17 agosto '21 - martedì 17th August / Tuesday visione post - 5
(da 'il manifesto' - 12 agosto '21 - di Alberto Negri)
L' eredità americana
Ecco perchè ci piace l' "ordine" talebano
Il ritiro americano dall'Afghanistan è una vergogna ma anche una mossa calcolata. Il ritorno al-
l'ordine talebano era prevedibile, forse persino auspicato. Fare gli stupiti è ipocrita. Di mezzo co-
me al solito ci vanno gli afghani che (come scriveva ieri sul manifesto Giuliano Battiston) sono
stati scaricati dagli europei che premono per il rimpatrio dei profughi aggrappandosi ad accordi
firmati dal governo di Kabul con un ricatto esplicito: dovete riprendervi i rifugiati altrimenti non
vi diamo i soldi. E poi ci facciamo chiamare Paesi "donatori". Insomma la solita usuale solfa di
Bruxelles che spera con i quattrini di fermare gli arrivi alle frontiere, una volta pagando Erdogan.
un'altra i libici o i tunisini. I prossimi a libro paga magari saranno proprio i talebani e non ci sa-
rebbe troppo da scandalizzarsi: da anni versiamo soldi ai criminali libici e ai loro complici.
L'Afghanistan è lontano e vogliamo dimenticare alla svelta Kabul, anche se sono passati vent'an-
ni da quando gli Stati Uniti hanno invaso l'Afghanistan con l'obiettivo di eliminare Al Qaeda do-
po gli attentati dell' 11 settembre 2001 e rovesciare il regime del Mullah Omar. Questa sembra
essere l'unica preoccupazione dell'Unione europea: che l'Afghanistan stia sprofondando nel caos
e in una nuova guerra civile, con il risorgere dei signori della guerra cooptati in questi anni nella
"democrazia" afghana, appare secondario. Dopo avere proclamato, per anni, con gli americani
che stare in Afghanistan era cosa giusta e doverosa per "proteggere" la democrazia e i diritti del-
le donne, adesso gli europei voltano la faccia dall'altra parte e rifiutano asilo a chi teme giusta-
mente di essere ricacciato in un nuovo medioevo.
A stento sono stati salvati un pò di afghani che lavoravano per le truppe occidentali, giusto per
le pressioni sui media che hanno dato spazio alle suppliche di quelli che i talebani considerano
"collaborazionisti". tralasciando di scrivere che questo censimento ei collaborazionisti i taleba-
ni nelle provincie lo fanno da sempre e in maniera accurata, con in mano i dati anagrafici di
una popolazione che hanno tenuto sotto torchio per anni. I talebani non hanno mai smesso di
governare "a distanza" il Paese e tutti lo sapevano benissimo, altrimenti non sarebbero avanza-
ti così velocemente. L'ipocrisia è tale da nascondere un pensiero neppure troppo remoto, vista
la situazione. Un ritorno all' "ordine talebano" potrebbe anche non dispiacere troppo ad ameri-
cani ed europei. - Per questo ce ne siamo andati via alla chetichella ammainando velocemente
la bandiera, come se qui non fossero morti dozzine di soldati italiani dando la caccia ai taleba-
ni nel Gulestan, la valle delle rose. Con il ritiro gli americani e la Nato hanno rifilato una pe-
sante eredità all'Armata Rossa, ai cinesi e agli iraniani.
Un altro bel colpo nella strategia del caos perseguita dagli Stati uniti negli ultimi vent'anni.
grazie alle amministrazioni repubblicane ma anche a quelle democratiche, dove spicca con
Obama il ritiro dall'Iraq che lasciò il Paese nelle braccia dell'Isis. Anche lì doveva un eserci-
to nazionale come in Afghanistan mantenere l'ordine: in tutti e due i casi le forze armate lo-
cali si sono sfaldate alla prima offensiva. E ora l'Armata Rossa organizza manovre militari
con Uzbekistan e Tagikistan: i russi dovrebbero tenere quelle frontiere che abbandonarono
nell'89 quando si ritirarono dopo l'invasione del dicembre '79 e una guerra persa contro i
mujaheddin, sostenuti dagli Usa e dai loro alleati. Anche la Cina si sta muovendo per pro-
teggere i confini dello Xinjiang musulmano e le concessioni minerarie afghane. L'obietti-
vo a quanto pare sembra sia stato raggiunto: i talebani hanno assicurato che non interfe-
riranno nelle questioni interne cinesi tra gli uighuri e Pechino, allo stesso tempo la Cina
ha definito gli insorti afghani "una forza militare e politica cruciale". Così come stanno
negoziando gli iraniani, che si trovano i talebani a stretto contatto nella provincia di He-
rat, storicamente legata alla Persia.
Tutti sono seduti al tavolo con i talebani, dagli americani agli altrisi tratta di preparare il
terreno a loro riconoscimenti internazionali. E vedrete che ci piacerà pure Muhammad
Yaqoob, il figlio del Mullah Omar che lancia appelli - non si sa quanto affidabili e reali-
stici - alla moderazione dei combattenti. Di democrazia, protezione dei diritti delle don-
ne, sviluppo sociale ed economico di un Paese che l'Occidente diceva di voler cambiare
già non parla più nessuno. Siamo tornati a casa, i profughi afghani li cacciamo indietro
e abbiamo salvato una manciata di collaborazionisti: che volete di più? Il "ritorno all'or-
dine" tra un pò di tempo, anche nel caos, sarà completo.
Lucianone