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(da la Repubblica - 19 gennaio '21 - di Enrico Franceschini)
Il dovere dell'Occidente
Un killer che arresta la propria vittima, non essendo riuscito ad assassinarla al primo tentativo,
e' l'equivalente del proverbiale uomo che morde un cane: qualcosa di anomalo, straordinario, in-
concepibile. E dunque fa notizia. L'arresto di Aleksej Navalnyj appena sbarcato all'aeroporto di
Mosca, cinque mesi dopo l'avvelenamento con il gas nervino a cui era scampato per miracolo
somministratogli per coincidenza in un altro aeroporto russo, è infatti in prima pagina su tutti i
giornali del mondo. Le accuse all'origine del fermo, frode e appropriazione indebita, si riferisco-
no a precedenti imputazioni, l'ennesima macchina del fango creata dal Cremlino per screditarlo
e impedirgli l'attività politica. Ma se le montature delle autorità nei suoi confronti non rappresen-
tano nulla di nuovo, arrestarlo dopo avere tentato di ucciderlo segna un nuovo livello di spudo-
ratezza da parte dei servizi di sicurezza di Vladimir Putin, indicati dalle rivelazioni del sito di
giornalismo investigativo Bellingcat come i responsabili dell'attentato.
Il suo coraggio nel tornare nella tana dell'orso russo, e il cinismo di quest'ultimo nel limitarne
immediatamente la libertà, non hanno colpito soltanto i mezzi di informazione, ma anche i lea-
der di Europa e America, la cui reazione non si è fatta attendere. "L'arresto di Navalnyj mira a
zittire i critici del Cremlino", dice il segretario di Stato americano Mike Pompeo in quella che
potrebbe rimanere la sua ultima dichiarazione pubblica prima di lasciare il posto all'aministra-
zione di Joe Biden. "Gli attacchi di Mosca contro Navalnyj sono non solo una violazione dei
diritti umani, ma un affronto al popolo russo che vuole fare sentire la propria voce", commen-
ta Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente eletto. Altrettanto forte
la risposta della Ue, con Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea, che
condanna l'arresto senza mezzi termini insieme ai governi di Francia, Italia e Germania. Paro-
le analoghe dal ministro degli Esteri britannico Dominic Raab: "Invece che perseguitare Na-
valnyj, la Russia spieghi in che modo un'arma di distruzione di massa è stata usata sul suo
territorio". Per tacere del modo in cui i sicari di Mosca l'hanno usata due anni or sono in In-
ghilterra quando provarono a eliminare l'ex-spia russa Sergej Skripal.
Condannando Putin, pur senza nominarlo, l'Occidente fa il suo dovere: in difesa dei diritti
umani e dei valori democratici, dovunque siano in pericolo. E nella Russia del 2021. all'ini-
zio dell'anno che segna il trentennale del crollo dell'Unione Sovietica, lo sono certamente.
E' interessante notare anche cosa conrobatte il Cremlino: i leader occidentali, minimizza il
ministro degli Esteri Sergej Lavrov, usano il caso Navalnyj per "distogliere l'attenzione dai
problemi interni". evidente allusione al recente assalto dei sostenitori di Trump al Congres-
so di Washington. "La democrazia americana è zoppa", sosteneva in proposito nei giorni
scorsi Konstantin Kosachyov, un alto esponente del Cremlino, "pertanto gli Stati Uniti non
hanno più diritto di celebrarla, tantomeno di imporla agli altri": forse anche per questo Mo-
sca ha avuto l'audacia di arrestare Navalnyj dopo avere provato ad assassinarlo. Ma la de-
mocrazia in America, per citare Tocqueville, ha dimostrato ancora una volta la sua resilien-
za. E Biden, determinato a rafforzare l'alleanza atlantica, diversamente da quanto faceva il
suo predecessore, ha messo onsieme un Dream Team di politica estera per fare i conti con
la Russia.
Lucianone
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