giovedì 6 luglio 2017

Società / terrorismo in Inghilterra - Westminster, simbolo di democrazia

6 luglio '17 - giovedì                       6th July / Thursday                   visione post - 26


(Da la Repubblica - 23 marzo 2017 - Allarme terrorismo / Il luogo - John Lloyd)
Londra -
Quasi tutti i giorni  a Londra  i turisti si affollano  intorno al Parlamento, guardando
le statue di re Riccardo I, a cavallo, e del rivoluzionario del Seicento Oliver Cromwell,
in piedi con la mano poggiata sulla spada. Tutte e due queste statue sono appena al 
di fuori delle mura.  Poi, dall'altro lato della strada, nei giardini della piazza del Parla-
mento, c'è la statua ingobbita di Winston Churchill, un terzo personaggio che combat-
tè la sua battaglia più grande tra il 1940 e il 1945 da Downing Street, 200 metri più in là.
Tre guerrieri che enfatizzano  il modo in cui molti britannici  ancora amano vedersi. co-
me difensori della loro isola. Ogni democrazia ha un centro  dove i deputati eletti dibat-
tono delle sue problematiche. <per noi britannici il Parlamento - costruito dopo che un 
incendio  aveva distrutto  l'edificio originario, negli anni '30  dell'Ottocento - rimane il 
simbolo potente di un'assemblea  che  in varie forme  esiste  da quasi  otto secoli: è fra
più antichi di questi luoghi di riunione e si è gradualmente evoluto  in una democrazia 
elettiva.  -  Il Parlamento fu danneggiato 14 volte dalle bombe durante la guerra, ma so-
lo una volta seriamente, quando l'ultimo giorno  di incursioni intensive  dei bombarda-
menti tedeschi, un ordigno distrusse la principale sala di dibattito della Camera dei co-
muni. Fu ripristinata solo nel 1948.    Negli oltre 70 anni dalla fine della guerra, il Parla-
mento è cambiato poco nel suo aspetto esterno, e i suoi rituali vengono ancora in gran
parte osservati. Ma è molto più aperto, ora: il pubblico, come i giornalisti, può assiste-
re alle sedute nelle sale principali e nelle stanze delle commissioni.     Grandi battaglie 
oratorie hanno infuriato tra le mura di Westminster, ora non più dominate soltanto da
uomini. Anzi una donna, Theresa May, è tornata a ricoprire la carica più alta. Le bat-
taglie che si preparano sono cruciali come non mai: Il governo è deciso a portare il Re-
gno Unito fuori dall'Unione Europea, fra le tante ragioni per restituire potere al Parla-
mento. Al contempo, la Scozia, con il suo di Parlamento, potrebbe essere presto chiama-
ta di nuovo a scegliere attraverso un referendum se diventare indipendente. Un voto al
riguardo è stato sospeso a causa dell'attentato. Il Parlamento, mentre si sta occupando
di riportare in patria poteri delegati all'Unione Europea, affronta la prospettiva di per-
dere il potere sul Paese con cui si è unito più di tre secoli fa.  Essendo una tappa di tutti
gli itinerari turistici, la piazza del Parlamento solitamente ha un'atmosfera festosa, con
i bambini presi in braccio per fargli vedere i monumenti  e gli adulti che cercano di av-
vistare qualche politico famoso. Il terrorismo è stato discusso molte volte in Parlamento:
è la prima volta che vi entra.

La storia di Westminster
- La costruzione
Il palazzo di Westminster oggi ospita il Parlamento inglese: costruito nell'XI secolo, 
prima era la residenza del Re
- La congiura delle polveri
Nel 1605 il complotto dei cattolici e di Guy Fawkes contro re Giacomo I
- Carlo I ucciso
Qui nel 1649 venne decapitato re Carlo I, dopo la guerra civile vinta da Cromwell
- L'incendio
Westminster è stato distrutto da un incendio nel 1834, come raccontato da Turner
in un celebre quadro

Lucianone

lunedì 3 luglio 2017

Ambiente - Il Mediterraneo di plastica

3 luglio '17 - lunedì                        3rd July / Monday                             visione post - 22

Uno studio del Cnr ha individuato dove le correnti portano
l'immondizia galleggiante. La massima concentrazione tra
Toscana e Corsica: 10 chili per chilometro quadrato

(Da la Repubblica - 17 dicembre '16 - L'ambiente / Elena Dusi - Roma)
Il Mediterraneo  è diventato  una zuppa di plastica.  Un chilometro quadro, nei mari
italiani, ne contiene in superficie fino a 10 chili. E' questo il record del Tirreno setten-
trionale, fra Corsica e Toscana. Attorno a Sardegna, Sicilia e coste pugliesi, la media 
è invece di 2 chili. Sono valori superiori perfino alla famigerata "isola di plastica" nel
vortice del Pacifico del nord: un'area di circa un milione di chilometri quadri in cui le
correnti accumulano la spazzatura dell'oceano. Qui la densità delle microplastiche - i
frammenti do pochi millimetri das cui è formata la "zuppa" - è di 335mila ogni chilo-
metro quadrato. Nel Mediterraneo arriva a 1,25 milioni. Per evitarlo, tutta la spazza-
tura dovrebbe andare nei cassonetti anzichè nell'ambiente.
L'analisi che ha riguardato i mari della penisola  arriva  da un gruppo di biologi del 
Cnr ed è pubblicata su Scientific Reports.  "A finire in mare sono soprattutto i rifiuti
della nostra vita quotidiana"  spiega  uno dei coordinatori, Stefano Aliani, che con i 
colleghi nel 2013  ha raccolto  i campioni di spazzatura  a bordo  della nave  del Cnr 
Urania. "Sacchetti e bottiglie vengono degradati dalla luce. Nel giro di anni o perfino
secoli, a seconda del tipo di plastica e dell'ambiente in cui finiscono, questi rifiuti si ri-
ducono in poltiglia". I frammenti microscopici sono stati raccolti con una rete specia-
le trainata dall?Urania in 74 punti di Adriatico e Tirreno. "Nel complesso - scrivono
i biologi nello studio - la plastica è meno abbondante nell'Afriatico, con una media di
468 grammi per chilometro quadro, rispetto  al Mediterraneo occidentale"   con una 
media di 811 grammi.  "La gravità della situazione del Mediterraneo non ci stupisce"
dice Aliani. "E' un mare sostanzialmente chiuso, in cui una particella ha un tempo di 
permanenza di circa mille anni. Teoricamente, cioè, impiega tutto quel tempo  per at-
traversare la stretta imboccatura di Gibilterra. Nelle sue acque sboccano anche fiumi
importanti come Danubio, Don, Po e Rodano". Anche se i mari diventano sempre più
torbidi (si calcola  che  dei 300 milioni di tonnellate all'anno  di plastica  prodotta  nel
mondo, una dozzina finiscano in mare), quale sia la sorte di buona parte della spazza-
tura resta un mistero. "Non sappiamo dove sia oggi tutta la plastica che abbiamo pro-
dotto" spiega Aliani.  "Quella che ritroviamo  nelle nostre spedizioni  non si avvicina
neanche lontanamente all'ammontare che secondo i nostri calcoli dovrebbe esere fini-
to in mare.  Può darsi  che molta si perda  in fondo agli oceani, dove non abbiamo  la 
possibilità di osservarla". -   La responsabilità delle zuppe marine va in buona parte
al packaging non riciclabile. In Europa scatole e involucri contribuiscono al 40% del-
la produzione di questo materiale e a più del 10% dei rifiuti. Il 92% della plastica tro-
vata in mare è composta da frammenti di meno di 5 millimetri. Tracce sono comparse
in Artide e Antartide. Sono finite inglobate in alcune rocce (un campione dei cosiddet-
ti "plastiglomerati" è stato osservato alle Hawaii nel 2014)  e  si sono infilate nei sedi-
menti dei fondali oceanici. Questo materiale è perfino stato proposto come uno dei se-
gni distintivi dell'antropocene, l'era geologica caratterizzata dai segni della presenza
umana sulla Terra.  "Per l'ecosistema marino, i danni sono molteplici" conferma Alia-
ni. "Il pericolo più evidente per gli animali è il soffocamento".  Ma questi frammenti
possono anche essere ingoiati dal plancton, le minuscole creature  che si trovano  alla
base della catena alimentare del mare.  In Spagna è nata un'azienda - la Ecoalf - che
raccoglie sacchetti e bottiglie finite nelle reti dei pescatori e li ricicla producendo vesti-
ti.  "Il problema non è solo la plastica in sè"  prosegue il biologo del Cnr    "Mancano 
studi approfonditi, ma si pensa che questo materiale sia inerte per gli organismi". Più
pericolose sono le sostanze che alla plastica  vengono combinate  durante i processi in-
dustriali, per fornirle le caratteristiche volute. "Potrebbero agire come pseudo-ormoni,
creando scompensi nel sistema endocrino. "Abbiamo osservato il problema nelle balene".
Le tappe e i dati
Le spedizioni -
I campioni di plastica sono stati raccolti durante due spedizioni nel 2013 sulla nave
Urania del Cnr.  I 74 campionamenti sono avvenuti fra Tirreno e Adriatico.
La rete -
La rete era trainata per 5 minuti a 1,5-2 nodi. Le plastiche sono state suddivise per
dimensioni e osservate al microscopio.



Lucianone

sabato 17 giugno 2017

Riflessioni - Sul salvataggio in mare dei migranti / La Tav e il sentimento di esclusione

17 giugno '17 - sabato                   17th June / Saturday                       visione post - 13

Quando a dire "io so, ma non ho le prove" era Pasolini, si trattava di un intellettuale
cosciente di dare scandalo, forte solamente del proprio pensiero, e rischiando di suo.
Ma se a dire "io so, ma non ho le prove"  è un procuratore della Repubblica, ovvero 
una persona che solo attraverso le prove dovrebbe esprimersi, allora c'è qualcosa che
non va. Anche perchè a rischiare, se è un magistrato inquirente e non uno scrittore a
pronunciare l'"io so", sono i potenziali inquisiti.
Africa. faccenda del salvataggio in mare dei migranti salpati dall'Africa. Come è facile 
capire, tra dire che  la presenza delle navi ong  vicino alle coste libiche  "costituisce un
un incentivo indiretto" al traffico di umani (rapporto Frontex)  e dire che "le ong sono 
in combutta con i trafficanti" sono due posizioni un pò diverse.    
Nel primo caso si tratterebbe di un eccesso di zelo umanitario, nel secondo di un'ignobile speculazione e soprattutto di un crimine. Cercare di usare le parole con precisione, per i 
giudici, per i politici, per i giornalisti, dovrebbe essere importante quanto per i migranti
indossare il salvagente.
(Da la Repubblica - 29/04/2017 - L'Amaca / Michele Serra)

Si capisce che la Tav, che costa caterve di denaro pubblico, tiene aperti per anni enormi
cantieri, buca le montagne, sposta milioni di metri cubi di detriti, cambia l'orografia e il
regime delle acque sotterranee, divida gli animi e inneschi forti proteste. Ma cavare qual-
che  ulivo per far passare un tubo sottoterra, e poi rimetterlo al suo posto, il tutto a spese
di una società privata, come è possibile che produca  una rivolta  che non ha  alcuna vera
pezza d'appoggio di carattere ambientale o tecnico o naturalistico?
La sola spiegazione plausibile è il sentimento di esclusione, motore di molte delle meno
ragionevoli prese di posizione politiche degli ultimi anni  (vedi quel coacervo di ostilità 
assortite che chiamiamo pupulismo). Molte persone, molte comunità si sentono escluse
da ogni decisione e da ogni scelta. Dunque sono ostili per principio a quella decisione e
a quella scelta, indipendentemente  dalla sua utilità  e  dalla sua bontà.  A questo si ag-
giunge la crisi drammatica del concetto stesso di delega, di autorità, di classe dirigente.
O si prova a costruire con pazienza e rispetto un rapporto decente, e nuovo, tra gover-
nati e governanti, o anche spostare un vaso di gerani sarà il possibile innesco di una ri-
voluzione.
(Da la Repubblica - 28/04/'17 - L'Amaca / Michele Serra)

Lucianone

venerdì 16 giugno 2017

SOCIETA' - Stati Uniti / Gli afroamericani e il cinema: che cosa è cambiato

16 giugno '17 - venerdì                     16th June / Friday                           visione post - 27  


(da la Repubblica - 23/12/2013 - Arianna Finos / Londra)
Oprah Winfrey  e  Forest Whitake, la regina dei media americani e  l'attore premio Oscar
si sono spesi fino allo sfinimento per The Butler - Un mggiordomo alla Casa Bianca, epo-
pea delle lotte  per i diritti civili  e  i traguardi degli afroamericani, raccontata attraverso
la storia vera di Eugene Allen, servitore per 34 anni (dal '57 alll'86) di sette presidenti de-
gli Stati Uniti. Come già per Precious, il "black pack" di famosi e potenti  (ci sono anche
la comunità afroamericana Mariah Carey e Lenny Kravitz) ha chiamato a raccolta la co-
munità afroamericana: 116 milioni di dollari d'incasso solo in Usa, per un film  che ne è 
costato trenta. Ma non ha convinto i critici la rilettura fin troppo politicamente corretta
di 50 anni di battaglie  contro la discriminazione, raccontata attraverso  il rapporto  tra 
un padre e un figlio: l'ex schiavo diventato il primo maggiordomo nero alla White House
(Whitaker) e il figlio, leader delle Pantere Nere, interpretato da David Oyelowo.
Signora Winfrey, dai tempi di Il colore viola è cambiata la presenza degli afroamericani
nel cinema.
Winfrey: "Sì, lo dimostrano film come 12 anni schiavo, Fruitvale station, Mandela-Longwalk
to freedom. Spero che il successo di The Butler spinga in questa direzione. Ma, piuttosto
che sottolineare che ci sono buoni film sui neri o sui gay, sarebbe meglio dire solo che 
sono buoni film: mostrarli come la normalità, sottolinenado le similitudini, piuttosto che 
le differenze.

CONTINUA... to be continued...

domenica 11 giugno 2017

Appuntamenti - Arte / Musica e altri vari eventi

11 giugno '17 - domenica                   11th June / Sunday                        visione post - 15

COSTRUIRE IL NOVECENTO - Quando la pittura europea parlava italiano
Capolavori della collezione Giovanardi
Bologna - Palazzo Fava, via Manzoni 2
Fino al 25 giugno 2017

PICASSO NAPOLI PARADE
Picasso-Mediterraneo 2017-2019
Museo di Capodimonte / Antiquarium di Pompei
Fino al 10 luglio '17

BOTERO
Roma - Complesso del Vittoriano, Ala Brasini
Fino al 27 agosto '17
www.il vittoriano.com

Racconti di Zafferano / di e con Maria Pilar Pérez Aspa

Milano - Teatro Ringhiera, via Boifava 17 
Fino al 24 giugno
Biglietti 22 euro (compresa la cena) - Prenotazione
obbligatoria - tel. 02.36592538
Il cibo, le sue pratiche, le sue ritualità, la sua vocazione conviviale.
Maria Pilar Pérez Aspa tesse la trama di un racconto gastronomico
attraverso le parole di Proust, Vicent, Montalban, Fernando de Rojas
trasformandole in un esperimento di letteratura ai fornelli che preve-
de anche la preparazione di una paella secondo la ricetta dell'epoca
di Cervantes da consumare insieme al pubblico.

Area Musica Estate
TONY ALLEN - Film of Life
Milano - Orto Botanico Città Studi 
In caso di pioggia, l'evento si terrà presso la Sala Attilio Levi
29 giugno - giovedì, ore 21.30
Il batterista nigeriano Tony Allen, che con Fela Kuti è uno dei padri dell'Afro beat,
presenta il fortunato progetto Film of Life nel quale riscrive con giovani musicisti
francesi la sceneggiatura della sua vita e propone una musica che dall'afro beat, 
suo storico background, allunga i tentacoli verso il dub, il jazz, il rock.
McCOY TYNER - Echoes with a friend
Milano - Orto Botanico Città Studi
6 luglio - giovedì, ore 21.30
In caso di pioggia l'evento si terrà presso il Teatro Menotti, in via Ciro Menotti 11

Rassegna Rock a Villa di Serio (BG)

Pan del Diavolo - venerdì 21 luglio '17
Collettico C+C=Maxigross  -  sabato 22 luglio
Irene Grandi & Pastis (Marco e Saverio Lanza)  -  domenica 23 luglio

ARTE - mostra
Mondi africani - dalle radici al futuro
"L'arte africana oggi tra politica, economia, questioni di genere,
globalizzazione, tradizione, futuro e nuove sfide".
PAC - Milano, via Palestro 14
fino all'11 settembre '17
Il percorso della mostra documenta le ricerche estetiche in corso fra Algeria 
e Ghana, Costa d'Avorio, Malì, Nigeria, Senegal, Uganda o Zimbabwe.
 L'arte africana di oggi viaggia in parallelo al resto del pianeta. Ci sono grandi
artisti che usano linguaggi e media spesso all'avanguardia, ma non rinunciano
a un carattere identitario, alle radici culturali dei singoli paesi, a costumi, fol-
clori, simboli, iconografie e soggetti attecchiti  da secoli nei vari territori.  Un 
antidoto all'omologazione dell'arte standardizzata.

Lucianone

lunedì 5 giugno 2017

Riflessioni - La storia di Ayse/Cappuccio Rosso: moderna partigiana turca contro l'Isis

5 giugno '17 - lunedì                      5th June / Monday                   visione post - 19

Se ci sono dettagli discutibili o lati oscuri o punti interrogativi, nella vita e nella morte di
Ayse Karacagil per favore non diteceli. Non vogliamo saperli. Vogliamo tenerci la sua sto-
ria così come  ce l'ha raccontata e disegnata Zerocalcare: una ragazza turca che fugge dal-
la galera di Erdogan, va a combattere  con i curdi contro l'Isis  e  muore  (pochi giorni fa) 
con le armi in pugno, come una garibaldina, come una partigiana, come una combattente
per la libertà.   Possiamo solo  immaginare  quale affronto sia, per i nazislamisti dell'Isis, 
doversi battere con un esercito promiscuo come quello curdo, uomini e donne insieme. 
Tantissime donne, che sanno bene quale sorte le aspetta, se vincono i neri del Califfato.
Ayse era una ragazza ed è morta a Raqqa, che prima o poi  sarà liberata  anche per suo
merito. Le siamo riconoscenti per almeno due motivi. Il primo è averci ricordato che per
la libertà si può anche morire. L'altro è, per così dire, più recente e perfino più prezioso:
in un momento storico in cui diventa sempre più difficile distinguere tra i buoni e i catti-
vi, tra le cose giuste e quelle sbagliate, non abbiamo alcun dubbio sul fatto che  lei  era 
dalla parte delle cose giuste. E per questo era buona.
(Da
la Repubblica - 2 giugno '17 - L'Amaca / Michele Serra)

Lucianone

domenica 4 giugno 2017

SPORT - calcio / Champions League: Juventus - Real Madrid 1 - 4 / JUVE, un'altra finale fallita: perchè?

4 giugno '17 - domenica                  4th June / Sunday                        visione post - 28

PERCHE' LA JUVE E' CROLLATA
Come spiegare il secondo tempo di Cardiff

L'impressione è che il secondo tempo di Cardiff resterà tra i misteri storici del calcio
italiano. Come la Corea, Milan-Liverpool , lo Zambia. Non è comprensibile - non per 
una squadra mentalmente forte come la Juve - questo crollo totale e improvviso dopo
essere stata la più solida di tutto il torneo.  Non era la Juve  quel gruppo anarchico  e 
senz'anima che ha vagato negli ultimi 45', i reparti lontani, i collegamenti saltati, l'in-
capacità addirittura di superare la trequarti avversaria. Cosa è successo nell'interval-
lo, di cosa si è parlato, cosa mai è scattato nella testa di Allegri e dei giocatori?
Spiegazioni possibili:   troppa sicurezza,  improvvisa crisi atletica,  sofferenza tattica, 
paura di vincere, inesperienza al cospetto del Real. O forse una combinazione di tutto.
(da 'La Gazzetta dello Sport' - Fabio Licari / da Cardiff-Galles)

Ci eravamo tutti, chi più chi un pò meno, illusi: questa volta la Signore ce la può fare,

siamo alla pari, sì, insomma  ce la giochiamo  alla pari  con questo Real, non  come 
col Barcellona, adesso c'è più esperienza, più consapevolezza dei propri mezzi.
Niente di niente: l'illusione è rimasta tale. Settima finale persa, ragazzi, e il vecchio
talvolta buon proverbio "c'è sempre la prima volta" va ancora una volta rinviato...
E adesso tutti a chiederci il perchè di questa disfatta.  Sì, d'accordo il primo tempo
è stato all'altezza della Juve del campionato e il Real è stato pressochè dominato, ma
tutto è finito lì. E ci è rimasto solo il ricordo di quel gol straordinario di Mandzukic
al 27' che, pareggiando, ci faceva sperare molto bene per la seconda parte.
Il vuoto, il buco nero è stato l'intervallo che ci ha restituito una Juve trasformata in
tutti i sensi: ma quelli peggiori.  Dal 16' al 19' (3 minuti) i bianconeri  incassano due
gol, quando in tutto il torneo ne avevano subiti solo tre. Perchè? La domanda ritor-
na pressante.  La motivazione di una sconfitta così inopinata e pesante è da attribui-
re alla difesa? Direi di no! Il primo vero responsabile della sconfitta è l'attacco, so-
prattutto del secondo tempo. Un attacco dove Dybala era uscito dallo spogliatoio
ridotto a fantasma vero e propeio, dove Higuain arretrava sempre più e mai vera-
mente si proponeva nello specchio dell'area avversaria, dove Khedira invece di da-
re propulsione nel centrocampo avanzato faceva solo la bella statuina. Solo a que-
to punto e si era al 15' del 2° tempo, anche la difesa e i migliori - Dani Alves, Pjanic,
Mandzukic - seguivano l'andazzo dei tre citati e la partita non aveva più storia: quel-
li del Real Madrid, da vecchie volpi - e Ronaldo per primo - si infilavano nei buchi,
nei vuoti e nelle voragini create dai bianconeri di Allegri e facevano sfracelli su un
cadavere a portata di piede. Basta! Non infieriamo più. Ma diciamo lo stesso grazie
a questa Juventus che ha onorato il calcio italiano e ci ha regalato una finale con il
Real stellare. Teniamoci il ricordo del primo tempo, inventandoci, per quanto pos-
sibile, un finale diverso!
- Luciano Finesso -

Lucianone

martedì 30 maggio 2017

SPORT - calcio / serie A - 38^ giornata 2016/17 - Atto finale

30 maggio '17 - martedì                     30th May / Tuesday                       visione post - 20

RISULTATI delle partite
Atalanta   1     Bologna    1     Cagliari   2     Roma    3     Sampdoria   2     Crotone   3
Chievo     0     Juventus   2     Milan       1     Genoa   2     Napoli          4     Lazio       1

Fiorentina   2     Inter        5     Palermo   2     Torino        5
Pescara      2     Udinese   2     Empoli    1      Sassuolo   3

CLASSIFICA
Juventus  91  /   Roma   87  /   Napoli   86  /   Atalanta   72  /   Lazio   70  /
Milan   68  /   Inter   62  /   Fiorentina   60  /   Torino   53  /   Sampdoria   48  /   Cagliari   47  / 
Sassuolo   46  /   Udinese   45  /   Chievo   43  /   Bologna   41  /   Genoa   36  /   Crotone   34  /
Empoli   32  /   Palermo   26  /   Pescara   18

Lucianone

lunedì 29 maggio 2017

CINEMA - Una grande Isabelle Huppert: nel film "Elle"

29 maggio '17 - domenica                   29th May / Sunday                    visione post - 21


(da La Repubblica - 20 marzo '17 - R2Spettacoli - Natalia Aspesi)

Lo sconosciuto mascherato come fosse Diabolik è penetrato in casa, l'assale, la colpisce
con pugni e calci, la getta sul pavimento, la sovrasta, la immobilizza, le strappa il vestito,
le calze, le mutande  e la sodomizza.  Marty, il bel gattone grigio, osserva immobile e in-
curiosito la scena di massima violenza, come noi spettatori, che senza emozione ci chie-
diamo, ma lei urla per il dolore, il terrore, l'umiliazione oppure  perchè  sta provando un
piacere irrefrenabile e ignoto?  Lo stupro è già avvenuto e il film comincia con la vittima
che pochi minuti dopo, il viso ferito e il corpo sanguinante, si mette imperturbabile a rac-
cogliere i cocci di un vaso schiantato  durante la colluttazione, a fare un bel bagno caldo
e a ordinare sushi per telefono. E' successo, ma è come se non fosse successo niente, o 
è successo troppo? Oppure semplicemente ciò che potrebbe distruggere la nostra vita va
immediatamente cancellato ed è l'indifferenza a proteggerci oggi dalle angosce del mon-
do?
Elle, diretto dall'olandese Paul Verhoeven, sceneggiato dall'americano David Birke, trat-
to dal romanzo Oh.. (pubblicato in Italia da Voland) del francese di origine armena Phi-
lippe Djian, è ambientato, come la gran parte del cinema francese, tra la borghesia pari-
gina di successo, protagonista la francese  Isabelle-
ni Huppert  al suo ultracentesimo  film, 
ùil Golden Globe per la miglior protagonista di un film drammatico. Critiche entusiasti-
che ovunque soprattutto per lei, ma anche per l'incontro grandiosamente fortunato tra 
un regista di solito non molto apprezzato e ambiguamente sporcaccione e una diva che
più va avanti negli anni più si adatta ai cineprecipizi del disordine erotico. Lui ha diret-
to nel 1992 Basic Instinct con una Sharon Stone appositamente gelida, che la leggenda
sostiene essere stata senza mutande, lei dieci anni dopo in La pianista di Haneke è stata
una donna disturbata e molto sadomaso. - Tsabelle Huppert, oltre ad essere una grande 
attrice, ha due virtù: quella di essere senza tempo e molto attraente a più di 60 anni, ri-
scattando così tutte le donne che si sentono scarto a 50 anni; quella di saper rappresen- 
tare in certi suoi film come questo, e con la massima disinvoltura, una tipologia molto
apprezzata dall'immaginario maschile, cioè quello di una donna bella, elegante, matu-
ra ma fisicamente adolescenziale, di gran classe, finanziariamente autonoma   e  forse
anche colta, apparentemente inavvicinabile eppure dedita a ogni possibile promiscuità
e avventatezza erotica.
Tornando al film "Elle", Michèle ha alle spalle una storia orribile, un padre molto reli-
gioso che quando lei era bambina, uscì di casa armato  e  uccise una settantina di bam-
bini in un campo vacanze. Ancora oggi, dopo decenni, a  Michèle capita  che qualcuno 
in xtrada le sputi in faccia, la insulti in un bar. Così non può dimenticare  e  difende la 
sua disperazione di un tempo rifiutandosi di andare a trovare in prigione il vecchio pa-
dre ormai morente. Lei sa che non c'è legame tra quella tragedia che ha spezzato tante
vite e anche la sua, e quello stupro che comunque non vuole denunciare e che, come fos-
se niente, cenando a champagne in un ristorante, racconta agli amici sere dopo. Ma in-
tanto fa rifare le serrature di casa, compra uno spray urticante  e  un martello, perchè
la ragione le dice che se il criminale tornerà (e intanto le manda messaggini osceni, tipo
"sei stretta per la tua età")  dovrà difendersi; ma il corpo  non  è  d'accordo, il ricordo 
dell'oltraggio, se ho capito, non l'abbandona.
Michèle, nel film, dirige con l'amica Anna un laboratorio che produce videogame di fan-
taerotismo e visionandoli, le capita di dire: "Quegli orgasmi femminili sono troppo timi-
di!". Vive sola con l'amato vecchio gatto, e gli uomini che la circondano le appaiono un
disastro, come purtroppo accade nella realtà  a tante ultracinquantenni: ha cacciato di
casa il marito noioso, il figlio ventenne con lavori precari  vive con una ragazza incinta
che lo domina e maltratta, il marito della sua carissima amica Anna è il suo amante non
amato; c'è il giovane gigolò che sua madre paga e vuole sposare, c'è un vicino belloccio
simpatico che l'attrae: spiandolo non vista dalla finestra, lei si masturba. Uno di questi
maschi, oppure uno dei suoi giovani collaboratori in ufficio, potrebbe essere ,lo stuprato-
re; lo vuole sapere per vendicarsi  o  al contrario per precipitarsi nel piacere masochista
senza maschera, senza ipocrisia, senza inganno?  Dice all'amica:  "La vergogna  non  è 
un'emozione abbastanza profonda da impedirti di fare ciò che non dovresti". Il romanzo
più profondo e eccitante di masochismo femminile l'ha scritto una donna, la scrittrice Do-
minique Aury che con lo pseudonimo di Pauline Rèage ha pubblicato in Francia, nel 1954, 
il suo celebre Histoire d'O.  Il romanzo di Djian è avvincente  e  il film con qualche piccola
variazione, ne segue ogni pagina.



Lucianone