4 febbraio '16 - giovedì 4th February / Thursday visione post - 11
Gli uccelli di otto Paesi spiati
con il Gps: molti si accontentano
del cibo che trovano nelle discariche
(da la Repubblica - 29/01/'16 - R2 L'Ambiente / Silvia Bencivelli)
La cicogna non migra più,
il viaggio finisce in città
Le cicogne stanno diventando sedentarie e non migrano più. Quello che le muoveva nel
viaggio prima dell'inizio dell'inverno, infatti, adesso lo trovano anche qui. Per la preci-
sione, nelle nostre discariche. Lo mostra una ricerca tedesca pubblicata sulla rivista
Science Advances, per la quale si sono seguiti settanta giovani esemplari di cicogna
bianca nati in Armenia, Grecia, Polonia, Russia, Spagna, Germania, Tunisia e Uzbe-
kistan, grazie a piccoli dispositivi dotati di Gps. - I risultati sono stati molto difformi,
ma segnalano l'inizio di un cambiamento importante: le cicogne starebbero imparan-
do a cibarsi dei rifiuti che trovano vicino alle industrie e ai margini delle città, quindi
non hanno più bisogno di affrontare lunghi viaggi pericolosi verso Sud. Ed è facile im-
maginare che sempre più spesso passeranno l'inverno con noi. Per i ricercatori, è un
ulteriore esempio di come alcune specie animali modifichino il proprio comportamen-
to a causa dell'influenza dell'uomo. Ma quali saranno le conseguenze a lungo termine
non lo sanno nemmeno loro.
La cicogna bianca, infatti, per antica tradizione, migrerebbe dall'Europa in Africa al-
l'inizio dell'inverno. a non migrerebbe tanto per il freddo, quanto per trovare il cibo,
che d'inverno qui è generalmente meno disponibile che d'estate. Cioè la cicogna non
emigra solo per istinto, come i cosiddetti "migratori obbligati": quelli che, come la
rondine, sono geneticamente programmati per modificare il proprio corpo in previ-
sione dell'arrivo dell'inverno, e partire. La cicogna migra per opportunità, alla ricer-
ca di cibo, seguendo il gruppo secondo abitudini apprese e rotte non regolari. Ma co-
me per tutti i migratori il viaggio è un'abitudine rischiosa, in cui il rischio di morire
è alto. Quindi non sorprenda scoprire che, poco alla volta, potendo farne a meno, i
gruppi di cicogne stiano imparando a muoversi su rotte sempre più brevi e a nutrir-
si dei rifiuti dell'uomo che trovano a portata di mano. Del resto, è quello che è capi-
tato anche al gabbiano reale, sempre più presente nelle nostre città.
Quello che però ha colpito i ricercatori è che la rinuncia alla migrazione è risultata
molto disomogenea. A dimostrare che il comportamento migratorio è tutt'altro che
fisso e immutabile, anzi. Infatti, mentre le cicogne di Russia, Polonia e Grecia sono
partite per il consueto lungo viaggio fino al meridione del continente africano, quel-
le di Spagna, Tunisia e Germania si sono fermate a nord del Sahara. Quelle armene
hanno fatto percorsi ancora più brevi, e le cicogne uzbeke non sono partite affatto.
Le cicogne che si sono fermate a nord del Sahara sono sopravvissute mangiando
immondizia, spiegano i ricercatori, nei fast food delle discariche umane. E le cicogne
uzbeke si pensa che abbiano a nutrirsi degli scarti dell'industria ittica, rendendo così
non più necessaria la tradizionale lunghissima migrazione fino ad Afghanistan e Pa-
kistan. - Tutto questo potrebbe sembrare una buona notizia per le cicogne, almeno
nell'immediato, ma in realtà presenta alcuni svantaggi. Lo ha spiegato alla Bbc il pri-
mo ricercatore Andrea Flack dell'Istituto di Ornitologia del Max Planck Institute:
"Per una cicogna una discarica è un bel posto, perchè ci trova un sacco di cibo. Ma
il rischio c'è: un boccone sbagliato ed è morta".
Continua... to be continued...
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giovedì 4 febbraio 2016
martedì 2 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 22^ giornata 2015/16
2 febbraio '16 - martedì 2nd February / Tuesday
Risultati delle partite
Atalanta 1 Carpi 1 Roma 3 Bologna 3 Chievo 0 Genoa 0
Sassuolo 1 Palermo 1 Frosinone 1 Sampdoria 2 Juventus 4 Fiorentina 0
Milan 3 Napoli 5 Torino 0 Udinese 0
Inter 0 Empoli 1 Verona H. 0 Lazio 0
CLASSIFICA
Napoli 50 / Juventus 48 / Fiorentina 42 / Inter 41 / Roma 38 / Milan 36 /
Sassuolo 33 / Lazio, Empoli 32 / Bologna 29 / Torino, Chievo, Atalanta 27 /
Palermo, Udinese 25 / Genoa 24 / Sampdoria 23 / Carpi 19 / Frosinone 16 /
Verona H. 11
Il Commento
continua... to be continued...
Risultati delle partite
Atalanta 1 Carpi 1 Roma 3 Bologna 3 Chievo 0 Genoa 0
Sassuolo 1 Palermo 1 Frosinone 1 Sampdoria 2 Juventus 4 Fiorentina 0
Milan 3 Napoli 5 Torino 0 Udinese 0
Inter 0 Empoli 1 Verona H. 0 Lazio 0
CLASSIFICA
Napoli 50 / Juventus 48 / Fiorentina 42 / Inter 41 / Roma 38 / Milan 36 /
Sassuolo 33 / Lazio, Empoli 32 / Bologna 29 / Torino, Chievo, Atalanta 27 /
Palermo, Udinese 25 / Genoa 24 / Sampdoria 23 / Carpi 19 / Frosinone 16 /
Verona H. 11
Il Commento
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Attualità / opinioni - Quando in Europa tornano i confini
2 febbraio '16 - lunedì 2nd February / Monday visione post - 5
La valanga dei rifugiati e i muri che non servono
(da 'La Gazzetta dello Sport' - 25/01/'16 - L'avventuroso / di Reinhold Messner)
Che sconfitta se adesso in Europa tornano i confini
Qui in Europa si respira sempre meno fiducia e sempre meno solidarietà. Scarseggia la
prima per quanto riguarda le banche, le istituzioni e, massimamente, per i politici. Come
se improvvisamente essi fossero tutti incapaci e, nello stesso tempo, tutti noi fossimo in
grado di giudicare ogni fatto con conoscenza di causa e addirittura di proporre anche le
ricette giuste per uscire dalle tante complicazioni dovute alla crisi e alla globalizzazione.
Ai cui effetti molti Paesi stanno reagendo nel modo più ridicolo: provare a chiudersi nei
propri confini. Anche a costo di distruggere il patto di Schengen. Sarebbe una pesante,
sconfitta per l'Europa che, se venissero ripristinati i confini fra le varie nazioni, rischia
davvero la catastrofe. Un passo indietro assurdo: come cercare di salvarsi da una valan-
ga chiudendosi in una tendina.
Intanto, poichè la valanga temuta è quella dei rifugiati, coloro che fuggono le guerre, la distruzione e la fame, alcuni Paesi i confini li chiudono anche fisicamente, costruendo
muri e lanciando un nuovo promettente business. Evidentemente la storia non insegna
molto. Questi muri, anche se sono tecnologici, sono ben poca cosa rispetto alla Grande
Muraglia cinese. Una gigantesca opera che però non fu sufficiente a fermare i mongoli.
Ma è più facile costruire un muro che esercitare la solidarietà. E i politici che, come la
cancelliera Merkel, hanno il coraggio di farlo rischiano di veder compromessa la pro-
pria carriera. Io sono stato anche solitario in montagna. Ma ci andavo perchè lì pote-
vo essere responsabile solo di me stesso. Nella vita sociale nessuno può fare da solo. E
in cordata la prima legge è la solidarietà.
Continua... to be continued...
La valanga dei rifugiati e i muri che non servono
(da 'La Gazzetta dello Sport' - 25/01/'16 - L'avventuroso / di Reinhold Messner)
Che sconfitta se adesso in Europa tornano i confini
Qui in Europa si respira sempre meno fiducia e sempre meno solidarietà. Scarseggia la
prima per quanto riguarda le banche, le istituzioni e, massimamente, per i politici. Come
se improvvisamente essi fossero tutti incapaci e, nello stesso tempo, tutti noi fossimo in
grado di giudicare ogni fatto con conoscenza di causa e addirittura di proporre anche le
ricette giuste per uscire dalle tante complicazioni dovute alla crisi e alla globalizzazione.
Ai cui effetti molti Paesi stanno reagendo nel modo più ridicolo: provare a chiudersi nei
propri confini. Anche a costo di distruggere il patto di Schengen. Sarebbe una pesante,
sconfitta per l'Europa che, se venissero ripristinati i confini fra le varie nazioni, rischia
davvero la catastrofe. Un passo indietro assurdo: come cercare di salvarsi da una valan-
ga chiudendosi in una tendina.
Intanto, poichè la valanga temuta è quella dei rifugiati, coloro che fuggono le guerre, la distruzione e la fame, alcuni Paesi i confini li chiudono anche fisicamente, costruendo
muri e lanciando un nuovo promettente business. Evidentemente la storia non insegna
molto. Questi muri, anche se sono tecnologici, sono ben poca cosa rispetto alla Grande
Muraglia cinese. Una gigantesca opera che però non fu sufficiente a fermare i mongoli.
Ma è più facile costruire un muro che esercitare la solidarietà. E i politici che, come la
cancelliera Merkel, hanno il coraggio di farlo rischiano di veder compromessa la pro-
pria carriera. Io sono stato anche solitario in montagna. Ma ci andavo perchè lì pote-
vo essere responsabile solo di me stesso. Nella vita sociale nessuno può fare da solo. E
in cordata la prima legge è la solidarietà.
Continua... to be continued...
lunedì 1 febbraio 2016
Sport - calcio / Serie A - 21^ giornata 2015/16
1 febbraio '16 - lunedì 1st February / Monday visione post - 12
Risultati delle partite
Empoli 2 Fiorentina 2 Frosinone 0 Inter 1 Juventus 1 Lazio 4
Milan 2 Torino 0 Atalanta 0 Carpi 1 Roma 0 Chievo 1
Palermo 4 Sampdoria 2 Sassuolo 0 Verona H. 1
Udinese 1 Napoli 4 Bologna 2 Genoa 1
CLASSIFICA
Napoli 47 / Juventus 45 / Fiorentina, Inter 41 / Roma 35 / Milan 33 /
Sassuolo, Empoli 32 / Lazio 31 / Chievo 27 / Torino, Bologna, Atalanta 26 /
Palermo, Udinese 24 / Genoa, Sampdoria 23 / Carpi 18 / Frosinone 16 /
Verona H. 10
Il Commento con... le cifre
E' sempre più Napoli-Juve. Questo è ormai quello che si sente dire in giro. E non si può non essere d'accordo, sia per i risultati sempre più tondi, sia per la statura tecnica delle due squa- dre. Ma comunque quello che fa più impressione è la progressione di questo tandem micidia-
le da inizio campionato ad oggi. Vedere per credere: alla 6^ giornata, il Napoli aveva 9 punti
con il Milan; la Juve era a 5 punti seguita da Frosinone ed Empoli con quattro: dunque la
bianconera aveva dieci lunghezze dalle prime della classe (Inter e Fiorentina a 15 punti) e il
Napoli era a 6 lunghezze sotto. Sei giornate dopo, cioè alla 12^ giornata, lo svantaggio del-
la squadra azzurra si era ridotto a sole 2 lunghezze (Inter, Fiorentina 27, Napoli 25) mentre
la Juve aveva recuperato solo un punto (Juventus 18). Ma qui arriva il balzo della Vecchia
(mica tanto!) Signora, che dalla giornata 12 alla giornata 17 incamera 15 punti, con cinque
vittorie di fila e da 18 punticini arriva a una quota elevata di 33, portandola a 3 sole lunghez-
ze dalla prima solitaria Inter a quota 36. Nel frattempo il Napoli aveva raggiunto la Fioren-
tina (35) e a un solo passo dai nerazzurri. Poi sappiamo che dalla 17^ giornata ad oggi (21)
è stato tutto un tripudio di Napoli-Juve e, salvo improbabili autolesionismi o incidenti infer-
mieristici (vedi in parte Hellas Verona), lo scudetto si dovrebbe giocare unicamente tra que-
sti due giganti. Osservazioni personali: prima non avrei dato nessuna chance a una Juve
derelitta là a metà classifica, mentre del Napoli avevo sempre avuto massimo rispetto (so- prattutto per quel Higuain in più che si ritrova); adesso vedo la Juve favorita leggermen-
te sul Napoli, per una questione di difesa che mi sembra più registrata, reattiva e coperta
(quella dei bianconeri). Ma tutto chiaramente può ancora succedere, da qui a fine maggio.
Giusto?
Luciano Finesso
Lucianone
domenica 31 gennaio 2016
Spettacoli / personaggio - L'intramontabile carica negli show di Jovanotti
31 gennaio '16 - domenica 31st January / Sunday visione post - 9
(da la Repubblica/Milano - 11/01/'16 - Network / Franco Bolelli)
Il più grande spettacolo dopo il Big bang
Confesso di provare sempre minore attrazione e interesse per spettacoli, show,
intrattenimenti vari. Non soltanto quelli di puro svago, ma anche quelli che "fanno
pensare". Non mi attira la forma spettacolo, non mi appassiona la formula per cui
qualcuno si mette in scena e gli altri hanno le loro opinioni, gusti ed emozioni ma
restano soltanto pubblico. Poi vado al concerto di Lorenzo Jovanotti e trovo l'ecce-
zione, che sì, conferma la regola ma è una gran bella eccezione. No, vi prego di cre-
dermi, non è perchè con Lorenzo ho un rapporto personale. avendoci anche fatto
un libro insieme. Lasciamo stare la musica che può piacere o no, lasciamo stare lo
spettacolo in sè: la questione è che nel suo show tutto ruota intorno all'energia, e
l'energia che si irradia dal palco moltiplica l'energia di chi guarda e ascolta, che
resta pubblico ma è un pubblico dove le storie individuali di ciascuno sono accese
e amplificate, non sublimate nella figura di chi sta in scena. E' una dinamica che
ho visto accadere poche volte, ed è l'unica che mi interessa, convinto come sono
che il valore di un'opera si esprime al meglio non nella beatificazione dell'autore
ma nella sua capacità di essere "usato" da chi lo guarda. Oggi il più grande spet-
tacolo dopo il Big bang non è uno spettacolo ma un modello più forte e condiviso
di relazione.
Lucianone
(da la Repubblica/Milano - 11/01/'16 - Network / Franco Bolelli)
Il più grande spettacolo dopo il Big bang
Confesso di provare sempre minore attrazione e interesse per spettacoli, show,
intrattenimenti vari. Non soltanto quelli di puro svago, ma anche quelli che "fanno
pensare". Non mi attira la forma spettacolo, non mi appassiona la formula per cui
qualcuno si mette in scena e gli altri hanno le loro opinioni, gusti ed emozioni ma
restano soltanto pubblico. Poi vado al concerto di Lorenzo Jovanotti e trovo l'ecce-
zione, che sì, conferma la regola ma è una gran bella eccezione. No, vi prego di cre-
dermi, non è perchè con Lorenzo ho un rapporto personale. avendoci anche fatto
un libro insieme. Lasciamo stare la musica che può piacere o no, lasciamo stare lo
spettacolo in sè: la questione è che nel suo show tutto ruota intorno all'energia, e
l'energia che si irradia dal palco moltiplica l'energia di chi guarda e ascolta, che
resta pubblico ma è un pubblico dove le storie individuali di ciascuno sono accese
e amplificate, non sublimate nella figura di chi sta in scena. E' una dinamica che
ho visto accadere poche volte, ed è l'unica che mi interessa, convinto come sono
che il valore di un'opera si esprime al meglio non nella beatificazione dell'autore
ma nella sua capacità di essere "usato" da chi lo guarda. Oggi il più grande spet-
tacolo dopo il Big bang non è uno spettacolo ma un modello più forte e condiviso
di relazione.
Lucianone
sabato 30 gennaio 2016
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
30 gennaio '16 - sabato 30th January / Saturday visione post - 11
ROMA - Family Day al Circo Massimo
Unioni civili, la piazza del no / "Siamo 2 milioni, Renzi se lo ricordi"
Gli oppositori al Ddl Cirinnà: "I bambini non si comprano". Alfano
non sfila ma riceve asl Viminale il leader dei manifestanti.
Grecia - La crisi dei migranti
Naufragio nell'Egeo / Sono 39 i morti annegati, 5 i bambini
I profughi erano partiti dalle coste turche e tentavano di
raggiungere l'isola di Lesbo, primo avamposto europeo.
E nella città assediata di Madaya altre 16 persone sono
morte per fame. Fino ad oggi nel 2016 erano annegati in 254.
Svezia - Contro i migranti
Mascherati e vestiti di nero aggrediscono i migranti a Stoccolma
Raid contro alcuni minori stranieri che passeggiavano
in una piazza del centro. La polizia sospetta l'azione di
gruppi radicali neonazisti.
SIRIA -
DAMASCO - Lo Stato islamico ha rivendicato il triplice attentato a sud di Damasco in cui sono rimaste uccise almeno 70 persone. Le esplosioni sono avvenute nei pressi del mausoleo sciita di Sayyida Zeinab. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma presente sul territorio con una rete di attivisti, altre 100 persone sono rimaste ferite e tra i morti vi sono cinque bambini.
NIGERIA -
Attacco di Boko Haram: 86 morti. Case a fuoco, bambini bruciati vivi.
Fatto saltare oleodotto di sussidiaria Eni.
ITALIA -
Siccità, l'inverno non arriva: a gennaio gli stessi millimetri di pioggia di agosto.
Natura sconvolta nelle campagne. Ritorna l'allarme smog. Po e Ticino in secca.
Lucianone
ROMA - Family Day al Circo Massimo
Unioni civili, la piazza del no / "Siamo 2 milioni, Renzi se lo ricordi"
Gli oppositori al Ddl Cirinnà: "I bambini non si comprano". Alfano
non sfila ma riceve asl Viminale il leader dei manifestanti.
Grecia - La crisi dei migranti
Naufragio nell'Egeo / Sono 39 i morti annegati, 5 i bambini
I profughi erano partiti dalle coste turche e tentavano di
raggiungere l'isola di Lesbo, primo avamposto europeo.
E nella città assediata di Madaya altre 16 persone sono
morte per fame. Fino ad oggi nel 2016 erano annegati in 254.
Svezia - Contro i migranti
Mascherati e vestiti di nero aggrediscono i migranti a Stoccolma
Raid contro alcuni minori stranieri che passeggiavano
in una piazza del centro. La polizia sospetta l'azione di
gruppi radicali neonazisti.
SIRIA -
DAMASCO - Lo Stato islamico ha rivendicato il triplice attentato a sud di Damasco in cui sono rimaste uccise almeno 70 persone. Le esplosioni sono avvenute nei pressi del mausoleo sciita di Sayyida Zeinab. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma presente sul territorio con una rete di attivisti, altre 100 persone sono rimaste ferite e tra i morti vi sono cinque bambini.
NIGERIA -
Attacco di Boko Haram: 86 morti. Case a fuoco, bambini bruciati vivi.
Fatto saltare oleodotto di sussidiaria Eni.
ITALIA -
Siccità, l'inverno non arriva: a gennaio gli stessi millimetri di pioggia di agosto.
Natura sconvolta nelle campagne. Ritorna l'allarme smog. Po e Ticino in secca.
Lucianone
domenica 24 gennaio 2016
Sport / Sci - Impresa di Fill a Kitzbuehel, in discesa libera
24 gennaio '16 - domenica 24th January / Sunday visione post - 9
Grande impresa di Peter Fill sulla Streif
Grande impresa di Peter Fill sulla Streif
È il terzo azzurro a imporsi sulla mitica pista austriaca dopo Ghedina e Paris. La gara fermata e convalidata dopo i primi 30 per ragioni di sicurezza. Brutte cadute per gli austriaci Streitberger, Reichelt e il norvegese Svindal che chiude anzitempo la stagione.
Per la terza volta nella storia la Streif è azzurra. Dopo Kristian Ghedina nel 1998 e Dominik Paris nel 2013, l'impresa è riuscita a Peter Fill, trionfatore nella discesa di Kitzbuehel in 1'52"37. Lui che nel 2013 fu protagonista di uno spettacolare salto mortale, nel giorno del trionfo di Paris. Ha preceduto due svizzeri: secondo Beat Feuz a 0"37, terzo Carlo Janka a 0"65. Il norvegese Aksel Lund Svindal e l'austriaco Hannes Reichelt, i due favoriti, sono entrambi usciti dopo il salto dell'Hausberg: stagione finita per il leader di Coppa del mondo che si è rotto il crociato del ginocchio destro. La gara è stata sospesa dopo la discesa di 30 atleti, il minimo indispensabile per poter convalidare la gara.

Il podio della discesa di Kitzbuehel: Fill tra Feuz e Janka
Lucianone
Lucianone
sabato 23 gennaio 2016
ARTE / Sicilia - Beni culturali: un esercito di dirigenti, e pure superpagati!
23 gennaio '16 - sabato 23rd January / Saturday visione post - 10
(da la Repubblica - 16/11/2014 - Antonio Fraschilla / Palermo)
Sicilia, l'ultima beffa: 300 dirigenti nei musei,
ma non ci sono soldi per le lampadine
Il satiro danzante, che sembra librarsi nell'aria con il suo carico di mistica energia,
è illuminato, ma solo a metà. Il museo che lo ospita, creato apposta per lui nel cuore
di Mazara del Vallo, non ha potuto chiamare un elettricista per installare l'illumina-
zione adatta perchè non saprebbe come pagarlo. E il caso della statua in bronzo emersa
miracolosamente dal mare nel 1997 non è isolato. Al Paolo Orsi di Siracusa, uno dei più
importanti scrigni di tesori preistorici, greci e romani del mediterraneo, le telecamere di sicurezza si sono rotte da tempo ma è impossibile ripararle. La Regione, d'altronde, que
st'anno non ha investito un euro per il funzionamento dei siti e delle aree archeologiche
che ospitano i suoi gioielli. In compenso però ha a libro paga un esercito di dirigenti, che
affollano a dismisura gli uffici dei beni culturali dell'Isola. Un esercito di comandanti,
spesso solo di se stessi, promossi dal Duemila e man mano trasferiti nei musei, con il ri-
sultato paradossale di oggi: la Sicilia nei propri Beni ha più dirigrnti del ministero - 306
contro 191 - compresi soprintendenze e siti. "Colpa di una legge che in una notte del
Duemila ha promosso mille funzionari e dirigenti", dice l'attuale responsabile del dipar-
timento Beni culturali dell'Isola, Salvatore Giglione". Tutti promossi e negli anni migra-
ti verso i siti culturali, magari quelli più vicini a casa così da non allontanarsi troppo dal-
la famiglia. Una miriade di dirigenti che - per dirne un'altra - nei loro curriculum hanno
di tutto fuorchè lauree in storia dell'arte, antropologia o archeologia.
Nel piccolo museo di Aidone , che ospita la Venere di Morgantina, non ci sono brochure
o guide perchè la Regione, manco a dirlo, non ha i fondi visto che il capitolo di spesa per
il funzionamento dei Beni culturali è stato azzerato dal governatore Rosario Crocetta,
alle prese con un buco di bilancio di 3 miliardi di euro. Un gioiello, la Venere, che al
Getty Museum di Malibù in poche settimane ha attratto 400 mila visitatori e che da
quando è tornata in Sicilia è stata ammirata da non più di 30 mila persone in un anno.
In compenso ad Aidone la Regione ha sul groppone ben tre dirigenti, con stipendi che
variano dai 60 agli 80 mila euro lordi all'anno. Due di loro sono agronomi. Sì, proprio
così, con un lungo curriculum di pubblicazioni sul grano e le coltivazioni autoctone
della Sicilia. Ma d'altronde sembra esserci un particolare legame tra l'agricoltura e i
beni culturali di Sicilia: un agronomo è stato appena nominato tra i dirigenti del par-
co di Selinunte, una delle aree archeologiche più grandi e importanti del Mediterraneo
E qui gli altri due colleghi graduati del sito sono un architetto e un ingegnere.
Al parco archeologico di Agrigento, invece, i dirigenti sono otto ma nessuno è archeolo-
go. Così come alla Villa romana del Casale di Piazza Armerina, un piccolo sito che però
ha due dirigenti a tenersi compagnia.
In tutto il Polo museale fiorentino, che al suo interno ha la Galleria degli Uffizi, c'è un
solo dirigente, la soprintendente Cristina Acidini. Così come la Polo musedale romano
che gestisce dal Colosseo ai Fori imperiali: "Nelle direzioni del ministero e nelle sedi
periferiche, quindi anche nei poli museali da Pompei a Milano, c'è solo un dirigente
dopo i yagli varati dai governi degli ultimi anni", dice il segretario della Funzione pub-
blica Cgil per i beni culturali, Claudio Meloni. - Nell'Isola del tesoro, invece, di diri-
genti ce ne sono talmente tanti che non bastano le poltrone. Così a una dozzina di gra-
duati il dipartimento ha pensato bene di affidare compiti di "studi e ricerca". Qualche
esempio? C'è chi studia i teatri attivi in Sicilia, chi invece le feste popolari nell'Isola
Orientale. Un esercito di superstipendiati, mentre i musei rimangono in abbandono.
A tutti i siti hanno staccato il telefono, perchè da mesi la Regione non paga le bollette.
"Possiamo solo ricevere telefonate - dicono dal museo archeologico di Enna - ma que-
sto non è l'unico problema: non abbiamo i fondi per pagare il gas e quindi niente ri-
scaldamento.". Da Taormina a Segesta non cìè poi una sola brochure, nè una caffet-
teria o un bookshop dove acquistare una guida oppure un volume sulle opere appena
viste. Il "rivoluzionario" governo Crocetta, come ama ripetere il presidente della Re-
gione, ha bloccato le gare sui servizi aggiuntivi, sospettando "sprechi e malaffare come
avvenuto in passato". Da due anni e mezzo tutto è fermo.
"Non abbiamo soldi", è il ritornello e soltanto in questi giorni, raschiando il fondo del
barile, la regione ha trovato 400 mila euro per pagare gli straordinari di dicembre ai
custodi, e garantire così l'apertura nei festivi. Apertura fino alle 13, s'intende, e comun-
que oltre il normale orario dei custodi, che in Sicilia lavorano come i bancari: da lunedì
a venerdì. Il resto è straordinario. Un altro paradosso, considerando i 1.545 addetti a li-
bro paga, molti di più che nelle altre regioni d'Italia. Un altro record, nei beni culturali
di Sicilia trasformati in carrozzoni salvastipendi
Lucianone
(da la Repubblica - 16/11/2014 - Antonio Fraschilla / Palermo)
Sicilia, l'ultima beffa: 300 dirigenti nei musei,
ma non ci sono soldi per le lampadine
Il satiro danzante, che sembra librarsi nell'aria con il suo carico di mistica energia,
è illuminato, ma solo a metà. Il museo che lo ospita, creato apposta per lui nel cuore
di Mazara del Vallo, non ha potuto chiamare un elettricista per installare l'illumina-
zione adatta perchè non saprebbe come pagarlo. E il caso della statua in bronzo emersa
miracolosamente dal mare nel 1997 non è isolato. Al Paolo Orsi di Siracusa, uno dei più
importanti scrigni di tesori preistorici, greci e romani del mediterraneo, le telecamere di sicurezza si sono rotte da tempo ma è impossibile ripararle. La Regione, d'altronde, que
st'anno non ha investito un euro per il funzionamento dei siti e delle aree archeologiche
che ospitano i suoi gioielli. In compenso però ha a libro paga un esercito di dirigenti, che
affollano a dismisura gli uffici dei beni culturali dell'Isola. Un esercito di comandanti,
spesso solo di se stessi, promossi dal Duemila e man mano trasferiti nei musei, con il ri-
sultato paradossale di oggi: la Sicilia nei propri Beni ha più dirigrnti del ministero - 306
contro 191 - compresi soprintendenze e siti. "Colpa di una legge che in una notte del
Duemila ha promosso mille funzionari e dirigenti", dice l'attuale responsabile del dipar-
timento Beni culturali dell'Isola, Salvatore Giglione". Tutti promossi e negli anni migra-
ti verso i siti culturali, magari quelli più vicini a casa così da non allontanarsi troppo dal-
la famiglia. Una miriade di dirigenti che - per dirne un'altra - nei loro curriculum hanno
di tutto fuorchè lauree in storia dell'arte, antropologia o archeologia.
Nel piccolo museo di Aidone , che ospita la Venere di Morgantina, non ci sono brochure
o guide perchè la Regione, manco a dirlo, non ha i fondi visto che il capitolo di spesa per
il funzionamento dei Beni culturali è stato azzerato dal governatore Rosario Crocetta,
alle prese con un buco di bilancio di 3 miliardi di euro. Un gioiello, la Venere, che al
Getty Museum di Malibù in poche settimane ha attratto 400 mila visitatori e che da
quando è tornata in Sicilia è stata ammirata da non più di 30 mila persone in un anno.
In compenso ad Aidone la Regione ha sul groppone ben tre dirigenti, con stipendi che
variano dai 60 agli 80 mila euro lordi all'anno. Due di loro sono agronomi. Sì, proprio
così, con un lungo curriculum di pubblicazioni sul grano e le coltivazioni autoctone
della Sicilia. Ma d'altronde sembra esserci un particolare legame tra l'agricoltura e i
beni culturali di Sicilia: un agronomo è stato appena nominato tra i dirigenti del par-
co di Selinunte, una delle aree archeologiche più grandi e importanti del Mediterraneo
E qui gli altri due colleghi graduati del sito sono un architetto e un ingegnere.
Al parco archeologico di Agrigento, invece, i dirigenti sono otto ma nessuno è archeolo-
go. Così come alla Villa romana del Casale di Piazza Armerina, un piccolo sito che però
ha due dirigenti a tenersi compagnia.
In tutto il Polo museale fiorentino, che al suo interno ha la Galleria degli Uffizi, c'è un
solo dirigente, la soprintendente Cristina Acidini. Così come la Polo musedale romano
che gestisce dal Colosseo ai Fori imperiali: "Nelle direzioni del ministero e nelle sedi
periferiche, quindi anche nei poli museali da Pompei a Milano, c'è solo un dirigente
dopo i yagli varati dai governi degli ultimi anni", dice il segretario della Funzione pub-
blica Cgil per i beni culturali, Claudio Meloni. - Nell'Isola del tesoro, invece, di diri-
genti ce ne sono talmente tanti che non bastano le poltrone. Così a una dozzina di gra-
duati il dipartimento ha pensato bene di affidare compiti di "studi e ricerca". Qualche
esempio? C'è chi studia i teatri attivi in Sicilia, chi invece le feste popolari nell'Isola
Orientale. Un esercito di superstipendiati, mentre i musei rimangono in abbandono.
A tutti i siti hanno staccato il telefono, perchè da mesi la Regione non paga le bollette.
"Possiamo solo ricevere telefonate - dicono dal museo archeologico di Enna - ma que-
sto non è l'unico problema: non abbiamo i fondi per pagare il gas e quindi niente ri-
scaldamento.". Da Taormina a Segesta non cìè poi una sola brochure, nè una caffet-
teria o un bookshop dove acquistare una guida oppure un volume sulle opere appena
viste. Il "rivoluzionario" governo Crocetta, come ama ripetere il presidente della Re-
gione, ha bloccato le gare sui servizi aggiuntivi, sospettando "sprechi e malaffare come
avvenuto in passato". Da due anni e mezzo tutto è fermo.
"Non abbiamo soldi", è il ritornello e soltanto in questi giorni, raschiando il fondo del
barile, la regione ha trovato 400 mila euro per pagare gli straordinari di dicembre ai
custodi, e garantire così l'apertura nei festivi. Apertura fino alle 13, s'intende, e comun-
que oltre il normale orario dei custodi, che in Sicilia lavorano come i bancari: da lunedì
a venerdì. Il resto è straordinario. Un altro paradosso, considerando i 1.545 addetti a li-
bro paga, molti di più che nelle altre regioni d'Italia. Un altro record, nei beni culturali
di Sicilia trasformati in carrozzoni salvastipendi
Lucianone
Spettacoli / cinema - Il capitolo finale di "Hunger Games"
23 gennaio '16 - sabato 23rd January / Saturday visione post - 13
L'uscita dell'ultimo capitolo della saga di "Hunger Games"
propone una figura femminile rivoluzionaria, la più radicale
mai prodotta a Hollywood nei blockbuster per ragazzi
(da la Repubblica - 20/11/'15 - R2Spettacoli / Curzio Maltese)
L'EROE E' DONNA
Katniss tra il Che e Giovanna D'Arco
Prima che il capitolo finale di "Hunger Games" sia sommerso da un mare di cifre d'incassi
e spettatori , o ridotta a una diatriba fra milioni di fan, merita cercare di capire perchè que-
sta saga pop più di ogni altra abbia mobilitato un esercito d'interpreti anche raffinatissimi,
dai critici letterari del New Yorker fino a seri studiosi marxisti che in genere disdegnano
d'occuparsi di blockbuster. E questo ben al di là dei meriti letterari dei tre romanzi di Su-
zanne Collins o della qualità cinematografica dei ...film che è duro considerare bellis-
simi, se non per la qualità straordinaria di un cast stellare, da Jennifer Lawrence a Julian-
ne Moore, da Donald Sutherland a Philip Seymour Hoffman alla sua ultima apparizione, e
per il genio artistico delle scenografie di Philip Messina.
In Hunger Games almeno un paio d'invenzioni sono sorprendenti e controcorrente. Una è
la figura della protagonista, Katniss Everdeen, l'altra è la società futuribile nella quale si
muove l'avventura, l'impero fantastico di Panem. L'adolescente Katniss, la sempre più bra-
va Jennifer Lawrence, che nell'episodio finale guida la rivoluzione contro il regime autorita-
rio del presidente Snow, una specie di Giovanna D'Arco del futuro, è probabilmente la figu-
ra femminile più radicale mai prodotta a Hollywood, come ha scritto il critico del New York
Times, Tony Scott. E rappresenta anche un sovvertimento dei canoni della macchina holly-
woodiana, dove alla fine la complessità è sempre maschile e i caratteri femminili sono ridu-
cibili a un'unica dimensione, familiare o pubblica.
Katniss è al contrario un'eroina del dubbio che attraversa una molteplicità di ruoli senza
mai identificarsi in nessuno. Non vorrebbe essere ma diventa una rivoluzionaria, è e non
è l'incarnazione dei simboli del successo nella nostra società. E' e non è un'atleta, è e non
è una star tv, una leader politica, una testimonial della pubblicità così come nel privato
è e non è una fidanzata o una compagna, e in famiglia è al tempo stesso sorella e figlia
amorevole, ma anche un'adolescente che ha assunto dalla morte del padre minatore il
vero ruolo di capofamiglia e ha un atteggiamento genitoriale nei confronti di sorella e
madre. Un'indomabile inquietudine non le permetterà mai di vivere felice e contenta co-
me nell'ultima riga delle vecchie e delle nuove favole. Per usare una categoria non più di
moda, Katniss Everdeen è il trionfo dell'ideale femminista. Non è un caso che l'autrice
Suzanne Collins sia per anagrafe (53 anni) la capostipite della schiera di scrittrici che
dall'inizio del nuovo millennio hanno rivoluzionato al femminile la letteratura (e il cine-
ma) per l'infanzia, formidabile strumento di educazione sentimentale delle nuove gene-
razioni, accanto alla quasi coetanea J.K. Rowlings di Harry Potter, prima della quaran-
tenne Stephenie Meyer di Twilight fino alla ventenne Veronica Roth di Divergent.
L'altro grande mito che Hunger Games rievoca ai giovani di tutto il mondo è quello
della rivoluzione. Espulso dalla politica, dove non ne parlano neppure i più estremisti,
il mito della rivoluzione armata dei poveri contro i ricchi è il cuore del capitolo finale
della saga.
Lucianone
L'uscita dell'ultimo capitolo della saga di "Hunger Games"
propone una figura femminile rivoluzionaria, la più radicale
mai prodotta a Hollywood nei blockbuster per ragazzi
(da la Repubblica - 20/11/'15 - R2Spettacoli / Curzio Maltese)
L'EROE E' DONNA
Katniss tra il Che e Giovanna D'Arco
Prima che il capitolo finale di "Hunger Games" sia sommerso da un mare di cifre d'incassi
e spettatori , o ridotta a una diatriba fra milioni di fan, merita cercare di capire perchè que-
sta saga pop più di ogni altra abbia mobilitato un esercito d'interpreti anche raffinatissimi,
dai critici letterari del New Yorker fino a seri studiosi marxisti che in genere disdegnano
d'occuparsi di blockbuster. E questo ben al di là dei meriti letterari dei tre romanzi di Su-
zanne Collins o della qualità cinematografica dei ...film che è duro considerare bellis-
simi, se non per la qualità straordinaria di un cast stellare, da Jennifer Lawrence a Julian-
ne Moore, da Donald Sutherland a Philip Seymour Hoffman alla sua ultima apparizione, e
per il genio artistico delle scenografie di Philip Messina.
In Hunger Games almeno un paio d'invenzioni sono sorprendenti e controcorrente. Una è
la figura della protagonista, Katniss Everdeen, l'altra è la società futuribile nella quale si
muove l'avventura, l'impero fantastico di Panem. L'adolescente Katniss, la sempre più bra-
va Jennifer Lawrence, che nell'episodio finale guida la rivoluzione contro il regime autorita-
rio del presidente Snow, una specie di Giovanna D'Arco del futuro, è probabilmente la figu-
ra femminile più radicale mai prodotta a Hollywood, come ha scritto il critico del New York
Times, Tony Scott. E rappresenta anche un sovvertimento dei canoni della macchina holly-
woodiana, dove alla fine la complessità è sempre maschile e i caratteri femminili sono ridu-
cibili a un'unica dimensione, familiare o pubblica.
Katniss è al contrario un'eroina del dubbio che attraversa una molteplicità di ruoli senza
mai identificarsi in nessuno. Non vorrebbe essere ma diventa una rivoluzionaria, è e non
è l'incarnazione dei simboli del successo nella nostra società. E' e non è un'atleta, è e non
è una star tv, una leader politica, una testimonial della pubblicità così come nel privato
è e non è una fidanzata o una compagna, e in famiglia è al tempo stesso sorella e figlia
amorevole, ma anche un'adolescente che ha assunto dalla morte del padre minatore il
vero ruolo di capofamiglia e ha un atteggiamento genitoriale nei confronti di sorella e
madre. Un'indomabile inquietudine non le permetterà mai di vivere felice e contenta co-
me nell'ultima riga delle vecchie e delle nuove favole. Per usare una categoria non più di
moda, Katniss Everdeen è il trionfo dell'ideale femminista. Non è un caso che l'autrice
Suzanne Collins sia per anagrafe (53 anni) la capostipite della schiera di scrittrici che
dall'inizio del nuovo millennio hanno rivoluzionato al femminile la letteratura (e il cine-
ma) per l'infanzia, formidabile strumento di educazione sentimentale delle nuove gene-
razioni, accanto alla quasi coetanea J.K. Rowlings di Harry Potter, prima della quaran-
tenne Stephenie Meyer di Twilight fino alla ventenne Veronica Roth di Divergent.
della rivoluzione. Espulso dalla politica, dove non ne parlano neppure i più estremisti,
il mito della rivoluzione armata dei poveri contro i ricchi è il cuore del capitolo finale
della saga.
Lucianone
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