13 settembre '13 - venerdì 13th September / Friday visioni post - 5
(da 'la Repubblica' - 2 settembre 2013 - Gilles Kepel)
Dietro il caos della Siria
L'ombra dell'Iraq e i regni dell' Oro nero
La cronaca di un attacco annunciato contro la Siria di Bashar el-Assad coincide
più o meno con il dodicesimo anniversario dell'11 settembre. L'ostentata volontà
franco-americana di bombardare un Medio Oriente in cui si moltiplicano le spac-
cature dopo le rivoluzioni del 2011 non è che l'ultima replica del big bang che ha
aperto il XXI secolo. Ma le esplosioni ricorrenti del vulcano arabo liberano delle
forze irreprimibili, protagoniste impreviste del mondo di domani.
Le rivoluzioni arabe sono in primo luogo il prodotto della decomposizione di un
sistema politico concepito per resistere alla paura della proliferazione terroristi-
ca dopo la "doppia razzia benedetta su New York e Washington" perpetrata da
bin Laden e dai suoi accoliti. Contro Al Qaeda, avevamo eretto un baluardo di
regimi autoritari e corrotti,, ma dotati di servizi di sicurezza efficienti. L'esigen-
za della democrazia era stata sacrificata sull'altare della dittatura, ma Ben Ali,
Mubarak, Gheddafi e altri come Ali Saleh, non sono stati altro che dei desèpoti
patetici che hanno cristallizzato contro se stessi il malcontento popolare, portan-
do a delle rivoluzioni che sono dilagate da Tunisi al Cairo e da Bengasi a Sana'a
nella primavera del 2011. - Nel frattempo, Al Qaeda aveva investito le sue energie
per creare un improbabile "Emirato islamico di Mesopotamia" nell'Iraq occupato
dagli Usa dopo il marzo del 2003. Si è infranta nella sua corsa folle agli attentati
suicidi, sognando invano di infliggere all'America un Vietnam jihadista. Nei suoi
confronti i neoconservatori americani, credendo di riscattare il loro onore milita-
re con il dispiegamento di un arsenale invincibile contro uno "Stato canaglia",
si prendevano una rivincita simbolica contro gli aerei lanciati contro le Torri
Gemelle. Speravano di raggiungere un duplice obiettivo. Rovesciando Saddam
Hussein, punivano un dittatore sunnita sospettato di avere creato bin Laden. E
portavano al potere la maggioranza sciita in Iraq, che credevano filo-america-
na, amica di Israele,, e perfino capace di far vacillare il regime dei mullah di
Teheran. Questi ideologi imbevuti di guerra fredda si sono rivelati degli appren-
disti stregoni. Lungi dal vacillare , Teheran è rapidamente diventata la fornitri-
ce di armi e la finanziatrice dello sciismo iracheno. E sono questi sciiti che han-
no spezzato le reni all'organizzazione terroristica sunnita, finanziata dai petro-
dollari provenienti dalla riva araba del Golfo Persico. Infine, sotto gli auspici
di Maliki, Bagdad è diventata la migliore alleata di Teheran.
La guerra in Iraq ha dunque avuto due conseguenze paradossali. Ha rafforzato
l'asse sciita diretto da Teheran, che ora ha un forte sostegno a Bagdad, e inol-
tre, (ha rafforzato9 Damasco , gli Hezbollah libanesi e (fino al 2012) il movi-
mento Hamas palestinese, unico partner sunnita della coalizione. E ha disin-
tegrato Al Qaeda, così le dittature sono apparse inutili o addirittura dannose.
Soprattutto, Teheran, fornendo via Damasco le armi ai suoi debitori di Hez.
bollah e di hamas , ha proiettato la sua frontiera militare sui confini dello
stato ebraico, tramite gli alleati interposti. Di fronte al rafforzamento di que-
sto asse sciita, il cui controllo dell'arma nucleare sconvolgerebbe la geopoli-
tica globale dell'energia, perchè trasformerebbe il Golfo persico in un lago
iraniano, il mondo sunnita subisce una prima scossa con le rivoluzioni ara-
be.
CONTINUA... to be continued...
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