23 febbraio '21 - martedì 23rd February / Tuesday visione post - 28
(da la Repubblica - 14 dicembre '20 - di Klaus Geiger)
"In Occidente un dibattito infinito.
Ecco perchè l'Asia ha contenuto il Covid"
Pochi hanno una visione della lotta globale contro il coronavirus come il sessantanovenne Angel
Gurrìa, l'ex ministro degli Esteri e delle Finanze del Messico da 14 anni alla guida dell'Ocse, l'Or-
Gurrìa, l'ex ministro degli Esteri e delle Finanze del Messico da 14 anni alla guida dell'Ocse, l'Or-
ganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Il club dei Paesi industrializzati de-
mocratici del mondo festeggia oggi il suo sessantesimo anniversario.
Klaus Geiger - Signor Gurrìa, in autunno la sua organizzazione ha dichiarato che era necessario
evitare ad ogni costo un secondo lockdown e che occorreva identificare e applicare in tutto il
mondo le migliori strategie. Adesso l'Europa è nel secondo lockdown. Evidentemente, nel tem-
po intercorso tra le due ondate i governi hanno dormito.
Angel Gurrìa - "E' un giudizio molto duro. In realtà, è stato fatto molto. I Paesi europei hanno au-
mentato il numero di letti ospedalieri. I medici e gli infermieri sono molto più esperti e la ventila-
zione artificiale non viene più utilizzata così spesso. Ultimo ma non meno importante, c'è un vac-
cino!".
K.G. - Ma queste sono tutte misure per controllare le conseguenze della seconda ondata. Perchè
non è stato fatto di più per prevenirla?
A.G. - "Sì, avremmo dovuto imparare più rapidamente dall'esperienza della prima ondata. Ma ciò
non cambia affatto il dramma e la tragedia di questa pandemia che minaccia la vita e la salute del-
le persone e ha gravi conseguenze economiche e sociali. Dopo l aprima ondata, avevamo sperato
che le economie si sarebbero riprese nel 2021. Ora, però, questa dinamica positiva si è arrestata,
tanto negli Stati Uniti, quanto in Europa e nell'America Latina".
K.G. - Ma non in Asia. Lì il nuovo anno ripartirà con uno slancio rinnovato, perchè sono riusciti
a prevenire la seconda ondata. Cosa hanno fatto meglio questi Paesi?
A.G. - "Diverse cose. Prima di tutto, Il primo lockdown è stato lungo e rigoroso. Inoltre, lì si punta
molto sulla tecnologia e si perseguono strategie coerenti a base di test, monitoraggi e isolamento".
K.G. - Perchè questo non è stato possibile in Europa e negli Stati Uniti?
A.G. - "Tutto questo ha a che vedere con l'uso della tecnologia, ma anche con ragioni politiche.
Nelle società degli Stati Uniti e dell'Europa è più difficile trovare un equilibrio. Si sta costruendo
un inesistente dilemma tra salute e benessere economico. Non si tratta di scegliere tra virus e be-
nessere. E' necessario attaccare il virus, colpire il virus, distruggere il virus! Prima lo si riesce a fa-
re, minori saranno le conseguenze economiche e sociali. In Asia si è discusso meno che negli Stati
Uniti e nei Paesi europei, . Del resto, anche qui in Europa i governanti sono stati molto chiari. La
cancelliera tedesca è stata molto esplicita sulle implicazioni della pandemia. E' una scienziata! Vie-
ne dal mondo delle evidenze oggettive".
KG - Un' idea fondamentale della democrazia è che le soluzioni migliori si trovino attraverso la
discussione. Se non capisco male, Lei sta dicendo che è meglio ascoltare la scienza che discutere.
A.G. - No, al contrario. Credo che la discussione democratica sia l'unico modo per risolvere i pro-
blemi. La domanda decisiva è: Fino a quando si discute? E quante voci si intendono ascoltare? E
se in una democrazia sia possibile non fare ciò che chiede la maggioranza. I leader degli Stati de-
vono proteggere i loro cittadini, sono eletti per questo. Devono essere chiari sulle loro decisioni e
priorità dopo aver ascoltato la scienza e l'economia. La discussione è essenziale, ma non si può
discutere all'infinito in una pandemia. Occorre agire. Se impieghiamo troppo tempo, gli eventi ci
travolgeranno. Magari più tardi si cambierà rotta, ma è necessario prendere una decisione, andan-
do sul sicuro. In caso di dubbio, bisogna dirsi: "Preferisco sbagliarmi su cosa sia più sicuro, piut-
tosto che lasciare la situazione a se stessa".
K.G. - Beh, in Asia non solo le dittature riescono a superare meglio la crisi, ma anche le demo-
crazie come il Giappone e la Corea del Sud. Lì c'è anche una discussione.
A.G. - "Anzitutto, Paesi come il Giappone e la Corea del Sud avevano ottime infrastrutture ed era-
no quindi ben preparate. Hanno una popolazione molto anziana, perciò avevano molta esperienza
nel trattamento delle persone in là con gli anni".
K.G. - Questo vale anche per molti Stati europei.
A.G. - "Esatto. Ma in Asia c'era già stata la Sars. Questi Paesi sapevano cosa significava una pande-
mia, cosa significava combattere un virus. Inoltre ci sono Paesi in cui la gente si fida dei leader po-
litici. Se le si chiede di adottare le misure necessarie, lo fa e i risultati sono migliori. Dovrebbe es-
sere una lezione per tutti quelli che credono che la nostra libertà sia in pericolo a causa dei provve-
dimenti per fronteggiare il coronavirus. Non si tratta della libertà! Queste persone metono in peri-
colo la salute altrui perchè sono irresponsabili. Mi riferisco ai dibattiti sull'opportunità o meno di
vaccinarsi. Come possiamo anche solo permettere una cosa del genere? E' una sfida che dovremo
affrontare nei prossimi mesi".
.K.G. - Quindi le nazioni asiatiche sono più obbedienti, perciò superano meglio la crisi?
A.G. - "L'uso della parola 'obbediente' in questo contesto è molto dispregiativo. Non si tratta di
obbedienza, ma di fiducia! Dobbiamo aver fiducia di essere protetti da leader politici eletti. Non
sappiamo abbastanza sulla pandemia quindi ci fidiamo del governo, non ci mettiamo meccanica-
mente sulla difensiva. Ci sono discussioni animate anche nei Paesi asiatici, mi creda. ma alla fine
si prende una decisione accettata da tutti. E se non funziona, si prova qualcos'altro. Invece, negli
Stati Uniti e in Europa c'è chi fa esattamente l'opposto di ciò che gli viene chiesto di fare".
K.G. - Dunque, secondo Lei non si tratta di mancare di libertà, ma di egoismo?
A.G. - "Uno sguardo al quadro generale aiuta. Con l'imminente vaccinazione abbiamo un'oppor-
tunità di pensare in una prospettiva globale e di essere più generosi. Il Canada si è assicurato 300
milioni di dosi di vaccino per un totale di 40 milioni di persone. Gli Stati Uniti hanno acquistato
800 milioni di dosi di vaccino per una popolazione di poco più di 300 milioni di persone. Perchè
non pensiamo ai cinque miliardi di persone dei Paesi più poveri? Sarebbe saggio per tutti. Questo
virus non sarà sconfitto fino a quando non sarà sconfitto in qualsiasi parte del mondo. Perchè ci
comportiamo così?".
Lucianone
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