venerdì 7 giugno 2019

Società - Brasile / intervista - La filosofa in esilio Marcia Tiburi

7 giugno '19 - venerdì                        7th June / Friday                             visione post - 7

(da il manifesto - 4 giugno '19 - di Claudia Fanti)
Marcia Tiburi, Bolsonaro e il "fascismo tropicale"
Fuori dal Brasile, nessuno si capacita di copsa sia successo al paese. "Come ha potuto
conquistare il potere uno come Bolsonaro?", si sente spesso chiedere la filosofa e scrit-
trice Marcia Tiburi. - Per lei che ha dovuto lasciare il Brasile   n seguito alle tante mi-
nacce di morte ricevute, la vittoria di Bolsonaro non è stata però un fulmine a ciel se-
reno. Sui segnali evidenti di un'ascesa del fgascismo nel paese, infatti, aveva già mes-
so in guardia, prima ancora del golpe contro la presidente Dilma Rousseff, nel suo li-
bro del 2015 Come conversare con un fascista.  E ora che quei timori sono diventati 
realtà, le abbiamo chiesto cosa sia lecito aspettarsi nell'immediato futuro.
- Di fronte alle difficoltà mostrate dal governo, capita spesso di sentir parlare di una
possibile caduta di Bolsonaro. Cosa ne pensi?
Marcia Tiburi - Dipenderà dalle élite brasiliane. Ma in ogni caso non credo che cadrà prima
che venga approvata la riforma della previdenza. Al momento Bolsonaro svolge un ruolo di
fondamentale importanza: quello di alimentare un clima perverso di confusione mentale ri-
spetto a ciò che si sta producendo  in termini istituzionali, a partire  proprio  dalla  riforma
della previdenza. Il suo intento è mantenere la popolazione in uno stato di annebbiamento,
tenendola occupata sulle reti sociali con le sue assurdità e la sua violenza verbale e così di-
straendola dalla realtà.  Bolsonaro è il dispositivo che fornisce il carburante a quell'ecosi-
stema fascista che si vive oggi in Brasile, caratterizzato da un discorso vuoto di riflessione,
ma pieno di pregiudizio e di odio. 
Non sorprende allora  che, nel momento in cui i militari sparano 80 proiettili contro un'au-
to con a bordo una famiglia, Bolsonaro commenti: "L'esercito non ha ucciso nessuno".
Chiunque può essere ucciso in qualsiasi momento senza che esista un mandante per tale
crimine.
- Se il governo cadesse, torneresti in Brasile?
Marcia Tiburi - Mi piacerebbe tornare in Brasile per aiutare  a ricostruire il, paese.   Un
compito che si stava cercando di portare avanti anche prima, sotto i governi del Pt, a cui
mi sono affiliata proprio per collaborare a questo progetto. La mia storia è una specie di
metonimia di ciò che avviene in Brasile oggi. Io formalmente non sono una persona esilia-
ta. Piuttosto, sono una persona bandita, vittima di una caccia alle streghe, perseguitata e
più volte minacciata di morte: non solo dalle milizie, ma da quei gruppi  che  svolgono il
ruolo di milizie mediatiche, che magari non pensano di ucciderti  per strada come hanno
fatto con Marielle Franco, ma tentano di distruggerti a partire da quel principio di guer-
ra ibrida che è il principio di disinformazione.  Non sono certo  l'unica  ad aver sofferto
questa messa al ban5do informale: è il caso del deputato jean Wyllys, dell'antropologa De-
bora Diniz, , ma anche di tutti quei docenti, artisti e attivisti che vivono  sulla loro pelle  lo
stesso processo di demonizzazione. Una condizione di messa al bando informale che è uno
dei tratti principali della dittatura informale che viviamo oggi.
- Come ci si è arrivati?
Nel mio libro del 2015 partendo da fatti, esperienze, pratiche sociali, mostravo, a livello 
quotidianità, la crescita del fascismo e dell'autoritarismo. Non di un fascismo di Stato,
ma del fascismo che si è introdotto nei cuori e nelle menti dei brasiliani. All'epoca fui
molto criticata. Molti, incluso il mio editore, pensavano che esagerassi. oggi tutti in Bra-
sile parlano di fascismo. A me è rimasto da allora qualcosa che si chiama complesso di
Cassandra. Un complesso molto comune tra le donne intellettuali, che parlamo spto esso 
come veggenti ma che nessuno è disposto ad ascoltare.
- Come si configura questo fascismo in Brasile?
In primo luogo, ma questo vale per tutto il fascisma contemporaneo, le reti sociali, o reti
anti-sociali, gli hanno permesso di diventare più veloce, di diffondersi più facilmente, di
agire nella soggettività in una maniera più rapida. In particolare, il fascismo alla brasi-
liana, o gfascismo tropicale, deriva dalla capitalizzazione del ridicolo, inteso come un mo-
dello di comportamento e di linguaggio contrapposto all'estetica del politicamente corret-
to e destinato a perpetuare la subalternità delle categorie più deboli. Un aspetto che  ana-
lizzo nel mio libro Ridicolo politico, dedicato alla mutazione nella cultura politica che si è
registrata con figure come Berlusconi, Trump, Bolsonaro ha vinto intrattenendo la popo-
lazione come un pagliaccio con le sue battute politicamente scorrette.  E benchè molti nep-
pure credessero a ciò che diceva, lo hanno comunque votato. In tal senso il fascismo tropi-
cale comincia come un fascismo festoso, un fascismo come fanfara, l'espressione di un'al-
legria legata a un vuoto di pensiero, di emozioni e di azioni.
- Un vuoto di pensiero a cui è evidentemente funzionale l'offensiva contro le università
del paese...
Sì, è una guerra contro l'università pubblica ma anche contro l'insegnamento medio e 
contro l'educazione in quanto tale. Una guerra contro gli intellettuali, i professori, gli
scrittori. Contro la filosofia, la sociologia e l'idea stessa di un pensiero critico.

Lucianone 

mercoledì 5 giugno 2019

Storie / personaggio - Il villaggio dipinto di Huang Yung-fu

5 giugno '19 - mercoledì                        5th June / Wednesday                        visione èpost - 6

(da Corriere della Sera - 4 giugno '19 - buonenotizie / Lieto Fine - Sara Gandolfi)
Il nonno del villaggio dipinto
Viveva lì da una vita e non aveva alcuna voglia di sloggiare, con le sue poche e povere cose, 
per lasciare spazio alle ruspe che avrebbero spianato il villaggio per far posto a moderni pa-
lazzi residenziali. E così Huang Yung-fu ha preso quasi per gioco in mano un pennello e ha
iniziato a dipingere uccelli, animali e persone sui muri delle case. Il suo stile colorato e naif
non è passato inosservato.  Il pittore-ribelle oggi ha novantatrè anni  e il suo paese a Taiwan,
ribattezzato "The Rainbow Village", è diventato la principale attrazione turistica del distretto
di Nantun nella città di Taichung. Un successo improvviso  che ha trasformato  il vecchietto, 
un ex soldato cinese originario del Guangdong, in una star locale.
Primogenito di quattro fratelli e due sorelle, Huang Yung-fu nel 1946  si unì  all'esercito na-
zionale del Kuomintang per combattere le truppe comuniste nella Cina continentale duran-
te la guerra civile. Tre anni dopo, come molti altri commilitoni sconfitti, fuggì a Taiwan. Ai
soldati furono dati alloggi temporanei in centinaia di villaggi militari dedicati, sparsi per
tutta l'isola. Alcuni insediamenti diventarono permanenti e i veterani furono lasciati lì a
viverci con le loro famiglie.  E' stata anche la sorte del villaggio di Huang Yung-fu , che nel
peripodo di suo massimo splendore ospitava oltre 1200 persone.  Con il passare del tempo,
però, le case diventarono sempre più fatiscenti. molti abitanti se ne andarono, aderendo ai
piani di ricollocazione del governo, e, alla fine, Huang Yung-fu si ritrovò a vivere da solo, 
in un villaggio con appena undici case rimaste in piedi. Il nonno pensionato rifiutò ripetu-
tamente il trasferimento altrove, sfidando il governo che voleva "riqualificare" l'area. Poi,
un pò per noia un pò per contrastare l'avanzata delle ruspe che avevano nel frattempo cam-
biato l'architettura circostante, iniziò a dipingere un uccello nella sua casa.
Sono stati gli studenti dell'università locale a scoprire le suo talento. E' nata così una cam-
pagna mediatica e sul social per salvare il "Rainbow Village", che oggi attira frotte di gio-
vani visitatori proprio grazie alla fama ottenuta via internet.
Le autorità taiwanesi alla fine hanno convenuto che l'area è ormai diventata un'attrazione 
da preservare e valorizzare. Nel frattempo Huang non ha mai smesso di dipingere. E spesso - racconta - si sveglia all'alba per aggiungere dettagli ai suoi murales, prima che arrivino i tu-
risti.

Lucianone

lunedì 3 giugno 2019

SPORT - calcio / serie B - finale playoff:/ partita di ritorno: Hellas Verona - Cittadella 3 - 0

3 giugno '19 - martedì                           3rd June / Tuesday                        visione post - 4





COMMENTO
VERONA Hellas si prende la serie A, è la 29a partecipazione alla massima serie.
Alè, alè, alè... bum,bum,bum come grida il rinato Roberto Puliero. Tutti i butei sono
in festa. Tanto merito dell'allenatore Aglietti, che ha avuto il coraggio di prendere
in mano la squadra gialloblù nelle ultime settimane del campionato. E le ha dato
quell'anima che aveva perso cammin facendo.  Adesso tutto starà nelle scelte del
presidente (della società) Setti. Sperando non rovini questa nuova favola del no-
stro Verona. Auguri, butei gialloblù, per l'anno prossimo. Intanto in A ci siamo!
- Luciano Finesso -