3 dicembre '15 - giovedì 3rd December / Thursday visione post - 14
Sento alla radio un dato impressionante, così impressionante che cerco conferma e la trovo
nella rivista online "Il Post Internazionale". Il dato è questo: la metà dei privati armati del
pianeta Terra abita negli Stati Uniti d'America, a fronte di una popolazione complessiva pa-
ri al 4 per cento di tutti gli umani. Che le stragi per arma da fuoco (ormai quotidiane, e i
morti sono migliaia) siano una specialità di quel grande Paese, è una inevitabile conseguen-
za statistica della concentrazione mai vista al mondo di armi da fuoco nelle case, nelle auto- mobili, nelle mani di chiunque. - Non per infierire, ma di questa vera e propria passione
per gli spari e per il piombo che trapassa le carni degli altri c'è abbondante, anzi esondante
prova in una produzione iconografica ormai sterminata. Il rapporto tra le armi che ho ef-
fettivamente vistoisto nei film e telefilmnella vita reale (pochissime) e quelle che ho visto
nei film e nei telefilm americani è, forse, di uno a un milione. Dall'infanzia in qua, dai pri-
mi western con Gary Cooper fino a Tarantino, la mia retina è crivellata da miliardi di spari,
nella quasi totalità made in Usa. Non per moralismo ma per saturazione, diciamo per over-
dose da piombo, confesso di desiderare, nel proseguio della mia vita da spettatore, il disar-
mo integrale. Mi sento come quei cani che a Capodanno, al primo sparo, si nascondono
sotto il tavolo.
(da la Repubblica - 03/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Le immagini (orribili) dell'aggressione ai due manager di Air France, rese stentore e, da
quel moltiplicatore di emozioni che sono i media, hanno un solo merito. Ci ricordano che
la lotta di classe esiste e non sempre è mediata dalla civiltà e dal rispetto. E' un meccani-(quasi)smo profondissimo di ogni società umana. Negli ultimi anni le tracce de conflitti
sociali, in Europa, si sono rarefatte fino (quasi) all'estinzione. Qualche capannello vo-
ciante in televisione, qulache immagine epica di minatori barricati o di operai sospesi su
una gru, ma su tutto una patina uniforme di concordia non sempre sincera, spesso ipo-
crita, falsa come il cerone che nasconde i lineamenti. Si chiama "rimozione", e gli psica-
nalisti insegnano che non fa bene.
Se alle radici della pace sociale ci fosse maggiore giustizia, minore sperequazione di red-
dito, potremmo anche farcene una ragione. Ma sappiamo che così non è. La famosa for-
bice tra ricchezza e povertà si è allargata; le forme intermedie di rappresentanza, politi-
ca e sindacale, si sono indebolite; e dunque non esiste fondata ragione per meravigliarsi
di sbocchi d'ira irragionevoli e detestabili come quello di un drappello di linciatori che
si accanisce su uno solo. Riconoscere il conflitto sociale, ridargli spazio politico e parole
(nuove) di identità, è il solo modo per dare forme civili, nonchè sbocchi plauisibili, alla
lotta di classe.
(da la Repubblica - 07/10/'15 - L'AMACA / Michele Serra)
Lucianone
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giovedì 3 dicembre 2015
mercoledì 2 dicembre 2015
Sport - calcio / Coppa Italia - 2015/16
2 dicembre '15 - mercoledì 2nd December / Wednesday
Risultati delle partite / Quarto turno
Spezia - Salernitana 2 - 0
Torino - Genoa 4 - 1
Milan - Crotone 3 - 1 (dts)
Palermo - Alessandria 2 - 3
Verona - Pavia 1 - 0
Udinese - Atalanta 3 - 1
Verona H. - Pavia 1 - 0
Gol all'esordio per Winck, e buona la prima per Delneri, il nuovo tecnico dell'Hellas.
In pieno recupero il brasiliano, subentrato al 18enne Cecchin, decide il quarto turno
di Coppa Italia; ora agli ottavi per Delneri il Napoli al San Paolo.
Palermo - Alessandria 2 - 3
Colpaccio dell'Alessandria (seconda in Lega Pro). Fuori il Palermo! Vazquez espulso,
e Gilardino non basta. Vantaggio di Loviso su rigore, raddoppio di Marconi, Trajkovski
spreca l'occasione per l'1-2 a fine primo tempo, ma si fa perdonare con il gol a inizio
ripresa. Gran gol di Nicco. Non serve la rete dell'ex centravanti azzurro, partito dalla
panchina.
Udinese - Atalanta 3 - 1
Di Natale con una doppietta sistema l'Atalanta. Un rigore e una rovesciata per il bomber
che dice di voler smettere a fine mese. La reazione dei nerazzurri si infrange contro il
18enne Meret, all'esordio tra i grandi. Non basta il gol di Monachello. Ora per i bianco-
neri la Lazio negli ottavi.
Lucianone
Risultati delle partite / Quarto turno
Spezia - Salernitana 2 - 0
Torino - Genoa 4 - 1
Milan - Crotone 3 - 1 (dts)
Palermo - Alessandria 2 - 3
Verona - Pavia 1 - 0
Udinese - Atalanta 3 - 1
Verona H. - Pavia 1 - 0
Gol all'esordio per Winck, e buona la prima per Delneri, il nuovo tecnico dell'Hellas.
In pieno recupero il brasiliano, subentrato al 18enne Cecchin, decide il quarto turno
di Coppa Italia; ora agli ottavi per Delneri il Napoli al San Paolo.
Palermo - Alessandria 2 - 3
Colpaccio dell'Alessandria (seconda in Lega Pro). Fuori il Palermo! Vazquez espulso,
e Gilardino non basta. Vantaggio di Loviso su rigore, raddoppio di Marconi, Trajkovski
spreca l'occasione per l'1-2 a fine primo tempo, ma si fa perdonare con il gol a inizio
ripresa. Gran gol di Nicco. Non serve la rete dell'ex centravanti azzurro, partito dalla
panchina.
Udinese - Atalanta 3 - 1
Di Natale con una doppietta sistema l'Atalanta. Un rigore e una rovesciata per il bomber
che dice di voler smettere a fine mese. La reazione dei nerazzurri si infrange contro il
18enne Meret, all'esordio tra i grandi. Non basta il gol di Monachello. Ora per i bianco-
neri la Lazio negli ottavi.
Lucianone
lunedì 30 novembre 2015
Ultime notizie - SPORT / dall'Italia
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 9
Calcio / serie A
VERONA
Hellas Verona - esonerato il tecnico Mandorlini (ora si pensa al successore)
Calcio / serie A
VERONA
Hellas Verona - esonerato il tecnico Mandorlini (ora si pensa al successore)
Il tecnico, arrivato nel 2010, lascia dopo 14 giornate senza vittorie: il suo Hellas è all'ultimo posto in classifica con 6 punti
Andrea Mandorlini non è più l'allenatore del Verona: lo comunica il club gialloblù con una nota sul proprio sito ufficiale. "L’Hellas Verona FC informa di aver sollevato dall’incarico il tecnico Andrea Mandorlini e i suoi collaboratori. Ad Andrea e al suo staff - si legge nella nota - i ringraziamenti da parte del Club per aver, attraverso dedizione, indiscutibile professionalità e intensa passione, condiviso gioie, dolori ma soprattutto vittorie, sul campo e fuori, che hanno portato la squadra dalla Lega Pro fino al palcoscenico della Serie A. Al Mister e al suo staff il più sincero in bocca al lupo per il futuro professionale". Fatali all’allenatore approdato alla guida dell’Hellas nel 2010 le zero vittorie in quattordici giornate e i soli sei punti in classifica: insieme a lui via i preparatori Marini e Morini e il collaboratore tecnico Nicolini.
SUCCESSORE — Il club sta pensando ora al successore: tra i nomi gira quello di Eugenio Corini, che dovrebbe però risolvere il contratto che lo lega al Chievo sino al 2017 per legarsi alla società di via Belgio.
Milano
Milano
Milan - Coppa Italia
Mihajlovic: "Perdere col Crotone sarebbe una catastrofe. Il presidente
Berlusconi mi ha chiamato e ci ha fatto i conplimenti. La Coppa Italia
è un obiettivo. Balotelli tornerà fra 1 o 2 settimane. Bacca non è il tito-
lare".
Il prossimo esame si chiama Crotone. Quarto turno di Coppa Italia, in programma domani a San Siro. "I giocatori che andranno in campo non dovranno pensare a quale squadra ci sarà di fronte, che sia il Crotone o un'altra: devono pensare che noi siamo il Milan e abbiamo il dovere di vincere. Sempre". Rieccolo Sinisa Mihajlovic 48 ore dopo la convincente vittoria per 4-1 in campionato con la Sampdoria, stavolta alla vigilia di una nuova sfida, in Coppa Italia. "Noi non giochiamo in Europa, per cui la Coppa Italia è un nostro obiettivo alla pari del terzo posto in campionato a fine stagione. Perdere col Crotone sarebbe una catastrofe". E il tecnico rossonero svela: "Ieri mi ha chiamato il presidente Berlusconi e ci ha fatto i complimenti".
Lucianone
Sport - calcio / Serie A - 14^ giornata - 2015/16
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday
Risultati delle partite
Milan 4 Torino 2 Chievo 2 Empoli 1 Frosinone 3
Sampdoria 1 Bologna 0 Udinese 3 Lazio 0 Verona H. 2
Genoa 1 Palermo 0 Roma 0 Sassuolo 1 Napoli 2
Carpi 2 Juventus 3 Atalanta 2 Fiorentina 1 Inter 1
Classifica
Napoli 31 / Inter 30 / Fiorentina 29 / Roma 27 / Juventus 24 /
Sassuolo, Milan 23 / Torino, Atalanta 21 / Lazio 19 / Udinese, Empoli 18 /
Chievo, Sampdoria, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Bologna 13 /
Carpi 9 / Verona H. 6
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Milan 4 Torino 2 Chievo 2 Empoli 1 Frosinone 3
Sampdoria 1 Bologna 0 Udinese 3 Lazio 0 Verona H. 2
Genoa 1 Palermo 0 Roma 0 Sassuolo 1 Napoli 2
Carpi 2 Juventus 3 Atalanta 2 Fiorentina 1 Inter 1
Classifica
Napoli 31 / Inter 30 / Fiorentina 29 / Roma 27 / Juventus 24 /
Sassuolo, Milan 23 / Torino, Atalanta 21 / Lazio 19 / Udinese, Empoli 18 /
Chievo, Sampdoria, Genoa 16 / Palermo 15 / Frosinone 14 / Bologna 13 /
Carpi 9 / Verona H. 6
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ATTUALITA' / Riflessione e analisi - Mondi diversi che si incrociano ed ecco il cortocircuito / Ma l'escalation della differenza povertà-ricchezza è anche causa di terrorismo islamico?
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 14
Come sono vicini quei due mondi lontani
In Europa per decenni abbiamo visto solo la pace.
Altrove, una generazione è cresciuta tra le bombe.
Ora queste realtà diverse sono entrate in contatto.
(da l'Espresso - 26 / 11/ '15 - Roberto Saviano / L'antitaliano)
Roberto Bolano chiuse "Amuleto" con questa frase: "E anche se il canto che ascoltavo
parlava della guerra , delle imprese eroiche di un'intera generazione di giovani latino-
americani sacrificati, io capii che al di là di tutto, parlava del coraggio (,,,). E quel canto
è il nostro amuleto". Quando colpiscono la vita con atti di forza, quando la storia ci
presenta il conto e non capiamo cosa stiamo pagando, penso che abbiamo bisogno di
canti e ancor di più di amuleti. E ne abbiamo bisogno perchè stiamo vivendo un corto-
circuito. Venerdì scorso per i fatti di Parigi, qualche settimana fa per l'aereo russo pre-
cipitato nel Sinai e per l'attacco kamikaze a Beirut, ad Aprile per il massacro nel cam-
pus di Garissa e per quello a Gennaio alla redazione di "Charlie Hebdo", reperivamo
informazioni in tempo reale sui social. Venerdì scorso sapeva più l'adolescente con un
account Twitter che il giornalista che provava a contattare colleghi a Parigi per poter
dare informazioni attendibili. L'essere connessi e quindi idealmente vicinissimi, rende
ancora più stridenti le diversità che vivono identiche generazioni di paesi separati che
da poche ore di volo. E fa capire come l'umanità, oggi più che mai, si divida innanzitut-
to tra chi riconosce e chi non riconosce colpi di proiettile. L'umanità che sa riconoscere
colpi di pistola, colpi di mitra, colpi di artiglieria, la differenza tra una granata e una
bombola del gas che esplode, generazioni e generazioni di giovani in Libia, Egitto, Isra
ele, Libano, Turchia, Palestina, Kosovo nati e cresciuti con questa conoscenza che i lo-
ro coetanei europei, vicinissimi non hanno. Quando parlo di Napoli come di territorio
in guerra, è esttamente a questo che mi riferisco. A Napoli un colpo di pistola lo ricono-
scono anche i bambini; invece al Bataclan, venerdì scorso, ci sono testimoni che riferi-
scono di aver sentito colpi di arma da fuoco ma di averli creduti effetti speciali. Di aver-
li creduti rumori innocui.
Ecco il cortocircuito: siamo una generazione che sta vivendo guerre su molti fronti,
eppure siamo nati per essere incapaci di imbracciare un fucile, di saperlo caricare, in-
capaci di riconoscere un bossolo o di mettere la sicura a un'arma. Siamo la speranza
partorita dalla Seconda guerra mondiale, una speranza non solo abortita, ma anche
in larga parte incapace di leggere il presente che del passato è la logica conseguenza.
Questa superficialità ci ha portati a non essere nemmeno capaci di leggere l'inutilità
e persino la pericolosità di certe decisioni in politica estera, come ad esempio l'inva-
sione decisa da Bush e Blair dell'Iraq a guerra già vinta, contro Saddam Hussein già
sconfitto, con l'unico effetto di creare proselitismo e un sentimento antioccidentale
ancora più diffuso. Siamo in balia di interessi che a volte non comprendiamo, e a vol-
te siamo proprio noi i destinatari di certe azioni. Noi che abbiamo bisogno che ci si di-
ca che non si sta a braccia conserte, inattivi, mentre aspettiamo che la prossima bomba
ci cada in testa o che la prossima raffica di mitra pieghi le nostre già deboli volontà.
Del resto a Garissa, come in Francia, si è voluto colpire esattamente ciò per cui sono
iniziate le primavere arabe: ovvero l'affermazione della sacrosanta volontà di poter
scegliere come vivere. Gli attentati di Parigi non hanno preso di mira ambasciate o
parlamenti, non sono più questi i loro nemici, ma i luoghi della nostra felicità quoti-
diana. Hanno colpito prima un aereo di turisti di ritorno da una vacanza, poi a Bei-
rut hanno ammazzatpo 47 persone che si trovavano per strada. E in Francia un tea-
tro, poi un ristorante, lo stadio. Capiscono ciò per cui vale la pena vivere: la libertà
di scegliere dove andare in vacanza, a che ora uscire per fare la spesa, che musica
ascoltare, che persona amare, dove andare a mangiare, come poter passare insieme
il tempo. Ecco cosa hanno voluto attaccare.
Ecco perchè nessuna vacanza, nessun concerto e nessuna uscita possono essere date
per scontate: perchè ci sono persone, a poca distanza da noi, con cui ci capita di dia-
logare sui social, che questa libertà non ce l'hanno da molto tempo o non l'hanno
mai avuta. Persone che decidono di lasciare i loro paesi e chiedono asilo a noi, pro-
prio perchè dove sono nati non possono vivere, figuriamoci se possono scegliere.
Un concerto, una cena, una partita di calcio sono la costituzione della libertà che
non appartiene solo a noi. Sono il segno della possibilità di scegliere. Ricordiamolo
ogni volta che siamo lì, semplicemente e superficialmente a vivere.
Continua... to be continued...
Come sono vicini quei due mondi lontani
In Europa per decenni abbiamo visto solo la pace.
Altrove, una generazione è cresciuta tra le bombe.
Ora queste realtà diverse sono entrate in contatto.
(da l'Espresso - 26 / 11/ '15 - Roberto Saviano / L'antitaliano)
Roberto Bolano chiuse "Amuleto" con questa frase: "E anche se il canto che ascoltavo
parlava della guerra , delle imprese eroiche di un'intera generazione di giovani latino-
americani sacrificati, io capii che al di là di tutto, parlava del coraggio (,,,). E quel canto
è il nostro amuleto". Quando colpiscono la vita con atti di forza, quando la storia ci
presenta il conto e non capiamo cosa stiamo pagando, penso che abbiamo bisogno di
canti e ancor di più di amuleti. E ne abbiamo bisogno perchè stiamo vivendo un corto-
circuito. Venerdì scorso per i fatti di Parigi, qualche settimana fa per l'aereo russo pre-
cipitato nel Sinai e per l'attacco kamikaze a Beirut, ad Aprile per il massacro nel cam-
pus di Garissa e per quello a Gennaio alla redazione di "Charlie Hebdo", reperivamo
informazioni in tempo reale sui social. Venerdì scorso sapeva più l'adolescente con un
account Twitter che il giornalista che provava a contattare colleghi a Parigi per poter
dare informazioni attendibili. L'essere connessi e quindi idealmente vicinissimi, rende
ancora più stridenti le diversità che vivono identiche generazioni di paesi separati che
da poche ore di volo. E fa capire come l'umanità, oggi più che mai, si divida innanzitut-
to tra chi riconosce e chi non riconosce colpi di proiettile. L'umanità che sa riconoscere
colpi di pistola, colpi di mitra, colpi di artiglieria, la differenza tra una granata e una
bombola del gas che esplode, generazioni e generazioni di giovani in Libia, Egitto, Isra
ele, Libano, Turchia, Palestina, Kosovo nati e cresciuti con questa conoscenza che i lo-
ro coetanei europei, vicinissimi non hanno. Quando parlo di Napoli come di territorio
in guerra, è esttamente a questo che mi riferisco. A Napoli un colpo di pistola lo ricono-
scono anche i bambini; invece al Bataclan, venerdì scorso, ci sono testimoni che riferi-
scono di aver sentito colpi di arma da fuoco ma di averli creduti effetti speciali. Di aver-
li creduti rumori innocui.
Ecco il cortocircuito: siamo una generazione che sta vivendo guerre su molti fronti,
eppure siamo nati per essere incapaci di imbracciare un fucile, di saperlo caricare, in-
capaci di riconoscere un bossolo o di mettere la sicura a un'arma. Siamo la speranza
partorita dalla Seconda guerra mondiale, una speranza non solo abortita, ma anche
in larga parte incapace di leggere il presente che del passato è la logica conseguenza.
Questa superficialità ci ha portati a non essere nemmeno capaci di leggere l'inutilità
e persino la pericolosità di certe decisioni in politica estera, come ad esempio l'inva-
sione decisa da Bush e Blair dell'Iraq a guerra già vinta, contro Saddam Hussein già
sconfitto, con l'unico effetto di creare proselitismo e un sentimento antioccidentale
ancora più diffuso. Siamo in balia di interessi che a volte non comprendiamo, e a vol-
te siamo proprio noi i destinatari di certe azioni. Noi che abbiamo bisogno che ci si di-
ca che non si sta a braccia conserte, inattivi, mentre aspettiamo che la prossima bomba
ci cada in testa o che la prossima raffica di mitra pieghi le nostre già deboli volontà.
Del resto a Garissa, come in Francia, si è voluto colpire esattamente ciò per cui sono
iniziate le primavere arabe: ovvero l'affermazione della sacrosanta volontà di poter
scegliere come vivere. Gli attentati di Parigi non hanno preso di mira ambasciate o
parlamenti, non sono più questi i loro nemici, ma i luoghi della nostra felicità quoti-
diana. Hanno colpito prima un aereo di turisti di ritorno da una vacanza, poi a Bei-
rut hanno ammazzatpo 47 persone che si trovavano per strada. E in Francia un tea-
tro, poi un ristorante, lo stadio. Capiscono ciò per cui vale la pena vivere: la libertà
di scegliere dove andare in vacanza, a che ora uscire per fare la spesa, che musica
ascoltare, che persona amare, dove andare a mangiare, come poter passare insieme
il tempo. Ecco cosa hanno voluto attaccare.
Ecco perchè nessuna vacanza, nessun concerto e nessuna uscita possono essere date
per scontate: perchè ci sono persone, a poca distanza da noi, con cui ci capita di dia-
logare sui social, che questa libertà non ce l'hanno da molto tempo o non l'hanno
mai avuta. Persone che decidono di lasciare i loro paesi e chiedono asilo a noi, pro-
prio perchè dove sono nati non possono vivere, figuriamoci se possono scegliere.
Un concerto, una cena, una partita di calcio sono la costituzione della libertà che
non appartiene solo a noi. Sono il segno della possibilità di scegliere. Ricordiamolo
ogni volta che siamo lì, semplicemente e superficialmente a vivere.
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La Storia - In Arabia Saudita, patria del petrolio: pena capitale con crocifissione per il giovane Ali
30 novembre '15 - lunedì 30th November / Monday visione post - 11
(da la Repubblica - 25/09/'15 - Il caso / Tahar Ben Jelloun)
Il caso fa le cose per bene: qualche giorno prima che Ali Mohammed Al Nimr, 20 anni,
nipote di un oppositore sciita del regime dell'Arabia Saudita, fosse condannato a essere
decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta, Faisal Bin Hassan Trad, l'amba-
sciatore saudita, è stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite. Da parte di questa istituzione sempre più inefficace è una forma di umori-
smo nero un pò speciale. Un umorismo color petrolio. L'Arabia Saudita, da sempre gover-
nata dalla stessa famiglia, emette sentenze di morte a ogni piè sospinto. E' il paese che de-
tiene il record mondiale di esecuzioni capitali. Secondo i media e le associazioni per i dirit-
ti umani, quest'anno ci sono state 133 esecuzioni.
Il crimine di questo ragazzo (al momento dell'arresto aveva 17 anni) è di aver partecipato
a una manifestazione contro il regime. La sentenza supera i limiti della comprensione. E'
un assassinio. Quel ragazzo non ha ucciso, nè violentato, nè rubato. Ha solo partecipato a
una manifestazione nel corso della "primavera araba". Se sarà giustiziato, le Nazioni unite
dovrebbero perseguire l'Arabia saudita. Ma non lo faranno.
Che cosa fare in questi casi? Lasciar correre, stare zitti, tenere un profilo basso per non per-
dere qualche contratto? Starsene dietro alla propria vigliaccheria e distogliere lo sguardo?
Ma è inammissibile. Per giudicare i governanti che hanno commesso crimini contro l'umani-
tà c'è la Corte penale internazionale: perchè non viene denunciato chi amministra la giusti-
zia in quel paese? - Già la condizione femminile è tra le più scandalose del mondo civile. Il
fatto di esprimere un'opinione, di osare opporsi a un sistema arcaico, ancorchè perfettamen-
te aggiornato sotto il profilo tecnico, è punito con la morte. Ma nel caso del giovane Ali, la
punizione è già cominciata: prima sarà decapitato, poi crocifisso e infine lasciato agli uccelli
rapaci e alla putrefazione. Immaginiamo che cosa sta passando quest'uomo nell'anticamera
della morte: è già mezzo morto, morto di paura, morto di calvario anticipato. E' diventato il
simbolo della vittima la cui vita è stata confiscata da un regime in cui i diritti umani rientra-
no nella sfera del virtuale.
Anche se quello Stato ascoltasse le proteste internazionali e annullasse la condanna, resterà
il problema dell'esistenza di un sistena medievale che non si può nè criticare dall'interno nè
esautorare dall'esterno. Perchè è potente, molto potente. La ricchezza gli procura i miliardi
sufficienti a comprare qualsiasi cosa, dai beni materiali alle coscienze. Nessun Paese ha vo-
glia di contrastare l'Arabia Saudita. Sì, cè l'Iran, ma vorrebbe soppiantarla per diventare
il guardiano dei luoghi sacri e dei diritti umani non gli importa un fico. Tutti i Paesi occi-
dentali hanno progetti di contratti con l'Arabia e non vogliono sacrificarli per la vita di un
ragazzo. Certo diversi capi di Stato hanno chiesto di annullare l'esecuzione di Ali, ma non
vogliono spingersi più in là di così. In quello risiede la potenza dell'Arabia Saudita. fa quel-
lo che vuole e non dà retta a nessuno.
Questa sentenza ricorda stranamente la condanna e l'esecuzione del grande poeta sufi (mi-
stico) del decimo secolo Al Hallaj. Condannato a morte per aver detto, parlando del suo
amore per Dio, "Ana Al Haq" (Io sono la Verità), il suo corpo è stato evirato e crocifisso.
E' marcito al sole. Al Hallaj era impaziente di raggiungere Dio, perchè la sua passione per
divinità l'aveva fatto rinunciare ai beni e ai piaceri materiali della vita.
Ma se le autorità saudite hanno deciso di crocifiggere Ali non è in omaggio al poeta sufi
ma semplicemente per crudeltà e arroganza. La loro potenza è nera come l'oro che li ri-
copre e che li rende così disumani.
Il Commento
di Luciano Finesso
Continua... to be continued...
(da la Repubblica - 25/09/'15 - Il caso / Tahar Ben Jelloun)
Il caso fa le cose per bene: qualche giorno prima che Ali Mohammed Al Nimr, 20 anni,
nipote di un oppositore sciita del regime dell'Arabia Saudita, fosse condannato a essere
decapitato e poi crocifisso fino a putrefazione avvenuta, Faisal Bin Hassan Trad, l'amba-
sciatore saudita, è stato eletto a Ginevra presidente del Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite. Da parte di questa istituzione sempre più inefficace è una forma di umori-
smo nero un pò speciale. Un umorismo color petrolio. L'Arabia Saudita, da sempre gover-
nata dalla stessa famiglia, emette sentenze di morte a ogni piè sospinto. E' il paese che de-
tiene il record mondiale di esecuzioni capitali. Secondo i media e le associazioni per i dirit-
ti umani, quest'anno ci sono state 133 esecuzioni.
Il crimine di questo ragazzo (al momento dell'arresto aveva 17 anni) è di aver partecipato
a una manifestazione contro il regime. La sentenza supera i limiti della comprensione. E'
un assassinio. Quel ragazzo non ha ucciso, nè violentato, nè rubato. Ha solo partecipato a
una manifestazione nel corso della "primavera araba". Se sarà giustiziato, le Nazioni unite
dovrebbero perseguire l'Arabia saudita. Ma non lo faranno.
Che cosa fare in questi casi? Lasciar correre, stare zitti, tenere un profilo basso per non per-
dere qualche contratto? Starsene dietro alla propria vigliaccheria e distogliere lo sguardo?
Ma è inammissibile. Per giudicare i governanti che hanno commesso crimini contro l'umani-
tà c'è la Corte penale internazionale: perchè non viene denunciato chi amministra la giusti-
zia in quel paese? - Già la condizione femminile è tra le più scandalose del mondo civile. Il
fatto di esprimere un'opinione, di osare opporsi a un sistema arcaico, ancorchè perfettamen-
te aggiornato sotto il profilo tecnico, è punito con la morte. Ma nel caso del giovane Ali, la
punizione è già cominciata: prima sarà decapitato, poi crocifisso e infine lasciato agli uccelli
rapaci e alla putrefazione. Immaginiamo che cosa sta passando quest'uomo nell'anticamera
della morte: è già mezzo morto, morto di paura, morto di calvario anticipato. E' diventato il
simbolo della vittima la cui vita è stata confiscata da un regime in cui i diritti umani rientra-
no nella sfera del virtuale.
Anche se quello Stato ascoltasse le proteste internazionali e annullasse la condanna, resterà
il problema dell'esistenza di un sistena medievale che non si può nè criticare dall'interno nè
esautorare dall'esterno. Perchè è potente, molto potente. La ricchezza gli procura i miliardi
sufficienti a comprare qualsiasi cosa, dai beni materiali alle coscienze. Nessun Paese ha vo-
glia di contrastare l'Arabia Saudita. Sì, cè l'Iran, ma vorrebbe soppiantarla per diventare
il guardiano dei luoghi sacri e dei diritti umani non gli importa un fico. Tutti i Paesi occi-
dentali hanno progetti di contratti con l'Arabia e non vogliono sacrificarli per la vita di un
ragazzo. Certo diversi capi di Stato hanno chiesto di annullare l'esecuzione di Ali, ma non
vogliono spingersi più in là di così. In quello risiede la potenza dell'Arabia Saudita. fa quel-
lo che vuole e non dà retta a nessuno.
Questa sentenza ricorda stranamente la condanna e l'esecuzione del grande poeta sufi (mi-
stico) del decimo secolo Al Hallaj. Condannato a morte per aver detto, parlando del suo
amore per Dio, "Ana Al Haq" (Io sono la Verità), il suo corpo è stato evirato e crocifisso.
E' marcito al sole. Al Hallaj era impaziente di raggiungere Dio, perchè la sua passione per
divinità l'aveva fatto rinunciare ai beni e ai piaceri materiali della vita.
Ma se le autorità saudite hanno deciso di crocifiggere Ali non è in omaggio al poeta sufi
ma semplicemente per crudeltà e arroganza. La loro potenza è nera come l'oro che li ri-
copre e che li rende così disumani.
Il Commento
di Luciano Finesso
Continua... to be continued...
sabato 28 novembre 2015
Istruzione / Inglese-scuola - Proverbi inglesi
28 novembre '15 - sabato 28th November / Saturday visione post - 13
Match the proverbs to the meanings
(collegare i proverbi ai loro significati)
Born with a silver spoon in your mouth (A)
Every cloud has a silver lining (B)
Everything in the garden is rosy (C)
A rose by any other name would smell as sweet (D)
The proof of the pudding is in the eating (E)
A stitch in time (saves nine) (F)
Great oaks from little acorns grow (G)
Better safe than sorry (H)
_______________________________________________________
_______________________________________________________
This is the RIGHT SOLUTION
What is important is what things or people are, not what they are called
____D_____
It is wiser to be too careful than to act too quickly and do something you may later regret
___H______
Having rich parents
____A_____
It is better to deal with something immediately because if you wait it may become worse
____F_____
You can only judge if something is good or bad by trying it
___E______
Every sad or difficult situation has a positive side
___B______
Everything is fine
____C_____
Something large and successful often begins in a small way
___G______
Lucianone
Match the proverbs to the meanings
(collegare i proverbi ai loro significati)
Born with a silver spoon in your mouth (A)
Every cloud has a silver lining (B)
Everything in the garden is rosy (C)
A rose by any other name would smell as sweet (D)
The proof of the pudding is in the eating (E)
A stitch in time (saves nine) (F)
Great oaks from little acorns grow (G)
Better safe than sorry (H)
_______________________________________________________
_______________________________________________________
This is the RIGHT SOLUTION
What is important is what things or people are, not what they are called
____D_____
It is wiser to be too careful than to act too quickly and do something you may later regret
___H______
Having rich parents
____A_____
It is better to deal with something immediately because if you wait it may become worse
____F_____
You can only judge if something is good or bad by trying it
___E______
Every sad or difficult situation has a positive side
___B______
Everything is fine
____C_____
Something large and successful often begins in a small way
___G______
Lucianone
venerdì 27 novembre 2015
SCIENZE / natura - Un'autostrada per le api
26 novembre '15 - giovedì 26th November / Thursda visione post - 9
NORVEGIA - Percorsi protetti
Un'autostrada per le api
U'autostrada per le api attraverserà Oslo. Non si tratta, ovviamente, di una vera strada,
ma di un percorso fatto di piccoli habitat accoglienti, giardini pubblici e privati e tetti
ricoperti d'erba, pensato per facilitare l'attraversamento della città agli insetti impolli-
natori, in difficoltà per via dei pesticidi e dei cambiamenti del clima e degli habitat.
L'idea, promossa dal gruppo ambientalista norvegese Bybi, è quella di offrire agli
insetti una quantità sufficiente di alveari e aree verdi dove nutrirsi e trovare riparo
durante il loro passaggio in città: Una società, per esempio, ha messo a disposizio-
ne un terrazzo al 12° piano di un palazzo ricoprendolo di piante e dotandolo di due
alveari da 45 mila api. Gli organizzatori hanno anche realizzato un sito (www.pol-
linatorpassasjen.no) per coordinare l'iniziativa.
La libertà di movimento delle api in regioni dove gli habitat sono compromessi da
trasformazioni agricole, crescita delle temperature e uso massiccio dei pesticidi è
cruciale perchè non si aggravi una situazione già drammatica: dal 2006 a oggi in
Europa e negli Usa ogni anno gli apicoltori hanno perso oltre un terzo delle loro
colonie.
(da 'il Venerdì-la Repubblica' - 21 agosto '15 - scienze / Giuliano Aluffi)

Lucianone
NORVEGIA - Percorsi protetti
Un'autostrada per le api
U'autostrada per le api attraverserà Oslo. Non si tratta, ovviamente, di una vera strada,
ma di un percorso fatto di piccoli habitat accoglienti, giardini pubblici e privati e tetti
ricoperti d'erba, pensato per facilitare l'attraversamento della città agli insetti impolli-
natori, in difficoltà per via dei pesticidi e dei cambiamenti del clima e degli habitat.
L'idea, promossa dal gruppo ambientalista norvegese Bybi, è quella di offrire agli
insetti una quantità sufficiente di alveari e aree verdi dove nutrirsi e trovare riparo
durante il loro passaggio in città: Una società, per esempio, ha messo a disposizio-
ne un terrazzo al 12° piano di un palazzo ricoprendolo di piante e dotandolo di due
alveari da 45 mila api. Gli organizzatori hanno anche realizzato un sito (www.pol-
linatorpassasjen.no) per coordinare l'iniziativa.
La libertà di movimento delle api in regioni dove gli habitat sono compromessi da
trasformazioni agricole, crescita delle temperature e uso massiccio dei pesticidi è
cruciale perchè non si aggravi una situazione già drammatica: dal 2006 a oggi in
Europa e negli Usa ogni anno gli apicoltori hanno perso oltre un terzo delle loro
colonie.
(da 'il Venerdì-la Repubblica' - 21 agosto '15 - scienze / Giuliano Aluffi)

Lucianone
mercoledì 25 novembre 2015
L'Opinione del Giovedì - L'effetto 13 novembre: il mondo occidentale europeo non sarà più quello di prima
26 novembre '15 - giovedì 26th November / Thursday visione post - 9
(di Luciano Finesso)
Effetti catastrofici, effetti paralleli:
11 settembre 2001 - 13 novembre 2015,
14 anni di distanza non cambiano le somiglianze,
ma approfondiscono le ansie per un mondo sempre più insicuro
C'è un Prima e c'è un Dopo, c'è un Ieri e c'è un Domani. Nel mezzo c'è un
Oggi o se vogliamo un Presente che è un continuo pericoloso spartiacque.
Non è più così semplice vivere un Oggi permanentemente insicuro e dunque fragile, ed
essere immersi in un Presente quotidiano che non dà più alcun riferimento minimamente
certo per quanto riguarda la nostra stessa vita. IN QUESTO CASO la differenza tra le 2
date che finora hanno segnato come solchi i primi 15 anni del nostro secolo, è più marcata
proprio per il senso di insicurezza totale (allora era solo parziale) che si respira sempre di
più in questi anni di "terrorismo quotidiano".
Continua... to be contin
(di Luciano Finesso)
Effetti catastrofici, effetti paralleli:
11 settembre 2001 - 13 novembre 2015,
14 anni di distanza non cambiano le somiglianze,
ma approfondiscono le ansie per un mondo sempre più insicuro
C'è un Prima e c'è un Dopo, c'è un Ieri e c'è un Domani. Nel mezzo c'è un
Oggi o se vogliamo un Presente che è un continuo pericoloso spartiacque.
Non è più così semplice vivere un Oggi permanentemente insicuro e dunque fragile, ed
essere immersi in un Presente quotidiano che non dà più alcun riferimento minimamente
certo per quanto riguarda la nostra stessa vita. IN QUESTO CASO la differenza tra le 2
date che finora hanno segnato come solchi i primi 15 anni del nostro secolo, è più marcata
proprio per il senso di insicurezza totale (allora era solo parziale) che si respira sempre di
più in questi anni di "terrorismo quotidiano".
Continua... to be contin
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