mercoledì 22 agosto 2012

Lavoro - Occupazione / Dopo la riforma Fornero: il positivo e il negativo

22 agosto 2012 - mercoledì     22nd August / Wednesday           visioni post - 10

Occupazione
Un piano lavoro per i giovani
- La svolta: puntare sul capitale umano non sarà retorica
solo se la politica riuscirà ad avere audacia e responsabilità.
- La priorità: investimenti di lungo periodo su formazione e
occupabilità.

(da 'Il Sole 24 Ore'  -  Commenti e inchieste / Elisabetta Gualmini)
Più che un punto di arrivo, il completamento della riforma del lavoro
tramite i correttivi apportati dal decreto Sviluppo e il varo della Spen-
ding Review, costituiscono un utile punto di avvio da cui i partiti do-
vrebbero  muovere, dopo la pausa estiva, per affinare  la loro agenda
in vista della staffetta tra 16ma e 17 ma legislatura, ed elaborare una
dstrategia per traghettare il Paese oltre la crisi. Dovrebbero farlo an-
che per recuperare credibilità davanti a cittadini sempre più sfiducia-
ti e stanchi di non vedere ricompense oltre la siepe dei sacrifici.
La legge Fornero sul lavoro  ha indubbiamente osato  laddove  altri
avevano fallito: nell'ammorbidimento dell'art. 18, nel riordino degli
ammortizzatori sociali (con estensione di copertura), nella revisione
delle regole di utilizzo  dei contratti atipici  più diffusi  in modo da
contenerne gli abusi.  -  Certo, il provvedimento poteva essere ancora
più audace e non è esente da ambiguità che ne complicheranno o ne
renderanno erratica l'applicazione (soprattutto per la smisurta discre-
zionalità ceduta ai giudici sui licenziamenti). Ma il governo si è mosso
nella direzione giusta, riducendo anche solo di un pò il dualismo tra
insider e outsider, e assecondando così le insistenti raccomandazioni
europee. Si tratta ora di proseguire con convinzione, proprio all'inter-
no del nuovo quadro normativo, per mettere a punto strategie concrete
di rilancio dell'economia reale. , rimettendo al centro il lavoro, la sua
qualità e l'inclusione delle categorie di cittadini che negli ultimi anni
hanno visto costantemente deteriorarsi le proprie condizioni di vita.
Quasi un'impresa impossibile mentre si è in recessione.
Ma se si cercano ricette innovative, indirizzando oculatamente un pò
delle risorse liberate dalla Spending Review a misure di crescita, qual-
che risultato si può ottenere.  Lo spiegano bene i sostenitori del para-
digma che concepisce il welfare come "investimento sociale" che ha
in parte sorretto la Strategia  europea per il 2020 in tema di lavoro.
In questa prospettiva, si sottolinea i ruolo positivo per l'economia degli
investimenti in formazione e valorizzazione del capitale umano che, se
non sporadici, danno alle persone le capacità e le conoscenze adeguate
per occupare i lavori che oggi sarebbero già disponibilie e per creare i
lavori del futuro.  -  Le risorse destinate alla qualificazione continua,
senza distinzione tra percorsi educativi e professionali, non sono più
un costo netto per lo stato, se rendono"occupabili" le persone duran-
te l'intero ciclo di vita lavorativa, e cioè in  grado di attraversare sen-
za traumi le diverse "transizioni" dalla scuola al lavoro, da un lavoro
all'altro, dal lavoro alla famiglia e ritorno. Meglio se i diversi passag-
gi sono poi accompagnati da un sistema di tutele leggere che fanno
da paracadute quando il salto da una condizione all'altra è partico-
larmente rischioso.
Puntare sul capitale umano non è nè retorico nè effimero. Ma solo se
lo si fa davvero e se serve a prevenire l 'obsolescenza delle skills lavo-
rative, se alimenta la capacità di produrre innovazioni, se incoraggia
la propensione ad assumere rischi calcolati, serve per comnattere la
piaga della disoccupazione giovanile ancora una volta messa in evi-
denza dall'Employment  Outlook del 2012, uscito poche settimane fa.
I giovani pagano in italia più degli altri una bufera economica che
sembra non avere fine. E la pagano ancora di più perchè si concen-
trano nei lavori a termine che sono i primi a essere falcidiati quando
la crisi batte duro e quelli  in cui si apprende meno  e in modo meno
strutturale. Mentre invece dovrebbero e potrebbero proprio loro essere
imprenditori pioneristici in un Paese che deve risvegliarsi prima o poi
dal torpore gerontocratico che lo annichilisce.
L'approccio del welfare come investimento sociale non può tuttavia
essere  una scelta additiva  che si aggiunge, senza sostituirsi, ai pro-
grammi patchwork dei partiti. In cui non mancano mai, annodati a-
crobaticamente insieme, un pò di flessibilità all'americana, un pò di
tutele danesi, un cenno all'efficienza dei servizi di placement svedesi
e il richiamo entusiastico alle politiche familiari francesi. TENERE
tutto insieme è impossibile!  Scegliere è quello che la politica può e
deve fare. Con audacia e spirito di responsabilità.   E' giunto il mo-
mento di spiegare ai cittadini la direzione in cui si intende andare.
E che non sarà necessariamente lastricata di scelte impopolari.
Nell'estate del 2010  Stephan faris del 'Time' bacchettava crudel-
mente l'Italia, perchè aveva fatto poco  sino a quel momento  per
reagire alla crisi. Con l'inevitabile epigolo: "It's time to cut back
on la dolce vita". - Nell'estate del 2012, dopo 8 mesi di cura Monti
e ancora nel mezzo di una tempesta finanziaria violentissima, un
pò di vita dolce non guasterebbe.
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Continua...to be continued...

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