domenica 13 aprile 2014

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13 th April - domenica          13th April / Sunday                           visione post - 29

ROMA  / società - cronaca
Corteo dei movimenti nel centro della capitale: scontri, 
tensioni, fumogeni e cariche / Oltre 40 feriti, 20 denunciati

ROMA - Pomeriggio di guerriglia nel cuore della Capitale. Prima le uova e le arance, poi i petardi, i bastoni e le catene. All’altezza di piazza Barberini la polizia ha caricato i manifestanti. Venti i feriti: un giovane sudamericano rischia di perdere tre dita di un mano per lo scoppio di un petardo. Sei persone fermate. In questi minuti il corteo è ritornato nella zona di Porta Pia da dove era partito.
  Guerriglia a piazza Barberini  (Roma)

Incappucciati e armati di bastoni e picconi sono invece 80 i giovani fermati dalla
polizia vicino al Verano poco prima dell'inizio del corteo. E' ancora in corso la loro iden-
tificazione. Intanto in via XX Settembre, davanti al ministero dell'Economia, fitto lancio di 
arance scandito dallo slogan: "riprendiamoci i palazzi del potere".
"IL DIRITTO a manifestare, soprattutto per un tema tanto importante e drammati-
camente attuale come quello dell'emergenza abitativa - ha detto il sindaco di Roma Ignazio
Marino - non può trasformarsi negli atti di violenza a cui abbiamo assistito oggi nel centro
di Roma. Una violenza che non è solamente fisica, ma colpisce con forza l'intera città, che
svolge il suo ruolo di Capitale ospitando cortei e manifestazioni e ne riceve in cambio scon-
tri e disordini". 
Le ragioni della protesta - Sarà un assedio ai palazzi del potere. I 
movimenti per la casa, e non solo, avevano presentato così il corteo. Una marcia
anche "contro il governo Renzi, l'austerity, il jobs act e il piano casa" che si sno-
derà per piazza Fiume, via Piave, via XX Settembre, largo Santa Susanna, via 
Barberini e via Veneto.  E proprio via Veneto è considerata una zona "calda"
della protesta, con il previsto sit-in davanti il ministero del Lavoro e delle Poli-
tiche sociali.    Da lì i manifestanti proseguiranno per via del Tritone, via del 
Traforo, viaMilano, viaNazionale, piazza della Repubblica, via Einaudi, viale
de Nicola, via Solferino, piazza Indipendenza,, via San Martino della Battaglia,
viale Castro Pretorio e via del Policlinico per fare poi ritorno a Porta Pia.
Roma - Movimenti per la casa, tensioni e scontri con la polizia: 40 feriti
Anche gli studenti
Tra i manifestanti affluiti a Porta Pia ci sono anche i collettivi universitari, almeno trecento studenti, che hanno sfilato partendo da piazzale Aldo Moro, davanti all’ingresso dell’università La Sapienza. I ragazzi hanno uno striscione con su scritto: «Dalle metropoli alle università, assediamo le città». Sotto il monumento dedicato ai bersaglieri, oltre ai movimenti per la casa, ci sono centri sociali, sindacati, immigrati, No Tav e No Muos, che si battono contro le antenne per le telecomunicazioni che gli Stati uniti vogliono installare in Sicilia.

Fotosequenza L'agente in borghese 
colpisce la ragazza a terra - Il video 


Misano - Italia / cronaca motociclismo
Dramma al circuito di Misano: pilota muore travolto in pista
La vittima è Emanuele Cassani, 25 anni, Un altro è rimasto gravemente ferito.
Una domenica da dimenticare sul circuito di Misano Adriatico, segnato da un incidente mortale che ha visto sfortunato protagonista Emanuele Cassani. Originario di Faenza, il venticinquenne prendeva parte al trofeo Bridgestone, nell’ambito della Coppa Italia. Sulla sua 600, Cassani scattava in prima fila e l’incidente è accaduto pochi secondi dopo l’accendersi della luce verde. Nelle concitate fasi della partenza, il faentino si è toccato con altri due avversari, cadendo. 
La dinamica ricorda quella di altri sciagure in gara: Emanuele è rimasto a terra ed è stato investito dai piloti che lo seguivano. A nulla è servito
 l’intervento del personale medico presente in circuito, il giovane pilota è deceduto immediatamente in seguito alle ferite riportate nell’incidente. Gli altri due piloti coinvolti, invece, non sono in pericolo. 

Esteri  -  Ucraina
Forze speciali ucraine a Sloviansk / Yanukovich: "Siamo alla
guerra civile"
Operazione antiterrorismo nella provincia orientale di Donetsk. Filorussi
controllano edifici e barricate. Disordini e spari. "Almeno tre i morti".
Nell’Ucraina dell’Est torna a scorrere il sangue. Tanto che l’ex presidente deposto Yanukovich, rifugiato a Rostov sul Don (in Russia) parla di «guerra civile». I filorussi s’impossessano di nuovi palazzi amministrativi nelle città vicine al confine con la Russia, il governo di Kiev risponde agli insorti con una `operazione antiterrorismo´ che ha già fatto le prime vittime, ma che rischia di degenerare in un bagno di sangue dopo che stasera il presidente ucraino Oleksandr Turcinov ha annunciato in tv l’intervento delle forze armate. 
L’operazione contro i filorussi lanciata stamattina a Sloviansk - una città di circa 120.000 abitanti dove gli insorti controllano la sede della polizia e quella dei servizi segreti (Sbu) - non ha portato a risultati significativi per il governo di Kiev, e il ministro dell’Interno ucraino, Arsen Avakov, ha riferito di «morti e feriti da entrambe le parti», senza ulteriori dettagli. Probabilmente si tratta del blitz delle forze speciali contro un posto di blocco dei filorussi sulla strada tra Sloviansk e Artiomovsk. Stando al ministro, tra i governativi sarebbe morto un ufficiale dell’Sbu e cinque uomini sarebbero rimasti feriti, mentre più tardi l’amministrazione regionale di Donetsk ha dato un bilancio complessivo di un morto e nove feriti. Altri media parlano però di almeno due morti. 

L’operazione per ora sembra congelata e, come ha potuto constatare l’ANSA, gli insorti - armati di bastoni e spranghe di metallo, ma anche di kalashnikov - continuano a tenere in pugno le loro roccaforti, difese da barricate di pneumatici e filo spinato, mentre di forze dell’ordine di Kiev non si vede l’ombra. Le nuove autorità ucraine non sembrano però voler permettere che si ripeta una nuova Crimea. Nel suo discorso Turcinov lo ha detto esplicitamente ed è tornato a puntare il dito contro Mosca accusandola di essere dietro la rivolta e di aver «versato sangue» in una «guerra contro l’Ucraina». Ma l’uso della forza contro i filorussi rischia anche di far scoppiare un conflitto tra Mosca e Kiev. Il Cremlino si è infatti già da tempo innalzato a difensore dei russi e dei russofoni d’Ucraina e se dovesse essere usata la forza, la Russia - che avrebbe circa 35.000 militari alla frontiera con l’Ucraina - potrebbe avere un pretesto per un intervento armato simile a quello già sperimentato in Crimea. 
 I disordini nelle città dell'est dell'Ucraina

Il ministero degli Esteri di Mosca ha definito «vergognoso» il ricorso all’esercito da parte di Kiev per sopprimere l’insurrezione e, dopo aver ammonito che l’uso della forza rischia di far saltare la riunione del 17 aprile a Ginevra tra Usa-Russia-Ue-Ucraina, ha annunciato di voler portare la crisi nel sud-est ucraino al Consiglio di sicurezza dell’Onu e all’Osce per una discussione urgente. 

Lo zampino del Cremlino però nell’esplodere della crisi ci sarebbe eccome, secondo Kiev e l’Occidente. L’Ucraina sostiene di averne «ampie prove» e che le porterà a Ginevra, mentre l’ambasciatore Usa all’Onu Samantha Power ha denunciato che in ognuna delle città dell’Ucraina dell’Est dove si verificano attacchi di gruppi armati filorussi ci sono «tutti i segnali di ciò che abbiamo visto in Crimea», ovvero «segnali di un coinvolgimento di Mosca». 

L’alto rappresentante per la politica estera della Ue Catherine Ashton si dice «seriamente preoccupata», alla vigilia del Consiglio esteri europeo in Lussemburgo dove si discuteranno le eventuali misure legate al deterioramento della situazione. 

Intanto nelle città della russofona Ucraina orientale sono sempre di più gli edifici governativi sui quali sventola il tricolore di Mosca. Nei giorni scorsi i filorussi si sono impadroniti del palazzo dell’amministrazione regionale e del comando regionale della polizia a Donetsk e della sede dei servizi segreti a Lugansk. A Kramatorsk, dopo uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine, i pro Mosca controllano la stazione di polizia e, secondo alcuni media, anche il palazzo comunale e l’aeroporto locale. Oggi anche la procura di Donetsk è caduta in mano agli insorti, così come il municipio di Mariupol, importante città portuale sul Mar Nero. Se dovesse davvero mettere le mani sull’Ucraina dell’Est, Mosca andrebbe incontro a nuove sanzioni occidentali e a un isolamento internazionale ancora maggiore, ma Kiev perderebbe il cuore economico, industriale e minerario del Paese .

Lucianone

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