mercoledì 27 novembre 2024

Politica / Elezioni E.Romagna/Umbria: L' astensionismo - INTERVISTA

27 novwmbew '24, Mercoledì                 27th November / Wednesday           visione post - 47

(da la Repubblica - 19  nov. '24 - Le regioni al voto / Roberto D'Alimonte)

Perchè l'astensionismo...  ?

Pesa la disaffezione / Verso sfide poco competitive /  Candidati con scarso appeal

Esito scontato del voto, scarso appeal dei candidati e giovani sempre più distanti dalla politica. Roberto D'Alimonte, docente di Sistema politico italioano all'università Luiss, legge in questi termini il dato dell'astensione.      

- Professore D'Alimonte, in Emilia-Romagna l'affluenza è scesa di 21 punti percentuali rispetto al 2020 e in Umbria di 12 rispetto al 2019. Quali sono stati i fattori determinanti?

"Nel caso dell'Emilia-Romagna, l'esito della votazione è stato considerato scontato e questo ha demotivato molti elettori. Inoltre contano i candidati in campo.  Quando Stefano Bonaccini venne eletto la prima volta nel dicembre del 2014 ci fu un crollo catastrofico dell'affluenza: si toccò il minimo storico del 37,7%.  Un pò per i conflitti interni al partito, un pò perchè l'attuale presidente del Pd non era visto come un buon candidato. Cinque anni dopo è andato a votare oltre il 60%. Oggi l'affluenza è scesa di nuovo anche se non ai livelli del 2014.  Dunque c'entra la poca competitività, ma anche lo scarso appeal  dei candidati"

- E in Umbria?

"Lì l'elezione era considerata incerta, c'era una amggiore competizione tra fli sfidanti. Questo è certamente uno dei motivi per cui il calo dell'affluenza è stato minore".

- Si può dire che l'astensionismo sia ormai una tendenza consolidata?

"La tendenza di fondo è quella di una diminuzione costante della partecipazione in tutte le consultazioni: politiche, europee, regionali e locali. Dentro questa tendenza ci sono delle differenze: si vota di più alle politiche e si vota meno in altri tipi di elezioni. Il calo è minore quando la posta in gioco è percepita come molto rilevante".

- Si può parlare anche di disaffezione degli elettori?

"Certamente, vi è una disaffezione nei confronti della classe politica e una crescente delusione di fronte alla qualità dei candidati. Poi ci sono altri fattori: l'invecchiamento della popolazione e il minore interesse da parte dei giovani verso la politica. Per tanti elettori più anziani il voto era una abitudine consolidata. Questo non è più vero per le ultime generazioni".

- Che ruolo giocano i partiti?

"Di certo incidono l'indebolimento dei partiti di massa e la crisi delle ideologie che si traduce nella scarsa capacità delle forze politiche di mobilitare l'elettorato. Oggi non ci sono più idee e partiti forti. Contano i candidati e la competitività delle elezioni. Oppure , la rete delle clientele"

- Quanto influisce la crisi  del M5s nella bassa affluenza alle urne?

"Nel 2013 e nel 2018 ci sarebbe stata una diminuzione dei votanti ancora più marcata, che invece non si è registrata grazie al fenomeno Cinque Stelle, ma adesso questo fenomeno non c'è più.  Questo vale soprattutto per le politiche perchè invece alle regionali non hanno mai avuto grandi performance a parte in Sicilia.. Ma sono episodi che dimostrano anche la volatilità del voto".

- Cosa intende?

"Pltre all'astensionismo quello che caratterizza il comportamento di voto oggi è la volatilità cioè lo spostamento di voti da un partito all'altro o dalla astensione al voto e viceversa. Un  caso esemplare è l'Umbria. Nel 2019 la Lega ha preso il 37% dei voti e FdI il 10,4%.  Alle Europee di quest'anno la Lega à scesa al 6,8% e FdI è salita al 32,6%.  L'unico partito che è riuscito a spezzare questa logica è stato il M5s  perchè  negli anni che vanno  dal 2013 al 2020 è riuscito ad accreditarsi come partito trasversale nè di destra nè di sinistra ed è riuscito a strappare un pezzo di elettorato ai partiti di centrodestra, oltre che al Pd. E in questo senso i voti sono usciti dai confini dei due blocchi  ma oggi gli elettori del centro-    destra che in passato hanno votato M5s sono tornati a casa".  


Lucianone

domenica 24 novembre 2024

Sport / calcio - Serie A / giornata 12 - Risultati e classifica -con commento

24 nov. '24 - domenica                                 24th November / Sunday                        visione post - 18

Sport / calcio - Serie A - campionato  '24/25  /  giornata 12

Risultati

Genoa - Como  1 - 1   Lecce - Empoli   1 - 1

Venezia - Parma   1 - 2   Cagliari - Milan  3 - 3

Juventus - Torino  2 - 0

Atalanta - Udinese  2 - 1

Fiorentina - H. Verona   3 - 1

Roma - Bologna   2 - 3    Monza - Lazio  0 - 1

Inter - Napoli   1 - 1

Classifica

Napoli  26 / Atalanta, Fiorentina, Inter, Lazio   25  / Juventus   24  / Milan, Bologna  18   Udinese  16  /  Empoli  15  /  Torino  14  / Roma  13  /  Parma, H. Verona  12  /  Genoa, Como, Cagliari  10  /  Lecce   9  /  Monza, Venezia   8 

Commento  /  di L. Finesso

L'Atalanta, squadra di provincia ma ormai di livello europeo, tiene "botta" e sta alla pari di Inter, Lazio e Fiorentina e davanti a Juventus e Milan. I record atalantini di mister Gasp          sono una bella quantità e più avanti nei commenti li elencherò.  La Fiorentina è pure una squadra che ha fatto enormi passi avanti (anche quest'anno) e si sta consolidando pure a livello europeo.  Altra squadra che ha fatto un balzo qualitativo in avanti è la Lazio, che con mister Baroni (ex H. Verona) è fortemente maturata e può gareggiare alla grande per il tricolore - vedremo bene se avrà forze costanti per resistere...  Napoli e Inter, comunque, sembrano per ora le più papabili per giocarsela fino alla fine. E' poi questione di fiato e schemi giusti, perchè la Coppa europea (nuova Champion's League)  prende energie ogni settimana. -   Guardando la classifica da Udinese in giù: sorprende che la stessa squadra friulana, partita così in tromba, sia calata di molto; altra sorpresa ma positiva è questo Empoli che si è rinnovato di giocatori e di gioco che danno i frutti sperati, per l'intanto. Sorprese negative: Roma (adesso la prenderà in mano Ranieri) e il Torino partito con grandi proclami e obiettivi ma che arranca ancora un bel pò.  Da 12 punti a 8 ecco le squadre che con ogni probabilità dovranno darsi da fare più o meno in fretta per raddrizzare  e rivedere il loro assetto e possibili acquisti di Gennaio, anche se il tempo gioca tutto  a loro favore. Sorprendono il Verona e il Parma partite con ambizioni un pò superiori alle altre. Da tenere sotto osservazione  Lecce e Cagliari che hanno sempre riserve di energia e scatto in più.  Adesso si aspettano anche il Como e il Monza che nello scorso campionato facevano bene ed erano posizionate abbastanza più in alto!

Lucianone.           

Riflessioni -- E dopo i missili... ?

 24 novembre '24, domenica                           4th November / Sunday               visione post - 14

(da la Repubblica - 20 nov. '24  -  l'Amaca  di M. Serra)

Dopo i missili solo altri missili?

Lasciando agli esperti di strategie politico-militari il giudizio "tecnico" sulla mini-escalation di Biden a proposito dell'uso dei missili americani in Ucraina, va detto che non sembra elegante, e nemmeno prudente, che un presidente uscente adoperi le sue ultime settimane alla Casa Bianca per confezionare patate bollenti -  come se non ci fosse già abbastanza roba sul fuoco. Se, a parti rovesciate, lo avesse fatto Trump, si parlerebbe di un colpo basso. Più in generale grava sui dem (non solo americani, anche europei) una specie di rigidità mentale, quanto a guerra in Ucraina, che li inchioda al ruolo di portatori d'armi. Detto che lungo l'immenso e incerto confine tra Europa e Russia si gioca una partita decisiva  - il nemico vero che Putina ha nel mirino è la democrazia in Europa - è penoso pensare che questa battaglia si debba e si possa combattere solo con i missili e con l'allargamento della Nato a Est. Una parte non piccola del declino ideologico e politico della sinistra democratica occidentale è questo arrocco bellico, che si sta dimostrando impotente tanto quanto il pacifismo "senza se e senza ma". -  Le frange filorusse (e antidemocratiche) della sinistra non dem, alleate oggettive e spesso attive della destra estrema, contano poco e contereb-      bero ancora di meno se l'amministrazione Biden e l?europa fossero riuscite, in tre lunghi anni, a non sembrare solamente i fornitori di armi di Zelensky, e avessero provato a mettere in campo qualche idea diplomatica o politica di calibro almeno pari a quello dei missili.  Non lo hanno fatto e il paradosso, ora, è che perfino Trump potrà spacciarsi per uomo di trattative.

Lucianone













 

Continua... to be continued...             

domenica 10 novembre 2024

Sport / calcio - Serie A - campionato 2024/25 - giornate: 10^ e 11^ (su 38)

 domenica - 10 novembre '24                       19th Sunday / November                       visione post - 20

Giornata 10

Cagliari - Bologna  0 - 2

Lecce - H. Verona  1 - 0

Milan - Napoli   0 - 2

Empoli - Inter  0 - 3

Venezia - Udinese   3 - 2

Atalanta - Monza   2 - 0

Juventus - Parma   2 - 2

Genoa - Fiorentina   0 - 1

Como - Lazio   1 - 5

Roma - Torino   1 - 0

Giornata  11

Bologna - Lecce   1 - 0 

Udinese - Juventus    0 - 2    Monza - Milan   0 - 1

Napoli - Atalanta  0 - 3   Torino - Fiorentina   0 - 1

H. Verona - Roma  3 - 2

Inter - Venezia   1 - 0     Empoli - Como  1 - 0

Parma - Genoa   0 - 1    Lazio - Cagliari  2 - 1

Lucianone



giovedì 7 novembre 2024

Ultime notizie - Dagli Stati Uniti d'America / con commento finale di L. Finesso

 7 novembre '24 - giovedì                                   7th November / Thursday                  visione post - 19

7 NOVEMBRE 2024 -

 da il Corriere della Sera -

VINCE  l' America di Trump

Storico bis alla Casa Bianca / Donald Trump: fermerò le guerre / Vittoria anche nel voto popolare / Kamala Harris ammette la sconfitta: ma non ci arrenderemo / Telefonata tra Donald e Meloni

Donald Trump torna alla Casa Bianca. Il candidato repubblicano sconfigge la rivale Kamala Harris anche nel voto popolare. E si impegna a fermare le guerre. Telefonata con Giorgia Meloni. Discorso di Harris: non ci arrendiamo.

Denaro e brand: Trump ha rivinto facendo Trump

Il ritorno e i motivi Trump torna ricco e spietato, ma la vera sorpresa non è questa. Non è il miracolo di sopravvivere alla sconfitta del 2020, al tentativo di colpo di Stato, alla traversata del deserto in un'America per metà ostile, in un partito repubblicano i cui ultimi leader lo detestano. Il suo vero miracolo è essere tornato senza cambiare se stesso. Non vince nonostante sia Trump, vince perchè è Trump. (di A. Cazzullo) -  Trump torna come il conte di Montecristo senza rinunciare a nulla, anzi mostrandosi ancora più rozzo, volgare, aggressivo. Voleva vendetta: e vendetta ha avuto. Ha stravinto senza seguire nessuno dei buoni consigli dei collaboratori, non a caso licensiati di continuo. Senza rinunciare a nessuna delle cose che feriscono, indignano, fanno ridere gli avversari.  Trump non è cambiato, si è espanso. Ad esempio è sbarcato su TikTok, i suoi video sono stati visti da decine di milioni di giovani, e molti hanno votato per lui. Come il poeta Fernando Pessoa, può dire di sè: "Sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi, mi sono spogliato, mi sono dato, e in ogni angolo della mia anima c'è un altare a un dio differente". Il suo, ovviamente, non è il Dio cristiano pregato in ogni suo comizio, il Dio che lui pensa abbia deviato il proiettile di Thomas Matthew Crooks, l'attentatore della Pennsylvania; è il denaro. Trump ne ha fatto molto meno del suo nuovo amico Elon Musk; ma ne ha fatto comunque tanto, e sempre vendendo se stesso, dedicando la vita al proprio brand, piazzando vari prodotti - i grattacieli TRump, l'Unversità Trump, i casinò Trump, il vino Trump - uniti da un solo dettaglio comune: il suo nome....  L'antipolitico  / Trump ha fatto lo stesso in politica. Nonostante le tre campagne presidenziali e i quattro anni alla Casa Bianca, non è percepito come un politico.  Se lo votano sia le classi popolari sia i milionari, è perchè entrambe le categorie possono dire: "Donald è uno di noi". Lui stesso ama definirsi un povero con i soldi, il campione di quella "white trash", spazzatura bianca, che in questi anni ha pagato l'inflazione e l'impoverimento, e non ha digerito nè la lezioncina morale del politicamente corretto, nè il declino della potenza americana. -  Trump adora i dittatori, e i dittatori adorano lui.  Gli uomini forti del pianeta si sono affrettati a congratularsi. Putin, Erdogan, Xi si rallegrano, si compiacciono, un pò si specchiano. E pure per qualche leader democratico, per primo Netanyahu, non poteva esserci notizia migliore. Ma proprio perchè la dimensione personale e autoritaria del potere è in ascesa in tutto il mondo, gli americani volevano al posto di comandante in capo un uomo - non una donna - percepito come forte, o almeno come imprevedibile: il "cane pazzo" che nessuno molesta perchè nessuno sa come reagirà. E chissà perchè tutti ora si aspettano la pace: in Ucraina, in Medio Oriente, nel pianeta. Come se Trump avesse un altro modo di fare la pace diverso dal disimpegno: che se la vedessero tra loro, russi e ucraini, e tutti gli altri. -   Poi certo i democratici ci hanno messo del loro. Hanno fatto le primarie per confermare Biden nonostante la seminfermità, hanno atteso che sparassero A Trump per cambiare candidato, e poi si sono illusi che Kamala Harris, nnostante le palesi lacune di leadership, potesse batterlo o almeno tenergli testa. La sconfitta invece è netta: persi tutti gli Stati in bilico , il Senato, la Camera, il voto popolare e pure la faccia.  Ancora una volta, i sondaggi hanno sottovalutato Trump, non hanno colto il novimento in suo favore negli ultimi giorni. L'ABBAGLIO -  A ben vedere, l'errore culturale dei democratici americani è lo stesso: pensare che Trump sia un leader debole, che debba pagare un prezzo alla sua scorrettezza politica - diciamo pure maleducazione - , alla sua immediatezza - o meglio rozzezza - , alla sua tracotanza. E' vero il contrario: Trump ai suoi piace anche per questo, perchè non pensa, non sente, non parla come un politico o un moralista o un intellettuale, ma come una star, cui tutto è concesso. Anche nella sua New York è andato meglio del previsto. La sua America è in maggioranza bianca, maschia, cristiana, ma hanno votato per lui molti latinos, molti neri, e molte donne. Perchè, se tante lo vedono giustamente come un pericolo alla loro libertà, altrettante adorano Trump, e non soltanto le ragazze vestite di rosso che l'altra sera spingevano come forsennate per avvicinarsi al palco ornato da cinquabta bandiere americane e 50 aquile, pettinate come lui, con il ciuffo da uccello da preda.  L'EUROPA ANTISISTEMA: gli europei, già abbastanza divisi di loro, hanno davanti quattro anni durissimi. Anche l'Europa è stata spazzata dal vento anti-sistema, anti-élites, anti-eshtablishment, anti.politico che infuria qui in America.  Solo che l'Europa, finora, aveva resistito. I populisti sono andati al governo in uno solo tra i grandi Paesi (indovinate quale). Ma ora i centristi - Von der Leyen, Macron - e i proressisti - Scolz che l'anno prossimo perderà le elezioni, Sanchez inseguito dagli alluvionati con i bastoni - se la dovranno vedere con Trump. Che disprezza apertamente gli europei e l'Unione europea, non la riconoscerà, e tratteranno direttamente con i singoli Stati, certo da posizioni di forza. Minaccerà dazi, prometterò favori, chiederà più soldi per la Nato. Dividerò per imperare. L'ha giò fatto la prima volta; ma allora Macron era all'inizio, non alla fine; e la Germania aveva Angela Merkel. 

(Aldo Cazzullo)

Continua... to be continued..

Ma Trump e Musk non avranno... vita così facile!

Ma sarebbe comunque interessante vedere come la pensano anche gli sconfitti e i delusi, in primis Kamala Harris. La quale, anche se ha accettato la sua sconfitta senza fare tutto il "casino" che aveva inscenato e compiuto il Trump sconfitto da Biden nel 2020, ha pur tuttavia detto subito di voler mettersi al lavoro al più presto per fare opposizione dura e prepararsi per formare una nuova formazione e quindi dare battaglia fin d'ora.

Segue...

lunedì 4 novembre 2024

Spettacoli / CINEMA - "L'estate di Cléo": un dialogo del cuore

 lunedì, 4 novembre '24                                 4th November / Monday                     visione post - 31

(da "L'Eco di Bergamo" - 22 marzo '24  /  Cinema e teatro - di Nicola Falcinella) 

L'orfanella e la tata, un dialogo del cuore

La regista francese Marie Amachoukeli descrive con delicatezza poetica l'intreccio di affetti tra una donna emigrata da Capo Verde e la bambina che accudisce.

"Ho solo ricordi con te" dice la piccola Cléo a Gloria, la sua tata, mentre sono nella stanza della donna che mostra tutte le fotografie con i familiari. E' una delle scene più toccanti e significative del fil "L'estate di Cléo" della regista francese Marie  Amachoukeli. E' anche uno dei momenti  che meglio illustra il legame  tra le due, una bambina di sei anni orfana di madre, e una quarantenne di Capo Verde che ha lasciato i suoi cari  per cercare lavoro a Parigi. Nella prima sxena le vediamo dall'oculista, la piccola ha problemi alla vista e porta occhiali spessi, ma la loro sintonia e il loro rapporto è quasi di figlia e madre.  Lo confermano tutti gli episodi successivi, di gioco o di attività casalinghe, finchè Gloria riceve una telefonata: sua madre è deceduta e deve rientrare sull'isola. La bambina, profondamente rattristata, riesce a ottenere dal padre di andarla a trovare d'estate e sarà un'estate indimenticabile. .  La regista si era già fatta conoscere nel 2014 per "Party Girl", firmato con Claire Burger e Samuel Theis, vincitore della Camera d'or per la migliore opera prima al Festival di Cannes. Se quella era la trascinante e coinvolgente storia di una donna di mezz'età che all'ultimo mandava all'aria il matrimonio con un uomo che non ama abbastanza, questa vicenda non manca di empatia e di sensibilità, in una dimensione più intima. Il cuore è nel rapporto tra le due, enfatizzato dalle inquadrature  spesso molto strette: quando non vediamo il volto di Cléo, è come se guardassimo il mondo e le persone con lei.   I problemi di vista e gli occhiali sono una componente cruciale, tanto più nella scena clou della pellicola.  Amachooukdli sa intessere la storia  senza troppi elementi, ma li sa usare al momento giusto.  -  "L'estate di Cléo", scelto come film d'apertura de la Semaine de la Critique a Cannes lo scorso anno, è un delicato quadro dell'infanzia. Non un'infanzia spensierata, ma già segnata dalla perdita e dal dolore. Cléo è consapevole, ma resta una bambina della sua età, curiosa, vivace, allegra, affettuosa, giocosa e capace anche di piccole cattiverie. Gloria sta diventando nonna, dalla figlia maggiore Nanda, e questo accenderà una gelosia nella protagonista. C'è anche, acuita dall'alternanza tra il francese e il portoghese, una profonda differenza tra Parigi e i paesi di Capo rde: nella capitale francese i bambini giocano in spazi protetti, sull'isola africana corrono sulle spiagge e si tuffano da soli dagli scogli.  E' un'occasione di scoperta per la bambina, così legata alla bambinaia  e così conscia di doversene selarare e di lasciarla all'altra sua famiglia. Non secondaria è la figura della donna, anima divisa in due, tra terre diverse e con quella bimba che considera figlia pur non avendola generata, mentre è il figlio che aveva lasciato a casa a non riconoscerla come madre. Così "L'estate di Cléo"diventa un film sulla famiglia e sulle famiglie, sul lutto, sul rapporto con le origini e le tradizioni.(la processione e la circoncisione del neonato) oltre che sull'emigrazione e sul ritorno a casa. 

Un film intimo e toccante che nasconde diversi risvolti, senza dimenticare gli inserti animati tra il sogno e il ricordo (da notare i visi privi di connotati) che conferiscono un tono poetico e quasi favolistico.

Lucianone