venerdì 2 novembre 2018

Storie - Josefa: la migrante simbolo

2 novembre '18 - venerdì                   2nd November / Friday                 visione post - 8

(da la Repubblica - 11 0ttobre '18 / Marco Mensurati - Da bordo della 'Mare Jonio')
LA VITA DI JOSEFA DOPO IL NAUFRAGIO
"Così ho ricominciato a camminare"
Un messaggio vocale di pochi secondi, una fotografia, una lettera scritta a mano con
la calligrafia di una bambina.  A quasi tre mesi di distanza, emergono nuovi elementi 
sul naufragio di Josefa. la ragazza camerunense salvata in mare a 80 miglia da Koms, 
est fi Tripoli. Come se il mare, che quella notte ingoiè il gommone di Josefa, avesse
cominciato lentamente a restituire i resti del relitto, ed insieme ad essi, la sua verità.
A quasi tre mesi di distanza.  Amettere insieme i frammenti di una storia che deve 
ancora essere raccontata per intero, sono stati gli equipaggi della Mare Jonio  e di
Astral che, ieri mattina, all'inizio dell'ottavo giorno della missione "Mediterranea"
nelle acque davanti a Tripoli, sono stati raggiunti  da un messaggio vocale  Whats
App, in francese. Era proprio Josefa: "Vi penso sempre, vi faccio gli auguri. Quan-
to a me... volevo dirvi che questa mattina ho finalmente ricominciato a camminare".
Dal 17 luglio, giorno del naufragio, Josefa è rimasta in contatto con chi l'ha salvata,
in particolar modo con Riccardo Gatti e Oscar Camps, i capi di Open Arms, l'ong
spagnola che operò il salvataggio. Ma anche con Erasmo Palazzotto, il parlamenta-
re di Sinistra italiana che quella notte era a bordo con loro  per mettere a punto  il
Progetto Mediterranea. Dopo la polemica surreale scoppiata  per via  dello smalto
rosa che una volontaria della ong aveva avuto l'ardire di applicare alle unghie del-
la donna durante le lunghe ore di traversta successive al recupero, di Josefa nessu-
no ha più avuto notizie. Si sapeva solo che era stata portata in Spagna, in una loca-
lità protetta, sotto la cura della Croce Rossa.  Le  sue  condizioni  di  salute  erano 
drammatiche. Per tutte quelle ore (la prima segnalazione è del 16 luglio alle 12.42, 
il salvataggio è della mattina del 17) era stata immersa nella miscela tossica di ben-
zina e acqua di mare  insieme ai cadaveri  di un bambino  e  di  una donna adulta. 
Una volta a bordo della Open Arms diceva di non sentire più braccia e gambe.  E
parlava a fatica. Le ci sono voluti quasi tre mesi per tornare a camminare da sola.
I volontari che l'hanno soccorsa sono rimasti però sorpresi da un altro elemento,
emerso solo ieri via WhatsApp. Josefa ha infatti inviato anche una sua foto in cui
posa sorridente dal letto di ospedale. Si vede però che nel giro di tre mesi i capelli
le sono diventati bianchi: "Capita spesso - commenta il medico di bordo della Ma-
re Jonio Roberto Scaini - quando le persone vengono sottoposte a forte stress emo-
tivo" Come quello che deve aver sofferto Josefa. Testimoniato anche dalla lettera
che ha inviato all'equipaggio, per ringraziare. La calligrafia è vagamente infanti-
le, da bella copia, e il testo simile a una preghiera. "Ero in mare con molte perso-
ne africane. Quando mi hanno abbandonata, e sono andati tutti via con un'altra
barca, ho pensato  di essere  già morta. Ho cominciato a pregare, ho invocato la
"Stella del Mare" (uno dei nomi più antichi usati per la Madonna, ndr). Dicevo:
Madre, tu sei mia madre, sei la Stella del Mare, e qui siamo solo io e te. Fa un 
miracolo, vieni a prendermi. Dicevo a Gesù: Padre, tu sei mio padre, io so che 
sei qui e so che niente è impossibile per te.. Non abbandonarmi. Io non ho paura.
Ho cantato una canzone. Quando ho finito, mi sono addormentata.  Mi sono sve-
gliata qui, su questa barca. Dove sono con persone dal cuore grande, che si pren-
dono cura di me. In tutta la mia vita, fino ad ora, non avevo mai incontrato perso-
ne come queste".    Gli equipaggi dell'Astral e della Mare Jonio aspettano di co-
noscere l'esito dell'indagine penale spagnola nata dalla loro denuncia per omici-
dio volontario e omissione di soccorso, presentata contro la Guardia Costiera li-
bica e il comandante della nave Triades, che vide il gommone  e  che se ne andò
prima dell'arrivo dei soccorsi.  Lo scenario  che si presentò  ai volontari, quella
mattina, resta inspiegabile: sul luogo del naufragio, dove le segnalazioni  dava-
no un'imbarcazione in avaria e piena di persone, trovarono un gommone taglia-
to dalla lama di un coltello con a bordo i due cadaveri e Josefa viva.



Lucianone

Nessun commento:

Posta un commento