C o p p a d e l l a v e r g o g n a a Roma - Italia
(di Lucianone)
Purtroppo siamo qui ancora una volta a dover parlare di violenze fuori e
dentro gli stadi di calcio, a dover constatare che lo Stato, la politica sono
non solo mancanti ma ormai quasi del tutto assenti e i cittadini comuni e
normali sono soli, vulnerabilissimi e indifesi. C'è come la sensazione che
questa crisi cattiva, rapace e infinita stia sempre più logorando il tessuto
sociale e morale della nostra 'povera' Penisola. E come sempre, quando
ci sono grossi problemi economico/sociali ci vanno di mezzo i punti, i luo-
ghi più esposti, più fragili: vicinanze degli stadi, intorno agli stadi, ormai
da tempo anche dentro gli stessi stadi; ci vanno di mezzo giovani normali
che vogliono/vorrebbero assistere a normali partite di calcio: Ciro Espo-
sito che voleva vedersi tranquillo Fiorentina - Napoli, finale di Coppa Ita-
lia, il vigile del fuoco colpito da un razzo-fumogeno mentre faceva il suo
normale lavoro ai bordi del campo e tanti altri giovani, altri bambini, don-
ne, famiglie che vogliono/vorrebbero divertirsi e non andare alla guerra.
Perchè di questo si tratta ormai quando si vanno a vedere partite di cal-
cio, si spera solo che non succeda niente di grave, soprattutto a Roma,
ma anche a Milano o in altri stadi anche più piccoli, addirittura di serie
minori. Allora ci chiediamo: perchè non sentiamo parlare quasi mai di
questi fatti, di queste violenze (che possono costare anche la vita) in al-
tri Paesi tipo Inghilterra/Gran Bretagna per esteso o Germania, mentre
nel nostro Belpaese (una volta, molto tempo fa lo era!) tali eventi estre-
mi, vergognosi, tragici sono diventati periodici, quasi cronici?
Il calcio inglese è stato infestato a suo tempo dalla follia - hooligans, che
per parecchio tempo ha imperversato negli stadi londinesi e non solo. Poi
la questione è stata risolta alla radice, e con gli steward e con stadi dalla
struttura teatrale, per cui lo spettatore è a due passi dal giocatore in cam-
po: dunque la partita si gioca solo in campo, non sugli spalti a colpi di og-
getti volanti contro l'altra tifoseria o peggio di spranghe e bastoni, anche
perchè è vietata l'introduzione nello stadio di ogni oggetto contundente e
offensivo. In Italia in uno stadio può essere introdotto di tutto, in Italia
comandano gli ultrà, i violenti di ogni colore e banda più o meno crimina-
le, dunque anche camorristi e figli di camorristi, come si è ben visto nel-
la fase pre-partita di Fiorentina-Napoli di Coppa di sabato sera. Questa
è l'amara verità, questa è la differenza tra il nostro calcio e quello ingle-
se o tedesco o spagnolo. Da noi i presidenti e le società sportive si fan-
no comandare dai caporioni ultrà, e così anche la polizia e lo Stato e la
politica sono ugualmente deboli e non reagiscono efficacemente contro
questo vero e propeio cancro che il calcio italiano si porta avanti da an-
ni senza andare alla radice del problema.
Gli stadi non possono diventare o essere arene in cui una parte di tifosi
dell'una e dell'altra squadra vanno a scatenare le loro frustrazioni, istin-
ti repressi o addirittura a sistemare dei conti tra bande delinquenziali o
camorristiche-mafiose. Lo stadio deve invece essere come teatro dove
si assiste a un normale spettacolo, magari con cori d'incitamento e d'e-
sultanza, e non lo stadio come luogo di rissa e di violenza. -
Vedere poi il capitano del Napoli Hamsik andare a parlare per "trattare"
(non per calmare) con un capo degli ultrà che con la sua maglia camorrista
chiedeva la liberazione di un assassino (di un prefetto) ha veramente fatto
passare il segno. E' stata la vergogna più grande, che tutto il mondo ha po-
tuto osservare, purtroppo!
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Scontri Roma, stampa estera inorridita: "Coppa della vergogna"
La stampa internazionale a muso duro sulla notte di Coppa Italia: "Follia a Roma. La finale nelle mani di un figlio di un camorrista"
Una vergogna a cielo aperto. La stampa internazionale inorridisce davanti allo scempio della notte di terrore a Roma: da ogni angolo di mondo gli occhi di tutti hanno visto un'Italia fatta di scontri, feriti, un inno nazionale fischiato, un capo ultrà cui è lasciato stabilire l'inizio di una partita. Nessuno ha potuto godere dell'Italia di Coppa, quella tra Napoli e Fiorentina.
DICONO DI NOI — La Bild apre con "Follia a Roma. Spari alla finale di Coppa in Italia", lo spagnolo Marca titola "Il Napoli alza la Coppa della vergogna" e poi attacca "Vorremmo parlare di calcio. Esclusivamente del senso puro e unico dello sport. Però certi atti fragili e vergognosi come quelli vissuti sabato a Roma soffocano le storie del calcio per lasciare nell'aria le miserie che circondano tutto ciò che genera passioni eccessive". Da Mundo Deportivostesso senso di disgusto: "La finale di Coppa Italia nelle mani di un figlio di un camorrista". "Il calcio italiano – sostiene El Pais – di nuovo ostaggio dei tifosi più violenti dentro e fuori lo stadio Olimpico". France Fooball sintetizza con "Napoli, dramma e festa", l'altro francese Le Monde titola: "Il Napoli si prende una finale di Coppa Italia segnata da feriti da arma da fuoco". L'inglese Daily mail scrive "Tre tifosi colpiti da spari per la Finale di Coppa Italia. Volenti scontri ritardano il calcio d'inizio", mentre la Bbc si produce con un video eloquente sui fatti nudi e crudi. Il New York Times, che d'abitudine non punta molto sul calcio, stavolta riserva un pezzo agli incresciosi fatti di Roma "La finale di Coppa Italia ritardata dagli scontri prima del match". Punta il dito anche dall'altra parte del mondo l'Australia, con The Sydney Morning Herald "Il Napoli vince la finale rovinata dalla violenza".
(da www.Gazzetta.it / Azzurra Saggini)
Genny a'carogna in azione durante la partita di Coppa, allo stadio Olimpico
Coppa Italia, Fiorentina - Napoli: Genny 'acarogna dà l'ok. Poi fischi all'inno
Genny a'carogna in azione durante la partita di Coppa, allo stadio Olimpico
Coppa Italia, Fiorentina - Napoli: Genny 'acarogna dà l'ok. Poi fischi all'inno
La finale è cominciata con 45 minuti di ritardo dopo un lungo tira e molla con i tifosi partenopei che avevano chiesto alla squadra di non giocare in segno di rispetto al sostenitore in fin di vita. Dopo un lancio di petardi (e il ferimento di un vigile del fuoco), il prefetto ha convinto i tifosi.
Dopo mezz'ora di summit, indecisioni e "Niente partita" della
curva del Napoli, il Prefetto Giuseppe Pecoraro dà l'ordine di far giocare
l'incontro e alla fine arriva l'ok anche degli ultrà. "Va bene, la partita
si gioca ma i tifosi delle rispettive squadre rimarranno in silenzio".
L'assenso di Genny 'a Carogna arriva alle 21.40 circa: il capo-ultrà del Napoli
ha deciso che la finale di Coppa Italia tra gli azzurri e la Fiorentina può
avere il via. Le telecamere lo inquadrano e i primi piani sulla sua maglia, con
la scritta "Speziale libero", e il suo volto, che ricorda in parte
quello di Ivan Bogdanov che incendiò un'Italia-Serbia, fanno il giro del mondo.
Sui social (e non solo) parte lo sdegno:
l'ultimo ok alla disputa dell'incontro arriva da un uomo che inneggia
all'omicida di Filippo Raciti, il poliziotto ucciso a Catania il 2 febbraio 2007.
Quello che pochi sanno invece è chi è quell'uomo. Si chiama Gennaro De Tommaso,
capo dei Mastiffs, uno dei più noti gruppi ultrà del Napoli, figlio di un
camorrista affiliato al clan Misso. È detto, appunto, Genny 'a carogna, e in
passato è stato oggetto di Daspo, il divieto di assistere a manifestazioni
sportive.
IL RETROSCENA — Lo stadio è pieno già dalle 20.30 e
sembra tutto tranquillo, ma presto si diffonde la voce degli scontri del tardo
pomeriggio:c'è un tifoso del Napoli ferito da un colpo di pistola ed è in fin di
vita.
Così gli ultrà chiedono di non giocare. Le forze dell'ordine chiedono al capitano
Marek Hamsik di parlare al microfono: non basta. Lo slovacco si avvicina alla curva Nord, occupata dai tifosi del Napoli,
insieme al d.s. Bigon e ai rappresentanti delle forze dell'ordine. Niente da
fare, anzi. Parte il coro "fate ridere", poi il lancio di petardi che
feriscono un vigile del fuoco.
L'OK — In tribuna, intanto, c'è un lungo conciliabolo tra Giovanni
Malagò, presidente del Coni, Giancarlo Abate, presidente della Federcalcio,
Maurizio Beretta, presidente della Lega, Andrea Della Valle, presidente della
Fiorentina, Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, e persino Matteo
Renzi, presidente del Consiglio. Discutono sul da farsi e, soprattutto,
aspettano consigli dalle forze dell'ordine, dal prefetto e dal questore. La
polizia dirama un comunicato secondo il quale gli episodi avvenuti vicino allo
stadio Olimpico, dove sono rimaste ferite tre persone, non sembrano essere
collegati "agli scontri tra tifosi, ma avrebbero cause occasionali".
Forse è anche così che il prefetto convince gli ultrà fino all'ok di Genny 'a
carogna che prima scavalca la recinzione, poi invita i suoi alla calma e infine
dice sì. Si può giocare. Ma in silenzio. Sono le 21.45. Nessun coro. Partono,
invece, i fischi all'inno nazionale cantato da Alessandra Amoroso. Poi anche la
consegna del silenzio durante la partita cade. Non solo. A fine gara,
dopo il trionfo degli azzurri,
un paio di centinaia di tifosi del Napoli invadono l'Olimpico e alcuni di loro
si avvicinano alla curva per dileggiare, con gesti volgari, i sostenitori
viola. Tante brutte pagine di una giornata da dimenticare.
(da Gazzetta. it)
Lucianone
(da Gazzetta. it)
Lucianone
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