mercoledì 25 novembre 2015

L'Opinione del Giovedì - L'effetto 13 novembre: il mondo occidentale europeo non sarà più quello di prima

26 novembre '15 - giovedì            26th November / Thursday               visione post - 9


(di Luciano Finesso)
Effetti catastrofici, effetti paralleli:
11 settembre 2001 - 13 novembre 2015,
14 anni di distanza non cambiano le somiglianze,
ma approfondiscono le ansie per un mondo sempre più insicuro

C'è un Prima e c'è un Dopo, c'è un Ieri e c'è un Domani. Nel mezzo c'è un
Oggi o se vogliamo un Presente che è un continuo pericoloso spartiacque.
Non è più così semplice vivere  un Oggi permanentemente insicuro  e  dunque fragile,  ed
essere immersi in un Presente quotidiano che non dà più alcun riferimento minimamente
certo per quanto riguarda la nostra stessa vita.  IN QUESTO CASO la differenza tra le 2 
date che finora hanno segnato come solchi i primi 15 anni del nostro secolo, è più marcata
proprio per il senso di insicurezza totale (allora era solo parziale) che si respira sempre di
più in questi anni di "terrorismo quotidiano".

Continua... to be contin

Sport - calcio / Serie A - 13^ giornata - 2015/16

27 novembre '15 - venerdì           27th November / Friday                 visione post - 14

Risultati delle partite
Bologna   2     Juventus   1     Verona H.   0     Atalanta     0   Carpi      1     Fiorentina    2
Roma       2     Milan        0     Napoli         2     Torino       1   Chievo   2     Empoli         2

Genoa       2     Lazio        1     Udinese        1     Inter           4
Sassuolo   1     Palermo   1     Sampdoria   0     Frosinone   0





IL  Commento

Continua... to be continued...

lunedì 23 novembre 2015

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

23 novembre '15 - lunedì           23 rd November / Monday                visione post - 17

VENEZIA  -  La vittima italiana del Bataclan / la ricercatrice veneziana morta a Parigi
L'ultimo saluto a Valeria
Per il secondo giorno Venezia si è stretta attorno a sua figlia, Valeria Solesin, morta in seguito all’attacco terroristico dell’Isis al Bataclan di Parigi. Oltre al premier e a moltissima gente comune, alle 16.20 è arrivata anche la presidente della Camera Laura Boldrini: «Ho parlato con i genitori di Valeria - ha detto -, vorrei che la loro figlia diventasse un riferimento per tutte quelle giovani donne che non hanno ancora trovato la loro strada».

Renzi a Venezia: «Grazie Valeria»
Funerali, il papà: sì a patriarca e imam


Il premier si è intrattenuto con i familiari per una decina di minuti. Nel pomeriggio la presidente della Camera Boldrini. Tutto pronto per l’ultimo saluto a San Marco


Martedì in piazza San Marco la cerimonia civile per la 28enne uccisa negli attacchi di Parigi. 

PARIGI -  La ragazza italiana miracolata
Barbara Serpentini: " Viva per miracolo" / Negli attacchi di Parigi il mitra del terrorista Salah
(ricercato) s'inceppa.

La studentessa italiana di Scienze Politiche, 18 anni, nel caffè «Casa Nostra» con l’amica Sophie: «Non riesco a credere di essere io la ragazza del video. A ogni colpo abbiamo pensato di morire".

Barbara Serpentini, 18 anni, è la ragazza scampata per miracolo alla sparatoria avvenuta nel caffè «Casa Nostra» di Parigi la sera dello scorso 13 novembre. È proprio Barbara la ragazza che si vede nel video diffuso daquotidiano Daily Mail .Le telecamere del locale mostravano una giovane che si precipitava sotto i tavolini mentre uno dei terroristi, si presume Salah, apriva il fuoco con un Ak47 sulla folla. Fortunatamente il mitra si è inceppata proprio quando l’uomo lo puntava contro di lei, prima di fuggire. In primo piano c’è l’interno del caffè e gli spari arrivano da fuori. Evidenti sono tuttavia la sorpresa, lo spavento e l’orrore delle persone prese di mira. Ma anche le reazioni istintive che permettono di scampare al tiro a segno. Una donna si butta per terra in un angolo, una cameriera si accuccia sotto il bancone del bar e poi aiuta a sistemarsi vicino a lei, quasi abbracciandola, una donna più anziana, che la raggiunge dopo essersi alzata precipitosamente da un tavolino. Le raffiche continuano, poi improvvisamente diminuiscono. Un terrorista si ferma. «Ho aperto gli occhi e ho visto i suoi piedi. Aveva le scarpe da ginnastica nere, è stato davanti a me per un tempo che mi è sembrato un’infinità. Non volevo che i nostri occhi si incrociassero e mi sono messa nuovamente le mani sul viso. Le scarpe erano a 20 centimetri da me», ha raccontato Barbara. «So che sembra assurdo, ma ancora non riesco a identificarmi nella donna del video. È come se mi vedessi dall’esterno: non riesco a credere di essere io». Lì per lì Barbara non ha realizzato quanto è stata fortunata. 

SIRIA  -  Raqqa
La nostra vita di spose dell'Isis
Portavano il bikini, andavano all’università. Poi sono diventate poliziotte del Califfato. Tre siriane si raccontano al «New York Times».
Raqqa, 2012. Dua, Aws e Asma «appartenevano a una generazione di donne siriane che godeva di un’indipendenza assai superiore al passato. Si mischiavano liberamente ai ragazzi, socializzavano e studiavano in una città caratterizzata da diversità religiosa e da costumi piuttosto aperti. Molte donne si vestivano con abiti sportivi, lasciando scoperte le ginocchia e le braccia d’estate, e truccandosi. E anche se alcune abitanti più conservatrici di Raqqa indossavano l’abaya e il velo, un numero crescente frequentava l’università, sposandosi sempre più tardi. La maggior parte delle coppie sceglieva liberamente il partner». 

La citta siriana di Raqqa non è sempre stata la capitale del Califfato
, un luogo dove le donne sono obbligate a indossare veli tripli - pena le frustate delle poliziotte della brigata Al Khansaa -, dove si può uscire di casa solo se accompagnate da un parente maschio e dove chi non rispetta la sharia rischia decapitazioni e lapidazioni. Un confronto illuminante tra il presente e il passato emerge da un articolo pubblicato sul New York Times dalla giornalista Azadeh Moaveni, basato sulle interviste con tre ventenni siriane scappate in Turchia. Non è il primo articolo che racconta la situazione delle donne a Raqqa. «Ma sentivo che ci fosse il bisogno di una narrazione più sobria, meno sensazionalistica. A mio parere, finora la maggior parte degli articoli sulla brigata Al Khansaa sono stati privi di contesto», dice al Corriere la reporter irano-americana, ex inviata di «Time» a Teheran e nota per il libro «Lipstick Jihad». «Non emergeva la società siriana, non veniva raccontata questa generazione di donne, che non erano islam
iste intransigenti eppure si sono unite a una milizia. Ma allora qual era la loro motivazione?». 
(Reuters)

Il passato e il presente di Raqqa sono divisi da pochi anni. Dal 2014, quando l’Isis - o come la chiamano gli abitanti «Tanzeem», l’organizzazione - ha preso il controllo della città (e in parte già nel 2013, sotto il dominio dei qaedisti di Al Nusra), la vita è cambiata del tutto. Le cugine Aws e Dua, 25 e 2o anni, l’una studentessa di Letteratura di famiglia borghese e l’altra più povera con il papà contadino, erano accomunate dall’amore per il cinema - la prima Hollywood, l’altra Bollywood - e le passeggiate. La terza ventenne, Asma, studiava Economia, andava in spiaggia in bikini, aveva lasciato un fidanzato che voleva farle portare il velo. Ma nel 2014, pur non aderendo all’ideologia dell’Isis, Dua e Aws hanno sposato due miliziani - la prima costretta dai genitori, la seconda per romanticismo («Aveva visto troppi film con Di Caprio»). Era un modo per tutelare le proprie famiglie e c’erano vantaggi nell’avere un marito «foreign fighter» (salario, appartamento con cucina europea). Si erano perfino innamorate, anche se costrette a usare i contraccettivi perché i loro sposi erano destinati a diventare dei kamikaze, e la prole li avrebbe resi più restii al sacrificio. Tutte e tre si sono unite alla Brigata Al Khansaa, l’unità di polizia femminile, creata per far rispettare le norme della sharia. «Venti frustate per il velo troppo aderente, cinque per il trucco, altre cinque per chi non era docile una volta arrestata». 
(di Viviana Mazza, da www.corriere.it)

BELGIO  -  Bruxelles
Bruxelles è una città deserta e blindata






Nella «capitale d’Europa» il livello di minaccia rimane a 4, il più alto possibile. Anche lunedì metropolitana, scuole e università sono rimaste chiuse e le strade (quasi deserte) sono pattugliate dai militari Salah ancora in fuga


“Keep kalm and tweet a cat”. In una serata di fortissima tensione, durante i blitz antiterrorismo delle forze dell’ordine a Bruxelles, per esorcizzare la paura e rispettare la richiesta della polizia di non diffondere sui social network dettagli delle operazioni in corso, Su Twitter da parte degli utenti in Belgio si è scatenata una vera e propria gara al tweet del gattino più buffo e tenero. L’hashtag di accompagnamento era #BrusselsLockDown. E così la rete ha trovato il modo, in un momento tanto drammatico, con il cuore di Bruxelles e d’Europa bloccato, di farsi una risata e vincere il terrore.

lUCIANONE

Società / terrorismo - Nigeria: le bimbe kamikaze usate da Boko Haram in ottobre

23 novembre '15 - lunedì             23rd November / Monday          visione post - 19

(da la Repubblica - 03/ 10/ '15 - Allarme terrorismo / Giampaolo Cadalanu)
Nigeria - Cinque bimbe kamikaze, è strage
Un gruppo di kamikaze adolescenti, cinque secondo alcune fonti, si sono fatte esplodere
 - giovedì sera, 1 ottobre - in mezzo alla gente di Maiduguri, capitale dello Stato del Borno.
Una di loro aveva appena nove anni. Si sono fatte saltare alla fine della preghiera serale:
14 i morti, una quarantina i feriti, molti gravissimi. Un testimone ha raccontato all'agen-
zia France Presse che un'altra ragazzina è morta nell'esplosione anticipata della sua cin-
tura esplosiva vicino alla moschea del quartiere di Ajilari. Altri tre kamikaze sono entra-
ti in azione vicino a un passaggio a livello, dice la polizia di Maiduguri. Altri testimoni raccontano di una ragazzina che non sarebbe riuscita a innescare l'ordigno  e sarebbe
stata catturata viva dagli agenti.  -  I fondamentalisti non hanno nemmeno rivendicato la 
strage, ma le autorità locali non hanno dubbi: a scegliere il giorno in cui si celebrano i 55
anni di indipendenza del Paese  per spedire verso il martirio le giovanette sono stati i fa-
natici di Boko Haram che lo scorso marzo hanno giurato fedeltà all'Is prendendo il nome
di Provincia dello Stato islamico nell'Africa occidentale. Il gruppo è ben radicato nello Sta-
to del Borno. A Maiduguri avevano colpito lo scorso 20 settembre, con una serie di attacchi
in cui morirono 117 persone, tra cui molte donne.    Gli attacchi  sono avvenuti nello stesso giorno in cui l'esercito ha annunciato che 80 combattenti di Boko Haram si sono arresi nel Borno, evento che è stato descritto come una "pietra miliare" nella lotta contro il terrorismo.
Non è ben chiaro se il gruppo sia ancora guidato da Abubakar Shekau, che più volte le auto-
rità hanno dato per morto. Quello che sembra evidente è il cambio di strategia dei terroristi.
Il presidente federale Muhammad Buhari, di fede islamica, ha dichiarato loro guerra aperta impegnando mezzi e uomini nella sfida. I fondamentalisti, che nei mesi precedenti aveva-
no attaccato con successo villaggi e città, hanno modificato il loro modo di procedere, orien-
tandosi  su una tattica  molto meno controllabile  dalle autorità centrali di Abuja, evitando
ogni confronto e concentrando i propri sforzi su uno scenario di terrore. La tattica prevede
razzie nei villaggi che ospitano scuole e soprattutto attacchi suicidi nelle città, imprevedibili
per le forze di sicurezza perchè condotti spesso attraverso minori.
__________________________________________________________________________

QUELLE PICCOLE TRASFORMATE A FORZA  IN ARMI MICIDIALI DEL TERRORE 
Era già successo, ma c'è sempre un gradino più infame: cinque bambine mandate insieme
a esplodere all'entrata di una moschea all'ora della preghierra della sera. La loro età può  
essere solo ricostruita a occhio dai testimoni superstiti: la più piccola, dicono, avrà avuto 
nove anni.  Sarà stato più facile per loro andare insieme, le più grandi che facevano co-
raggio alle più piccole - o viceversa, chissà. I morti (dicono le notizie, ma il conto è desti-
nato a crescere) sono 14, "comprese le bambine".   Non so se chi ha redatto così la noti-
zia l'abbia fatto distrattamente, o si sia fermato a riflettere. Altre volte si leggono frasi di-
verse: "Ci sono state 9 vittime, oltre agli attentatori". Si sta attenti a mettere in un conto 
a parte gli attentatori, specialmente quando siano avidi della propria morte. Qui nessun
può essere tentato di togliere le bambine dal conto delle vittime. Ci si interroga angoscio-
samente: si rendono conto, le attentatrici suicide, di ciò cui vanno incontro? Gli esperti
avvertono che i loro congegni esplosivi possono essere fatti detonare a distanza, e a insa-
puta delle poverette su cui sono state caricati. Altri spiegano come sia possibile indottrina-
re fino all'ottusità, o all'entusiasmo, creature fragili strappate alla loro vita e rimodellate, 
dalla violenza fisica  e  dalla suggestione psicologica dei carcerieri, e come le donne e 
le bambine siano più vulnerabili. 
C'è un tristo repertorio internazionale di donne e ragazze votate alla morte altrui e propria.
Ma le "vedove nere" cecene, adolescenti a volte, non avevano nove anni, e anche quando,
spesso, erano forzate, erano pur sempre parte del popolo e della cultura che le mandava a
morte. Qui c'è il raccapriccio nuovo, se non nelle più terribili immaginazioni letterarie, di
donne e bambine tolte dalle proprie case e magari alla propria religione e "convertite" a
diventare armi micidiali contro la propria gente e contro se stesse. E' inevitabile arrovel-
larsi attorno a questo dilemma, spingersi a immaginare con che animo cinque bambine
e ragazze abbiano percorso l'ultimo tratto della loro strada: purchè non si ceda alla paz-
zia di ritenerle responsabili o colpevoli.

Continua... to be continued...

sabato 21 novembre 2015

Sport - calcio / Serie B - 14^ giornata - 2015/16

23 novembre '\15 - lunedì              23rd November / Monday                visione post - 13

Risultati delle partite
Pescara    3     Crotone    3     Latina           2     Novara    1     Perugia   4
Avellino   2     Ternana    0     Salernitana   2     Spezia     0    Brescia    0

Pro Vercelli   2      Trapani   2      Vicenza   1     Entella       1     Bari         1
Como            0      Modena   1      Cesena    1     Lanciano   1     Livorno   0

Cagliari   3 
Ascoli       0
                           
                                                     CLASSIFICA  
CAGLIARI   32  /   Crotone, Bari   28  /   Cesena, Pescara   24  /   Novara   22  /
Livorno   21  /   Brescia   20  /   Vicenza, Trapani   19  /   Perugia, Entella   18  /
Latina, Pro Vercelli, Spezia   17  /   Avellino   16  /   Salernitana, Modena   15  /
Ternana, Ascoli   13  /   Lanciano   11  /  Como   8 




Lucianone

venerdì 20 novembre 2015

IDEE / Per capire - Le guerre del terzo millennio

20 novembre '15 - venerdì               20th November / Friday               visione post - 24

(da la Repubblica - 18/11/'15  -  LettereCommenti &Idee / Moisés  Naìm)
Ecco cosa sta rivoluzionando
le guerre del terzo millennio
Un tempo (le guerre) erano fra tribù. O fra città-Stato. O un impero contro un altro.
Oppure fra nazioni. Ma oggi chi è che muove guerra? Lo Stato islamico ha dichiarato
guerra a Paesi, religioni, sette. E anche a gruppi come al Qaeda, Hamas, Hezbollah e i 
Talebani.  Ma che cos'è lo Stato islamico?  Nonostante  i suoi sforzi per sembrare uno
Stato e svolgere  alcune delle funzioni  normalmente svolte  dai governi, l'Is (o Daesh)
non è uno Stato, bensì un'organizzazione terroristica difficile da classificare, non gover-
nativa, militarizzata e islamista, sostanzialmente priva di requisiti di statualità.
E qui si annida un problema. In relazione al massacro di Parigi, il presidente Francois
Hollande ha detto: "Questo è un atto di guerra condotto da un esercito terrorista". Gli
atti di guerra un tempo erano  il monopolio  degli Stati-nazione.  E' evidente che non è 
più così. Un tempo si parlava di "bande" o "gruppi" terroristi. ora non più. E il presi-
dente Barack Obama ha detto che gli attacchi di Parigi non sono stati "solo un attacco
contro la Francia, ma un attacco contro l'umanità e i valori universali che tutti condividiamo"..
Da questo punto di vista, non è uno Stato-nazione e i suoi cittadini che sono stati attaccati
a Parigi, ma un insieme di credenze e di principi.  E' evidente che abbiamo bisogno  di un
nuovo linguaggio per capire quello che sta succedendo. 
E più di dieci anni dopo gli attacchi terroristici  dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti,
le teorie prevalenti  sulla natura della minaccia, le sue cause  e  i modi migliori per com-
batterla sono confuse e fonte di dibattiti accesi quanto inconcludenti. Ma c'è di più. 
Questo nuovo secolo non ci ha portato solo nuove forme di conflitto armato e nuovi tipi
di combattimenti, ma ha anche trasformato le armi più usate, quelle che fanno più morti 
e più danni. Esplosivi artigianali, droni o velivoli telecomandati, cyberguerre e attentato-
ri suicidi sono le armi più distruttive, diffuse e letali nei conflitti odierni. - L'uso degli at-
tentatori suicidi, ovviamente, non è una novità. Nella seconda guerra mondiale, per esem-
pio, 3.860 piloti militari giapponesi, i famosi kamikaze, si suicidarono cercando di portare 
il proprio aereo a schiantarsi contro una nave nemica (solo il 19 per cento di loro ci riuscì.
Fra il 1981 e il giugno di quest'anno, invece, ci sono stati 4.620 attacchi suicidi  che hanno
fatto 45mila vittime. A questo triste numero dobbiamo ora aggiungere le vittime della re-
cente  carneficina a Parigi, e altre in altri Paesi.
Una ulteriore arma usata sempre più di frequente, e che ha avuto un impatto distruttivo
enorme, sono gli ordigni improvvisati, bombe,  di fabbricazione  artigianale  solitamente
collocate vicino a una località molto trafficata e fatte esplodere a distanza, con un telefo-
no cellulare o anche un semplice telecomando apriporta. sostanzialmente si tratta di mi-
ne anti-uomini artigianali, e le mine anti-uomo sono armi che fanno parte da tempo degli
arsenali militari di ogni Paese. Ma mentre nella seconda guerra mondiale le mine causa-
rono il 5 per cento delle vittime militari americane, nelle guerre di Iraq e Afghanistan so-
no state responsabili della stragrande maggioranza dei caduti.  Ultimamente questi ordi-
gni improvvisati, oltre che seppelliti sotto una strada in attesa del passaggio di una mac-
china (ricordiamo che così fu ucciso anche Giovanni Falcone dalla mafia) o di un plotone
di soldati, e poi fatti esplodere a distanza, vengono agganciati  al corpo di un attentatore 
suicida, diventando un'arma devastante ed efficace, come si è visto negli attacchi di Pari-
gi.  -  Un'altra arma nuova, che sta cambiando anch'essa la natura della guerra nel XXI
secolo, sono i droni, velivoli senza pilota comandati a distanza. Gran parte dei leader di
Al Qaeda, dei Talebani e dello Stato islamico sono stati uccisi mediante missili  lanciati
da droni. Anche se di solito sono le forze armate tecnologicamente avanzate del pianeta
- e in particolare gli Stati Uniti - a usare i droni, è solo questione di tempo prima che an-
che i gruppi terroristici comincino a utilizzarli. Purtroppo, la combinazione di ordigni
improvvisati e droni offre un'altra nuova e potente arma ai terroristi.
Infine la cyberguerra. Oggi quasi tutte le forze armate del mondo dispongono di persone
e risorse dedicate esclusivamente a difendere la loro nazione contro attacchi informatici, 
e per spiare e lanciare attacchi informatici contro altre nazioni. I gruppi terroristici han-
no imparato anche loro a usare internet ,per coordinare e finanziare le loro operazioni,
reclutare militanti in tutto il mondo e lanciare efficaci campagne di propaganda. 
Che cos'hanno in comune questi quattro tipi di armi che stanno rivoluzionando  le guerre?
Che non sono più  il monopolio dei militari  e dei loro governi.  In passato, le armi più im- 
portanti e letali erano sotto il controllo di forze armate professionali  e dei rispettivi gover-
ni. Ora non più. Ora potete  comprare un drone online  e  trovare su internet le istruzioni 
per fabbricare un esplosivo atigianale. E se siete in grado di farlo voi, sono in grado di far-
lo anche i terroristi. Inoltre, alcuni gruppi terroristici hanno a disposizione persone dispo-
ste a suicidarsi, un'opzione che gli eserciti delle  percontemporanee non hanno. 
Le guerre non sono più solo una faccenda che riguarda i governi. Come quello che sta succedendo in moltissimi altri ambiti dell'attività umana, dal prendere untaxi al preno-
tare una stanza dove dormire, la guerra è rivoluzionata da gruppi e individui che metto-
no insieme tecnologie, strategie e forme di organizzazione nuove per alterarne in modo
drastico la natura.  Significa che i terroristi hanno dei vantaggi  che gli garantiscono la
vittoria nel lungo periodo? Ovviamente no.  Ma per fermarli e fare in modo  che eventi
come quelli che abbiamo visto a Parigi non si ripetano bisognerà che le democrazie cam-
bino radicalmente il loro modo di concepire la guerra, i combattenti, le armi, l'intelligen-
ce e lo spionaggio. Dobbiamo distruggere i distruttori.

Lucianone

mercoledì 18 novembre 2015

Riflessioni - Sul governatore De Luca / Parlando di Pasolini

à18 novembre '15 - mercoledì          18th November / Wednesday        visione post - 19

Modi e toni del governatore De Luca sono, da tempo, così imbarazzanti 
da rendere quasi superfluo il dibattito sulla sostanza delle vicende che lo
coinvolgono. Per dirla in breve, De Luca è uno che riuscirebbe a figurare
nel torto anche quando avesse ragione. Detto questo, il tentativo del Pd di
scaricarlo con disinvoltura non può essere digerito: nè da De Luca  nè da 
chiunque pretenda dalla politica, per quanto sdrucita, un minimo di dignità.
Caricare chiunque sapendo che chiunque può essere poi scaricato  non è un
metodo decente e neppure funzionale. E questo vale per Marino tanto quan-
to per De Luca, due casi diversissimi che minacciano di avere un esito mol-
to simile: acclamati all'ingresso come portatori di voti e di successo, denigra-
ti all'uscita come scomoda zavorra, come  corpi estranei: quasi si fossero pre-
sentati in perfetta solitudine sulla scena politica.
Un partito è un organismo collettivo, deve farsi carico di scelte (giuste e sba-
gliate) da rivendicare comunque. Il Pd che sceglie De Luca. pur conoscendo-
ne i problemi giuridici e caratteriali, è lo stesso Pd che oggi dà l'impressione
di volersene liberare.
Non è serio. Meglio, molto meglio sarebbe un partito che si fa carico dei propri
errori piuttosto che illudersi di farla franca dicendo "è colpa sua, non è adatto,
non è capace, non è all'altezza" eccetera. De Luca è del Pd. E' il Pd che deve ri-
spondere di De Luca.
(da la Repubblica - 13/11/'15 - L'Amaca / Michele Serra)

Pasolini piace a tutti, nel quarantesimo della sua morte atroce è quasi impossibile

trovare qualcuno che ne parli con sufficienza  o  con insolenza  (forse i nazisti del-
l'Illinois, ma non seguo il loro blog...). Di questa unanimità postuma si può pensare
tutto il male possibile, ma anche qualcosa di meno malizioso e di meno ovvio.  Per
esempio  che l'enormità  dell'artista, il corpus  della sua opera letteraria, poetica,
saggistica, giornalistica, cinematografica, drammaturgica, si stagli con tale eviden- 
za nella storia del nostro Novecento da imporlo come uno dei grandissimi di sem--
pre. Perfino la sua morte, che ha conferito alla sua persona fisica una potenza ico-
nografica sconvolgente..., non basta a mettere in secondo piano la sua opera.
Nemmeno il corpo martirizzato di PPP  può offuscare il corpus delle sue opere. 
Non è quello che ha scritto Pasolini; è come lo ha scritto, a fare la differenza.
Molti altri tentarono e tentano, quanto a veemenza delle intenzioni, di essere
Pasolini. Ma senza arrivare a esserlo. Ovvero,, senza la sua stessa luce nelle parole,
e senza le stesse tenebre. L'infarinatura sociologica o pseudopolitica che possiede
buona parte del discorso culturale e giornalistico italiano   non aiuta a capire che
il testo (dunque l'arte) è infinitamente più importante ed espressivo (o inespressi-
vo) di ogni altro elemento contestuale. Leggere o rileggere Pasolini è la sola manie-
ra per conoscerlo, misurarlo, amarlo.
(da la Repubblica - 3 novembre '15 - L'Amaca / Michele Serra)


  Continua... to be continued..., 

martedì 17 novembre 2015

Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news

18 novembre '15 - mercoledì           16th November / Wednesday

Italia  -  Allarme Fbi su San Pietro, Duomo e Scala 
Francia  -  Parigi, blitz nel covo jihadista: 8 arresti / Sparati 5.000 colpi,
"morto Abaaoud"
Parigi - "Abbracciatemi se vi fidate di me", le reazioni al musulmano bendato / Il
giovane ha chiesto a chi si trovava a Place de la Republique un gesto dimostrativo /
Tanta gente commossa e un applauso alla fine.

Hasna, è la prima kamikaze a farsi esplodere in Europa: cugina di Abaaoud, "mente"
degli attentati di venerdì, si è fatta esplodere nel blitz a Saint Denis; nata a Parigi
non era mai stata in Siria.
Francia  -  Marsiglia
Tensione in Francia: Prof di fede ebraica accoltellato da tre uomini.
Gli assalitori, a bordo di uno scooter, avrebbero inneggiato allo stato islamico
gridando insulti antisemiti. L'uomo non è in pericolo di vita. Maxioperazione
di polizia in tutta la città.

ITALIA  -  Venezia
Strage di Parigi: Venezia piange Valeria Solesin / Candele in Piazza San Marco
Centinaia di persone si sono riunite per ricordare la ricercatrice italiana morta
negli attentati di Parigi, uccisa al concerto del Bataclan / Piazza San Marco gremita,
il minuto di silenzio e poi l'applauso per Valeria.

Lucianone

Società - Attacchi terroristici dell'Isis a Parigi / l' Europa blindata: Commento e Analisi

17 novembre '15 - martedì             17th November / Tuesday            visione post - 32

Commento e analisi
(di Luciano Finesso)

Attacchi terroristici asimmetrici e strage di civili in Francia, Parigi
1.  Lo shock - la paura e il terrore - il pianto 
2.  La scossa - la rabbia - l'orgoglio
3.  La comprensione ragionata e lucida

1.  "Miei cari compatrioti, mentre sto parlando sono in corso degli attacchi terroristici
     senza precedenti nell'agglomerato parigino. Ci sono diverse decine di morti, ci sono
molti feriti, è un orrore". Sono state queste le prime parole del presidente francese Hollande
che hanno fatto subito seguito allo shock che milioni di persone stavano provando davanti
ai loro televisori: immagini di atti terroristici molto simili ad una guerra, ma naturalmente
un tipo di guerra speciale essendo modernamente concepita come "asimmetrica", una guer-
ra asimmetrica in cui chi la conduce lo fa in modo improvviso, cioè senza preavviso, e in cui
non è assolutamente noto il luogo dove avviene l'attacco. E' una guerra che personalmente
definisco subdola, vigliacca. Anche perchè, come ulteriore aggravante, colpisce cittadini e
quindi civili indifesi. Ecco perchè Hollande ha parlato di orrore, ecco perchè il primo normale
sentimento per tutti coloro che hanno assistito da casa davanti alle tivù è stato di shock, uno
shock tremendo e spaventoso.
Chi, come me e altre persone in Italia, hanno saputo le prime notizie da Parigi, hanno dovuto
attendere la fine della partita di calcio Italia-Belgio e i suoi commenti relativi e lo speaker di-
ceva "siamo in attesa di collegarc'i con Parigi per uno speciale in quanto Parigi è sotto assedio".
Già un primo sentimento, stato d'animo di ansia e di iniziale paura ci ha preso noi che eravamo
lì in attesa che le prime notizie si tramutassero in realtà dei fatti. E questi si sono fatti concreti
subito dopo con quelle scene dallo stadio di Parigi invaso sul prato del campo da spettatori in-
creduli e spaventati, terrorizzati poi, che si abbracciavano (come a proteggersi) alle notizie via
cellulari degli attacchi dei terroristi-assassini ijadisti al di fuori dello stadio, con un kamikaze
che si era fatto esplodere, e di altri attacchi nei bar e ristoranti del centro di Parigi con persone
inermi colpite a morte. Poi sono arrivate le scene sempre più drammatiche, incalzanti di gente
che fuggiva all'esterno della Sala concerti 'Bataclan', dove era palpabilissimo il terrore che vi
aleggiava con auto di polizia con sirene spiesterminatogate e un mezzo esercito di poliziotti e
di forze speciali schierate (le teste di cuoio) che erano pronte a intervenire all'interno dell'edificio
dove numerosi terroristi tenevano in ostaggio centinaia di giovani spettatori (di un concerto rock).
Poi si è saputo come il tutto è finito: con 129 cittadini, di varie nazionalità, morti sotto i colpi
dei kalshnikov e delle granate dei macellai mandati dall'Isis. Quasi tutti i terroristi sono stati
uccisi a loro volta dai poliziotti francesi e durante il blitz nella sala concerti 'Rataplan'.
Dunque una notte di paura e terrore, e che è ciò che vogliono che proviamo i miliziani del se-
dicente stato islamico. La paura e il terrore sono proseguiti fino al giorno dopo, sabato, e da
domenica in poi sono seguiti i sentimenti del dolore e del pianto, come giusto che sia. Il sotto-
scritto è nato in Francia, e ha poi vissuto gran parte della giovinezza in una città veneta, dun-
que veneto come lo era Valeria Solesin. Per cui mi sento doppiamente toccato.
Tutti giovani, tutti ragazzi erano lì in quella carneficina di Parigi. Poi dicono che ricordiamo, commemoriamo solo i morti trucidati qui, nelle nostre città europee, e ci dimentichiamo subi-
to e facilmente di tutti quelli che i terroristi fanno fuori negli altri Paesi, soprattutto nel con-
tinente africano: Nigeria, Somalia, Congo, Mali eccetera. Ma non lo trovo del tutto vero. Noi
siamo qui, abitiamo qui ed è giusto che pensiamo di più ai nostri; gli altri penseranno di più
ai loro morti, alle loro stragi - ma comunque, sì, è giusto, bisogna commemorare e avere un
pensiero per tutte queste persone nel mondo che vengono uccise da gente che si è inventata
un Dio (malvagio) inesistente che penserebbe solo alla vendetta e  a sacrificare, uccidendo,
chi non la pensa come lui, un Allah che escluderebbe tutte le altre religioni. E allora questo
fatto ci dà sì una scossa (o almeno sembra che ce la stia finalmente dando a noi occidentali),
in quanto abbiamo avuto in Europa due guerre mondiali che hanno sterminato le  .
2.  E comunque la scossa noi occidentali europei l'abbiamo avuta già da un pò nell'apprendere
     che tra gli affiliati dell'Isis vi sono moltissimi foreign fighters (combattenti stranieri) e che
sono appunto giovani, in tanti casi giovanissimi ragazzi/ragazze, di vari Paesi europei. Questo
ci scuote non poco, pensando che potrebbero essere nostri figli, nipoti, cugini. E infatti spesso
si sente che i loro genitori o fratelli non li conoscevano così bene, che la loro fuga in Siria o in
Iraq e nei paesi del terrore, nei territori dell'Is non era assolutamete conosciuta dai parenti. E
così l'Isis (o Is che si voglia dire) riesce a convincerli, a stregarli diciamo, e li fa convertire alla
sua folle ideologia del terrore e della morte per volontà divina. Poi veniamo anche a sapere che
questi foreign fighters vengono pagati in verità ed esce tutto l'aspetto mercenario di questi arruo-
lamenti. Si viene anche a conoscenza di un'altra verità atroce: tra i kamikaze utilizzati dall'Isis vi
sono bambini e bambine, di nove e dieci anni e poco più, costretti a immolarsi per questo Allah
spietato e inumano. E a questo punto la paura e il terrore iniziali, poi la scossa o meglio le diver-
se scosse date dalla vastità e gravità della situazione, lasciano il posto alla rabbia e al dovere ur-
gente di reagire (senza quindi cedere alle paure, ai timori) e dare una risposta forte a questi folli
barbari del ventunesimo secolo.  E allora qui subentra l'orgoglio, quello di paesi e nazioni ferite
a morte che finalmente hanno un sussulto davanti a queste stragi. Finalmente! E qui ricordiamo
le parole ammonitrici di Oriana Fallaci dopo l'11 settembre americano. Anche l'Occidente euro-
peo sembra svegliarsi, sembra capire che quelle teste mozzate dai boia guidati dall'Isis non era-
no solo fantasmi televisivi. Rabbia e orgoglio, finalmente, per affrontare  questa cruda realtà.
Ma occorre affrontarla con più lucidità, rispetto all'11 settembre, con maggiore approfondimen-
to storico e strategia militare rispetto alle conclusioni azzardate e ai risultati disastrosi che ave-
vano seguito quella data, che ha segnato il punto storico del non ritorno  e dell'inizio di guerra
moderna-permanente e senza soluzione di  continuità.
3.  Bisogna partire da una comprensione ragionata e lucida degli avvenimenti che sono accaduti
     dopo l'invasione dell'Iraq  da parte  dell'esercito americano, e nello stesso tempo  dalla com-
prensione del mondo islamico e della sua evoluzione storica-geografica e insieme geo-politica.

Continua... to be continued...