5 giugno '17 - lunedì 5th June / Monday visione post - 19
Se ci sono dettagli discutibili o lati oscuri o punti interrogativi, nella vita e nella morte di
Ayse Karacagil per favore non diteceli. Non vogliamo saperli. Vogliamo tenerci la sua sto-
ria così come ce l'ha raccontata e disegnata Zerocalcare: una ragazza turca che fugge dal-
la galera di Erdogan, va a combattere con i curdi contro l'Isis e muore (pochi giorni fa)
con le armi in pugno, come una garibaldina, come una partigiana, come una combattente
per la libertà. Possiamo solo immaginare quale affronto sia, per i nazislamisti dell'Isis,
doversi battere con un esercito promiscuo come quello curdo, uomini e donne insieme.
Tantissime donne, che sanno bene quale sorte le aspetta, se vincono i neri del Califfato.
Ayse era una ragazza ed è morta a Raqqa, che prima o poi sarà liberata anche per suo
merito. Le siamo riconoscenti per almeno due motivi. Il primo è averci ricordato che per
la libertà si può anche morire. L'altro è, per così dire, più recente e perfino più prezioso:
in un momento storico in cui diventa sempre più difficile distinguere tra i buoni e i catti-
vi, tra le cose giuste e quelle sbagliate, non abbiamo alcun dubbio sul fatto che lei era
dalla parte delle cose giuste. E per questo era buona.
(Da
la Repubblica - 2 giugno '17 - L'Amaca / Michele Serra)
Lucianone
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lunedì 5 giugno 2017
domenica 4 giugno 2017
SPORT - calcio / Champions League: Juventus - Real Madrid 1 - 4 / JUVE, un'altra finale fallita: perchè?
4 giugno '17 - domenica 4th June / Sunday visione post - 28
PERCHE' LA JUVE E' CROLLATA
Come spiegare il secondo tempo di Cardiff
L'impressione è che il secondo tempo di Cardiff resterà tra i misteri storici del calcio
italiano. Come la Corea, Milan-Liverpool , lo Zambia. Non è comprensibile - non per
una squadra mentalmente forte come la Juve - questo crollo totale e improvviso dopo
essere stata la più solida di tutto il torneo. Non era la Juve quel gruppo anarchico e
senz'anima che ha vagato negli ultimi 45', i reparti lontani, i collegamenti saltati, l'in-
capacità addirittura di superare la trequarti avversaria. Cosa è successo nell'interval-
lo, di cosa si è parlato, cosa mai è scattato nella testa di Allegri e dei giocatori?
Spiegazioni possibili: troppa sicurezza, improvvisa crisi atletica, sofferenza tattica,
paura di vincere, inesperienza al cospetto del Real. O forse una combinazione di tutto.
(da 'La Gazzetta dello Sport' - Fabio Licari / da Cardiff-Galles)
Ci eravamo tutti, chi più chi un pò meno, illusi: questa volta la Signore ce la può fare,
siamo alla pari, sì, insomma ce la giochiamo alla pari con questo Real, non come
col Barcellona, adesso c'è più esperienza, più consapevolezza dei propri mezzi.
Niente di niente: l'illusione è rimasta tale. Settima finale persa, ragazzi, e il vecchio
e talvolta buon proverbio "c'è sempre la prima volta" va ancora una volta rinviato...
E adesso tutti a chiederci il perchè di questa disfatta. Sì, d'accordo il primo tempo
è stato all'altezza della Juve del campionato e il Real è stato pressochè dominato, ma
tutto è finito lì. E ci è rimasto solo il ricordo di quel gol straordinario di Mandzukic
al 27' che, pareggiando, ci faceva sperare molto bene per la seconda parte.
Il vuoto, il buco nero è stato l'intervallo che ci ha restituito una Juve trasformata in
tutti i sensi: ma quelli peggiori. Dal 16' al 19' (3 minuti) i bianconeri incassano due
gol, quando in tutto il torneo ne avevano subiti solo tre. Perchè? La domanda ritor-
na pressante. La motivazione di una sconfitta così inopinata e pesante è da attribui-
re alla difesa? Direi di no! Il primo vero responsabile della sconfitta è l'attacco, so-
prattutto del secondo tempo. Un attacco dove Dybala era uscito dallo spogliatoio
ridotto a fantasma vero e propeio, dove Higuain arretrava sempre più e mai vera-
mente si proponeva nello specchio dell'area avversaria, dove Khedira invece di da-
re propulsione nel centrocampo avanzato faceva solo la bella statuina. Solo a que-
to punto e si era al 15' del 2° tempo, anche la difesa e i migliori - Dani Alves, Pjanic,
Mandzukic - seguivano l'andazzo dei tre citati e la partita non aveva più storia: quel-
li del Real Madrid, da vecchie volpi - e Ronaldo per primo - si infilavano nei buchi,
nei vuoti e nelle voragini create dai bianconeri di Allegri e facevano sfracelli su un
cadavere a portata di piede. Basta! Non infieriamo più. Ma diciamo lo stesso grazie
a questa Juventus che ha onorato il calcio italiano e ci ha regalato una finale con il
Real stellare. Teniamoci il ricordo del primo tempo, inventandoci, per quanto pos-
sibile, un finale diverso!
- Luciano Finesso -
Lucianone
PERCHE' LA JUVE E' CROLLATA
Come spiegare il secondo tempo di Cardiff
L'impressione è che il secondo tempo di Cardiff resterà tra i misteri storici del calcio
italiano. Come la Corea, Milan-Liverpool , lo Zambia. Non è comprensibile - non per
una squadra mentalmente forte come la Juve - questo crollo totale e improvviso dopo
essere stata la più solida di tutto il torneo. Non era la Juve quel gruppo anarchico e
senz'anima che ha vagato negli ultimi 45', i reparti lontani, i collegamenti saltati, l'in-
capacità addirittura di superare la trequarti avversaria. Cosa è successo nell'interval-
lo, di cosa si è parlato, cosa mai è scattato nella testa di Allegri e dei giocatori?
Spiegazioni possibili: troppa sicurezza, improvvisa crisi atletica, sofferenza tattica,
paura di vincere, inesperienza al cospetto del Real. O forse una combinazione di tutto.
(da 'La Gazzetta dello Sport' - Fabio Licari / da Cardiff-Galles)
Ci eravamo tutti, chi più chi un pò meno, illusi: questa volta la Signore ce la può fare,
siamo alla pari, sì, insomma ce la giochiamo alla pari con questo Real, non come
col Barcellona, adesso c'è più esperienza, più consapevolezza dei propri mezzi.
Niente di niente: l'illusione è rimasta tale. Settima finale persa, ragazzi, e il vecchio
e talvolta buon proverbio "c'è sempre la prima volta" va ancora una volta rinviato...
E adesso tutti a chiederci il perchè di questa disfatta. Sì, d'accordo il primo tempo
è stato all'altezza della Juve del campionato e il Real è stato pressochè dominato, ma
tutto è finito lì. E ci è rimasto solo il ricordo di quel gol straordinario di Mandzukic
al 27' che, pareggiando, ci faceva sperare molto bene per la seconda parte.
Il vuoto, il buco nero è stato l'intervallo che ci ha restituito una Juve trasformata in
tutti i sensi: ma quelli peggiori. Dal 16' al 19' (3 minuti) i bianconeri incassano due
gol, quando in tutto il torneo ne avevano subiti solo tre. Perchè? La domanda ritor-
na pressante. La motivazione di una sconfitta così inopinata e pesante è da attribui-
re alla difesa? Direi di no! Il primo vero responsabile della sconfitta è l'attacco, so-
prattutto del secondo tempo. Un attacco dove Dybala era uscito dallo spogliatoio
ridotto a fantasma vero e propeio, dove Higuain arretrava sempre più e mai vera-
mente si proponeva nello specchio dell'area avversaria, dove Khedira invece di da-
re propulsione nel centrocampo avanzato faceva solo la bella statuina. Solo a que-
to punto e si era al 15' del 2° tempo, anche la difesa e i migliori - Dani Alves, Pjanic,
Mandzukic - seguivano l'andazzo dei tre citati e la partita non aveva più storia: quel-
li del Real Madrid, da vecchie volpi - e Ronaldo per primo - si infilavano nei buchi,
nei vuoti e nelle voragini create dai bianconeri di Allegri e facevano sfracelli su un
cadavere a portata di piede. Basta! Non infieriamo più. Ma diciamo lo stesso grazie
a questa Juventus che ha onorato il calcio italiano e ci ha regalato una finale con il
Real stellare. Teniamoci il ricordo del primo tempo, inventandoci, per quanto pos-
sibile, un finale diverso!
- Luciano Finesso -
Lucianone
martedì 30 maggio 2017
SPORT - calcio / serie A - 38^ giornata 2016/17 - Atto finale
30 maggio '17 - martedì 30th May / Tuesday visione post - 20
RISULTATI delle partite
Atalanta 1 Bologna 1 Cagliari 2 Roma 3 Sampdoria 2 Crotone 3
Chievo 0 Juventus 2 Milan 1 Genoa 2 Napoli 4 Lazio 1
Fiorentina 2 Inter 5 Palermo 2 Torino 5
Pescara 2 Udinese 2 Empoli 1 Sassuolo 3
CLASSIFICA
Juventus 91 / Roma 87 / Napoli 86 / Atalanta 72 / Lazio 70 /
Milan 68 / Inter 62 / Fiorentina 60 / Torino 53 / Sampdoria 48 / Cagliari 47 /
Sassuolo 46 / Udinese 45 / Chievo 43 / Bologna 41 / Genoa 36 / Crotone 34 /
Empoli 32 / Palermo 26 / Pescara 18
Lucianone
RISULTATI delle partite
Atalanta 1 Bologna 1 Cagliari 2 Roma 3 Sampdoria 2 Crotone 3
Chievo 0 Juventus 2 Milan 1 Genoa 2 Napoli 4 Lazio 1
Fiorentina 2 Inter 5 Palermo 2 Torino 5
Pescara 2 Udinese 2 Empoli 1 Sassuolo 3
CLASSIFICA
Juventus 91 / Roma 87 / Napoli 86 / Atalanta 72 / Lazio 70 /
Milan 68 / Inter 62 / Fiorentina 60 / Torino 53 / Sampdoria 48 / Cagliari 47 /
Sassuolo 46 / Udinese 45 / Chievo 43 / Bologna 41 / Genoa 36 / Crotone 34 /
Empoli 32 / Palermo 26 / Pescara 18
Lucianone
lunedì 29 maggio 2017
CINEMA - Una grande Isabelle Huppert: nel film "Elle"
29 maggio '17 - domenica 29th May / Sunday visione post - 21
(da La Repubblica - 20 marzo '17 - R2Spettacoli - Natalia Aspesi)
Lo sconosciuto mascherato come fosse Diabolik è penetrato in casa, l'assale, la colpisce
con pugni e calci, la getta sul pavimento, la sovrasta, la immobilizza, le strappa il vestito,
le calze, le mutande e la sodomizza. Marty, il bel gattone grigio, osserva immobile e in-
curiosito la scena di massima violenza, come noi spettatori, che senza emozione ci chie-
diamo, ma lei urla per il dolore, il terrore, l'umiliazione oppure perchè sta provando un
piacere irrefrenabile e ignoto? Lo stupro è già avvenuto e il film comincia con la vittima
che pochi minuti dopo, il viso ferito e il corpo sanguinante, si mette imperturbabile a rac-
cogliere i cocci di un vaso schiantato durante la colluttazione, a fare un bel bagno caldo
e a ordinare sushi per telefono. E' successo, ma è come se non fosse successo niente, o
è successo troppo? Oppure semplicemente ciò che potrebbe distruggere la nostra vita va
immediatamente cancellato ed è l'indifferenza a proteggerci oggi dalle angosce del mon-
do?
Elle, diretto dall'olandese Paul Verhoeven, sceneggiato dall'americano David Birke, trat-
to dal romanzo Oh.. (pubblicato in Italia da Voland) del francese di origine armena Phi-
lippe Djian, è ambientato, come la gran parte del cinema francese, tra la borghesia pari-
gina di successo, protagonista la francese Isabelle-
ni Huppert al suo ultracentesimo film,
ùil Golden Globe per la miglior protagonista di un film drammatico. Critiche entusiasti-
che ovunque soprattutto per lei, ma anche per l'incontro grandiosamente fortunato tra
un regista di solito non molto apprezzato e ambiguamente sporcaccione e una diva che
più va avanti negli anni più si adatta ai cineprecipizi del disordine erotico. Lui ha diret-
to nel 1992 Basic Instinct con una Sharon Stone appositamente gelida, che la leggenda
sostiene essere stata senza mutande, lei dieci anni dopo in La pianista di Haneke è stata
una donna disturbata e molto sadomaso. - Tsabelle Huppert, oltre ad essere una grande
attrice, ha due virtù: quella di essere senza tempo e molto attraente a più di 60 anni, ri-
scattando così tutte le donne che si sentono scarto a 50 anni; quella di saper rappresen-
tare in certi suoi film come questo, e con la massima disinvoltura, una tipologia molto
apprezzata dall'immaginario maschile, cioè quello di una donna bella, elegante, matu-
ra ma fisicamente adolescenziale, di gran classe, finanziariamente autonoma e forse
anche colta, apparentemente inavvicinabile eppure dedita a ogni possibile promiscuità
e avventatezza erotica.
Tornando al film "Elle", Michèle ha alle spalle una storia orribile, un padre molto reli-
gioso che quando lei era bambina, uscì di casa armato e uccise una settantina di bam-
bini in un campo vacanze. Ancora oggi, dopo decenni, a Michèle capita che qualcuno
in xtrada le sputi in faccia, la insulti in un bar. Così non può dimenticare e difende la
sua disperazione di un tempo rifiutandosi di andare a trovare in prigione il vecchio pa-
dre ormai morente. Lei sa che non c'è legame tra quella tragedia che ha spezzato tante
vite e anche la sua, e quello stupro che comunque non vuole denunciare e che, come fos-
se niente, cenando a champagne in un ristorante, racconta agli amici sere dopo. Ma in-
tanto fa rifare le serrature di casa, compra uno spray urticante e un martello, perchè
la ragione le dice che se il criminale tornerà (e intanto le manda messaggini osceni, tipo
"sei stretta per la tua età") dovrà difendersi; ma il corpo non è d'accordo, il ricordo
dell'oltraggio, se ho capito, non l'abbandona.
Michèle, nel film, dirige con l'amica Anna un laboratorio che produce videogame di fan-
taerotismo e visionandoli, le capita di dire: "Quegli orgasmi femminili sono troppo timi-
di!". Vive sola con l'amato vecchio gatto, e gli uomini che la circondano le appaiono un
disastro, come purtroppo accade nella realtà a tante ultracinquantenni: ha cacciato di
casa il marito noioso, il figlio ventenne con lavori precari vive con una ragazza incinta
che lo domina e maltratta, il marito della sua carissima amica Anna è il suo amante non
amato; c'è il giovane gigolò che sua madre paga e vuole sposare, c'è un vicino belloccio
e simpatico che l'attrae: spiandolo non vista dalla finestra, lei si masturba. Uno di questi
maschi, oppure uno dei suoi giovani collaboratori in ufficio, potrebbe essere ,lo stuprato-
re; lo vuole sapere per vendicarsi o al contrario per precipitarsi nel piacere masochista
senza maschera, senza ipocrisia, senza inganno? Dice all'amica: "La vergogna non è
un'emozione abbastanza profonda da impedirti di fare ciò che non dovresti". Il romanzo
più profondo e eccitante di masochismo femminile l'ha scritto una donna, la scrittrice Do-
minique Aury che con lo pseudonimo di Pauline Rèage ha pubblicato in Francia, nel 1954,
il suo celebre Histoire d'O. Il romanzo di Djian è avvincente e il film con qualche piccola
variazione, ne segue ogni pagina.
(da La Repubblica - 20 marzo '17 - R2Spettacoli - Natalia Aspesi)
Lo sconosciuto mascherato come fosse Diabolik è penetrato in casa, l'assale, la colpisce
con pugni e calci, la getta sul pavimento, la sovrasta, la immobilizza, le strappa il vestito,
le calze, le mutande e la sodomizza. Marty, il bel gattone grigio, osserva immobile e in-
curiosito la scena di massima violenza, come noi spettatori, che senza emozione ci chie-
diamo, ma lei urla per il dolore, il terrore, l'umiliazione oppure perchè sta provando un
piacere irrefrenabile e ignoto? Lo stupro è già avvenuto e il film comincia con la vittima
che pochi minuti dopo, il viso ferito e il corpo sanguinante, si mette imperturbabile a rac-
cogliere i cocci di un vaso schiantato durante la colluttazione, a fare un bel bagno caldo
e a ordinare sushi per telefono. E' successo, ma è come se non fosse successo niente, o
è successo troppo? Oppure semplicemente ciò che potrebbe distruggere la nostra vita va
immediatamente cancellato ed è l'indifferenza a proteggerci oggi dalle angosce del mon-
do?
Elle, diretto dall'olandese Paul Verhoeven, sceneggiato dall'americano David Birke, trat-
to dal romanzo Oh.. (pubblicato in Italia da Voland) del francese di origine armena Phi-
lippe Djian, è ambientato, come la gran parte del cinema francese, tra la borghesia pari-
gina di successo, protagonista la francese Isabelle-
ni Huppert al suo ultracentesimo film,
ùil Golden Globe per la miglior protagonista di un film drammatico. Critiche entusiasti-
che ovunque soprattutto per lei, ma anche per l'incontro grandiosamente fortunato tra
un regista di solito non molto apprezzato e ambiguamente sporcaccione e una diva che
più va avanti negli anni più si adatta ai cineprecipizi del disordine erotico. Lui ha diret-
to nel 1992 Basic Instinct con una Sharon Stone appositamente gelida, che la leggenda
sostiene essere stata senza mutande, lei dieci anni dopo in La pianista di Haneke è stata
una donna disturbata e molto sadomaso. - Tsabelle Huppert, oltre ad essere una grande
attrice, ha due virtù: quella di essere senza tempo e molto attraente a più di 60 anni, ri-
scattando così tutte le donne che si sentono scarto a 50 anni; quella di saper rappresen-
tare in certi suoi film come questo, e con la massima disinvoltura, una tipologia molto
apprezzata dall'immaginario maschile, cioè quello di una donna bella, elegante, matu-
ra ma fisicamente adolescenziale, di gran classe, finanziariamente autonoma e forse
anche colta, apparentemente inavvicinabile eppure dedita a ogni possibile promiscuità
e avventatezza erotica.
Tornando al film "Elle", Michèle ha alle spalle una storia orribile, un padre molto reli-
gioso che quando lei era bambina, uscì di casa armato e uccise una settantina di bam-
bini in un campo vacanze. Ancora oggi, dopo decenni, a Michèle capita che qualcuno
in xtrada le sputi in faccia, la insulti in un bar. Così non può dimenticare e difende la
sua disperazione di un tempo rifiutandosi di andare a trovare in prigione il vecchio pa-
dre ormai morente. Lei sa che non c'è legame tra quella tragedia che ha spezzato tante
vite e anche la sua, e quello stupro che comunque non vuole denunciare e che, come fos-
se niente, cenando a champagne in un ristorante, racconta agli amici sere dopo. Ma in-
tanto fa rifare le serrature di casa, compra uno spray urticante e un martello, perchè
la ragione le dice che se il criminale tornerà (e intanto le manda messaggini osceni, tipo
"sei stretta per la tua età") dovrà difendersi; ma il corpo non è d'accordo, il ricordo
dell'oltraggio, se ho capito, non l'abbandona.
Michèle, nel film, dirige con l'amica Anna un laboratorio che produce videogame di fan-
taerotismo e visionandoli, le capita di dire: "Quegli orgasmi femminili sono troppo timi-
di!". Vive sola con l'amato vecchio gatto, e gli uomini che la circondano le appaiono un
disastro, come purtroppo accade nella realtà a tante ultracinquantenni: ha cacciato di
casa il marito noioso, il figlio ventenne con lavori precari vive con una ragazza incinta
che lo domina e maltratta, il marito della sua carissima amica Anna è il suo amante non
amato; c'è il giovane gigolò che sua madre paga e vuole sposare, c'è un vicino belloccio
e simpatico che l'attrae: spiandolo non vista dalla finestra, lei si masturba. Uno di questi
maschi, oppure uno dei suoi giovani collaboratori in ufficio, potrebbe essere ,lo stuprato-
re; lo vuole sapere per vendicarsi o al contrario per precipitarsi nel piacere masochista
senza maschera, senza ipocrisia, senza inganno? Dice all'amica: "La vergogna non è
un'emozione abbastanza profonda da impedirti di fare ciò che non dovresti". Il romanzo
più profondo e eccitante di masochismo femminile l'ha scritto una donna, la scrittrice Do-
minique Aury che con lo pseudonimo di Pauline Rèage ha pubblicato in Francia, nel 1954,
il suo celebre Histoire d'O. Il romanzo di Djian è avvincente e il film con qualche piccola
variazione, ne segue ogni pagina.
Lucianone
martedì 23 maggio 2017
SCIENZE / La storia - Stazione spaziale e supervita (con batteri cattivi)
23 maggio '17 - martedì 23rd May / Tuesday visione post - 14
Quei batteri che in orbita
diventano ancora più cattivi
(da la Repubblica - 23 marzo '17 - di Elena Dusi)
Provviste di cibo e pezzi di ricambio. Ma non solo. A bordo dell'ultimo razzo SpaceX
approdato sulla Stazione spaziale internazionale c'è anche un cofanetto isolato con tre
strati di sigillante. Contiene una colonia di Staphylococcus aureus resitenti agli antibio-
tici: batteri letali che solo negli Stati Uniti uccidono 20mila persone all'anno.
Mandandolo nello spazio, gli scienziati dell Nasa e dell'azienda biotech americana Na-
nobiosym sperano di rendere questo batterio ancora più aggressivo. Vari indizi, raccol-
ti a partire dagli anni '60, suggeriscono infatti che l'assenza di gravità - per motivi tut-
t'altro che chiari - faccia moltiplicare i batteri più rapidamente, amplifichi le alterazio-
ni del loro Dna, li renda più aggressivi e capaci di schivare meglio gli antibiotici.
"Come fa la microgravità a influenzare la rapidità con cui si accumulano mutazioni ge-
netiche? Questo è il primo quesito da chiarire. Poi, imparando a prevedere queste mu-
tazioni, cercheremo di progettare un farmaco che contrasti i superbatteri" spiega Ani-
ta Goel, laureta in fisica e in medicina e direttrice scientifica della società Nanobyosim.
Gli strafilococchi spaziali torneranno sulla Terra fra un mese. Verranno sottoposti a
un test del Dna e confrontati con la colonia gemella rimasta a Terra. Teoricamente, a-
nalizzando le differenze fra i percorsi genetici seguiti dai due gruppi di microrganismi,
si potrebbero fare passi avanti nella ricerca di antibiotici più efficaci. Ma queste sono
tappe del futuro. Al momento resta moltissimo da capire su come una semplice varia-
zione della forza di gravità cambi così tanto la virulenza dei batteri. "Non sono tanto
le radiazioni cosmiche ad alterare il loro Dna, quanto proprio la microgravità" spiega
Daniela Billi, astrobiologa dell' università di Tor Vergata a Roma che collabora con
l'Agenzia spaziale italiana. "I batteri nello spazio modificano profondamente il loro,
metabolismo e producono proteine diverse rispetto alla Terra diventando spesso più
aggressivi". - Nel 2006, a bordo dello Shuttle Atlantis, Cheryl Nickerson dell'universi-
tà dell'Arizona fece viaggiare una colonia di Salmonella. Subito dopo l'atterraggio in-
fettò alcuni topi con i batteri tornati dallo spazio e altri topi con batteri identici ma ri-
masti sulla Terra. Il primo gruppo di cavie si ammalò in maniera molto più grave e
gli infettivologi diedero la colpa proprio alle mutazioni .genetiche acquisite dai batteri
in orbita. "Poco più tardi, nel 2009, la Nasa lanciò dei microsatelliti chiamati Pharma-
Sat con dei campioni di funghi a bordo. Al loro ritorno ci si accorse che erano necessa-
rie dosi maggiori di antibiotici per ucciderli" prosegue Billi. Anche se, spiega Peter
Taylor, microbiologo dell'University College London, ieri a Houston per una serie di
incontri alla Nasa, "non tutti i ricercatori sono d'accordo su questi aspetti. Noi, in
condizioni di microgravità simulata, abbiamo notato a l contrario una perdita di vi-
rulenza dei batteri, mentre la vulnerabilità agli antibiotici non ha subito cambiamen-
ti".
Lucianone
Quei batteri che in orbita
diventano ancora più cattivi
(da la Repubblica - 23 marzo '17 - di Elena Dusi)
Provviste di cibo e pezzi di ricambio. Ma non solo. A bordo dell'ultimo razzo SpaceX
approdato sulla Stazione spaziale internazionale c'è anche un cofanetto isolato con tre
strati di sigillante. Contiene una colonia di Staphylococcus aureus resitenti agli antibio-
tici: batteri letali che solo negli Stati Uniti uccidono 20mila persone all'anno.
Mandandolo nello spazio, gli scienziati dell Nasa e dell'azienda biotech americana Na-
nobiosym sperano di rendere questo batterio ancora più aggressivo. Vari indizi, raccol-
ti a partire dagli anni '60, suggeriscono infatti che l'assenza di gravità - per motivi tut-
t'altro che chiari - faccia moltiplicare i batteri più rapidamente, amplifichi le alterazio-
ni del loro Dna, li renda più aggressivi e capaci di schivare meglio gli antibiotici.
"Come fa la microgravità a influenzare la rapidità con cui si accumulano mutazioni ge-
netiche? Questo è il primo quesito da chiarire. Poi, imparando a prevedere queste mu-
tazioni, cercheremo di progettare un farmaco che contrasti i superbatteri" spiega Ani-
ta Goel, laureta in fisica e in medicina e direttrice scientifica della società Nanobyosim.
Gli strafilococchi spaziali torneranno sulla Terra fra un mese. Verranno sottoposti a
un test del Dna e confrontati con la colonia gemella rimasta a Terra. Teoricamente, a-
nalizzando le differenze fra i percorsi genetici seguiti dai due gruppi di microrganismi,
si potrebbero fare passi avanti nella ricerca di antibiotici più efficaci. Ma queste sono
tappe del futuro. Al momento resta moltissimo da capire su come una semplice varia-
zione della forza di gravità cambi così tanto la virulenza dei batteri. "Non sono tanto
le radiazioni cosmiche ad alterare il loro Dna, quanto proprio la microgravità" spiega
Daniela Billi, astrobiologa dell' università di Tor Vergata a Roma che collabora con
l'Agenzia spaziale italiana. "I batteri nello spazio modificano profondamente il loro,
metabolismo e producono proteine diverse rispetto alla Terra diventando spesso più
aggressivi". - Nel 2006, a bordo dello Shuttle Atlantis, Cheryl Nickerson dell'universi-
tà dell'Arizona fece viaggiare una colonia di Salmonella. Subito dopo l'atterraggio in-
fettò alcuni topi con i batteri tornati dallo spazio e altri topi con batteri identici ma ri-
masti sulla Terra. Il primo gruppo di cavie si ammalò in maniera molto più grave e
gli infettivologi diedero la colpa proprio alle mutazioni .genetiche acquisite dai batteri
in orbita. "Poco più tardi, nel 2009, la Nasa lanciò dei microsatelliti chiamati Pharma-
Sat con dei campioni di funghi a bordo. Al loro ritorno ci si accorse che erano necessa-
rie dosi maggiori di antibiotici per ucciderli" prosegue Billi. Anche se, spiega Peter
Taylor, microbiologo dell'University College London, ieri a Houston per una serie di
incontri alla Nasa, "non tutti i ricercatori sono d'accordo su questi aspetti. Noi, in
condizioni di microgravità simulata, abbiamo notato a l contrario una perdita di vi-
rulenza dei batteri, mentre la vulnerabilità agli antibiotici non ha subito cambiamen-
ti".
Lucianone
SPORT - Calcio / Serie A - 37^ giornata 2016/17 / Scudetto alla Juve
23 maggio '17 - martedì 23rd May / Tuesday visione post - 21
RISULTATI delle partite
Chievo 3 Napoli 4 Empoli 0 Genoa 2 Juventus 3 Sassuolo 6
Roma 5 Fiorentina 1 Atalanta 1 Torino 1 Crotone 0 Cagliari 2
Udinese 1 Lazio 1 Pescara 2
Sampdoria 1 Inter 3 Palermo 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 88 / Roma 84 / Napoli 83 / Lazio 70 / Atalanta 69 / Milan 63 /
Inter, Fiorentina 59 / Torino 50 / Sampdoria 48 / Sassuolo 46 / Udinese 45 /
Cagliari 44 / Chievo 43 / Bologna 41 / Genoa 36 / Empoli 32 / Crotone 31 /
Palermo 23 / Pescara 17
JUVENTUS STORICA
Battendo il Crotone la squadra di Allegri conquista il 6° scudetto di fila.
Gigi Buffon è il bianconero più vincente. E da oggi parte la missione triplete.
Dopo Coppa Italia e Scudetto, i bianconeri vanno a caccia della Coppa Champions.
A due passi dal Mito,
Per raggiungerlo questo Mito con "M" maiuscola, la Signora J. non deve fare altro
che completare il giro di boa della sua straordinaria annata: e battere il Real Madrid
a Cardiff. Semplice, come sempre a dirsi, ma abbastanza tremendamente difficile.
Ma c'è quel 'abbastanza' a rincuorarci, a farci sperare nell'impresa con un buon 60%
di probabilità. Motivo: questa Juve è molto più sicura e consapevole delle sue forze,
è cioè in una parola maturata molto, con dietro le spalle una società forte,. compatta
che ha in Marotta-Agnelli il duo dirigenziale migliore di tutti gli altri club.
E poi c'è anche un tifo dei suoi fan maturato insieme a tutta la squadra. Basti dire che
allo Stadium dopo la vittoria netta sul Crotone l'entusiasmo è stato trattenuto per po-
terlo dedicare tutto intero per il giorno della sfida CHAMPIONS, là in quel di Cardiff.
- Luciano Finesso -
Lucianone
RISULTATI delle partite
Chievo 3 Napoli 4 Empoli 0 Genoa 2 Juventus 3 Sassuolo 6
Roma 5 Fiorentina 1 Atalanta 1 Torino 1 Crotone 0 Cagliari 2
Udinese 1 Lazio 1 Pescara 2
Sampdoria 1 Inter 3 Palermo 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 88 / Roma 84 / Napoli 83 / Lazio 70 / Atalanta 69 / Milan 63 /
Inter, Fiorentina 59 / Torino 50 / Sampdoria 48 / Sassuolo 46 / Udinese 45 /
Cagliari 44 / Chievo 43 / Bologna 41 / Genoa 36 / Empoli 32 / Crotone 31 /
Palermo 23 / Pescara 17
JUVENTUS STORICA
Battendo il Crotone la squadra di Allegri conquista il 6° scudetto di fila.
Gigi Buffon è il bianconero più vincente. E da oggi parte la missione triplete.
Dopo Coppa Italia e Scudetto, i bianconeri vanno a caccia della Coppa Champions.
IL
COMMENTOA due passi dal Mito,
Per raggiungerlo questo Mito con "M" maiuscola, la Signora J. non deve fare altro
che completare il giro di boa della sua straordinaria annata: e battere il Real Madrid
a Cardiff. Semplice, come sempre a dirsi, ma abbastanza tremendamente difficile.
Ma c'è quel 'abbastanza' a rincuorarci, a farci sperare nell'impresa con un buon 60%
di probabilità. Motivo: questa Juve è molto più sicura e consapevole delle sue forze,
è cioè in una parola maturata molto, con dietro le spalle una società forte,. compatta
che ha in Marotta-Agnelli il duo dirigenziale migliore di tutti gli altri club.
E poi c'è anche un tifo dei suoi fan maturato insieme a tutta la squadra. Basti dire che
allo Stadium dopo la vittoria netta sul Crotone l'entusiasmo è stato trattenuto per po-
terlo dedicare tutto intero per il giorno della sfida CHAMPIONS, là in quel di Cardiff.
- Luciano Finesso -
Lucianone
LIBRI - Il romanzo "La Fragilità delle certezze", di Raffaella Silvestri / con intervista
23 maggio '17 - martedì 23rd May / Tuesday visione post - 13
"Noi trentenni senza certezze
dovremmo ribellarci di più"
(da la Repubblica - 24/02/'17 - Milano/Cultura - Annarita Briganti)
La precarietà non si sconfigge nemmeno con le bombe, non nell'Italia dei trentenni di
oggi, raccontati da Raffaella Silvestri. Milanese, trentadue anni, scoperta dal talent per
scrittori "Masterpiece", andato in onda qualche anno fa su Rai Tre. Silvestri pubblica
ora il suo secondo romanzo, La fragilità delle certezze (Garzanti), che, fin dal titolo, non
garantisce nulla per i suoi coetanei. - Anna, Teo e Marcello avviano una startup di
successo, una società, gestita da loro tre, che fa consulenze finanziarie ai piccoli rispar-
miatori. Stessa generazione dell'autrice, in una Milano che offre ancora qualche possi-
bilità, i tre scelgono però un campo minato, come sappiamo dalla crisi che non si è an-
cora esaurita, e il destino della loro impresa appare segnato fin dall'inizio, con conse-
guenti sconvolgimenti anche nella relazione che c'è tra loro.
Silvestri, perchè la startup dei suoi protagonisti non ha a che fare con il digitale?
- "Come usiamo i risparmi dice molto del nostro Paese. Ho vissuto tre anni all'estero,
in Inghilterra. Lì aprono un finanziamento anche per iscriversi in palestra. Noi italia-
ni, nonostante la crisi, restiamo un popolo di grandi risparmiatori. I tre trentenni del
mio libro si vantano di anon appartenere a nessun istituto di credito, di essere consu-
lenti indipendenti. Se gli investimenti dei loro clienti vanno bene, ci guadagnano tutti.
Sognano una finanza etica, ma, a giudicare da come andrà a finire la loro storia, for-
se è impossibile. I soldi, anche pochi, corrompono".
Un mondo, quello dell'economia, che lei conosce bene. Perchè a Masterpiece era la
"manager"?
"Ho lavorato per L'Oréal, facendo anche carriera, ma dopo quattro anni sono 'scop-
piata'. Scrivevo e leggevo come una disperata, forse in modo compulsivo. A un certo
punto, ho chiesto un'aspettativa, ma non me l'hanno data, e mi sono licenziata, per
dedicarmi alla scrittura. Il programma televisivo mi è servito per pubblicare il mio
primo romanzo, ma mi sono ritrovata a interpretare un ruolo. Non è che perchè vie-
ni da un'azienda sei un manager e cos'è un manager? Hanno fatto bene a non rifar-
lo, non funzionava".
Come si sopravvive alla precarietà?
"Anna si ottunde con le medicine, usando in modo improprio gli antidolorifici. E fre-
quenta un uomo di vent'anni più grande di lei, il simbolo di una generazione nei con-
fronti della quale ce l'ho un pò: i 'baby boomers', quelli che hanno avuto tutto facil-
mente, si sono presi tutto e se lo sono tenuto. La giovane donna è il simbolo di tutti
quelli che fanno fatica nella vita, che non sono nati con la camicia".
L'ambientazione meneghina rappresenta le "certezze' evocate nel titolo?
"Milano è come un tram: sai che ci puoi salire sopra, quando vuoi. La trovo rassicu-
rante, ci sono sempre facce in giro, si respira molta vita. Chi si ferma è perduto, in
una città più accelerata rispetto al resto dell'Italia, dove le cose succedono prima.
Ma vedo troppa rassegnazione nei miei coetanei, che a volte usano l'essere precari
come un alibi, per non cambiare la loro esistenza. Dovremmo arrabbiarci un pò di
più, ribellarci alle promesse non mantenute. Far succedere sempre qualcosa, dal
basso. Poi, sta a ognuno di noi individuare cosa. Comunque vada, almeno, ci abbia-
mo provato".
Lucianone
"Noi trentenni senza certezze
dovremmo ribellarci di più"
(da la Repubblica - 24/02/'17 - Milano/Cultura - Annarita Briganti)
La precarietà non si sconfigge nemmeno con le bombe, non nell'Italia dei trentenni di
oggi, raccontati da Raffaella Silvestri. Milanese, trentadue anni, scoperta dal talent per
scrittori "Masterpiece", andato in onda qualche anno fa su Rai Tre. Silvestri pubblica
ora il suo secondo romanzo, La fragilità delle certezze (Garzanti), che, fin dal titolo, non
garantisce nulla per i suoi coetanei. - Anna, Teo e Marcello avviano una startup di
successo, una società, gestita da loro tre, che fa consulenze finanziarie ai piccoli rispar-
miatori. Stessa generazione dell'autrice, in una Milano che offre ancora qualche possi-
bilità, i tre scelgono però un campo minato, come sappiamo dalla crisi che non si è an-
cora esaurita, e il destino della loro impresa appare segnato fin dall'inizio, con conse-
guenti sconvolgimenti anche nella relazione che c'è tra loro.
Silvestri, perchè la startup dei suoi protagonisti non ha a che fare con il digitale?
- "Come usiamo i risparmi dice molto del nostro Paese. Ho vissuto tre anni all'estero,
in Inghilterra. Lì aprono un finanziamento anche per iscriversi in palestra. Noi italia-
ni, nonostante la crisi, restiamo un popolo di grandi risparmiatori. I tre trentenni del
mio libro si vantano di anon appartenere a nessun istituto di credito, di essere consu-
lenti indipendenti. Se gli investimenti dei loro clienti vanno bene, ci guadagnano tutti.
Sognano una finanza etica, ma, a giudicare da come andrà a finire la loro storia, for-
se è impossibile. I soldi, anche pochi, corrompono".
Un mondo, quello dell'economia, che lei conosce bene. Perchè a Masterpiece era la
"manager"?
"Ho lavorato per L'Oréal, facendo anche carriera, ma dopo quattro anni sono 'scop-
piata'. Scrivevo e leggevo come una disperata, forse in modo compulsivo. A un certo
punto, ho chiesto un'aspettativa, ma non me l'hanno data, e mi sono licenziata, per
dedicarmi alla scrittura. Il programma televisivo mi è servito per pubblicare il mio
primo romanzo, ma mi sono ritrovata a interpretare un ruolo. Non è che perchè vie-
ni da un'azienda sei un manager e cos'è un manager? Hanno fatto bene a non rifar-
lo, non funzionava".
Come si sopravvive alla precarietà?
"Anna si ottunde con le medicine, usando in modo improprio gli antidolorifici. E fre-
quenta un uomo di vent'anni più grande di lei, il simbolo di una generazione nei con-
fronti della quale ce l'ho un pò: i 'baby boomers', quelli che hanno avuto tutto facil-
mente, si sono presi tutto e se lo sono tenuto. La giovane donna è il simbolo di tutti
quelli che fanno fatica nella vita, che non sono nati con la camicia".
L'ambientazione meneghina rappresenta le "certezze' evocate nel titolo?
"Milano è come un tram: sai che ci puoi salire sopra, quando vuoi. La trovo rassicu-
rante, ci sono sempre facce in giro, si respira molta vita. Chi si ferma è perduto, in
una città più accelerata rispetto al resto dell'Italia, dove le cose succedono prima.
Ma vedo troppa rassegnazione nei miei coetanei, che a volte usano l'essere precari
come un alibi, per non cambiare la loro esistenza. Dovremmo arrabbiarci un pò di
più, ribellarci alle promesse non mantenute. Far succedere sempre qualcosa, dal
basso. Poi, sta a ognuno di noi individuare cosa. Comunque vada, almeno, ci abbia-
mo provato".
Lucianone
giovedì 18 maggio 2017
SPORT - calcio / Serie B - 42^ giornata 2016/17
18 maggio '17 - giovedì 18th May/ Thursady visione post - 33
Verdetti e risultati
dell'ultima giornata di campionato
VERONA promosso in A, TRAPANI e VICENZA retrocedono.
Playoff per 6 squadre, compresa il Frosinone; niente playout.
Verdetti e risultati
dell'ultima giornata di campionato
VERONA promosso in A, TRAPANI e VICENZA retrocedono.
Playoff per 6 squadre, compresa il Frosinone; niente playout.
Lo 0-0 di Cesena promuove l'Hellas dopo un solo anno in B. I siciliani perdono a Brescia e l'Avellino vince: retrocedono insieme ai biancorossi, niente playout.
Il Verona festeggia: dopo una stagione di "purgatorio" risale in Serie A. A Pazzini e compagni bastava un pari e pari è stato: lo 0-0 a Cesena li promuove da secondi, dietro alla Spal già promossa. Il Frosinone batte 2-1 la Pro Vercelli ma andrà ai playoff, con Perugia, Benevento, Cittadella, Carpi e Spezia. Ma l'ultimo turno di Serie B ha emesso anche un altro verdetto: non ci saranno playout, Trapani e Vicenza retrocedono direttamente in Lega Pro. L'Avellino batte il Latina, si porta a +5 sui siciliani sconfitti a Brescia, e si salva senza passare da altre partite. I playoff che eleggeranno la terza squadra promossa in A scattano lunedì 22 con Cittadella-Carpi, martedì 23 ci sarà Benevento-Spezia. Le vincenti delle due sfide andranno alle semifinali: venerdì 26 Carpi o Cittadella contro il Frosinone; sabato 27 Benevento o Spezia contro il Perugia.
RISULTATI DELLE PARTITE
Ascoli 1 Avellino 2 Brescia 2 Carpi 2 Cesena 0
Ternana 2 Latina 1 Trapani 1 Novara 0 Verona H. 0
Frosinone 2 Perugia 3 Pisa 3 Spal 2
Pro Vercelli 1 Salernitana 2 Benevento 0 Bari 1
Vicenza 0 Entella 4
Spezia 1 Cittadella 1
CLASSIFICA
Spal 78 / Verona, Frosinone 74 / Perugia, Benevento 65 / Cittadella 63 /
Carpi 62 / Spezia 60 / Novara 56 / Salernitana, Entella 54 / Bari, Cesena 53 /
Avellino, Brescia 50 / Ascoli, Pro Vercelli, Ternana 49 / Trapani 44 /
Vicenza 41 / Pisa 35 / Latina 32
IL COMMENTO
La squadra partita come favorita del torneo ce l'ha fatta: per l'Hellas Verona è serie A sicura e diretta. Ma quanta sofferenza fino all'ultimo! Sì, dicono che le gare sofferte sono più belle e che
poi il premic (in questo caso la Promozione) si gusta e degusta meglio... Mah! Avrei preferito
un H.Verona - Cesena 2 - 0 e il cuore sarebbe stato meglio, ragazzi. Comunque, va bene così!
I playoff hanno sfiorato i gialloblù, e dunque questo torneo di B non è stato una passeggiata
per i veneti. Ricordiamo anche che Pazzini ha dato una grossa mano, anzi in questo caso un
grosso piede/grossa testa con ben 23 reti (capocannoniere, che soddisfazione!) ed è stato
il Toni della situazione in tutte le partite, ne più ne meno.
In serie A ci vorranno quindi rinforzi sostanziosi, soprattutto con giovani molto motivati.
E tenendosi stretti quei due, tre campioncini stranieri che hanno fatto la differenza con
il Pazzo, a cominciare da Bessa e Romulo (determinanti anche nell'infuocato e vittorioso
derby con il Vicenza).
In ogni caso, godiamoci questi momenti irripetibili! Il Verona H. ha conquistato la nona
promozione nella sua lunga storia. Siamo tutti in serie A!!
- Luciano Finesso -
.
Ternana 2 Latina 1 Trapani 1 Novara 0 Verona H. 0
Frosinone 2 Perugia 3 Pisa 3 Spal 2
Pro Vercelli 1 Salernitana 2 Benevento 0 Bari 1
Vicenza 0 Entella 4
Spezia 1 Cittadella 1
CLASSIFICA
Spal 78 / Verona, Frosinone 74 / Perugia, Benevento 65 / Cittadella 63 /
Carpi 62 / Spezia 60 / Novara 56 / Salernitana, Entella 54 / Bari, Cesena 53 /
Avellino, Brescia 50 / Ascoli, Pro Vercelli, Ternana 49 / Trapani 44 /
Vicenza 41 / Pisa 35 / Latina 32
IL COMMENTO
La squadra partita come favorita del torneo ce l'ha fatta: per l'Hellas Verona è serie A sicura e diretta. Ma quanta sofferenza fino all'ultimo! Sì, dicono che le gare sofferte sono più belle e che
poi il premic (in questo caso la Promozione) si gusta e degusta meglio... Mah! Avrei preferito
un H.Verona - Cesena 2 - 0 e il cuore sarebbe stato meglio, ragazzi. Comunque, va bene così!
I playoff hanno sfiorato i gialloblù, e dunque questo torneo di B non è stato una passeggiata
per i veneti. Ricordiamo anche che Pazzini ha dato una grossa mano, anzi in questo caso un
grosso piede/grossa testa con ben 23 reti (capocannoniere, che soddisfazione!) ed è stato
il Toni della situazione in tutte le partite, ne più ne meno.
In serie A ci vorranno quindi rinforzi sostanziosi, soprattutto con giovani molto motivati.
E tenendosi stretti quei due, tre campioncini stranieri che hanno fatto la differenza con
il Pazzo, a cominciare da Bessa e Romulo (determinanti anche nell'infuocato e vittorioso
derby con il Vicenza).
In ogni caso, godiamoci questi momenti irripetibili! Il Verona H. ha conquistato la nona
promozione nella sua lunga storia. Siamo tutti in serie A!!
- Luciano Finesso -
.
Riflessioni - Parlando di immigrazione: diritti e doveri
18 maggio '17 - giovedì 18th May / Thursday visione post - 14
Se fosse ancora possibile discutere civilmente di immigrazione, Serracchiani non sarebbe
stata messa allo spiedo dai suoi nè arruolata dai fascisti di Forza Nuova. Perchè ha detto,
con qualche goffaggine, una cosa che in molti sentiamo essere vera: chi è ospite e riceve
assistenza ha degli obblighi di comportamento. E quando li disattende, crea uno scandalo
che va a colpire pesantemente il patto di ospitalità. Lo tradisce. E tradisce chi gli ha aper-
to le porte. - Sono, in materia di immigrazione, un estremista. Chiedo per i migranti il
massimo dei diritti e il massimo dei doveri. Li andrei a prendere con i charter e con le na-
vi, sottraendoli allo schifoso dominio dei negrieri. Spenderei per loro il doppio e il triplo
di quanto l'Europa tirchia spende. Li tratterei da fratelli che hanno bisogno di aiuto e di
quattrini. Darei loro la cittadinanza e il diritto di voto dopo pochi anni, se pagano le tasse
e rispettano le leggi. Costruirei moschee quante ne servono. Estenderei a chi arriva lo
stesso patto sociale che lega noi indigeni. In cambio chiederei loro, con intransigenza as-
soluta, il rispetto delle nostre leggi. E capisco perfettamente l'avvilimento e l'ira di chi
si sente colpito a tradimento dalle persone che sta aiutando.
(da la Repubblica - 14 maggio '17 - L'Amaca / Michele Serra)
.
Se fosse ancora possibile discutere civilmente di immigrazione, Serracchiani non sarebbe
stata messa allo spiedo dai suoi nè arruolata dai fascisti di Forza Nuova. Perchè ha detto,
con qualche goffaggine, una cosa che in molti sentiamo essere vera: chi è ospite e riceve
assistenza ha degli obblighi di comportamento. E quando li disattende, crea uno scandalo
che va a colpire pesantemente il patto di ospitalità. Lo tradisce. E tradisce chi gli ha aper-
to le porte. - Sono, in materia di immigrazione, un estremista. Chiedo per i migranti il
massimo dei diritti e il massimo dei doveri. Li andrei a prendere con i charter e con le na-
vi, sottraendoli allo schifoso dominio dei negrieri. Spenderei per loro il doppio e il triplo
di quanto l'Europa tirchia spende. Li tratterei da fratelli che hanno bisogno di aiuto e di
quattrini. Darei loro la cittadinanza e il diritto di voto dopo pochi anni, se pagano le tasse
e rispettano le leggi. Costruirei moschee quante ne servono. Estenderei a chi arriva lo
stesso patto sociale che lega noi indigeni. In cambio chiederei loro, con intransigenza as-
soluta, il rispetto delle nostre leggi. E capisco perfettamente l'avvilimento e l'ira di chi
si sente colpito a tradimento dalle persone che sta aiutando.
(da la Repubblica - 14 maggio '17 - L'Amaca / Michele Serra)
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