19 febbraio '14 - mercoledì 19th February / Wednesday visioni post - 98
Secondo uno psicologo di Yale
studi sui lattanti dicono che la MORALITA'
è innata. E ha un limite.
(da 'il venerdì di Repubblica' - 10 / 01 / 2013 - Alex Saragosa)
L'uomo nasce buono
(ma solo con quelli della sua tribù)
Michael ha appena visto uno spettacolo con tre marionette. Una giocava con una
palla, l'altra gliela portava via, la terza la recuperava, rendendola alla prima. Poi
le marionette sono state messe davanti a Michael, ognuna con una caramella in
grembo e Michael doveva decidere a chi toglierla. Il bambino ha preso la cara-
mella del "cattivo" e subito dopo gli ha assestato un colpo sulla testa. La scenet-
ta proviene da un esperimento condotto all'Infanto Cognition Center dell'Univer-
sità di Yale dallo psicologo Paul Bloom, e ciò che lo rende straordinario è il fatto
che Michael, come gli altri bambini testati, ha meno di un anno, non parla e nes-
suno gli ha ancora insegnato a distinguere il bene dal male. Eppure lui dimostra
di conoscere già la differenza.
Questo e altri esperimenti sono descritti in 'Just Babies, The Origins of Good
and Evil', dove Blooms esplora il mondo delle attitudini morali innate. "Da
qualche anno la ricerca dimostra che nasciamo con capacità sorprendenti. I
neonati di poche ore, per esempio, possono tirare fuori la lingua in risposta
allo stesso gesto di un adulto". Altre nozioni su cosa i lattanti "sappiano"
sono arrivate grazie a una tecnica elaborata per capire che cosa passi loro
per la mente: in particolare, per comprendere quale interesse e sorpresa
susciti qualcosa in un piccolissimo, si valuta il tempo che passa a fissarla.
"Grazie a questo metodo oggi sappiamo che, dai tre mesi, i bambini resta-
no più colpiti da scene che mostrano un comportamento ingiusto che da
quelle dove tutti si comportano bene. E che crescendo desiderano punire
chi si comporta male". Altri esperimenti hanno dimostrato che i cuccioli
d'uomo provano empatia verso chi è in difficoltà e disapprovano le ripar-
tizioni ingiuste di risorse.
"Empatia e senso di giustizia innati, che si trovano anche in altre specie
sociali, come lupi o ratti, hanno un senso evolutivo: sono indispensabili
per l'esistenza di gruppi cooperativi, dove chi si comporta in modo egoi-
stico deve essere punito". Su questa base, però, cultura, tradizioni ed
educazione possono costruire di tutto. "Altri esperimenti hanno mostra-
to come l'empatia dei bambini sia rivolta solo verso i membri di quello
che percepiscono come il proprio gruppo sociale e che in loro esiste
una forte spinta a creare delle tribù: basta vestire di rosso o di blu i
membri di un campo estivo, per creare gruppi competitivi fra loro.
Inoltre i piccoli non conoscono il disgusto: questa emozione si apprende
con l'educazione e serve a evitare il contatto con sostanze tossiche o in-
fette, ma viene spesso 'dirottata' per disumanizzare i gruppi 'nemici',
dagli omosessuali agli esponenti di altre razze o religioni.".
Gli adulti quindi, riducendo o estendendo il concetto di comunità e di
oggetto o essere disgustoso, possono modificare radicalmente i pic-
coli esseri "morali per natura". Trasformandoli quasi in tutto, dal
benefattore universale allo spietato genocida.
Lucianone
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