16 aprile '15 - giovedì 16th April / Thursday visione post - 7
Riduzione delle ore di lingue classiche ai licei francesi
LA SORBONA GUIDA LE PROTESTE: "Giù le mani
da latino e greco", e tutti gli studenti contro il ministro.
(da "La Stampa" - 11/04/2015 - il caso / Paolo Levi da Parigi)
"Giù le mani da latino e greco": nella Francia abbonata alle proteste contro i tentativi
di riforma si aggiunge anche quella di un folto gruppo di prof, intellettuali e studenti, sul
piede di guerra per l'ultima pazza idea della ministra dell'Istruzione Najat Vallaud-Belka-
cem - pupilla del presidente Francois Hollande - che intende ridurre le ore di latino e gre-
co nelle scuole superiori diluendone l'insegnamento in corsi pluridisciplinari di taglio più
storico. - Nell'anfiteatro della Sorbona, l'antica università parigina nel cuore della rive
gauche, un centinaio di persone si sono aggiunte al coro di proteste per chiedere al go-
verno di non "uccidere" le lingue antiche. Tra loro, pesi massimi del mondo intellettuale
come ol filosofo Regis Debray che denuncia "la miopia della classe dirigente" e il tenta-
tivo di "sostituire i verbi con i numeri". Messaggio simile a quello espresso qualche gior-
no prima da Elizabeth Antébi, organizzatrice del Festival europeo di latino e greco all'Ecole
normale supérieure di Lione. "Nel momento in cui lottiamo contro individui che distruggo-
no le opere della memoria - ha avvertito riferendosi alle azioni dei fondamentalisti islamici
dell'Isis nel museo di Mosul - ci stiamo massacrando da soli".
Secondo il testo di riforma del governo socialista, le opzioni di latino e greco verranno
sostituite da insegnamenti pratici interdisciplinari (Epi), tra cui "lingue e cultureb dell'an-
tichità". Vicina ai manifestanti, anche Aurélie Filippetti, l'ex ministra della Cultura nonchè
stella della "sinistra frondista" che ha abbandonato il governo dopo la svolta social-libera-
le voluta da Hollande. Agli esperti del ministero che bollano l'insegnamento di Omero e
Catullo come "elitista", gli alfieri del classicismo ricordano che oggi, nelle scuole superiori
di Francia, a scegliere opzioni di latino e greco sono ancora 520.000 studenti. "Elitista sarà
piuttosto l'inglese, riservato a chi può permettersi viaggi studio all'estero, davanti a latino
e greco siamo tutti uguali, puntualizzano i manifestanti: "Non sarà certo il primo progetto di
riforma che getteremo nel cestino della storia".
Lucianone
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giovedì 16 aprile 2015
martedì 14 aprile 2015
Sport - calcio / Serie B - 35^ giornata - classifica aggiornata
14 aprile '15 - martedì 14th April 2/ Tuesday visione post - 7
Il posticipo di Lunedì 13 aprile:
Perugia 2
Varese 0
Nuova Classifica
Carpi 71 / Bologna 58 / Frosinone 57 / Vicenza 56 / Perugia 53
Avellino 52 / Livorno 51 / Spezia 50 / Pescara 48 / Lanciano 47
Bari 45 / Ternana 43 / Modena, Trapani 42 / Catania, Latina 41
Crotone, Pro Vercelli, Entella 40 / Cittadella 39 / Brescia 32 / Varese 28
C o m m e n t o
Il posticipo di Lunedì 13 aprile:
Perugia 2
Varese 0
Nuova Classifica
Carpi 71 / Bologna 58 / Frosinone 57 / Vicenza 56 / Perugia 53
Avellino 52 / Livorno 51 / Spezia 50 / Pescara 48 / Lanciano 47
Bari 45 / Ternana 43 / Modena, Trapani 42 / Catania, Latina 41
Crotone, Pro Vercelli, Entella 40 / Cittadella 39 / Brescia 32 / Varese 28
C o m m e n t o
CIBO / economia - Il problema latte in Italia
15 aprile '15 / mercoledì 15th April / Wednesday visione post - 6
(da la Repubblica - 7 febbraio 2015 - di Carlo Petrini)
QUALE LATTE BERREMO
Il futuro del latte vaccino non è mai stato tanto incerto in questo Paese dopo che
quasi l'argomento era passato nel dimenticatoio, una volta finiti gli anni ruggenti
della vacca Ercolina e della contestazione del sistema della produzione contingenta-
ta. Adesso ci siamo: il primo aprile 2015 sarà finito il regime, ormai trentennale,
delle quote. Nel frattempo l'Italia non è riuscita a chiudere la partita degli irridu-
cibili, che volevano affermato il principio secondo cui si deve produrre quanto si
vuole (o meglio: quanto si può), lasciando che il mercato decida chi ce la può fare
e chi no. - Una grande catena di supermercati ha appena iniziato un battage pub-
blicitario per spiegare che il suo latte è solo italiano e viene pagato alle stalle 38
centesimi per litro. Pensate: il latte che fresco non si vende nei supermercati a me-
no di un euro e venti, si propaganda dicendo che all'allevatore è pagato meno di
40 centesimi. Equesta pubblicità si basa sul fatto che già oggi, il latte comunitario
ungherese è proposto ai nostri casari e ai nostri imbottigliatori di latte ben al di
sotto dei 30 centesimi.
In che mondo viviamo. Chi produce un alimento tanto prezioso non ha diritto che
a un terzo del suo prezzo finale (nella migliore delle ipotesi) e da parte del Paese
si guarda per lo più incuranti al tracollo di un sistema zootecnico che è pieno di
punti deboli, ma non è qualcosa che si può liquidare come si chiude una discote-
ca perchè la gente non ci balla più. - Il LATTE è fra i modi più razionali di tra-
sformare in energia per la vita le fonti vegetali ricche di cellulosa, altrimenti in-
digeribili per l'uomo. Esso ha stratificato culture, reso protagoniste di tradizioni
locali razza bovine diverse e peculiari dei cento paesaggi di questo Paese. Da esso
infine traiamo una varietà di produzioni dai nomi affascinanti, dalle forme varia-
bili e dai gusti incomparabilmente diversi che è il nostro patrimonio caseario.
Se il latte per fare i formaggi nati sulle pendici delle nostre montagne verrà dalla
pianura ungherese, non sarà solo una questione di DOP e IGP italiane a rischio.
Sarà molto di più. Sarà il suicidio di un patrimonio culturale gastronomico.
Guardo con attenzione alle azioni che il ministro Martina ha messo in campo, af-
finchè la qualità italiana venga ricompensata, riconoscendo così, attraverso il
prezzo , un sostegno non irriguardoso alla produzione lattiero.casearia dell'Italia.
Ma sono convinto che senza l'acquisizione di una diversa consapevolezza da parte
dei consumatori, orientati e messi finalmente in condizione di consumare latte mi-
gliore, italiano certo, ma non solo, si< il necessario strumento , sul lungo periodo,
per la salvezza di questo alimento prezioso e straordinariamente significativo.
Lucianone
(da la Repubblica - 7 febbraio 2015 - di Carlo Petrini)
QUALE LATTE BERREMO
Il futuro del latte vaccino non è mai stato tanto incerto in questo Paese dopo che
quasi l'argomento era passato nel dimenticatoio, una volta finiti gli anni ruggenti
della vacca Ercolina e della contestazione del sistema della produzione contingenta-
ta. Adesso ci siamo: il primo aprile 2015 sarà finito il regime, ormai trentennale,
delle quote. Nel frattempo l'Italia non è riuscita a chiudere la partita degli irridu-
cibili, che volevano affermato il principio secondo cui si deve produrre quanto si
vuole (o meglio: quanto si può), lasciando che il mercato decida chi ce la può fare
e chi no. - Una grande catena di supermercati ha appena iniziato un battage pub-
blicitario per spiegare che il suo latte è solo italiano e viene pagato alle stalle 38
centesimi per litro. Pensate: il latte che fresco non si vende nei supermercati a me-
no di un euro e venti, si propaganda dicendo che all'allevatore è pagato meno di
40 centesimi. Equesta pubblicità si basa sul fatto che già oggi, il latte comunitario
ungherese è proposto ai nostri casari e ai nostri imbottigliatori di latte ben al di
sotto dei 30 centesimi.
In che mondo viviamo. Chi produce un alimento tanto prezioso non ha diritto che
a un terzo del suo prezzo finale (nella migliore delle ipotesi) e da parte del Paese
si guarda per lo più incuranti al tracollo di un sistema zootecnico che è pieno di
punti deboli, ma non è qualcosa che si può liquidare come si chiude una discote-
ca perchè la gente non ci balla più. - Il LATTE è fra i modi più razionali di tra-
sformare in energia per la vita le fonti vegetali ricche di cellulosa, altrimenti in-
digeribili per l'uomo. Esso ha stratificato culture, reso protagoniste di tradizioni
locali razza bovine diverse e peculiari dei cento paesaggi di questo Paese. Da esso
infine traiamo una varietà di produzioni dai nomi affascinanti, dalle forme varia-
bili e dai gusti incomparabilmente diversi che è il nostro patrimonio caseario.
Se il latte per fare i formaggi nati sulle pendici delle nostre montagne verrà dalla
pianura ungherese, non sarà solo una questione di DOP e IGP italiane a rischio.
Sarà molto di più. Sarà il suicidio di un patrimonio culturale gastronomico.
Guardo con attenzione alle azioni che il ministro Martina ha messo in campo, af-
finchè la qualità italiana venga ricompensata, riconoscendo così, attraverso il
prezzo , un sostegno non irriguardoso alla produzione lattiero.casearia dell'Italia.
Ma sono convinto che senza l'acquisizione di una diversa consapevolezza da parte
dei consumatori, orientati e messi finalmente in condizione di consumare latte mi-
gliore, italiano certo, ma non solo, si< il necessario strumento , sul lungo periodo,
per la salvezza di questo alimento prezioso e straordinariamente significativo.
Lucianone
sabato 11 aprile 2015
Sport - calcio / Serie B - 35^ giornata - 2014(15
12 aprile - domenica 12th April / Sunday visione post - 9
Risultati delle partite
Vicenza 1 Bari 1 Brescia 1 Catania 4 Cittadella 0 Frosinone 2
Avellino 0 Crotone 1 Bologna 1 Trapani 1 Carpi 1 Pescara 1
Modena 2 Pro Vercelli 3 Spezia 0 Lanciano 1 Perugia
Entella 0 Livorno 3 Ternana 1 Latina 1 Varese (lunedì sera)
Classifica
CARPI 71 / Bologna 57 / Vicenza 56 / Frosinone 54 / Avellino 52 /
Livorno 51 / Perugia, Spezia 50 / Pescara 48 / Lanciano 47 / Bari 45 /
Ternana 43 / Modena, Trapani 42 / Latina, Catania 41 / Crotone, Pro >
Vercelli, Entella 40 Cittadella 39 / Brescia 32 / Varese 28
Perugia e Varese
una partita in meno
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Vicenza 1 Bari 1 Brescia 1 Catania 4 Cittadella 0 Frosinone 2
Avellino 0 Crotone 1 Bologna 1 Trapani 1 Carpi 1 Pescara 1
Modena 2 Pro Vercelli 3 Spezia 0 Lanciano 1 Perugia
Entella 0 Livorno 3 Ternana 1 Latina 1 Varese (lunedì sera)
Classifica
CARPI 71 / Bologna 57 / Vicenza 56 / Frosinone 54 / Avellino 52 /
Livorno 51 / Perugia, Spezia 50 / Pescara 48 / Lanciano 47 / Bari 45 /
Ternana 43 / Modena, Trapani 42 / Latina, Catania 41 / Crotone, Pro >
Vercelli, Entella 40 Cittadella 39 / Brescia 32 / Varese 28
Perugia e Varese
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mercoledì 8 aprile 2015
Cultura - Libro / Armeni, cristiani e la strage rimossa
11 aprile '15 - sabato 11th April / Saturday visione post - 15
Un saggio di Andrea Riccardi ricostruisce
le persecuzioni del 1915 e le collega al presente
Un secolo fa a Mardin (Turchia) la strage rimossa
Il cinico calcolo dei Giovani turchi, laici:
aizzare l'odio delle popolazioni islamiche
(da Corriere della Sera - 31/03/2015 - Anniversari / di Sergio Romano)
Nella Turchia sudorientale, in una zona abitata prevalentemente da curdi, vi è una
delle più belle città del Medio Oriente. E' Mardin, una meta turistica premiata dal-
l'Unesco per la straordinaria varietà della sua architettura religiosa: chiese, monaste-
ri, moschee, sinagoghe, castelli medioevali. Oggi la sua popolazione è in grande mag-
gioranza musulmana, ma nel 1915, quando fu teatro degli avvenimenti evocati in un
libro di Andrea Riccardi pubblicato (ora) da Laterza, i cristiani avevano nove chiese,
tre conventi e formavano una sorta di catalogo vivente del Cristianesimo romano e
greco: armeni in buona parte, ma anche cattolici di rito latino, ortodossi, assiri, siria-
ci, caldei, tutti assistiti dai loro vescovi e patriarchi. I campanili e i minareti svettano
ancora sulla città, costruita sul pendio di una grande montagna, ma le comunità cat-
toliche e ortodosse sono oggi soltanto il pallido ricordo di un mondo in buona par-
te scomparso.
Questo libro ("La strage dei cristiani, Mardin, gli armeni e la fine di un mondo",
pp. 240 euro 18) è anzitutto un'opera di pietà storica, scritta per ricordare la sorte
dei cristiani d'Oriente, travolti anche in anni più recenti dalle guerre combattute
in Libano, in Iraq, e in Siria. Riccardi dice implicitamente al lettore che la tragi-
ca cronaca delle persecuzioni subite dagli armeni agli inizi della Grande guerra
non sarebbe completa se non ricordasse che il loro destino, in particolare a Mardin,
fu condiviso dai cristiani. - Ma l'autore non è soltanto il fondatore della Comunità
di Sant'Egidio e, quindi, un cattolico militante. E' anche uno studioso a cui preme
ricostruire il contesto storico di quelle persecuzioni. Nel luglio del 1914, qundo il
governo austro-ungarico inviò alla Serbia l'ultimatum che avrebbe scatenato la
Grande guerra, la Turchia era appena uscita da una umiliante sconfitta nella Se-
conda guerra balcanica e dal colpo di Stato che aveva dato il potere ai "Giovani
turchi" di Unione e Progresso. I suoi tre Pascià - Djemal, Enver, Talaat - erano
ferocemente nazionalisti e profondamente convinti che la sovranità dello Stato
ottomano fosse minacciata dalle continue ingerenze delle potenze straniere nella
politica dell'Impero. Le sue finanze erano soggette alla vigilanza di banchieri eu-
ropei, organizzati in una specie di Fondo monetario internazionale. Le comunità
religiose non musulmane avevano potenti protettori stranieri: la Russia, per gli
ortodossi e gli armeni, la Francia e altri Paesi cattolici per i cristiani latini, la
Gran Bretagna per i protestanti e gli ebrei. I trattati sulle capitolazioni avevano
garantito alle comunità nazionali straniere una sorta di indipendenza giudizia-
ria, che intaccava profondamente la sovranità dello Stato.
Al nuovo governo di Costantinopoli la guerra europea parve una provvidenziale
via d'uscita. Il 9 settembre 1914 fu annunciato al mondo che le capitolazioni sa-
rebbero state abolite, con un documento in cui si affermava tra l'altro che l'abo-
lizione avrebbe permesso di realizzare le riforme ripetutamente sollecitate dalle
grandi potenze. Due mesi dopo, mentre la Turchia era da qualche giorno in
guerra a fianco della Germania, fu proclamata la Grande Jihad. La guerra san-
ta presentava in quel momento un doppio vantaggio. Forniva alle masse anato-
liche, ancora devotamente musulmane, una motivazione spirituale sul campo
di battaglia; e dava alle persecuzioni contro i cristiani una giustificazione pa-
triottico-religiosa. Per quanto concerneva gli armeni, , in particolare, la guer-
ra contro la Russia avrebbe permesso al governo turco di trattare la loro comu-
nità come una pericolosa quinta colonna. armate di questi argomenti le auto-
rità turche dettero il via alle deportazioni e ai massacri. Quando gli ambascia-
tori dei Paesi neutrali, fra cui Henry Morgenthau, rappresentante degli Stati
Uniti, deplorarono i metodi utilizzati, Enver replicò con sfacciata franchezza:
"L'odio tra turchi e armeni è così grande che dobbiamo farla finita con loro,
altrimenti si vendicheranno su di noi".
Continua... to be continued...
Un saggio di Andrea Riccardi ricostruisce
le persecuzioni del 1915 e le collega al presente
Un secolo fa a Mardin (Turchia) la strage rimossa
Il cinico calcolo dei Giovani turchi, laici:
aizzare l'odio delle popolazioni islamiche
(da Corriere della Sera - 31/03/2015 - Anniversari / di Sergio Romano)
Nella Turchia sudorientale, in una zona abitata prevalentemente da curdi, vi è una
delle più belle città del Medio Oriente. E' Mardin, una meta turistica premiata dal-
l'Unesco per la straordinaria varietà della sua architettura religiosa: chiese, monaste-
ri, moschee, sinagoghe, castelli medioevali. Oggi la sua popolazione è in grande mag-
gioranza musulmana, ma nel 1915, quando fu teatro degli avvenimenti evocati in un
libro di Andrea Riccardi pubblicato (ora) da Laterza, i cristiani avevano nove chiese,
tre conventi e formavano una sorta di catalogo vivente del Cristianesimo romano e
greco: armeni in buona parte, ma anche cattolici di rito latino, ortodossi, assiri, siria-
ci, caldei, tutti assistiti dai loro vescovi e patriarchi. I campanili e i minareti svettano
ancora sulla città, costruita sul pendio di una grande montagna, ma le comunità cat-
toliche e ortodosse sono oggi soltanto il pallido ricordo di un mondo in buona par-
te scomparso.
Questo libro ("La strage dei cristiani, Mardin, gli armeni e la fine di un mondo",
pp. 240 euro 18) è anzitutto un'opera di pietà storica, scritta per ricordare la sorte
dei cristiani d'Oriente, travolti anche in anni più recenti dalle guerre combattute
in Libano, in Iraq, e in Siria. Riccardi dice implicitamente al lettore che la tragi-
ca cronaca delle persecuzioni subite dagli armeni agli inizi della Grande guerra
non sarebbe completa se non ricordasse che il loro destino, in particolare a Mardin,
fu condiviso dai cristiani. - Ma l'autore non è soltanto il fondatore della Comunità
di Sant'Egidio e, quindi, un cattolico militante. E' anche uno studioso a cui preme
ricostruire il contesto storico di quelle persecuzioni. Nel luglio del 1914, qundo il
governo austro-ungarico inviò alla Serbia l'ultimatum che avrebbe scatenato la
Grande guerra, la Turchia era appena uscita da una umiliante sconfitta nella Se-
conda guerra balcanica e dal colpo di Stato che aveva dato il potere ai "Giovani
turchi" di Unione e Progresso. I suoi tre Pascià - Djemal, Enver, Talaat - erano
ferocemente nazionalisti e profondamente convinti che la sovranità dello Stato
ottomano fosse minacciata dalle continue ingerenze delle potenze straniere nella
politica dell'Impero. Le sue finanze erano soggette alla vigilanza di banchieri eu-
ropei, organizzati in una specie di Fondo monetario internazionale. Le comunità
religiose non musulmane avevano potenti protettori stranieri: la Russia, per gli
ortodossi e gli armeni, la Francia e altri Paesi cattolici per i cristiani latini, la
Gran Bretagna per i protestanti e gli ebrei. I trattati sulle capitolazioni avevano
garantito alle comunità nazionali straniere una sorta di indipendenza giudizia-
ria, che intaccava profondamente la sovranità dello Stato.
Al nuovo governo di Costantinopoli la guerra europea parve una provvidenziale
via d'uscita. Il 9 settembre 1914 fu annunciato al mondo che le capitolazioni sa-
rebbero state abolite, con un documento in cui si affermava tra l'altro che l'abo-
lizione avrebbe permesso di realizzare le riforme ripetutamente sollecitate dalle
grandi potenze. Due mesi dopo, mentre la Turchia era da qualche giorno in
guerra a fianco della Germania, fu proclamata la Grande Jihad. La guerra san-
ta presentava in quel momento un doppio vantaggio. Forniva alle masse anato-
liche, ancora devotamente musulmane, una motivazione spirituale sul campo
di battaglia; e dava alle persecuzioni contro i cristiani una giustificazione pa-
triottico-religiosa. Per quanto concerneva gli armeni, , in particolare, la guer-
ra contro la Russia avrebbe permesso al governo turco di trattare la loro comu-
nità come una pericolosa quinta colonna. armate di questi argomenti le auto-
rità turche dettero il via alle deportazioni e ai massacri. Quando gli ambascia-
tori dei Paesi neutrali, fra cui Henry Morgenthau, rappresentante degli Stati
Uniti, deplorarono i metodi utilizzati, Enver replicò con sfacciata franchezza:
"L'odio tra turchi e armeni è così grande che dobbiamo farla finita con loro,
altrimenti si vendicheranno su di noi".
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venerdì 3 aprile 2015
Spettacoli - cinema / "French connection": un film alla Scorsese
3 aprile 2015 - venerdì 3rd April / Friday visione post - 24
Guardie e ladri francesi:
un film alla maniera del grande Scorsese
(da la Repubblica - 26/03/'15 / Al cinema - di Roberto Nepoti)
Dopo che, in qualità di giudice del tribunale minorile di Metz, ha sperimentato gli effetti
devastanti della droga sui giovanissimi, Pierre Michel è trasferito a Marsiglia per contra-
stare la criminalità organizzata. Qui intraprende un'azione contro il boss Gaetan Zampa
che assume quasi i tratti di una guerra privata, inducendolo ad agire ai limiti della lega-
lità e a rischiare la vita. Negli anni Settanta la "french connection" fu un'organizzazio-
ne mafiosa tentacolare che, da Marsiglia, inondò di eroina gli Stati Uniti. L'espressione
"french connection" era anche il titolo originale di due celebri actioner del decennio,
conosciuti da noi come "Il braccio violento della legge " 1 e 2. I fatti cui si riferisce il
film però, pur romanzandoli in parte, sono accaduti davvero e hanno coinvolto il giudi-
ce Michel e il gangster Zampa, potente malavitoso francese di origine napoletana.
Il finale, dunque, era scritto: anche se non è il caso di rivelarlo a chi non lo conosca.
Quel che vale la pena osservare è che il romanzo criminale del giovane Cédric Jimenez
non soffre affatto della pesantezza dei film-dossier ispirati ad avvenimenti reali. Ha, in-
vece, il ritmo del buon cinema d'azione fatto secondo la ricetta tradizionale: alternando
piani-sequenza descrittivi e macchina da presa a spalla e catalogando tutti i luoghi ob-
bligati delle saghe gangsteristiche - minacce e sfide, tradimenti e dilemmi morali, delit-
ti e castighi - con uno stile dinamico e accattivante, Assai probabile che i precedenti cui
French Connection somiglia di più siano i noir francesi anni Settanta di Henri Verneuil
e José Giovanni, quelli col vecchio Gabin e i giovani Delon o Belmondo; però il suo mo-
dello è piuttosto Martin Scorsese: inarrivabile, certo, ma che Jimenez emula senza diso-
nore. E' "scorsesiano" il carattere del gangster Zampa , cattivo tutt'altro che banale o ste-
reotipato. Così il film può a buon diritto focalizzare il dramma intorno a una coppia di
character di grande carisma personale, sottolineando i tratti che li accomunano pur se
schierati su sponde opposte della legge.
Facce della stessa medaglia, Pierre e Gaetan sono due eroi tragici, entrambi amanti della
famiglia ma anche - altrettanto - del rischio, oltre che consapevoli dell'alto prezzo che do-
vranno pagare. Benchè incentrato sulla guerra dei due uomini "duri da cuocere", tutta-
via, il film non dimentica di trattare il milieu criminale per quello che, a certi livelli, in-
variabilmente è: la punta di un iceberg di collusioni e complicità a livelli istituzionali
che infetta le forze dell'ordine (qui un gruppo di poliziotti corsi in combutta con la mala-
vita) e le alte sfere della politica, pronta a servirsi della malavita come di uno strumento
e a ostacolare, al caso, chi la combatte in prima linea. Niente di nuovo? Può darsi, però
conta anche il modo in cui il cinema ripropone le cose già note. Qui lo fa bene e trae ul-
teriore vantaggio da un cast scelto come si deve. Vicino a Jean Dujardin, ormai consa-
crato star internazionale, non sfigura affatto il meno noto Gilles Lellouche nella parte
dello spietato, ma tutt'altro che privo di fascino, Zampa. Pur disegnando caratteri a tut-
to tondo, il binomia protagonista non scivola mai nel caricaturale. Lo asseconda un cast
di facce bene assortite tra cui spicca Benoit Magimel, già attore di Claude Chabrol, nel-
la parte di un "mad dog" dalla pistola facile.
Il Regista
Cédric Jimenez, classe 1976, è un regista. produttore e sceneggiatore.
Al suo attivo finora il documentario Scorpione e il film Aux yeux de tous,
un thriller politico con protagonista un giovane hacker.
Lucianone
Guardie e ladri francesi:
un film alla maniera del grande Scorsese
(da la Repubblica - 26/03/'15 / Al cinema - di Roberto Nepoti)
Dopo che, in qualità di giudice del tribunale minorile di Metz, ha sperimentato gli effetti
devastanti della droga sui giovanissimi, Pierre Michel è trasferito a Marsiglia per contra-
stare la criminalità organizzata. Qui intraprende un'azione contro il boss Gaetan Zampa
che assume quasi i tratti di una guerra privata, inducendolo ad agire ai limiti della lega-
lità e a rischiare la vita. Negli anni Settanta la "french connection" fu un'organizzazio-
ne mafiosa tentacolare che, da Marsiglia, inondò di eroina gli Stati Uniti. L'espressione
"french connection" era anche il titolo originale di due celebri actioner del decennio,
conosciuti da noi come "Il braccio violento della legge " 1 e 2. I fatti cui si riferisce il
film però, pur romanzandoli in parte, sono accaduti davvero e hanno coinvolto il giudi-
ce Michel e il gangster Zampa, potente malavitoso francese di origine napoletana.
Il finale, dunque, era scritto: anche se non è il caso di rivelarlo a chi non lo conosca.
Quel che vale la pena osservare è che il romanzo criminale del giovane Cédric Jimenez
non soffre affatto della pesantezza dei film-dossier ispirati ad avvenimenti reali. Ha, in-
vece, il ritmo del buon cinema d'azione fatto secondo la ricetta tradizionale: alternando
piani-sequenza descrittivi e macchina da presa a spalla e catalogando tutti i luoghi ob-
bligati delle saghe gangsteristiche - minacce e sfide, tradimenti e dilemmi morali, delit-
ti e castighi - con uno stile dinamico e accattivante, Assai probabile che i precedenti cui
French Connection somiglia di più siano i noir francesi anni Settanta di Henri Verneuil
e José Giovanni, quelli col vecchio Gabin e i giovani Delon o Belmondo; però il suo mo-
dello è piuttosto Martin Scorsese: inarrivabile, certo, ma che Jimenez emula senza diso-
nore. E' "scorsesiano" il carattere del gangster Zampa , cattivo tutt'altro che banale o ste-
reotipato. Così il film può a buon diritto focalizzare il dramma intorno a una coppia di
character di grande carisma personale, sottolineando i tratti che li accomunano pur se
schierati su sponde opposte della legge.
Facce della stessa medaglia, Pierre e Gaetan sono due eroi tragici, entrambi amanti della
famiglia ma anche - altrettanto - del rischio, oltre che consapevoli dell'alto prezzo che do-
vranno pagare. Benchè incentrato sulla guerra dei due uomini "duri da cuocere", tutta-
via, il film non dimentica di trattare il milieu criminale per quello che, a certi livelli, in-
variabilmente è: la punta di un iceberg di collusioni e complicità a livelli istituzionali
che infetta le forze dell'ordine (qui un gruppo di poliziotti corsi in combutta con la mala-
vita) e le alte sfere della politica, pronta a servirsi della malavita come di uno strumento
e a ostacolare, al caso, chi la combatte in prima linea. Niente di nuovo? Può darsi, però
conta anche il modo in cui il cinema ripropone le cose già note. Qui lo fa bene e trae ul-
teriore vantaggio da un cast scelto come si deve. Vicino a Jean Dujardin, ormai consa-
crato star internazionale, non sfigura affatto il meno noto Gilles Lellouche nella parte
dello spietato, ma tutt'altro che privo di fascino, Zampa. Pur disegnando caratteri a tut-
to tondo, il binomia protagonista non scivola mai nel caricaturale. Lo asseconda un cast
di facce bene assortite tra cui spicca Benoit Magimel, già attore di Claude Chabrol, nel-
la parte di un "mad dog" dalla pistola facile.
Il Regista
Cédric Jimenez, classe 1976, è un regista. produttore e sceneggiatore.
Al suo attivo finora il documentario Scorpione e il film Aux yeux de tous,
un thriller politico con protagonista un giovane hacker.
Lucianone
sabato 28 marzo 2015
Sport - calcio / Serie A - 28^ giornata - 2014/15
28 marzo '15 - sabato 28th March / Saturday visione post - 15
Risultati delle partite
Chievo 1 Milan 3 Empoli 3 Juventus 1 Cesena 0 Lazio 2
Palermo 0 Cagliari 1 Sassuolo 1 Genoa 0 Roma 1 Verona 0
Napoli 1 Parma 0 Sampdoria 1 Udinese 2
Atalanta 1 Torino 2 Inter 0 Fiorentina 2
CLASSIFICA
JUVENTUS 67 / Roma 53 / Lazio 52 / Sampdoria 48 / Napoli 47 /
Fiorentina 46 / Torino 39 / Milan 38 / Genoa, Inter 37 / Palermo 35 /
Udinese, Empoli, Sassuolo, Chievo, Verona H. 32 / Atalanta 26 /
Cagliari, Cesena 21 / Parma (-3) 9
C o m m e n t o
CONTINUA... to be continued...
Risultati delle partite
Chievo 1 Milan 3 Empoli 3 Juventus 1 Cesena 0 Lazio 2
Palermo 0 Cagliari 1 Sassuolo 1 Genoa 0 Roma 1 Verona 0
Napoli 1 Parma 0 Sampdoria 1 Udinese 2
Atalanta 1 Torino 2 Inter 0 Fiorentina 2
CLASSIFICA
JUVENTUS 67 / Roma 53 / Lazio 52 / Sampdoria 48 / Napoli 47 /
Fiorentina 46 / Torino 39 / Milan 38 / Genoa, Inter 37 / Palermo 35 /
Udinese, Empoli, Sassuolo, Chievo, Verona H. 32 / Atalanta 26 /
Cagliari, Cesena 21 / Parma (-3) 9
C o m m e n t o
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venerdì 27 marzo 2015
ATTUALITA' - Commenti / Idee - Sul nuovo terrorismo islamico: 'Quei ragazzi terroristi in fuga dalla libertà'
27 marzo '15 - venerdì 27th Marchh / Friday visione post - 32
IL NICHILISMO OCCIDENTALE
apre un vuoto in cui cresce una nuova paranoia
/da la Repubblica - 7 febbraio '15 - LE IDEE / Massimo Recalcati)
La libertà non è solo possibilità di espressione, alleggerimento della vita da vincoli
oscurantisti, emancipazione dell'uomo dal suo stato di minorità, come Kant aveva clas-
sicamente definito l'illuminismo. La libertà è anche una esperienza di vertigine e di so-
litudine che comporta il rischio di vivere senza rifugi, senza garanzie ultime, senza cer-
tezze imperiture e fuori discussione.
Lo stesso Nietzsche, che fu uno dei maggiori sostenitori della libertà del soggetto di
fronte a ogni verità che pretende di porsi come assoluta, insisteva costantemente nel
ricordare che la libertà suscita angoscia, spaesamento, che il navigare in mare aperto
può generare una seduttiva nostalgia per la terra ferma. E' in questa luce che la psico-
analisi ha interpretato la psicologia delle masse dei grandi sistemi totalitari del Nove-
cento. - Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921) di Freud, Psicologia di massa del
fascismo (1933) di Reiche e Fuga dalla libertà (1941) di Fromm costituiscono una sorta
di fondamentale trilogia sul fenomeno sociale del fanatismo di massa e dei suoi proces-
si identificatori che hanno costituito il cemento psicologico di tutti i totalitarismi nove-
centeschi. Una tesi generale ritorna in questi tre testi: non è vero che gli esseri umani
amano senza ambivalenze la loro libertà; essi preferiscono anche rinunciarvi in cambio
della tutela autoritaria della loro vita. Se la libertà comporta sempre la possibilità della
crisi , dell'incertezza, del dubbio, del disorientamento, è meglio fuggire da essa per ri-
cercare in un Altro assoluto una certezza granitica e inamovibile sul senso della nostra
presenza al mondo e del nostro destino.
Questo ritratto della psicologia delle masse sembra aver fatto almeno in Occidente - il
suo tempo. La nuova psicologia delle masse non si fonda più, infatti, sullo sguardo ipno-
tico del Padre-padrone, sul leader come incarnazione farneticante dell'Altro assoluto e
sulla esaltazione acritica della Causa (la Natura, la lotta di classe, la Razza). La cultura
patriarcale , di cui il totalitarismo fu l'apoteosi più aberrante e crudele, si è lentamente
dissolta. Ak centro dell'Occidente non è più la dimensione tirannica della Causa ideale
che mobilita alla guerra le masse, ma quella dell'individualismo esasperato, della rincor-
sa alla propria affermazione personale, dell'ipertrofia narcisistica dell'Io. Al cemento ar-
mato dei regimi totalitari si è via via sostituita una atomizzazione dei legami sociali cau-
sata dalla decadenza fatale della dimensione dell'Ideale rispetto a quella cinica del go
dimento. IL CULTO PRAGMATICO DEL DENARO ha sostituito il culto fanatico del-
l'Ideale. Il nichilismo occidentale non sorge più dalle adunate delle masse disposte
a sacrificare la vita per il trionfo della Causa, ma dal capitalismo finanziario e dalla sua
ricerca spasmodica di un profitto che vorrebbe prescindere totalmente dalla dimensio-
ne del lavoro. Il nichilismo contemporaneo non si manifesta più nella lotta senza quar-
tiere contro un nemico ontologico, na come effetto di una caduta radicale di ogni fede
nei confronti dell'Ideale. E' il passaggio epocale DALLA PARANOIA ALLA PERVERSIONE.
Gli ultimi drammatici fatti che hanno investito la Francia e l'Europa comportano però un
ulteriore cambio di scena. La critica che la cultura islamica più integralista muove all'Oc-
cidente è una critica che tocca un nostro nervo scoperto: il nichilismo occidentale non è
più in grado di dare un senso alla vita e alla morte. Il dominio del discorso del capitalista
ha infatti demolito ogni concezione solidaristica dell'esistenza lasciando ormai evasa la
domanda pià essenziale: la nostra forma di vita collettiva è davvero l'unica forma di vita
possibile? L'idolatria nichilista per il denaro ha davvero reso impossibile ogni altra fede?
La nostra libertà è riuscita veramente a rendere la vita più umana? Il fatto che l'Occiden-
te che non sia più in grado di ripensare consapevolmente le sue forme (alienate) di vita,
ha spalancato la possibilità che la critica all'esistente abbia assunto le forme terribili di
un ritorno regressivo all'ideologia totalitaria. E' un insegnamento della psicoanalisi:quel-
lo che non viene elaborato simbolicamente ritorna nelle forme orribili e sanguinarie del
reale. L'Islam radicale non è forse l'incarnazione feroce di questo ritorno? Il suo rifiuto
dell'Occidente, fanatico e intollerante, non si iscrive proprio nello spazio lasciato aperto
da una nostra profonda crisi dei valori condivisi? L'integralismo islamico costituisce il ri-
torno alla più feroce paranoia di fronte alla perversione montante che ha assunto il posto
di comando in Occidente. Alla liquefazione dei valori si risponde con il loro irrigidimento
manicheo. Mentre la perversione sfuma sino ad annullare i contrari, destituisce ogni sen-
so della verità, confonde i buoni con i cattivi, mostra in modo disincantato che tutti gli es-
seri umani hanno un prezzo, la paranoia insiste nel mantenere rigidamente distinti il bene
dal male, il buono dal cattivo, il giusto dall'ingiusto offrendo l'illusione di una protezione
sicura dall'angoscia della libertà.
In due importanti libri dedicati all'Islam radicale (La psicoanalisi alla prova dell'Islam,
Neri Pozza 2002, Dichiarazione di non sottomissione, Polesis 2013) lo psicoanalista fran-
co-tunisino FethiBeslam, professore di psicopatologia all'Università di Parigi-Diderot, ci
ricorda come la sottomissione all'Altro salvi e distrugga allo stesso tempo. Essa offre l'il-
lusione di un mondo senza incertezze, chiedendo però in cambio la rinuncia totale alla
libertà. La potenza seduttiva dell'integralismo islamico consiste infatti nel proporsi come
la sola interpretazione possibile dell'Origine, della voce di Dio, dell'unico Dio che esiste,
del Dio "furioso" e giustiziere implacabile. Si tratta di una ideologia identitaria che com-
porta la sottomissione come unica possibilità di rapporto alla verità fondandosi sulla can.
cellazione dell'alterità di cui la rimozione della femminilità è l'espressione più forte ed
emblematica. L'amore per la Legge sfocia così fanaticamente nell'auto-attribuzione del
"diritto di vita e di m0orte su ogni cosa". E' la forma più terribile di blasfemia: uccidere,
sterminare, terrorizzare nel nome di Dio.
L'Occidenteche ha dato prova di aver saputo superare la stagione dei totalitarismi, non
ha ora solo il compito di difendersi dal rischio del dilagare della violenza paranoica del-
l'Islam radicale, ma deve soprattutto provare a rifondare laicamente le ragioni della no-
stra cultura per evitare che il culto perverso di una libertà senza Legge sia solo l'altra
faccia di quello paranoico di una Legge che annichilisce la libertà.
Lucianone
IL NICHILISMO OCCIDENTALE
apre un vuoto in cui cresce una nuova paranoia
/da la Repubblica - 7 febbraio '15 - LE IDEE / Massimo Recalcati)
La libertà non è solo possibilità di espressione, alleggerimento della vita da vincoli
oscurantisti, emancipazione dell'uomo dal suo stato di minorità, come Kant aveva clas-
sicamente definito l'illuminismo. La libertà è anche una esperienza di vertigine e di so-
litudine che comporta il rischio di vivere senza rifugi, senza garanzie ultime, senza cer-
tezze imperiture e fuori discussione.
Lo stesso Nietzsche, che fu uno dei maggiori sostenitori della libertà del soggetto di
fronte a ogni verità che pretende di porsi come assoluta, insisteva costantemente nel
ricordare che la libertà suscita angoscia, spaesamento, che il navigare in mare aperto
può generare una seduttiva nostalgia per la terra ferma. E' in questa luce che la psico-
analisi ha interpretato la psicologia delle masse dei grandi sistemi totalitari del Nove-
cento. - Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921) di Freud, Psicologia di massa del
fascismo (1933) di Reiche e Fuga dalla libertà (1941) di Fromm costituiscono una sorta
di fondamentale trilogia sul fenomeno sociale del fanatismo di massa e dei suoi proces-
si identificatori che hanno costituito il cemento psicologico di tutti i totalitarismi nove-
centeschi. Una tesi generale ritorna in questi tre testi: non è vero che gli esseri umani
amano senza ambivalenze la loro libertà; essi preferiscono anche rinunciarvi in cambio
della tutela autoritaria della loro vita. Se la libertà comporta sempre la possibilità della
crisi , dell'incertezza, del dubbio, del disorientamento, è meglio fuggire da essa per ri-
cercare in un Altro assoluto una certezza granitica e inamovibile sul senso della nostra
presenza al mondo e del nostro destino.
Questo ritratto della psicologia delle masse sembra aver fatto almeno in Occidente - il
suo tempo. La nuova psicologia delle masse non si fonda più, infatti, sullo sguardo ipno-
tico del Padre-padrone, sul leader come incarnazione farneticante dell'Altro assoluto e
sulla esaltazione acritica della Causa (la Natura, la lotta di classe, la Razza). La cultura
patriarcale , di cui il totalitarismo fu l'apoteosi più aberrante e crudele, si è lentamente
dissolta. Ak centro dell'Occidente non è più la dimensione tirannica della Causa ideale
che mobilita alla guerra le masse, ma quella dell'individualismo esasperato, della rincor-
sa alla propria affermazione personale, dell'ipertrofia narcisistica dell'Io. Al cemento ar-
mato dei regimi totalitari si è via via sostituita una atomizzazione dei legami sociali cau-
sata dalla decadenza fatale della dimensione dell'Ideale rispetto a quella cinica del go
dimento. IL CULTO PRAGMATICO DEL DENARO ha sostituito il culto fanatico del-
l'Ideale. Il nichilismo occidentale non sorge più dalle adunate delle masse disposte
a sacrificare la vita per il trionfo della Causa, ma dal capitalismo finanziario e dalla sua
ricerca spasmodica di un profitto che vorrebbe prescindere totalmente dalla dimensio-
ne del lavoro. Il nichilismo contemporaneo non si manifesta più nella lotta senza quar-
tiere contro un nemico ontologico, na come effetto di una caduta radicale di ogni fede
nei confronti dell'Ideale. E' il passaggio epocale DALLA PARANOIA ALLA PERVERSIONE.
Gli ultimi drammatici fatti che hanno investito la Francia e l'Europa comportano però un
ulteriore cambio di scena. La critica che la cultura islamica più integralista muove all'Oc-
cidente è una critica che tocca un nostro nervo scoperto: il nichilismo occidentale non è
più in grado di dare un senso alla vita e alla morte. Il dominio del discorso del capitalista
ha infatti demolito ogni concezione solidaristica dell'esistenza lasciando ormai evasa la
domanda pià essenziale: la nostra forma di vita collettiva è davvero l'unica forma di vita
possibile? L'idolatria nichilista per il denaro ha davvero reso impossibile ogni altra fede?
La nostra libertà è riuscita veramente a rendere la vita più umana? Il fatto che l'Occiden-
te che non sia più in grado di ripensare consapevolmente le sue forme (alienate) di vita,
ha spalancato la possibilità che la critica all'esistente abbia assunto le forme terribili di
un ritorno regressivo all'ideologia totalitaria. E' un insegnamento della psicoanalisi:quel-
lo che non viene elaborato simbolicamente ritorna nelle forme orribili e sanguinarie del
reale. L'Islam radicale non è forse l'incarnazione feroce di questo ritorno? Il suo rifiuto
dell'Occidente, fanatico e intollerante, non si iscrive proprio nello spazio lasciato aperto
da una nostra profonda crisi dei valori condivisi? L'integralismo islamico costituisce il ri-
torno alla più feroce paranoia di fronte alla perversione montante che ha assunto il posto
di comando in Occidente. Alla liquefazione dei valori si risponde con il loro irrigidimento
manicheo. Mentre la perversione sfuma sino ad annullare i contrari, destituisce ogni sen-
so della verità, confonde i buoni con i cattivi, mostra in modo disincantato che tutti gli es-
seri umani hanno un prezzo, la paranoia insiste nel mantenere rigidamente distinti il bene
dal male, il buono dal cattivo, il giusto dall'ingiusto offrendo l'illusione di una protezione
sicura dall'angoscia della libertà.
In due importanti libri dedicati all'Islam radicale (La psicoanalisi alla prova dell'Islam,
Neri Pozza 2002, Dichiarazione di non sottomissione, Polesis 2013) lo psicoanalista fran-
co-tunisino FethiBeslam, professore di psicopatologia all'Università di Parigi-Diderot, ci
ricorda come la sottomissione all'Altro salvi e distrugga allo stesso tempo. Essa offre l'il-
lusione di un mondo senza incertezze, chiedendo però in cambio la rinuncia totale alla
libertà. La potenza seduttiva dell'integralismo islamico consiste infatti nel proporsi come
la sola interpretazione possibile dell'Origine, della voce di Dio, dell'unico Dio che esiste,
del Dio "furioso" e giustiziere implacabile. Si tratta di una ideologia identitaria che com-
porta la sottomissione come unica possibilità di rapporto alla verità fondandosi sulla can.
cellazione dell'alterità di cui la rimozione della femminilità è l'espressione più forte ed
emblematica. L'amore per la Legge sfocia così fanaticamente nell'auto-attribuzione del
"diritto di vita e di m0orte su ogni cosa". E' la forma più terribile di blasfemia: uccidere,
sterminare, terrorizzare nel nome di Dio.
L'Occidenteche ha dato prova di aver saputo superare la stagione dei totalitarismi, non
ha ora solo il compito di difendersi dal rischio del dilagare della violenza paranoica del-
l'Islam radicale, ma deve soprattutto provare a rifondare laicamente le ragioni della no-
stra cultura per evitare che il culto perverso di una libertà senza Legge sia solo l'altra
faccia di quello paranoico di una Legge che annichilisce la libertà.
Lucianone
domenica 22 marzo 2015
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
23 marzo '15 - lunedì 23rd March / Monday visione post - 16
BERLINO
Vertice Germania- Grecia
Merkel: "Sì a Grecia forte" / Tsipras: "Rispettiamo i patti" ma
insiste sui danni di guerra
Vogliamo che la Grecia sia forte economicamente, che cresca e che venga fuori dalla alta disoccupazione», e in particolare «da quella giovanile». Con queste parole Angela Merkel ha aperto la conferenza stampa a Berlino con il premier greco Alexis Tsipras, alla prima visita in Germania. La cancelliera tedesca e il leader di Syriza, che si è presentato rigorosamente senza cravatta, hanno discusso di argomenti relativi all’intera Eurozona e di argomenti bilaterali, anche se la Merkel ha ribadito che «non spetta alla Germania valutare il pacchetto di riforme della Grecia, questo è il ruolo dell’intero Eurogruppo».
Economia / Italia
Draghi: "Siamo fiduciosi, buoni segnali di crescita per la Ue"
«Siamo più fiduciosi di 3-4 mesi fa, la politica monetaria si sta trasmettendo all’economia reale e ci sono diversi segnali come la ripresa del flusso del credito alle piccole e medie imprese». Il presidente della Bce, Mario Draghi ha pronunciato un discorso ottimista sulla situazione economica dell’Unione di fronte alla commis:sione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. «L’Italia e la Spagna», ha detto, «hanno realizzato delle riforme del mercato del lavoro che rappresentano dei «progressi». I due Paesi sono stati indicati come esempi.
FRANCIA
Elezioni amministratuve: Sarkozy vince e frena Le Pen
BERLINO
Vertice Germania- Grecia
Merkel: "Sì a Grecia forte" / Tsipras: "Rispettiamo i patti" ma
insiste sui danni di guerra
Vogliamo che la Grecia sia forte economicamente, che cresca e che venga fuori dalla alta disoccupazione», e in particolare «da quella giovanile». Con queste parole Angela Merkel ha aperto la conferenza stampa a Berlino con il premier greco Alexis Tsipras, alla prima visita in Germania. La cancelliera tedesca e il leader di Syriza, che si è presentato rigorosamente senza cravatta, hanno discusso di argomenti relativi all’intera Eurozona e di argomenti bilaterali, anche se la Merkel ha ribadito che «non spetta alla Germania valutare il pacchetto di riforme della Grecia, questo è il ruolo dell’intero Eurogruppo».
Economia / Italia
Draghi: "Siamo fiduciosi, buoni segnali di crescita per la Ue"
«Siamo più fiduciosi di 3-4 mesi fa, la politica monetaria si sta trasmettendo all’economia reale e ci sono diversi segnali come la ripresa del flusso del credito alle piccole e medie imprese». Il presidente della Bce, Mario Draghi ha pronunciato un discorso ottimista sulla situazione economica dell’Unione di fronte alla commis:sione Affari economici e monetari del Parlamento europeo. «L’Italia e la Spagna», ha detto, «hanno realizzato delle riforme del mercato del lavoro che rappresentano dei «progressi». I due Paesi sono stati indicati come esempi.
FRANCIA
Elezioni amministratuve: Sarkozy vince e frena Le Pen
Con il 29% il partito neogollista dell’ex presidente francese, l’Ump, frena al primo turno il Front National che ottiene comunque un «risultato storico». Domenica il ballottaggio
In Francia va in scena il grande ritorno di Nikolas Sarkozy. Il partito neogollista dell’ex presidente francese, l’Ump, alleato con il partito di centro Udi, ha frenato l’avanzata dell’estrema destra del Front National in Francia, mentre i socialisti del presidente Hollande, al governo del Paese, precipitano al terzo posto. Questa la fotografia del Paese il giorno dopo le elezioni amministrative. Sarkozy, il grande vincitore del primo turno delle amministrative, punta alle presidenziali del 2017 e annuncia che al ballottaggio di domenica prossima «non ci sarà alcun accordo locale con il Front National».
FRANCIA
Precipita Airbus Germanwings: 150 morti / Tra le vittime il
baritono Bryjak / I piloti, l'sos mancato e i tanti punti oscuri
Lucianone
FRANCIA
Precipita Airbus Germanwings: 150 morti / Tra le vittime il
baritono Bryjak / I piloti, l'sos mancato e i tanti punti oscuri
’Airbus A320 (volo 4U9525) da Barcellona a Düsseldorf. Tra le vittime 45 spagnoli e 67 tedeschi. Radar: aereo giù in 8 minuti. «È un incidente, basta speculazioni» L’Airbus A320: SCHEDALa prima tragedia
di un volo low cost in Europa / Francia, la visita dei reali di Spagna nel giorno dell’incidente IMMAGINI I SITI STRANIERI - FOTO
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