giovedì 30 luglio 2015

L'opinione del Giovedì - A ruota libera sulla Positività (2)

30 luglio '15 - giovedì            30th July / Thursday

Storie / cultura - Friuli Venezia Giulia: dove gli Italiani leggono di più

30 luglio '15 - giovedì                30th July / Thursday                     visione post - 10

La conferma che la regione veneto-friulana è quella dove si legge di più
viene dall'Istat: qui un abitante su due finisce almeno un volume all'anno
nell'Italia allergica agli scaffali. I motivi? Ferstival, librerie e "quella tra-
dizione del racconto orale". Così da Udine a Pordenone, la passione per 
la lettura porta a Pertegada, dove i romanzi li trovi al mercato e in tutte 
le classi (fin dalle elementari).

(da la Repubblica - 06 /07 /'15 - Tommaso Cerno  /  Udine)
Nel paese d'Italia dove si legge di più
C'è un nonno in Carnia, bianco di barba come nel romanzo di Heidi di Johanna Spyri,
abbarbicato tra le montagne del Friuli così vicino all'Austria che se tira un orecchio,
dice, "sento parlare tedesco". Ogni mese fa un regalo ai nipotini: un libro. Ha comin-
ciato già prima che sapessero leggere, perchè ci vivessero in mezzo, racconta nono
Giovanni, come si pronuncia quassù, "io che non ho potuto studiare e mi sono sentito
sempre un ignorante". Ora di piccoli eredi ne ha addirittura cinque, fa i conti, che mol-
tiplicato dodici mesi fa 60 libri all'anno, 700 e fischia dal primo nato, Antonio, fino al-
l'ultimo pochi giorni fa. 
Strano nel Paese dove non legge nessuno. Strano che ci sia un paesino dove invece 
leggono tutti. Eppure, nell'Italia dove sfoglaire un libro ormai è peggio che andare a
votare, dove le librerie si inventano happy hour e aperitivi con autore, sconti e tesse-
re premio, dove i festival letterari sono ormai più celebri per le polemiche  che per i 
libri  che incoronano - ultimo caso lo Strega - la moda di leggere riparta dal Nordest, 
da quel Friuli alla cui gente piace ripetere "fasin di bessoi", "facciamo da soli", labo-
riosi e autonomi, diversi dai vizi italici. - Ebbene un dato almeno corrisponde al detto:
non in fabbrica, ma proprio in librerie e biblioteche; basta scorrere i dati Istat di poche 
settimane fa: il 53,6 per cento dei , che significa qualcosa più di 600 mila persone, com
pra, comincia e adirittura finisce almeno un libro all'anno. E si dirà che è poco. Ma ri-
spetto al resto d'Italia, che è da cappello con le orecchie d'asino, mezzo milione di per-
sone su poco più di un milione in tutto si dichiarano"lettori più o meno abituali". Letto-
ri voraci, visto che la statistica mostra come da queste parti 38 su cento, già a partire 
dalla prima elementare, abbiano in casa una biblioteca personale. E nemmeno piccola. 

Continua... to be continued...

mercoledì 29 luglio 2015

IDEE / riflessioni - La crisi greca: salvarsi con lo spirito del Dopoguerra?

29 luglio '15 - mercoledì           29th July / Wednesday                        visione post - 56

L'emergenza ellenica riguarda tutta l'economia, dai
dati "macro" alle singole imprese.  Ma  l'ipocrisia
tedesca e il rigore "copia e incolla" non servono:
bisogna agire come con la Germania post-1945.

(da 'la Repubblica'  -  13 luglio '15 - Le idee / L'analisi  -  Mariana Mazzucato)
Solo lo spirito del Dopoguerra potrà salvarci dalla crisi eterna
Gli economisti si dividono in macroeconomisti e microeconomisti. I primi focalizzano la loro
attenzione sugli aggregati, come l'inflazione, l'occupazione e la crescita del Pil.    I secondi si
occupano delle decisioni a livello individuale, che si tratti di un consumatore, di un lavorato-
re o di un'impresa. La crisi della Grecia pone al tempo stesso un problema macroeconomico e
un problema microeconomico, ma le soluzioni di rigore "copia incolla" proposte dai creditori
non hanno affrontato l'enormità di nessuno di questi due problemi.
Alla fine degli anni Novanta la germania aveva un problema di domanda aggregata  (un con-
cetto macroeconomico). Dopo un decennio di moderazione salariale, che aveva fatto calare il
costo unitario del lavoro, ma anche il tenore di vita, non c'era più abbastanza domanda in Ger-
mania per i beni prodotti dalla Germania stessa, che quindi dovette andare a cercare domanda
all'esterno. La liquidità in eccedenza nelle banche tedesche fu prestata all'estero, a banche stra-
niere come quelle greche. Le banche greche prendevano i prestiti dalla Germania e prestava-
no a loro volta alle imprese greche per consentire loro di acquistare beni tedeschi, incremen-
tando  in tal modo le esportazioni teutoniche. Tutto questo ha fatto crescere tanto l'indebita- 
mento del settore privato ellenico. Non a caso sono le banche tedesche a detenere una grossa
fetta del debito greco (21 miliardi di euro).-   Il fattore cruciale è che il maggiore indebitamen-
to non è stato accompagnato da  un incremento della competitività  (un concetto microecono-
mico).  Le imprese greche non investivano in quelle aree che fanno aumentare la produttività (formazione del capitale umano, ricerca e sviluppo, nuove tecnologie  e  cambiamenti strategi-
ci nella struttura delle organizzazioni). Oltre a questo, lo Stato non funzionava, per via della mancanza di riforme serie del settore pubblico. Pertanto, quando è arrivata la crisi finanzia-
ria, il settore privato greco si è ritrovato altamente indebitato, senza la capacità di reagire.
Come altrove, questa massa di debito privato si è tradotta in un secondo momento in un de-
bito pubblico di vaste proporzioni. Se è vero che il sistema greco era gravato di varie tipolo-
gie di inefficienze, è semplicemente falso  che  i problemi   siano     dovuti  esclusivamente
 all'inefficienza del settore pubblico e a "rigidità" di vario genere.  La causa principale è 
stata l'inefficienza del settore privato, capace di tirare avanti solo indebitandosi e sfruttan-
do i "fondi strutturali"  dell'Unione Europea per compensare la propria carenza di investi-
menti.  Quando la crisi finanziaria  ha messo a nudo  il problema, il governo ha finito per 
dover soccorrere le banche e si è ritrovato a fare i conti con un tracollo del gettito fiscale,
a causa del calo dei redditi e dell'occupazione. I livelli del debito in rapporto al Pil in Gre-
cia, come in quasi tutti i Paesi, sono cresciuti  in modo esponenziale  dopo la crisi, per le 
ragioni che abbiamo detto. -  La reazione della Troika è stata  di imporre  misure di rigore,
che come adesso ben sappiamo hanno provocato una contrazione del Pil greco del 25 per
 cento e una disoccupazione a livelli record, distruggendo in modo permanente le opportu-
nità per generazioni di giovani greci. Syriza ha ereditato questo disastro e si è focalizzata
sulla necessità di accrescere la liquidità incrementando le entrate fiscali attraverso la lot-
ta contro l'evasione, la corruzione e le pratiche monopolistiche, nonchè il contrabbando
di carburante e tabacco. Ha accettao di riformare la normativa del lavoro, di tagliare la
spesa e di alzare l'età pensionabile. Errori sono stati commessi dal giovane governo, ma
certo non si può dire che non stesse facendo progressi, perchè molte riforme avevano già
preso il via. Anzi, nei primi quattro mesi di governo Tsipras il Tesoro ellenico aveva ri-
dotto drasticamente il disavanzo e aveva un avanzo primario (cioè senza calcolare il pa-
gamento degli interessi sul debito) di 2,16 miliardi di euro, molto al di sopra degli ob-
biettivi iniziali di un disavanzo di 287 milioni di euro.
L'austerità ha aiutato? No. Come sottolineava John Maynard Keynes, nei periodi di re-
cessione, quando i consumatori e il settore privato tagliano le spese, non ha senso che lo
Stato faccia altrettanto: è così che una recessione si trasforma in depressione.  Invece la 
Troika ha chiesto sempre più tagli e sempre più in fretta, lasciando ai greci poco spazio
di manovra per continuare con le riforme intraprese  e al tempo stesso cercare di accre-
scere la competitività attraverso una strategia di investimenti.
La crisi economica (poi) ha prodotto una crisi umanitaria a tutti gli effetti, con la gente
incapace di acquistare cibo e medicine. Secondo uno studio, per ogni punto precentuale
in meno di spesa pubblica si è avuto un aumento dello 0,43 per cento dei suicidi fra gli
uomini: escludendo altri fattori che possono indurre al suicidio, tra il 2009 e il 2010 si
sono uccisi "unicamente per il rigore di bilancio" 551 uomini.  Syriza ha reagito pro-
mettendo cure mediche gratuite per disoccupati e non assicurati, garanzie per l'alloggio
ed elettricità gratuita per 80 milioni di euro. Si è anche impegnata a stanziare 765 milio-
ni di euro per fornire sussidi alimentari.
La priorità data da Syriza alla crisi umanitaria e il rifiuto di imporre altre misure di au-
sterità sono stati accolti  con grande preoccupazione e una totale mancanza di riconosci-
mento  per le riforme già avviate. I media hanno alimentato questo processo  e  il resto è 
storia:  quello che è successo poi, ovviamente, è stato  abbondantemente  raccontato dai 
giornali. -  L'indisponibilità a condonare almeno in parte il debito greco  è ovviamente
un atto di ipocrisia, sew si considera che al termine della guerra (Seconda guerra mon-
diale) la Germania ottenne il condono del 60 per cento del suo debito. Una seconda for-
ma di ipocrisia, spesso trascurata dai mezzi di informazione, è il fatto che tante banche
sono state salvate e condonate senza che la cosa abbia suscitato  grande scandalo  fra i
ministri dell'economia. Oggi il salvataggio di cui avrebbe bisogno la Grecia ammonta 
a circa 370 miliardi di euro, ma non è nulla in confronto ai salvataggi internazionali
messi  in piedi  per banche  come  la Citigroup (2.513 miliardi di dollari), la Morgan  
Stanley (2.041 miliardi), la Barclays (868 miliardi), la Goldman Sachs (814 miliardi),
la JP Morgan (391 miliardi), la Bnp Paribas (175 miliardi) e la Dresdner Bank (135 
miliardi). Probabilmente l'impazienza di Obama nei confronti della Merkel nasce dal
fatto che lui conosce queste cifre! Sa  perfettamente  che  quando  il debito  è  troppo
grosso, ed  è impossibile  che venga  restituito  alle  condizioni correnti,   dev'essere  
ristrutturato
Il terzo tipo di ipocrisia è il fatto che mentre  la Germania imponeva  ai greci (e agli
altri vicini del Sud) politiche di austerità, per quanto la riguardava incrementava la 
spesa per ricerca  e sviluppo, collegamenti fra scienza e industria, prestiti strategici
alle sue medie imprese (attraverso una banca di investimenti pubblica molto dinami-
ca come la KfW) e così via. Tutte queste politiche ovviamente hanno migliorato  la
competitività tedesca a scapito di quella altrui. La Siemens non si è aggiudicat ap-
palti all'estero  perchè paga poco  i suoi lavoratori, ma perchè è una delle aziende
più innovative al mondo, anche grazie a questi investimenti pubblici. Un concetto 
microeconomico. Che rimanda a un altro macroeconomico: una vera unione mo-
netaria è impossibile tra paesi così divergenti nella competitività.
Riassumendo, la rigorosa disciplina di bilancio  usata oggi  dall'Eurogruppo  per
mettere "in riga" la Grecia non porterà crescita al Paese ellenico.  La mancanza
di domanda aggregata (problema macroeconomico) e la mancanza di investimenti 
in aree capaci di accrescere la produttività e l'innovazione (problema microecono-
mico) serviranno solo a rendere la Grecia più debole e pericolosa per gli stessi pre-
statori. Sì, servono riforme di vasta portata, ma riforme  che aiutino  a migliorare
questi due aspetti. Non soltanto tagli. Allo stesso modo, è necessario che la Germa-
nia si impegni di più a livello nazionale per accrescere la domanda interna,  e che 
consenta in altri Paesi  europei quel genere di politiche che le hanno permesso  di
raggiungere una competitività reale. Il fatto che l'Eurogruppo non comprenda tut-
to questo è dimostrazione  di incapacità  di pensare a lungo termine  e  ignoranza 
economica (chi comprerà le merci tedesche se l'austerità soffoca la domanda negli
altri paesi?).
Speriamo questa settimana di vedere meno mediocrità e più capacità di pensare in
grande, come successe dopo la guerra e come abbiamo bisogno che suvveda adesso,
dopo una delle peggiori crisi finanziarie della storia.

Lucianone

Società - Italia / cronaca - La sentenza di razzismo per Extrabanca

29 luglio'15 - mercoledì                    29th July / Wednesday                 visione post - 20

Quella banca dei migranti che subisce una 
sentenza di razzismo e imbarazza non poco 
L'ex vicepresidente di Extrabanca, di origine camerunense, 
fa condannare la stessa banca. Motivo: clienti italiani favoriti
e dipendenti discriminati.

(da 'la Repubblica' - 06 /06 /'15  -  di Diego Longhin / Milano)
La prima banca italiana nata nel 2010 con l'obiettivo di dare credito ai cittadini stranieri,
Extrabanca, dovrà risarcire il suo ex vicepresidente, otto Bitjoka, per averlo defenestrato
 nel 2011 dal suo ruolo nel consiglio di amministrazione dell'istituto. Una decisione dettata
da motivi razziali per la seconda sezione civile della Corte di Appello del tribunale di Mila-
no. La sentenza è del 23 giugno '15 e condanna Extrabanca a risarcire Bitjoka  con un in-
dennizzo di 80 mila euro, tutto compreso, per il danno subito, non solo a livello professio-
nale.   -   Bitjoka, imprenditore italiano di origine camerunense, attivo sul fronte sociale
e promotore della nascita di Extrabanca, di cui era vicepresidente, nel 2011 era stato l'u-
nico nel consiglio di amministrazione a denunciare il comportamento discriminatorio nei
confronti di un dipendente di origine senegalese, Cheik Tidiane Gaye.  Il lavoratore de-
nunciò il fatto che i dirigenti dell'istituto lo volevano dissuadere  dal candidarsi alle ele-
zioni comunali del 2011 con Pisapia a causa del suo colore della pelle e della sua razza, 
accomunandolo agli zingari. E poi l'invito a non pretendere di fare carriera, di diventa-
re dirigente perchè immigrato. Tutti fatti accertati da una sentenza del marzo del 2012
del tribunale del Lavoro di Milano che ha riconosciuto a Gaye di aver subito "molestie
razziali".  Bitjoka era stato l'unico tra il management a denunciare la cosa e a puntare
il dito anche sui differenti tassi di credito tra i clienti stranieri e quelli italiani, più favo-
revoli agli ultimi. Un atteggiamento paradossale in una banca, fondata e presieduta da
Andrea Orlandini, nata con lo scopo di favorire  mutui e prestiti   ai cittadini  di origine
straniera. Quando Bitjoka, anche lui di colore, pone la questione, inviando pure un'in-
formativa ai soci, si ritrova contro tutto il consiglio di amministrazione che nel giro di
poche sedute vota una risoluzione per esautorarlo dal ruolo di vicepresidente. 
Il giudice Angelo Sbordone della Corte d'appello del Tribunale civile di Milano  ha ri-
baltato la sentenza di primo grado e riconosciuto le ragioni di Bitjoka disponendo "un
risarcimento del danno non patrimoniale connesso alla lesione dell'interesse a non su-
bire discriminazioni per ragioni di eazza o di origine etnica che affonda le radici morali
e culturali, prima ancora che giuridiche, nelle norme fondamentali, articolo 2 e 3  della
nostra Costituzione". Il giudice ravvede nella scelta di revocare l'incarico una discrimi-
nazione per motivi razziali. Oltre al risarcimento, Extrabanca, che ha filiali a Milano,
Roma, Brescia e Prato, dovrà pubblicare in sintesi la sentenza sui maggiori quotidiani
nazionali e integralmente sul suo sito internet per un anno. Per lo stesso giudice la pub-
blicità di questa sentenza "deve costituire un'efficace remora contro future discrimina-
zioni".  Soddisfatto Bitjoka, assistito dall'avvocato Fabrio Strazzeri: "Con questa sen-
tenza si fa giustizia. Dopo la revoca dell'incarico mi sono dimesso dal cda perchè rite-
nevo che l'istituto tradisse i principi sui quali era stata fondata". E aggiunge: "Nono-
stante le carte etiche e i valori che venivano propinati, il sostegno ai clienti stranieri
era solo una copertura per prendere una fetta di mercato". Nel processo  di appello
si è accertato "che il credito concesso agli italiani era mediamente il doppio di quello
dato agli stranieri".  Il tasso sui mutui per gli immigrati era vantaggioso, sui prestiti
personali era superiore del 2,8 per cento a quello praticato agli italiani.

Lucianone

martedì 28 luglio 2015

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

28 luglio '15 - martedì                 28th July / Tuesday                    visione post - 6

EUROZONA
I cinque saggi del governo di Berlino: riformare i Trattati
per governare la crisi e precedere l'uscita dall'euro.
Necessario prevedere un meccanismo che accompagni alla porta uno Stato
quando l'inadempienza alle regole di bilancio diventi una minaccia per la
moneta unica. 

ROMA -  Rimpasto al Campidoglio
Ecco la nuova squadra del sindaco Marino / Ai trasporti Esposito
vicesindaco Causi.
Avvicendamento anche a Scuola e Periferie, dove arriva l'ex sottosegretario
all'istruzione del governo Letta Marco Rossi Doria, e al Turismo con Luigina
Di Liegro. Il sindaco-chirurgo a Renzi: "Ha ragione, l'amministrazione va va-
lutata per ciò che fa".

RUSSIA (Kazan) - Sport

Tuffi: Tania Cagnotto conquista l'oro mondiale al
trampolino da un metro / Batte le cinesi.
Per l'azzurra è il primo oro iridato in questa disciplina dopo il bronzo nel 2011
a Shangai e l'argento nel 2013 a Barcellona.

ROMA - Fiumicino
Aeroporto di Fiumicino nel caos: è incendio doloso / Renzi
chiama Alfano: "Situazione intollerabile"
Il rogo è partito dalla pineta con sterpaglie in fiamme. Voli ripresi ma ci sono
ancora disagi. E Renzi chiama Alfano. "Verificare la situazione allo scalo".
Il fumo invade le piste, decolli ripresi dopo stop di 3 ore.



Lucianone




venerdì 24 luglio 2015

Scienze / astronauti - Tutto su Samantha Cristoforetti, rientrata dallo spazio

24 luglio '15 - venerdì              24th July / Friday                        visione post - 33




Samantha Cristoforetti si racconta al ritorno dallo Spazio

Le risposte dell’astronauta italiana nel corso della prima conferenza stampa dal rientro sulla Terra
Dopo una permanenza di quasi 200 giorni nello Spazio, l’astronauta dei record è finalmente a casaSamantha Cristoforetti è stata infatti la prima italiana nello Spazio, la donna che a oggi ha trascorso il periodo più lungo lontano dall’atmosfera terrestre, e con le sue foto e i suoi racconti sui social media, si è trasformata con il passare dei mesi in un personaggio pubblico senza precedenti, autentico modello per moltissimi giovani aspiranti astronauti. Tornata a Terra ormai da tre giorni, in una conferenza stampa conclusasi poche ore il fa il Capitano Cristoforetti ha raccontato ai giornalisti alcune delle impressioni che hanno accompagnato il suo rientro, quali ricordi porta con sé dallo Spazio, e i progetti che ha in serbo per lei il futuro.
Per prima cosa, Samantha ha parlato dell’importanza scientifica della missione Futura. I risultati dei tanti esperimenti svolti sullaStazione Spaziale Internazionale, i cui dati sono ora in mano agli scienziati, si vedranno solo tra qualche tempo, perché come ha ricordato l’astronauta richiedono mesi di lavoro per essere analizzati correttamente. Svolgere ricerche nello spazio, ha ricordato Sam, è fondamentale comuqnue in moltissimi campi, come la scienza dei materiali, perché permette di isolare determinati fenomeno che si vuole studiare, eliminando una variabile onnipresente sulla Terra: la gravità.
Ancor più importante forse è studiare il comportamento delle forme di vita in ambiente spaziale, perché permetterà di prepararci a trascorrere periodi sempre più lunghi lontano dal pianeta (fondamentali ad esempio per raggiungere destinazioni distanti come Marte), ma ha ricadute dirette anche per la salute qui sulla Terra, perché scoprire i meccanismi che controllano questo adattamento (come i geni) aiuta ad approfondire le conoscenze che abbiamo sul funzionamento degli organismi viventi, e in un ultima analisi, a comprendere il funzionamento del corpo a livello delle cellule. Si tratta di esperimenti in cui gli astronauti sono allo stesso tempo sperimentatori e cavie, perché i loro organismi vengono monitorati costantemente nel corso della missione, e gli esami continuano anche a Terra, visto che servono dati pre e post missione.


Altro punto che ha dovuto toccare necessariamente è la fama che ha riscosso negli scorsi mesi grazie alla sua attività sui social media. Un impatto mediatico di cui Sam non era del tutto consapevole prima di tornare a casa. “


 “Me ne sto rendendo conto piano piano”, ha spiegato Sam ai Giornalisti. “Perché dalla Stazione Spaziale anche mandare un tweet è complicato, e quale sia stato il mio impatto a Terra lo sto scoprendo solo adesso. Così come nella scienza anche nella comunicazione è una questione di lavoro di squadra. Io ho cercato di condividere quello che vivevo e vedevo, ma è la punto dall’icebrg, dietro c’è il lavoro di tutto il team di comunicazione dell’Asi e dell’Esa”.
Cosa farà in futuro l’astronauta, ora che è tornata sulla Terra?Sono appena arrivata e cosa farò non lo so ancora, e non sta del tutto a me deciderlo”, ha spiegato. “Continuerò ovviamente la mi attività di comunicazione nei limiti di quello che si può fare.Quando sei nello spazio d’altronde hai unavventura incredibile da raccontare, sulla terra meno. Decideremo con l’Agenzia nel limite del ragionevole, ma prima o poi questa attività avrà termine”. Anche perché, come ha ricordato Samantha: “Un astronauta non fa la celebrità di professione”.

Di ricordi importanti Samantha ne ha portati tanti con sé al ritorno dal suo viaggio. Uno su tutti, quello della vita sulla stazione spaziale. “Fluttuare, volare in libertà, è forse la leggerezza mi mancherà di più” ha raccontato. “E inoltre riuscire a dare il tuo contributo, perché per quei sei mesi fai parte della grande avventura degli esseri umani nello spazio, fai parte di un team, vedi i risultati del lavoro”.
A livello di intensità fisica sono però la partenza e il rientro le esperienze più indimenticabili. Il rientro in particolare lo ricorda bene, perché è fresco di pochi giorni. “È un’esperienza davvero eccezionale – ha spiegato – Il viaggio inizia 6 ore prima dell’impatto con il terreno, sei ore trascorse ad aspettare in una posizione scomoda, fetale. Si ha il tempo di pensare, e anche di riposare”. Ore, ricorda oggi, in cui non succede poi molto, e in cui si attendono una serie di eventi che devono accadere, per avere ja certezza di tornare in sicurezza.
Il viaggio Sam lo racconta così: Aspetti i motori che si accendano al momento giusto e per il tempo giusto. Poi c’è la separazione della navetta: abbiamo visto dal finestrino e andava tutto bene, eravamo orientati bene con la terra. Ho visto quindi l’ultima alba, l’ultimo passaggio dalla notte verso la luce. Poi si accendono i motori c’è la separazione della navetta, e di colpo eravamo in una piccola capsula che ci avrebbe riportato a terra. Poi attendi l’atmosfera, il segnale che sei entrato nel momento giusto. La fase in cui attraversi gli strati dell’atmosfera: vedi le fiamme, il plasma, che avvolgono la capsula. Quindi senti l’accelerazione, e anche un g che dopo 6 mesi sembrano tonnellate. Diventi sempre più pesante. E poi ovviamente l’apertura del paracadute. Quando si apre il primo arriva una grande botta, e la capsula gira su se stessa, e sembra di stare dentro una lavatrice impazzita. Poi si apre il secondo, e dopo quello sai che stai arrivando a casa sano e salvo. È stato bello alla fine vedere il posizione, poi ti prepari all’impatto e boom sei a terra”.



Lucianone

giovedì 23 luglio 2015

L'Opinione del Giovedì - A ruota libera su tutto (1)

23 luglio '15 - giovedì             23rd July / Thursday                       visione post - 41

Con questo post dedicato a 'L'Opinione del Giovedì' voglio inaugurare una nuova 
serie intitolata "A ruota libera..." dove spazierò su vari temi e argomenti,
soprattutto d'attualità, cercando di approfondirli il più possibile.
(Lucianone)

(di Luciano Finesso)
UN MONDO sempre più CAPOVOLTO E FEROCE
La quotidianità è ormai fatta di mille efferratezze. Le stesse efferratezze compiute
quotidianamente fanno parte della cultura della violenza, addirittura della nega-
zione della vita. Cioè di violenza che si manifesta come cultura di negazione di
vita e come tale contro la libertà delle persone a poter vivere, quindi vivere nel 
pericolo costante di essere privati della propria esistenza/come semplice libertà
di esistere da un prossimo non solo estraneo/sconosciuto ma che può anche es-
sere un amico, fidanzato, parente  o  semplicemente conoscente, vicino di casa 
eccetera. I casi recenti della giovane tabaccaia trentenne uccisa con 45 coltel-
late nel proprio negozio, o del giovane d-j  che ha provocato  la morte   della
propria compagna e di un altro automobilista facendo un'inversione improv-
visa per andare contromano in autostrada e a fari spenti, sono i casi più ecla-
tanti di questo periodo; ma poi si possono ricordare i continui casi di pirateria 
stradale, di violenze sessuali e soprattutto quelle in forma di stupro  commesse
continuamente, nonostante vi siano adesso sanzioni anche pesanti.  Solo che 
poi tutto si annulla alla luce (opaca, retrograda e maschilista) della sentenza
di alcuni giudici che assolvono sei ragazzi per stupro di gruppo, condannando
invece la ragazza vittima per condotta immorale e addirittura provocatoria nei
confronti dei criminali, che tali al cospetto di quella legge maschilista più non
sono.  Ecco il conseguente risultato finale: un Mondo  sempre più  capovolto e 
una parte di Società cinica e quindi più feroce degli stessi stupratori.
LA SOCIETA' LIQUIDA
La complessità aggrovigliata in cui si trovano il mondo e la società di tipo globaliz-
zato, in questa  seconda decade del XXI secolo, ha bisogno di essere analizzata nei
suoi tanti differenti aspetti per capire bene dove potrà portare  nel prossimo futuro,
e per vedere quali potranno essere i possibili aggiustamenti da  apportare in modo
che non si arrivi a qualsiasi tipo di inarrestabile sfacelo. 
Ma il grosso, grande problema che complica la strada verso i 'possibili aggiustamenti'
è il fatto che  il mondo moderno o post-moderno e le società moderne/post-moderne
sono diventati/e di aspetto liquido, di forma liquida, ossia ogni fatto, avvenimento,
ogni fatto del giorno scivolano via, sfuggono dalla mente e dalla comprensione cri-
tica e con velocità sorprendente volano via come cose a noi non più appartenute  e 
inoltre ciò che ci fa 'non osservare in profondità' e così 'non riflettere'  è uno stato
permanente di assuefazione stabile al fatto ormai diventato 'mediatico' del già visto,
già sentito, già letto e soprattutto osservato per immagini ripetitive all'infinito senza
soluzione di continuità. Altro aspetto della società liquida è quello dei Social media
usati come mezzi di comunicazione immediata/egocentrista in cui l'altro diventa qua-
si lo specchio del 'me stesso' e la vera comunicazione di interscambio di idee rischia
di scomparire e sempre più spesso scompare del tutto e si annulla. Conversazione su
twitter e facebook dove le frasi digitate scivolano via, evaporano nella fissazione di
continuità infinita, come telegiornali che si assomigliano nell'accavvallarsi osmoti-
ca di notizie o servizi già sentite, ripetuti e svuotati perciò di contenuto per esser poi
sottoposti a una critica sbrigativa e non abbastanza approfondita ed efficace.  -  La
tecnologia avanzata, se ha portato a un progresso notevolissimo in campo scientifico 
e quindi a un benessere generale (infatti si vive oggi molto di più),  dall'altro lato - 
quello che riguarda le relazioni umane e l'aspetto psicologico generale - ha portato
a disfunzioni sociali molto pesanti creando patologie depressive o schizzate tra sempre 
più persone.  E per quanto riguarda l'aspetto/il campo economico-sociale? Lo affronto
nella disgressione che segue: in futuro, che ormai è già quello dell'oggi, ci sarà sempre
più da affrontare il dualismo 'ordine / disordine' e da trovare  soluzioni positive conti-
nue per risollevarsi dalla ripetitività del 'Caos', chiaramente causato dagli umani.  
L'ORDINE, IL DISORDINE E IL CAOS
Che cosa c'è dietro alla successione ordine-disordine-caos? C'è la violenza, il bisogno
di usare violenza fisica o anche psicologica. Perchè? Perchè tipico della razza umana.
Ma non innato, in quanto il bimbo appena nato non ha impresso il marchio della vio-
lenza, tutt'altro: è innoquo, ingenuo, e dunque, se vogliamo, pacifico. Con il passare 
dell'età, il bambino si può trasformare in persona violenta in quanto assimila il nega-
tivo che lo circonda e che gli viene dato, impresso come modello. Tutto qui, intanto.
Il piccolo/breve libro "VIOLENZA - la violenza è inevitabile?" (della collana 'Le domande
della filosofia' a cura di Maurizio Ferraris) inizia, nell'Introduzione dello stesso M. Ferraris,
con questo racconto: "La notizia che si è letta sui giornali qualche tempo fa, di un bambino 
di dieci anni assolto per avere ucciso il padre neonazista che lo aveva educato alla violenza, 
sembra il capovolgimento della vicenda biblica di Abramo che, per ubbidire a una ingiunzio-
ne divina, accetta di uccidere suo figlio Isacco. Solo che, nella versione contemporanea, nes-
sun angelo ha fermato la mano dell'omicida, e inoltre la circostanza che a uccidere fosse un
bambino di dieci anni, e la vittima un teorizzatore della violenza (per cui qualcuno avrà sen-
z'altro pensato che la sua uccisione fosse meritata), ci dà l'idea di quanto la violenza sia una
presenza ubiqua e ambigua nell'esperienza umana".
Continua... to be continued...

CIBO/ cucina - Lo chef Bledar Kola e il suo cibo albanese

23 luglio '15 - giovedì                23rd July / Thursday                      visione post - 3

Cucinare con poco salvando la tradizione:
la scommessa dello chef Bledar Kola

(da 'la Repubblica' - 8 luglio '15 - Expo 2015 / Gli eroi del futuro - Carlo Petrini)
Lo chef Kola, dopo 15 anni all'estero, ha aperto un locale, a Milano,
che celebra il rinascimento del cibo albanese.
... Il giovane astro nascente di questo rinascimento gastronomico albanese che
vi presentiamo oggi è Bledar Kola, trent'anni, di cui quindici passati nelle cuci-
ne.  "E' stata mia madre  a trasmettermi  la passione  per il cibo e la cucina; è
proprio con lei che ho iniziato , a casa, preparando la jufka, la tradizionale pasta 
fillo albanese che è alla base di olte nostre ricette. Penso che sia in quei pome-
riggi passati con lei che ho imparato a ricercare la perfezione". 
E' con la scintilla di questa passione che, appena quindicenne, Bledar inizia la sua 
gavetta all'estero  con Londra  come punto di partenza, un percorso che  lo vedrà  
partire da una plancia  da lavapiatti  per arrivare  fino al Noma di Copenaghen, e
tornare poi in Albania dove ha aperto il suo ristorante, il Bacchus Bistro. 
"Ho lavorato al Noma, con René Redzepi, per tre anni, un'esperienza incredibile
e innovativa. Sono convinto lo scambio culturale sia fondamentale in cucina, e per
questo, dopo aver conosciuto la New Nordic Cuisine, ho deciso di tornare per ap-
plicare quei principi di purezza, semplicità e freschezza della nostra tradizione ga-
stronomica, ricca di ingredienti selvatici sconosciuti ai più, inclusi molti albanesi".                  
Continua... to be continued...  

Personaggi / musica - Breve intervista al pianista iraniano Ramin Bahrami

23 luglio '15 - giovedì                23rd July / Thursday                       visione post - 48

Berhami: "L'unica salvezza è la bellezza" / "Cultura e musica si stanno
sacrificando al profitto, al dio-denaro. Per fortuna c'è Bach, ci sono le fughe"

(da 'la Repubblica' - 17 /06 /'15 - Spettacoli / di Nicoletta Sguben)

L'elogio delle ossessioni
"La mia ossessione è la bellezza. E' il credere che l'umanità possa farcela".
Ramin Bahrami, il pianista iraniano, giunge alla Milanesiana fiero di perseguire maniacalmente
compiutezza, profondità, armonia, Qualità-àncora che secondo il 38enne artista di Teheran - co-
stretto a rifugiarsi in Italia a 11 anni con l'avvento degli Ayatollah - "permettono  di fronteggiare
il degrado della società civile"-    Certo, lui la prospettiva  la inquadra  da musicista, per di più
esperto di Bach, compositore di cui Bahrami è alfiere nel mondo e la cui musica è "espressione
di perfezione, sostanza e bellezza", sostiene il maestro che vive a Stoccarda con la moglie italia-
na e la loro bimba di 16 mesi.  Ma il discorso si allarga proprio a partire dalla Milanesiana: "Le
ossessioni che vengono proposte  da una rassegna  come questa  sono una specie  di antidoto
contro la superficialità cui stiamo andando incontro sempre più incautamente", dice il pianista il
cui prossimo libro in preparazione per Bompiani (ne ha già scritti due di successo: Come Bach
mi ha salvato la vita e Il suono dell'Occidente, entrambi Mondadori) include anche la sua espe-
rienza al festival e la condivisione di intenti con Elisabetta Sgarbi.
OSSESSIONE PER BELLEZZA E PERFEZIONE: NON E' UN PO' FUORI DAL MONDO?
"Forse, ma se mi guardo attorno e vedo come stanno andando cose importanti tipo la cultura e la
musica, sacrificate al dio danaro, al profitto, allo spread... beh, preferisco di gran lunga pensare allo
'spread' bachiano nelle fughe!".
LA CULTURA E' UN 'OSSESSIONE DA PERSEGUIRE?
E anche da preservare e difendere: è la prova che esiste un'altra via, un altro binario. Peccato che
la banalità più fatua  stia contagiando  anche una schiera di artisti - per fortuna minoritaria - che si
lasciano abbindolare dall'apparenza e non scrutano dentro loro stessi, alla ricerca della sostanza".
MUSICISTI...
"Non solo: anche scultori, pittori, gente di spettacolo, attori, scrittori. Qualsiasi genere di possibile
arte, suonatori di cornamusa inclusi".
DA QUANDO E' GIUNTO IN ITALIA, 20 ANNI FA, LA SITUAZIONE E' MOLTO PEGGIORATA?
"Io ho avuto la fortuna di mettere  le basi musicali  al Conservatorio  di Milano nella classe di un
grande uomo di cultura, Piero Rattalino, e di proseguire questo cammino all'Accademia di Imola.
Allora si credeva in questa "bellissima signora" che è l'Italia. Oggi il Paese si sta assopendo. E
quando i politici chiudono le orchestre, le accademie d'arte e tagliano i fondi alle società concer-
tistiche umiliando direttori artistici che giustamente nutrono ossessioni per le loro creature, com-
piono un atto di gravissima inciviltà".


Stasera quale aspetto della sua ossessione-Bach indaga al pianoforte?
"Quello della danza: un'altra mania che mi porto fin da bambino. Anche Bach ha un'ossessione
"danzante", lo si sente nella Prima Partita, nella Suite n.5  e  nel Concerto Italiano che metto a
confronto nel progetto per Milanesiana".
UN'OSSESSIONE DA UOMO COMUNE CE L'HA?
"Certo, la mia piccolina: il suo sorriso, come per tutti i papà. Giocare con lei vuol dire ritrovare
il bambino Ramin che vivaddio non è ancora cresciuto".
E SE DOVESSE CRESCERE?
"Cioè quando smetterò di capire da mia figlia come sorprendersi di fronte alla bellezza? Vuol dire
che starò avvicinandomi al "viaggio sconociuto", come chiamava la fine Claudio Abbado".

Lucianone