giovedì 28 aprile 2016

Sport -calcio / Serie B - 38^ giornata 2015/\6

28 aprile '16 - giovedì               28th April / Thursday

Risultati delle partite
Bari          1     Cagliari      1     Crotone   2     Pescara   2     Pro Vercelli   1
Modena   1      Lanciano   1     Como       0     Brescia    1     Avellino         1

Ternana   1     Trapani   2     Vicenza   0     Salernitana   3     Latina    0     Novara    2
Ascoli      3      Cesena    1      Spezia    3      Livorno         1     Entella   1     Perugia   2



Lucianone


mercoledì 27 aprile 2016

Società / Norvegia - Il killer Breivik e i suoi diritti

27 aprile '16 - mercoledì               27th April / Wednesday             visione del post - 10 

(da 'L'Arena' - 21 aprile '16  - di Ferdinando Camon)
Se la Norvegia s'inchina al killer
Anders Behring Breivik è il terrorista norvegese  noto in tutto il mondo per una strage
di 77 innocenti, giudicata da un tribunale sulla base di un diritto che, per quanto grave 
sia il tuo crimine (puoi anche sterminare tutta una città), non può darti  più  di 21 anni
di carcere. E 21 anni ha ricevuto Breivik. Essendo 77 le vittime, fa 3 anni virgola 6 me-
si per ogni vittima. Le vittime, disarmate e pacifiche, scappavano da tutte le parti, lui
le inseguiva con l'arma in pugno, lucido e crudele, e le eliminava con un colpo ciascuna,
da distanza ravvicinata. C'è freddezza, odio e ferocia, in quella strage. Ma contro chi? 
Contro l'umanità. Non conosceva nessuno, odiava tutti. Le spiegazioni che ha dato poi,
una volta catturato, sono assurde e deliranti. In tutti i Diritti del mondo, una condanna
ha diverse funzioni, tra cui una funzione afflittiva, una funzione redentiva e una funzio-
ne protettiva della società. Il criminale deve soffrire, per quello che ha fatto. Deve redi-
mersi nel tempo della carcerazione. La società deve ritenere che la condanna sia tale da
imèpedire che nasca qualunque istinto di emulazione. La redenzione dovrebbe procede-
re di pari passo con l'espiazione, più passa il tempo dell'espiazione, più buono diventa
il condannato. Così non va, per Breivik. Abbiamo filmati e foto in cui si ripresenta da-
vanti ai giudici, e li saluta tendendo la mano destra col saluto nazista. Durante la carce-
razione, ha protestato perchè voleva l'wi-fi. Aveva una tv, ne voleva un'altra. Protesta-
va per lo spazio, ne voleva di più. Eppure hja una cella di 31 metri quadri, composta di
tre aree. Un'area notte, un'area studio e un'area ginnica. Ha una macchina da scrivere,
una playstation, un lettore Dvd.  Eppure ha piantato causa al governo, accusandolo di
riservargli un trattamento disumano. Si sente solo, vuole incontrare gli altri detenuti,
e comunicare cob i fans nazisti all'esterno. Il motivo per cui oggi tutto il mondo torna
a parlare di questo pluriassassino  è  che lo Stato gli dà ragione: ha stabilito che il suo
trattamento è disumano, non può continuare così, deve cambiare subito.
A questo punto, la conclusione che mi viene spontanea è che con questo modo di sen.
tenziare, un anno e sei mesi di carcere per ogni assassinato, tre aree-cella con diverti-
menti di ogni tipo, e per di più condanna dello Stato per eccesso di severità, con que-
sto modo di sentenziare la Giusdtizia non fa andar via la voglia di fare come Breivik,
ma fa venir voglia di fare come lui. Non fa giustizia, fa un'altra cosa: istigazione a de-
linquere.




Lucianone


Idee - Le lacerazioni del mondo: possibile 'ricucirle'?

27 aprile '16 - mercoledì            27th April / Wednesday                   visione post - 21


(da la Repubblica - 22 aprile '16 - LettereCommenti&Idee / Alberto Melloni)
Ago e filo per ricucire le lacerazioni del mondo
Ogni epoca ha conosciuto le lacerazioni politiche, confessionali, ideologiche, nazionali,
spesso ben più gravi di quelle  che percorrono  il dibattito politico  dentro i partiti  o  le 
istituzioni. Ma quelle che la cronaca registra da noi in questi mesi sembrano più dram-
matiche: perchè non sono episodi ripetuti, ma l'espressione di una cultura dello scisma
che riverbera nel piccolo della nostra cultura  perchè riempie  col suo sordo rumore il
mondo. Anzichè percepire l'esistenza d'una "societas" entro la quale si danno conflitti
e lotte con una direzione, vediamo attorno a noi il progredire  di spaccature  che fanno
ogni "societas" personale o collettiva un'accozzaglia di brandelli e risentimenti.  Dove
tutto può diventare e diventa  occasione per temersi e minacciarsi.  Pezze disordinate 
destinate a rimanere tali finchè non nascerà un'arte della sutura, la cultura dell'ago e
del filo.  -       Renzo Piano, in uno slancio di ottimismo, ha usato proprio la figura del"rammendo" per parlare con aristocratica dolcezza delle periferie urbane: ma basta
salire sugli autobus che attraversano  i centri storici  per sentire  il rumore della paura,
che estranea le anime.  Zygmunt Bauman ci propone da anni la metafora della società li-
quida: consolatoria al fondo: perchè suppone una solidarietà fisica fra le molecole, una
qualche prevedibilità dei comportamenti. La formula del Papa sulla terza guerra mon-
diale a capitoli viene salutata con entusiasmo, e tutti sperano che abbia ragione: giacchè
le guerre, prima o poi, finiscono. - In realtà ognuno ha coscienza di vivere afflitto da un
tribalismo molteplice, premoderno e postmoderno: fatto di panni laceri e sospetti invin-
cibili - che solo di rado e in comunità obbligatorie come quelle della scuola, della cella o
dell'ospedale si abbassano un poco. Perchè sul piano generale la cultura della "sforbicia-
ta" (lo scisma vuol dir questo: tagliare ciò che era stato intessuto in un unico telo) colpi-
sce su vasta scala.  Sale da un punto molto profondo, la cultura dello scisma, e affiora in
quelli che sono esantemi: nel turpiloquio  dei "lettori"  che  commentano  gli articoli  di 
giornale sul web, nello smozzicato  linguaggio  dei social, nella catechesi  del trash  che 
ogni giorno addita agli odiati chi odiare di più.  La scissione metodica divide un "loro""
sempre più simile al "tutti", e un "noi" sempre più vicino all'"io" solitario del consuma-
tore, reso impotente e ringhioso dalla crisi. Tutti bloccati nell'attesa che qualcosa, qual-
cuno impugni ago e filo e ricrei quel tessuto comune nel quale il contrasto, duro e neces-
sario, ridiventi processo e non insulto vitalista.
Le sapienze spirituali e civili che ci appartengono ci hanno insegnato il valore di ago e filo.
La parola biblica, che ha infatti disilluso da sempre gli utopisti, ricorda a tutti che la per-
fezione andò perduta all'inizio del tempo, davanti all'albero  del bene/male  dove   la più
dolce differenza della femmina  e  del maschio  diventò occasione  del primo "j'accuse":
scena, com'è noto, che impressionò assai il Creatore dei mondi, il quale nel primo lunedì
del tempo, compì un gesto profetico e si mise a cucire gli abiti dei progenitori. Con ago e
filo.  -  La sapienza costituzionale  ha sempre pensato  di non aver nulla di perfetto  e  di
non aver altro fondamento che la sua capacità  di diffidare  degli integralismi religiosi e 
irreligiosi: ha dunque creato istituzioni che volevano tenere insieme la società e rendere
così possibile la fecondità comune della divergenza cucendola con principi, diritti, valo-
ri che sono l'ago e il filo della democrazia.  Ma il mondo vede scossa, al ritmo del ciuffo
di Donald Trump, la fiducia nelle sapienze e nelle docrazie su scala globale.
E la società italiana ricalca nel suo piccolo questa tendenza. Le culture politiche si slab-
brano talmente tanto da aver reso le amministrative la madre di tutte le battaglie: come
se perdere o vincere Milano fosse la scena finale della "La guerra dei Roses" prodotto
dal Pd; con Sel che attende dalla sconfitta a Roma un oracolo sul proprio baricentro; la
destra che fa  la sua prima resistenza  alla desistenza; e il centrodestra  che spera che il 
taumaturgo  delle sue incertezze  venga da fuori.   Le culture istituzionali si slabbrano, 
perchè nel momento in cui la magistratura interroga il ministro dei rapporti col Parla-
mento sulla formazione della volontà politica di un Parlamento che troppo spesso il go-
verno ha trattato da notaio della propria agenda, si ha il senso di quanto profonde sia-
no le lacerazioni. I 14 partiti che sostengono Matteo Renzi ammirano, temono o sfrut-
tano molte cose di lui, ma non certo l'uso dell'ago e del filo; e di quelle forze che furono
movimenti di massa e "think tank" restano federazioni di minoranza e di smodate am-
bizioni, con pochi "tank" e ancor meno "think".
Vuol dire allora che ago e filo non si possono usare, che sono arnesi desueti o finiti? No:
e lo dimostrano due uomini così diversi come papa francesco e il patriarca Bartolomeo.
Loro hanno come vocazione quella di ricucire col filo del perdono le chiese così che di-
ventino per grazia la tunica "senza cuciture" di Gesù descritta dal vangelo di Giovanni:
e stanno obbedendo a quel comando. Ma il loro sforzo di unità viene visto da una politi-
ca analfabeta del religioso come un'eccezione del "pianetino cristiano", capace, se mai, 
di impennate profetiche come la visita ai profughi di Lesbo.  Invece  è vero  proprio  il 
contrario. Se il nome di Dio, usato nelle più irrefrenabili violenze, può essere usato per
fare perdono e unità, allora ogni ricucitura è possibile.
Se si cerca ago e filo, se si trovano la voglia di imparare a cucire e di rammendare.

Lucianone

Ultime notizie >>> dall'Italia e dal mondo / Latest news today

27 aprile '16 - mercoledì                  27th April / Wednesday                    visione post - 15

Migranti - BRENNERO
Vienna >>> controlli già dall'Italia / come funzionerà la nuova "barriera"
Il capo della polizia tirolese: "Schierati 250 agenti, prevista una rete di 
370 metri". Le autorità austriache chiedono di poter controllare i treni
già sul territorio italiano.  Renzi: "La chiusura del Brennero è sfaccia-
tamente contro le regole Ue".  Hofer, vincitore al primo turno delle pre-
sidenziali: "Bisogna fermare l'onda dei migranti".
VIENNA  «Non sono certo felice del blocco sul Brennero: ma finché le frontiere esterne della zona Schengen non funzionano, dobbiamo mettere in sicurezza i nostri confini nazionali. Spero che sia solo una misura temporanea e di poter arrivare in fretta ad una situazione in cui l’area di Schengen sia sicura». Nella prima uscita pubblica dopo il voto che domenica con oltre il 35% delle preferenze gli ha assicurato il vantaggio nella corsa per le presidenziali austriache, il candidato del Partito della libertà (Fpö) Norbert Hofer, 45 anni, ripete come un mantra la parola chiave della sua politica estera: sicurezza. L’uomo che con il ballottaggio del 22 maggio potrebbe diventare il nuovo presidente dell’Austria (lo sfidante, il verde Alexander Van der Bellen, è solo al 21%) usa i toni calmi e pacati che lo contraddistinguono. Ci pensa il leader del suo partito, Heinz-Christian Strache, 46enne dagli occhi chiarissimi seduto accanto a lui nella sede della Fpö di Vienna, ad alzarli per un solo momento: «Dipende da Roma e dai politici italiani rispettare i propri doveri legali e mettere in sicurezza i propri confini esterni — dice —. Sta a loro non commettere l’errore della Grecia che non rispetta le proprie leggi. È responsabilità di Roma: se non se la assume, noi siamo costretti ad agire»,


Terrorismo  -  FRANCIA
Salah Abdeslam trasferito in Francia / L'avvocato: "E' un utile imbecille"

Il terrorista degli attentati del 13 novembre consegnato alle autorità francesi. Trasferito in Francia con un elicottero, quindi l’interrogatorio davanti ai magistrati. Sarà rinchiuso in isolamento nel carcere di Fleury-Merogis, a 30 chilometri da Parigi.

Grillo  -  CATANIA
Beppe Grillo: "Casaleggio ucciso anche dagli articoli contro di lui"

Il leader dei Cinque Stelle, durante il suo spettacolo nella città etnea, ricorda il cofondatore del movimento scomparso quindici giorni fa e attacca i giornalisti
Poi «investe» il deputato Cancelleri, candidato in pectore per la Sicilia

Istruzione - Italia >>>  RAPPORTO ALMALAUREA
Italia ultima in Europa per laureati / E il 30% di matricole è in fuga dal Sud
Si laurea un italiano su quattro, in Europa la media è del 38,7%. Anche il lavoro è a due velocità: a un anno dalla laurea occupati 74 ragazzi del Nord su 100, contro 53 su cento al Sud. Eurostat: il Belpaese tra le maglie nere per abbandoni scolastici

Lucianone

lunedì 25 aprile 2016

Sport - calcio / Serie A - 35^ giornata 2015/16

25 aprile '16 - lunedì                 25th April / Monday                          visione post - 76

I primi verdetti del campionato di serie A - 2015/16:
JUVENTUS - Campione d'Italia
Hellas Verona - retrocesso in serie B

Risultati delle partite
Inter        3     Frosinone   0     Atalanta   1    Bologna   2     Sampdoria    2     Torino       1
Udinese   1     Palermo     2     Chievo     0    Genoa      0     Lazio             1    Sassuolo   3

Fiorentina   1     Roma     1     Verona H.   2      Carpi      1
Juventus     2     Napoli   0      Milan          1     Empoli   0

CLASSIFICA

JUVENTUS   85  /   Napoli   73  /   Roma   71  /   Inter   64  /   Fiorentina   59  /
Milan   53  /   Sassuolo   52  /   Chievo, Lazio   48  /   Genoa   43  /   Empolio, Torino   42  /
Atalanta   41  /   Sampdoria, Bologna   40  /   Udinese   38  /   Carpi   35  /   Palermo   32  /
Frosinone   30  /   Verona H.   25

GRANDE  GRANDISSIMA  IMMEN SA  JUVENTUS

IL 
Commento    
di Luciano Finesso
L'impresa compiuta da tutti i componenti della squadra Juve - dunque allenatore, preparato-
re tecnico e dirigenti compresi - è di quelle cosidette STORICHE, ed il perchè è ben presto 
detto e scritto:
quello raggiunto è il 5° scudetto consecutivo, ma soprattutto è l'aver scalato dodici posizioni e
aver inanellato 24 vittorie su 25 partite (intervallate dunque da un solo pareggio); infine e di
conseguenza aver raggiunto lo scudetto (insperato all'inizio) con 3 giornate d'anticipo.  
Ma parliamo anche, giustamente, delle altre co-protagoniste del campionato:
Inter, Napoli, Fiorentina, Roma e il Milan-fantasma
INTER e NAPOLI  -  nervi a fior di pelle: prima Mancini e Sarri, poi Higuain...
Diciamo subito qualcosa, e magari più d'una, di un'Inter che all'inizio, almeno per nove,
dieci partite buone ci aveva incantato più per le vittorie costanti-consecutive che per i ri-
sultati veri e propri: sempre striminziti 1-0, e un pò di sospetti sulla tenuta a lungo termine
già allora li avevamo avuti. Poi è arrivato il mezzo crollo della difesa e la perdita a vista.
d'occhio dei tre punti a partita di cui fino allora si era cibata. L'indigestione era alle porte,
con una porta sempre più spalancata agli attacchi avversari. Mancini e la sua Inter in crisi
piena, fino poi ad arrivare al diverbio Mancini-Sarri con di mezzo l'epiteto 'frocio': allora 
il nervosismo di Roberto Mancio era arrivato all'apice. In seguito il tecnico dell'Inter ha 
ripreso con più calma in mano la situazione, e i nerazzurri hanno iniziato a rivincere e a  
rilanciarsi in zona Champions. Attualmente però sono più vicini all'Europa League, forse...
FIORENTINA  -  il pallone viola si è andato lentamente a sgonfiare...
La Fiorentina di Sosa è stata una gran bella realtà per tutto il girone d'andata, e si è ad-
dirittura posizionata alternativamente nelle prime due posizioni di classifica, rivaleggian-
do con Inter e Napoli. Si è inopinatamente sgonfiata al termine dell'andata e poi per tutto
il girone di ritorno: la difesa che era una delle migliori con l'Inter all'andata ha ceduto
quasi di schianto in certe decisive partite anche dirette, e l'attacco  è venuto a mancare
anche se le potenzialità (con occasioni su occasioni sprecate e mancate) è rimasta quasi
intatta. Insomma la squadra si è pressochè sfaldata: colpa più della società, dicono, che
dello stesso tecnico Sosa, il quale anzi ha avuto il merito di cambiare la mentalità sia nel
gioco che riguardo ai giocatori, cioò mentalità vincente.
ROMA  -  l'imperatore di Roma è sempre Lui: Totti / ma Spalletti l'ha rilanciata in alto:
Il capitolo ROMA merita più di un approfondimento:  che inizia dai due allenatori, natural-
mente, che hanno guidato la squadra romana in una specie di staffetta divisa quasi a metà.
Il girone d'andata con Garcia si è vieppiù rivelato un flop, con la squadra  che  stentava a
trovare l'assetto che il tecnico francese voleva imporre, con lo stesso Garcia ormai sempre
più palesemente contestato (in pratica molto del suo esonero fu dovuto proprio ai tifosi)
Il cambio con Spalletti è stato un tentativo più che altro di vedere se con un tecnico italiano
abbastanza di nome ed esperienza, il gruppo potesse reagire e compattarsi meglio che con
il precedente pilota.  E se subito, nelle prime partite, i giallorossi ancora stentavano a scrol-
larsi di dosso i vecchi schemi tattici di Garcia, poi a fine gennaio, soprattutto dopo la battuta
d'arresto in casa Juve (comunque solo per 1-0, con gol di un certo Dybala, un Marchisio im-
peccabile in cabina di regia e un Pogba che spacca e cambia gli equilibri in campo), la Romain più di Spalletti, insomma l'allenatore che ci voleva per la sterzata decisa. Ma a fine marzo-aprile
comincia la telenovela Spalletti - Totti, tuttora in corso.  La bandiera del team giallorosso,
ormai assunto a icona vera e propria, era entrato in collisione col tecnico già da un bel pò.
Quasi tutta la popolazione tifosa del Pupo è insorta contro Spalletti. Ciò ha dato ancora più
carica al Totti nazionale, che alla fine ha sparato tutte le sue cartucce-gol pur se spedito in
campo negli ultimi minuti di partita/e, quasi tipo punizione. Un boomerang per il tecnico!
MILAN  -  il povero diavolo non riesce più a volare e per Berlusconi è diventato impiccio...
Pure il Milan, come la Roma, ha cambiato allenatore (però in queste ultime partite che or-
mai mancano alla fine): ha preso Brocchi, sostituendolo a Mihajlovic. E fino agli ultimi di 
febbraio i giocatori l'avevano voluto, insomma il gruppo era unito. Allora? Cosa c'era?
C'era che al boss Silvio non andava giù il serbo. E se avesse potuto, la formazione ancora
lui l'avrebbe fatta. La sconfitta con la Juve a Milano (1-2, il 10 aprile) è stata probabilmen-
te la goccia in più che ha poi portato alla sostituzione.     In più in quel match Milan-Juve 
era stato inserito Balotelli che doveva fare la differenza e, pur giocando obbastanza bene,
non l'ha fatta (gol di mano e punizione ottima ma parata). E i risultati con Brocchi? L'ex
del Verona Hellas (anche, tra l'altro) ha iniziato bene, ma poi s'è perso, o meglio gli stes-
si giocatori si sono (quasi) sdraiati fino alla figuraccia proprio con l'ultimissima Verona
Hellas, tra l'altro già in B matematica. Beh! A quel punto valeva tenersi stretto, ma mol-
to stretto il bravo e ganzo Mihajlovic. Ben sta a un certo boss "fasso tutto mi". E adesso
lo stesso boss B. venderà forse la società ai cinesi. Chissà perchè, adesso chi è in crisi 
nera, anzi in questo caso rossonera, vende sempre agli occhi a mandorla, Cosa avranno
 in più? Mah!







Lucianone

mercoledì 20 aprile 2016

Personaggi - Genscher e la caduta del Muro di Berlino

20 aprile '16 - mercoledì              20th April / Wednesday                  visione post - 6


(da la Repubblica - 2 aprile '16 - Tonia Nastrobuoni / da Bonn - Germania)
"Due aerei si incontrano sull'Atlantico. Su entrambi è seduto Hans-Dietrich Genscher".
Il più longevo ministro degli Esteri tedesco ridacchiava sempre, quando qualcuno gli fa-
ceva questa battuta. E' morto giovedì notte, a 89 anni, nella sua casa di Wachterg-Pech,
come ha reso noto ieri il suo ufficio di Bonn. E la vecchia capitale della Germania Ovest
evoca la carriera straordinaria di un politico di razza, maestro della distensione, prota-
gonista dei momenti più cruciali della Guerra fredda e figura chiave della Riunificazio-
ne.  Ma Genscher è stato anche l'ultimo grande liberale tedesco, ultra realista e carisma-
tico. Dopo di lui,  il partito si è lentamente spento, lacerato dalle guerre tra bande e sof-
focato dai narcisismi dei suoi successori.
Genscher era nato a Halle, al di là della Cortina di ferro, ed era scappato in Occidente
poco dopo l'università. Era un convinto europeista, di quelli dall'infanzia devastata dal
nazismo e consapevoli dei rischi di un'Europa degli egoismi. Capace di ricordare ai tede-
schi che "l'Europa è il nostro futuro" e che "non ne abbiamo un altro".  Nel corso della
sua lunghissima carriera da ministro degli Esteri, dal 1974 al 1992, accompagnò il paese
in alcune fasi complicatissime - dalla crisi dei missili alla Riunificazione - con una prover-
biale capacità negoziale. Tanto che gli americani coniarono il termine "Genscherismo" -
non sempre inteso in modo lusinghiero. Per l'ex ambasciatore americano a Bonn, Richard
Burt, Genscher era "viscido come un'anguilla", imprendibile.  In un mondo bipolare, il ta-
lento di un maratoneta delle trattative non sempre era apprezzato.   Ma la maggior parte
dei suoi interlocutori ammirava quell'infaticabile ricerca di una mediazione. La rivista sa-
tirica Titanic gli costruì una maschera di batman con le sue grandi orecchie  e  lo batt ezzò
"Genschman", supereroe della politica estera. Lui stesso  descrisse  il genscherismo così: 
"Se non riesco a raggiungere direttamente un obiettivo, devo cambiare l'ambiente circo-
stante finchè diventa raggiungibile".  
La beffa del destino è che un maestro della parola come lui sia passato alla Storia per una
frase troncata a metà. Il 30 settembre del 1989, da ministro degli Esteri di Kohl, si affacciò
dal balcone dell'ambasciata di Praga per comunicare a migliaia di tedeschi  scappati dalla Germania dell'Est che avrebbero potuto proseguire il loro viaggio verso l'Ovest. "Sono qui
per comunicarvi che il vostro permesso di viaggiare..." la folla coprì il resto con un boato.
Praga fu una delle prime brecce del Muro, che cadde due mesi dopo. E Genscher ebbe un 
ruolo chiave nelle trattative che. portarono dopo alla Riunificazione. Soprattutto nel frena-
re le asperità di Kohl. Anche in questo ruolo di smussatore, si dimostrò grande. dinanzi a
un mondo che temeva il ritorno di una grande Germania. Solo alla fine della sua carriera,
Genscher fu forse troppo frettoloso nel voler integrare la Croazia e la Slovenia nella Ue.
Quella fretta, non certo solo sua, fece precipitare la Jugoslavia nella guerra fratricida che 
la divise per sempre.

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Stampa /cronaca - Il ricordo: le studentesse italiane morte in pullman in Spagna

20 aprile '16 - mercoledì                  0th April / Wednesday                visione post - 7  

Sette figlie d'Europa
Sette ragazze della nostra meglio gioventùsono morte in Spagna, perchè l'autista del 
pullman nel quale viaggiavano s'è addormentato. In poche ore abbiamo imparato a
conoscere i loro volti pieni di luce, accomunati dalla voglia di conoscere il mondo. 
Dalla volontà di perfezionare i propri studi in Europa. Ma neanche la fatalità del 
destino deve farci cambiare idea sul senso del viaggio delle nostre sette "figlie" -
come l'Italia le considera - finito all'alba su un'autostrada. Era giusto che le ra-
gazze e i loro genitori credessero nel progetto Erasmus. Ed è giusto continuare
a credervi. Nessun incidente d'auto - di più, neppure un attacco di terrorismo come
accadde il 13 novembre a Parigi con l'omicidio della ricercatrice Valeria Solesin -
può mettere in discussione l'idea che l?europa si costruisce scoprendola da vicino. 
L'Erasmus forma le classi dirigenti, è una grande scuola di studi e di vita. Le no-
stre sette sfortunate figlie erano solo ventenni, ma già l'avevano capito: la conoscenza
migliorerà il mondo.
(da "L'Arena" - 22 marao 2016 - di Federico Guiglia)

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martedì 19 aprile 2016

Sport - calcio / Serie A - 33^ giornata 2015/16

19 aprile '16 - martedì               19th April / Tuesday

Risultati delle partite
Bologna   0     Carpi   4     Inter     2     Atalanta   3     Fiorentina   3     Verona H.   1
Torino     1     Genoa   1    Napoli   0     Roma       3      Sassuolo      1     Frosinone   2

Juventus   4     Udinese   0     Lazio     2     Sampdoria   0
Palermo    0     Chievo    0     Empoli   0     Milan           2

CLASSIFICA
Juventus   79  /   Napoli   70  /   Roma   65  /   Inter   61  /   Fiorentina   59  /   Milan   52  /
Sassuolo, Lazio   48  /   Chievo   45  /   Torino   42  /   Genoa   40  /   Empoli   39  /
Atalanta, Bologna   37  /   Sampdoria   36  /   Udinese   35  /   Carpi   31  /   Frosinone   30  /
Palermo   28  /   Verona H.   22




                               INTER - NAPOLI   2 - 0


Il Commento

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Psicologia / dei popoli - Una questione di SORRISO

19 aprile '16 - martedì                  19th April / Tuesday                    Visione post - 13

Cosa c'è dietro un sorriso? Chiedetelo a un canadese e vi risponderà in modo diverso da
un giapponese. Lo sostiene uno studio uscito su Proceedings of the National Academy of
Sciences.  I ricercatori, guidati da Paula Niedenthal, psicologa  della University of Wiscon-
sin-Madison, hanno considerato le risposte di circa 700 persone di nove Paesi (Usa, Canada,
Francia, Germania, Indonesia, India, Israele, Nuova Zelanda e Giappone)  alla domanda: 
perchè si sorride? Le opzioni variavano da "perchè si è felici"  a  "perchè si comunica"
"perchè ci si sente inferiori".
Le risposte sono poi state messe in relazione con il grado di "eterogeneità storica" del Paese
di appartenenza, che fotografa la multiculturalità e la storia migratoria di una nazione.  
E' emerso che nei Paesi oggetto di migrazioni, come Canada e Usa, sorridere è considerato 
un segno di amichevolezza; in Giappone e India, più omogenei, servirebbe invece a mante-
nere le gerarchie.  L'ipotesi è che  l'assenza di una lingua comune  abbia promosso l'emer-
gere di espressioni non verbali per comunicare  e  che nelle società multietniche il sorriso
sia un segnale per rafforzare i legami sociali.   Nelle società omogenee sorridere  sarebbe
invece un modo per manifestare subordinazione nel gruppo.
(da 'il venerdì di Repubblica' - 29/05/2015  -  martina saporiti)

Lucianone