mercoledì 22 maggio 2013

Inchiesta - Italia / Il calcio malato

22 maggio '13 - mercoledì               22nd May / Wednesday                visioni post - 13

Altre notizie sul 'Calcio malato' si possono leggere in questo blog
andando alle seguenti date di riferimento in archivio:
12 aprile 2012  /  9 febbraio 2013

Tre miliardi di debiti e stadi vuoti:
il lungo default della serie A
Un quadro allarmante emerge  dal terzo Report della
Federcalcio sullo stato di salute del pallone in Italia

(Da notizie ritrovate in 'la Repubblica' / R2SPORT /
5/04/2013 - Fulvio Bianchi)
Roma  -  Un calcio malato che cerca disperatamente di districarsi fra buoni propositi
di ravvedimento e la cruda realtà di cifre che lo mandano a picco. La Figc ha presen-
tato (ieri) il suo terzo Report, la fotografia sullo stato del nostro calcio: c'è poco da
stare allegri (oggi come domani). <ricavi in ripresa d'accordo (2,6 miliardi di euro)
ma debiti a quota 2,9 miliardi (+ 8,8% rispetto l'anno prima), patrimonio netto mi-
giorato  ma pur sempre a cifre modeste (287 milioni: se fosse un'azienda "normale"
dovrebbe preoccuparsi per il suo futuro), perdite in diminuzione del 10% (388 mi-
lioni), ma costo del lavoro che aumenta (del 3 per cento) con giocatoer strapagati
e stadi sempre più vuoti.
Si guarda al futuro. Giancarlo Abete si sforza di essere ottimista ("niente pessimiù
smo leopardiano"), ricorda l'importanza di una legge sugli stadi ed elogia il model-
lo-Juve, che se l'è cavata da sola e ha trovato una nuova strada, importante, di rica-
vi. Ma in pochi anni è stato perso un milione di spettatori: il trend negativo è inizia-
to nel 2008-09, e siamo  non solo lontani anni luce  dalla Germania (stadi pieni al
93%), ma ci staccano anche Premier League e Liga di Spagna. E la colpa, attenzio-
ne, non è solo degli impianti, vecchi e sovente brutti (perà meno insicuri del passa-
to, un progresso sensibile sul fronte sicurezza): è il prodotto che offriamo che non
piace più.  Basta pensare che per il campionato di A la media spettatori è stata di
22.005 nel 2011-12 (ma in leggera risalita quest'anno), pur essendo i biglietti me-
no cari (20,5 euro contri i 50 della Spagna) che in altre nazioni, mentre in Cham-
pions League la media si attesta sui 54.308 tifosi a partita, più che in Inghilterra.
Basta offrire un prodotto avvincente, come la Coppa con le grandi orecchie e i ti-
fosi italiani rispondono. E non è detto che l'overdose di calcip in tv svuoti (sempre)
gli stadi: almeno in Bundesliga non è stato così.  Ma in Italia si sta studiando, dal
2015, se imitare il sistema inglese, dove non tutte le gare vengono trasmesse in di-
retta e c'è una "protezione" del prodotto.
I venti padri-padroni del pallone si augurano che al bando del prossimo anno possa
partecipare anche Al Jaazeera. Più competitors, più soldi? Ma alle pay tv questo cal-
cio non piace e della Lega di A ieri non c'era nessuno, come se la cosa non li riguar-
dasse. Il nostro calcio è "VECCHIO", non ha più grandi talenti, i giovani faticano
ad imporsi e poi quegli impianti che, tranne eccezioni, mettono tristezza. Per fortuna,
c'è la Nazionale che tira, porta ascolti in tv (ma la Rai si lamenta: "giusto valorizza-
re la maglia azzurra ma sino a che punto?"), entusiasmo e soldi nelle casse della Figc
che deve difendersi adesso dall'assalto delle nostre Federazioni: "Troppi i 62 milioni
di contributi Coni al calcio che sperpera", sostengono.   Abete si ribella ("storie, noi
siamo il motore dello sport") ma il 16 aprile, in giunta Coni, ci sarà battaglia.
Le prospettive per il nostro calcio non sono rosee, lo stesso Pd è preoccupato ("biso-
gna cambiare rotta"): siamo ancora troppo dipendenti dai diritti tv e poi dalla prossi-
ma stagione calerà la mannaia dell'Uefa. Il Progetto Fair Play Finanziario  prevede
infatti le prime sanzioni e Platini ha promesso che non guarderà in faccia a nessuno
(nemmeno al Psg dove lavora suo figlio).    I club italiani rischiano di essere esclusi
dalle Coppe europee? No, almeno per ora. Hanno tutti iniziato (dal Milan all'Inter
passando per la Juve che ha dimezzato il "rosso") un percorso virtuoso.
Ma rischiano, questo sì, di essere meno competitive in campo internazionale. Come
spiega Ernesto Paolillo, ex ad dell'Inter ed esèperto, insieme ad Umberto Gandini
(direttore organizzativo Milan) del FFP: "L'Uefa potrebbe imporre alle nostre so-
cietà sanzioni economiche e questo comporterebbe una minore possibilità di opera-
re sul mercato e minore cmpetitivitàa a livello europeo". Già, chi gielo dice adesso
a Conte?

CONTINUA...
to be continued...

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