (per i delinquenti, ovviamente), della pe-
na di morte, della liberalizzazione delle armi da fuoco, sprezzante con gli indios e per questo
molto amato dagli agrari, machista, razzista, omofobo: basta per considerarlo un fascista?
Forse possiamo anche aggiungere queste due sue amabili esternazioni: "Le cose cambieran-
no solo quando un giorno faremo il lavoro che il regime militare non ha fatto, uccidendo 30
mila persone"; "se vedo due uomini che si baciano per strada, li uccido". Il Salvini, al con-
fronto, è un padre costituente, Vinte le elezioni il Bolsonaro deve avere assunto un tutor, op-
pure assunto dei farmaci, perchè per meglio figurare in società ha adottato un eloquio un pò
più controllato. Ma quante tonnellate di ipocrisia devono servire, a un tipo così, per licenzia-
re un ministro nazista?
23 febbraio '20 - domenica 23rd February / Sunday visione post - 15
(da la Repubblica - 17 gennaio '20 - di Erri De Luca) Condannateci e salvate il pianeta - Lo scrittore cresciuto sotto la minaccia del Vesuvio si rivolge alle nuove generazioni: "Inchiodate potenti e adulti alle loro responsabilità" - I terremoti , le eruzioni manifestano in superficie il subbuglio di forze che scuotono la crosta terrestre. Il vulcano della mia infanzia napoletana era il certificato di residenza provvisorie mes-
so a oriente del golfo. Appartengo a una comunità abituata a vivere sotto intimazione di sfratto.
La bellezza abbagliante del suo panorama è opera di immense catapulte dal basso verso l'al-
to che sconvolgono periodicamente la faccia del suolo. Altrove la terra ha cambiato i conno-
tati innalzando montagne dal fondo del mare. Imparavo che la bellezza era effetto di scatena-
mento di energie compresse, era profondità rivelata.
Nella gran tela La fucina di Vulcano, Diego Velàzquez dipinge la visita di Apollo alla forgia
di fabbro del dio preposto al fuoco. Esposto al museo del Prado a Madrid, il quadro sta a im-
magine simbolica della mia città di origine. La superficie della terra è viva, il regno minerale
non è inerte, la sua stesura è in opera continua. - Ci sono popoli che hanno imparato a ballar-
ci sopra senza crollare sotto le spallate. Da noi si continua a chiamare col nome di emergenza
la più regolare manifestazione del sottosuolo. Le manifestazioni di ordinaria frequenza da noi
si chiamano emergenze per incapacità di gestione. Abbiamo nominato così anche la raccolta
dei rifiuti.
Da noi si spendono pubbliche risorse colossali per l'acquisto di aerei da combattimento, co-
me se ci dovessimo difenderci da chissà quali attacchi dal cielo, mentre siamo sotto continuo
scuotimento sotterraneo. Dovremmo rendere innespugnabili le nostre case contro i reali ter-
remoti, non contro immaginari bombardieri. - Da noi la parola emergenza sta a copertura di
pubblica incapacità di intendere e volere. Andrebbe avviata la misura dell'interdizione, che
permette agli eredi di impedire la dilapidazione dei beni. In questo l'Italia è un caso clinico,
ma l'incapacità dei pubblici poteri si manifesta su scala mondiale. Perciò si sta agitando il
moto generale di una gioventù consapevole della fallimentare gestione a governare gli scon-
volgimenti del clima terrestre.
Terremoti, eruzioni: contro il sottosuolo le misure possono essere difensive, ma nei con-
fronti di scatenamenti di cicloni, inondazioni, incendi di inaudita potenza, di disastri am-
bientali indotti da lavorazioni e loro scarti, urge un'offensiva generale. Per questo si sta
muovendo una nuova gioventù che reagisce a questo futuro apparecchiato come una va-
langa su un pendio.
Il futuro per una gioventù è la erra promessa, ma è stato trasformato in officina di cata-
strofi. Gli incendi in Australia non riguardano un accidente di stagione. La loro forza di
devastazione non è profezia differita, ma disfacimento in corso. I pompieri non bastano
più, anche loro circondati dalle fiamme. Il cielo affumicato dell'Australia annuncia l'alba
di un decennio cruciale per il pianeta. Mi vengono in aiuto i versi di Nazim Hikmet: "Non
vivere su questa terra da estraneo...". Nel centro della poesia scrive: "Senti la tristezza
del ramo che si secca/ di una stella che si spegne/ dell'animale ferito in agonia/ ma prima
di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo".
Le immagini del gennaio australiano, di un deserto che divora e avanza, trasmettono in-
sieme alla tristezza il sentimento di responsabilità dell'essere umano. Rispetto a quello
scritto da Hikmet, il dolore è aggravato dalla consapevolezza di averne colpa. Il primo
ministro australiano in visita ai luoghi del disastro si vede negare la stretta di mano: che
se le tenga inutili in tasca.
Su questa scala di fenomeni colossali, perfino le guerre, balorde e superflue oggi più che
che in passato, sbiadiscono di gravità. Sono scalfitture sul corpo di un pianeta affetto da
lebbra. La visita di Apollo alla fucina di Vulcano è in corso. Dovrà smettere il fabbro di
forgiare armi, per Marte. Le energie del mondo andranno rivolte al suo risanamento.
Nascerà non può essere altrimenti la nuova economia della bonifica, del profitto d'm-
presa a favore di ambiente e non a sfruttamento parassitario dei suoi beni. L'economia
futura sarà virtuosa o non ce ne sarà una.
A volte ricevo la domanda: cosa dire ai giovani che sono il nostro avvenire. Premessa
alla risposta è che essi sono il loro avvenire, mentre il mio e quello degli anziani è sca-
duto e protestato come una cambiale. Spetta alla gioventù nascente la coniugazione
del suo futuro prossimo e anteriore. Non lo erediterà da noi, sta già impugnando il te-
stamento, avviando interdizione dai pubblici uffici dei poteri attuali, che continuano
a negare l'evidenza degli sconvolgimenti climatici. Fanno come quegli ubriachi all'ul-
timo stadio : quando si dice loro che non si reggono in piedi, negano l'evidenza e af-
fermano barcollando di essere sobri.
Questa gioventù toglierà loro la patente di guida.
22 febbraio '20 - sabato 22nd February / Saturday visione post - 12 Nord Italia - coronavirus Inizio di epidemia da coronavirus in Lombardia e Veneto
I casi sono 47 in Lombardia e 15 in Veneto / Primi casi di positivi a Torino e Milano
Un caso anche a Roma / Due le vittime / 64 per ora i contagiati
Le vittime sono un uomo a Schiavonia (Veneto) e una donna a Casalpusterlengo (Lombardia, Lodi). Si scopre che il presunto paziente zero di Codogno (Lodi) non ha mai avuto il virus. Si estende il coronavirus in Italia che, al momento, è il primo Paese europeo per numero di casi positivi al Covid-19: sono 64, quasi tutti al nord Italia. Due le vittime: ieri l'uomo deceduto in Veneto, oggi una donna. Si chiamava Giovanna Carminati e aveva 77 anni. È stata trovata morta nella sua villetta a Casalpusterlengo, nel Lodigiano, ed è risultata positiva al coronavirus nel tampone fatto post-mortem. L'anziana, che si era recata all'ospedale di Codogno nei giorni scorsi - lo stesso in cui era stato il 38enne di Codogno indicato come "paziente 1" - aveva altre patologie e quindi, come ha spiegato l'assessore al Welfare Giulio Gallera, si attende l'esito dell'autopsia per conoscere l'esatta causa della morte. Certo è che aveva contratto il coronavirus. E' stata già seppellita. Il sindaco del paese Elia Delmiglio ha spiegato che la sepoltura è avvenuta in tempi tanto celeri per "motivi igienico-sanitari". Paesi in isolamento, chiuse scuole, uffici, tribunali e università. In chiesa stop al segno di pace con la stretta della mano. Sale la preoccupazione tra i cittadini, invitati a rimanere a casa nelle aree interessate. Quanto al presunto "paziente zero", il manager di ritorno dalla Cina, si è scoperto che non ha mail avuto il coronavirus. Dai test effettuati sull'amico del 38enne di Codogno (il paziente 1) che era stato a cena con lui dopo esser tornato dalla Cina, "è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi", ha spiegato in serata il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. "L'uomo era già risultato negativo al primo test per il coronavirus. Dunque, non è partita da lui la diffusione del virus nel lodigiano. E' una mappa che si sta definendo di ora in ora e che porta sempre allo stesso posto, in maniera diretta o indiretta: l'ospedale di Codogno. E a un arco temporale preciso: tra il 18 e il 19 febbraio. Perché è qui e in quelle ore che, dicono tutte le prime evidenze, si crea il link tra le persone che in Lombardia, a oggi, risultano contagiate dal coronavirus e che, al momento, non hanno invece collegamenti con i casi del Veneto. "Abbiamo la conferma che l'area del basso lodigiano è centro di un focolaio. Possiamo dirlo in maniera abbastanza certa, tutte le situazioni di positività hanno avuto contatti nei giorni 18 e 19 con il pronto soccorso e l'ospedale di Codogno. Tutti i 39 casi hanno avuto a che fare con quel territorio, o per rapporti personali o per contatti con ospedali. E' tutto riferibile a quel territorio", dice l'assessore Gallera, a meno di 40 ore dal momento in cui, nella notte tra giovedì e venerdì, si sa con certezza che in Italia c'è un primo contagiato da coronavirus, un uomo di 38 anni di Codogno ricoverato da due giorni in quell'ospedale. Ma come si è sviluppato il contagio? Proviamo a ricostruirlo insieme. E' un manager italiano, un 28enne di Fiorenzuola d'Arda, nel Piacentino, che lavora per gran parte dell'anno in Cina. Torna in Italia il 21 gennaio e nei giorni successivi - per tre volte - incontra il suo amico, il 38enne di Codogno a cena e al pub con altre persone, l'ultima volta è il 4 febbraio. Intorno al 10 febbraio, racconterà poi, ha qualche linea di febbre, di cui non si preoccupa. Giovedì notte, quando il suo amico è già diventato il primo contagiato italiano da coronavirus, le autorità sanitarie suonano a casa sua, gli spiegano la situazione e lo portano subito all'ospedale Sacco di Milano. Il tampone dà un risultato negativo, gli esperti spiegano che se il virus è stato preso in una forma leggera potrebbe non risultare, o potrebbe averlo preso ed essere guarito nel frattempo. "Ma dai test effettuati è emerso che non ha sviluppato gli anticorpi", quindi non ha mai avuto il coronavirus. Lo ha detto ai cronisti il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri.Il test viene fatto anche a tutti i suoi parenti: suo cognato risulta positivo. Reggio Emilia - terremoto A Correggio (reggio Emilia) scossa di terremoto: magnitudo 3,4 Nel primo pomeriggio, a 6 chilometri di profondità. Bologna In una scuola del bolognese un tredicenne indossa maglietta che inneggia a Hitler: sei in condotta. Al ragazzo anche il compito di fare una ricerca sulla Costituzione..Il padre vuole denunciare l'istituto contro il provvedimento. Ogni anno per il torneo di pallavolo della scuola gli alunni si scelgono la maglietta con nome e numero. Ma quando è arrivato dalla stamperia il pacco e l'insegnante ha visto la t-shirt con il nome "Adolf" e il numero 32, riferimento all'anno prima delle elezioni in Germania che portarono al successo del partito nazista, non ci voleva credere. Quel giorno lo studente era assente. Ma subito la scuola si è mossa. E dopo aver cercato di capire le motivazioni del ragazzo, che 13 anni, ha deciso di dare un segnale: 6 in condotta. Accompagnato dall'obbligo di studiare la Costituzione e l'apologia di fascismo. Come ha reagito la famiglia? Minacciando una denuncia contro il provvedimento.
L'episodio è accaduto in una scuola media della provincia di Bologna all'indomani del Giorno della Memoria. "Il ragazzino non si è giustificato, ha scelto quella maglietta per ridere - racconta la dirigente - gli abbiamo spiegato che su certe cose non si scherza, la gravità della sua azione. Non lo abbiamo punito, ma accompagnato in una riflessione, cercato di far crescere: è il compito educativo della scuola".
Ma quello che più ha sorpreso la preside è stata la reazione del padre, chiamato a colloquio a scuola: "Credevo appoggiasse la nostra scelta, invece si è lamentato solo del colore della maglietta che era rosa". Il papà dello studente sta valutando di agire per vie legali contro l'istituto comprensivo. "La maglietta con la scritta Adolf? Magari era il nome di suo nonno", ha replicato. "La scelta del nome era inequivocabile, il ragazzo non l'ha messo a caso - spiega la dirigente scolastica - e come scuola non potevamo rimanere indifferenti".
Egitto - Patrick Zaky Prima udienza per Patrick Zaky: "Sono innocente" / Ma resta in carcere altri 15 giorni A Mansura, 120 chilometri a Nord delCairo, Gaser Abdel Razek, presidente di Eipr: "Siamo qui per portarlo a casa, siamo speranzosi". SONO innocente. Conosco la legge e se fossi stato a conoscenza di qualsiasi illegalità non sarei tornato. Non capisco perché sono stato arrestato. Sono cristiano e avrei anche potuto chiedere asilo in Italia, ma non ho voluto". Così Patrick Zaky nel giorno della sua prima udienza davanti al giudice, al procuratore e ai due diplomatici presenti in rappresentanza dell'Italia e dell'Ue. Ma le parole del giovane non sono bastate. Il procuratore di Mansura, 120 chilometri a Nord del Cairo, ha deciso di lasciarlo in carcere per altri 15 giorni. Allo scadere dei quali le accuse contro di lui - diffusione di informazioni dannose per lo stato, propaganda sovversiva - potrebbero essere discusse e il giovane potrebbe avere la possibilità di difendersi. Oppure la detenzione potrebbe essere rinnovata fino a 200 giorni.
Patrick è apparso forte di fronte ai giudici: ha i capelli corti, gli sono stati tagliati in carcere senza spiegazione, un'infezione a un occhio e qualche diffcoltà a respirare a causa del sovraffollamento della cella. Ma ha potuto ricevere medicine dalla sua famiglia e il procuratore ha promesso ai familiari un accesso più lungo. Lucianone