lunedì 10 dicembre 2018

Musica / amarcord - Festival di Woodstock: quel che resta

10 dicembre '18 - lunedì                     10th December / Monday                   visione post - 16



(da la Repubblica - 1 dicembre '18 - di Ernesto Assante)
Quel che resta di Woodstock
Era il 16 agosto del 1969  quando 500mila persone  si radunarono a Bethel, nei campi della
fattoria di Max Yasgur per dar vita  al più grande festival  della storia del rock, il festival di
Woodstock  Cinquant'anni sono passati da quello che il cinema ha trasformato in un evento
planetario, con un film diretto da Michael  Wardlheig che vinse un Oscar e ha inciso profon-
damente sulla cultura giovanile di quegli anni e degli anni seguenti.
Ma cosa è rimasto oggi di quel leggendario concerto che vide una generazione darsi conve-
gno per tre giorni di pace, amore e musica e provare a mettere in pratica il sogno degli hip-
pies e della controcultura? Se dovessimo guardare superficialmente come è il mondo di og-
gi, sarebbe facile dire che di Woodstock e dei suoi sogni non è rimasto nulla, anzi che la me-
moria collettiva ha sostenzialmente cancellatp quello che fu per molti versi la dimostrazio-
ne che un altro mondo era possibile. Troppo libera, troppo pericolosa dunque per società e
istituzioni, la Woodstock Nation, come la definì uno dei grandi esponenti della controcultu-
ra americana, Abbie Hoffman è oggi null'all'altro che un souvenir  per vecchi fricchettoni
nostalgici? Non esattamente, perchè il seme lanciato - quando centinaia di migliaia di gio-
vani vissero per tre giorni senza polizia, denaro e regole se non quelle che loro stessi aveva-
no stabilito, condividendo tutto, senza alcun dramma, senza morti e feriti, senza tensioni,
sull'onda della musica rock  che arrivava ininterrottamente dal palco - è riuscito in qual-
che modo a fiorire.  Certo, non ci sono più gli hippies, non si usano più i pantaloni a zam-
pa d'elefante (anche se ciclicamente lo stile d'abbigliamento hippie torna di moda), persi-
no il rock non gode di buonissima salute, ma in altri campi l'eredità di Woodstock è pre-
sente nelle nostre vite.  Ambientalismo e pacifismo erano due delle stelle polari della gio-
ventà di Woodstock, che ha contribuito  in maniera decisa  non solo a far diventare cen-
trali i temi della difesa dell'ambiente, ma ha anche fatto sì che  generazioni diverse cre-
scessero pensando che non una guerra in particolare, ma tutte le guerre non dovessero
essere più combattute.  E la New Age, con tutto il suo portato  di spiritualismo, ricerca
interiore, scoperta di culture differenti da quella occidentale, ha preso il via dalla Wood-
stock Nation. Per non parlare di Internet, nata proprio dall'impegno  di personaggi im-
portanti della controcultura californiana dell'epoca. E l'idea dei raduni musicali, dei fe-
stival. Magari oggi hanno cambiato suono e sono vcentrati sulla musica dei dj, ma con-
tinuamo a essere il principale momento comunitario delle giovani generazioni.
C'è anche una curiosità divertente. Forse non lo sapete, ma se alcuni di voi consumano
cereali a colazione è dovuto in gran parte a quello che è accaduto al festival: le centina-
ia di migliaia di ragazzi radunati, che in origine  aveva previsto  un'affluenza  di circa 
centomila persone, non solo non avevano servizi igienici, acqua potabile ed erano stati
colpiti da violenti nubifragi, ma non avevano più neanche da mangiare. Come risolve-
re il problema?  "buongiorno. Stiamo pensando  a una colazione a letto  per 400 mila 
persone, grazie", disse Hugh Romney, in arte Wavy Gravy, uno dei capi della comune
hippie Hog Farm, "non sarà bacon con bistecche, ma sarà comunque  cibo decente  e
ve lo stiamo portando. Vi sfameremo tutti. Questo non può che essere il paradiso, ra-
gazzi!". Quindi iniziò a distribuire a tutti dei cereali per colazione: "I ragazzi non a-
vevano mai visto la granola prima, e noi gliel'abbiamo portato direttamente nei loro
sacchi a pelo", ha ricordato in seguito Romney, e da allora granola e muesli sono di-
ventati una moda a tutti gli effetti. -  Non tutto è perso, dunque, non tutto è dimenti-
cato. Perchè il sogno di Woodstock, cinquant'anni dopo, è ancora, magari un pò lo-
goro e impolverato, vivo e vitale.

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Lucianone

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