domenica 1 gennaio 2017

Spettacoli / CINEMA - "Le regole del mercato": nel vortice della crisi

1 gennaio 2017 - domenica              1st January / Sunday                     visione post - 14


(da la Repubblica - 29 ottobre 2015 - Al cinema / Roberto Nepoti)
La crisi economica e le sue ricadute sulla vita delle persone sono state affrontate nei
film con un approccio, a dir poco, timido.   In Italia, generalmente, si è preferita la 
forma della commedia, inventandosi soluzioni più o meno improbabili e consolato-
rie. Anche il cinema di lingua francese  ha preso tempo  prima di rappresentare la 
crisi, la disoccupazione, le umiliazioni quotidiane che oggi infestano il mondo del
lavoro: quando lo ha fatto, però, ha prodotto  alcuni  titoli importanti  come Due
giorni, una notte  dei fratelli Dardenne, Tutti i nostri desideri  di Philippe Lioret e
ora questo magnifico La legge del mercato, in concorso al Festival di Cannes dove
Vincent Lindon ha vinto una sacrosanta Palma come miglior attore protagonista.
Cinquantenne disoccupato con responsabilità familiari (il figlio ha un handicap 
fisico) Thierry dura a trovare un impiego.   Da mesi sostiene colloqui via Skype,
talvolta umilianti e sottomessi a regole indecifrabili; ma senza risultato. Frattan-
to si vede costretto a mettere in vendita, per poche migliaia di euro, la casetta mo-
bile di famiglia; neppure questo, però, è facile: anche i potenziali acquirenti sono
poveri  e  contrattano fino all'ultimo soldo. Per rilassarsi, frequenta  un corso di 
danza e balla, a casa, con la moglie e il loro ragazzo. Tuttavia il viso di Lindon è
loquace nell'esprimere la frustrazione e lo scoramento del personaggio.  Che, a 
un certo punto, ritroviamo - giacca e cravatta - come sorvegliante in un ipermer- 
cato. Qui sembra che Thierry abbia risolto il problema (può chiedere una picco-
la somma alla banca, che ora gliela concede, ha di nuovo un suo nuovo status so- 
ciale...); e invece, è proprio ora che comincia il peggio.
Costretto a occuparsi dei poveracci che rubacchiano (teppistelli, ma anche vec-
chietti smarriti che non arrivano alla fine del mese), si trova  quasi subito  alle
prese con un dilemma morale. Tanto più, e tanto peggio, perchè sa che le picco-
le trasgressioni riguardano meno il pubblico che il personale alle casse. La pro-
prietà, infatti, vuole tagliare teste, per aggirare le regole, spia i dipendenti con 
le stesse telecamere di sorveglianza non aspettando altro che un passo falso di 
quella povera gente (buoni spesa non gettati, tessera-punti usata a proprio fa-
vore...) per poterla licenziare. E' il caso, tra gli altri, di una matura cassiera di
lungo corso.   -  Senza esagerazioni nè sottolineature melodrammatiche, Brizè
racconta un'amarissima storia di declassamento sociale che tocca temi sensibi-
li attraverso un personaggio immaginario, però rappresentato in modo da sem-
brare perfettamente plausibile.  Un pò  come la Sandra  del citato  Due giorni, 
una notte, alla quale rimanda la scelta finale di Thierry, presa all'insegna della
dignità e del rispetto di sè. Il cinema dei Dardenne è evocato non solo nei conte-
nuti, ma anche nello stile della regia di Brizè: lunghi piani-sequenza, inquadra-
ture ravvicinate, riprese in semi-soggettiva. Per rendere il tutto più verosimile,
e crudele, il cineasta è ricorso alla macchina da presa di uno specialista del do-
cumentario, Eric Dumont, e ha circondato Lindon di un coro di attori non pro-
fessionisti che interpretano più o meno se stessi.


Lucianone

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