10 novembre '15 - martedì 10th November / Tuesday visione post - 15
Ma così non Vale, proprio non vale!
Adesso, finita la gara, Marc Marquez nelle interviste cerca e trova tutte le
scuse possibili e gli alibi più diversi per tirarsi fuori da ogni colpa. O forse
sono i rimedi dietro cui va a pararsi per i quasi sicuri sensi di colpa? Fatto sta che quel
suo visetto d'angelo nasconde dietro tutte le diavolerie cui è ricorso fin dalla gara asiatica
di Sepang (e magari anche un pò prima). Invece, almeno Lorenzo ammette serafico che i
due della Honda, cioè pure Pedrosa, lo hanno aiutato. Anche se subito dopo fa la classica retromarcia inventandosi che i due erano in crisi, avvalorando le baggianate di Marc. E
infine, ciliegina sulla torta biscottata, va a dire che lui merita rispetto perchè ha vinto più
di tutti. Dispiace solo un pò per Pedrosa, che forse è stato messo in mezzo alla biscottata.
Ma lui almeno ci ha provato ad attaccare Lorenzo. Marquez lo ha bloccato. O forse era
tutta una magnifica messa in scena!
Sta di fatto che così proprio non vale, soprattutto non si deve rovinare un MotoGP che ha
sempre avuto nella sportività la sua ragione d'essere: il migliore deve prevalere dopo una
lotta all'ultimo giro basata sulla lealtà e la correttezza. Purtroppo questo non è stato, e c'è
il forte timore che nel prossimo futuro le cose non possano essere più come prima anche in
questo sport. Giochi di squadra, giochi di potere delle case motoristiche, e alla base giochi
di quattrini. Speriamo solo non si ripeta.
Noi comunque il nostro campione del mondo l'abbiamo già incoronato: è Vale, il nostro
Valentino, che a Valencia ha compiuto ben 21 sorpassi prima di giungere quarto e di es-
sere biscottato indegnamente dai tre spagnoli. Evviva Vale. Tu si che vali, eccome!
Luciano Finesso
Continua... to be continued...
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martedì 10 novembre 2015
Riflessioni - Albo dei Consumatori e gratuità del web
10 novembre '15 - martedì 10th November / Tuesday visione post - 6
Difficile dire se sia vero o solamente verosimile la notizia che una base dell'Is è stata individuata e distrutta da missili americani perchè tre miliziani avevano messo in rete
un selfie che ne ha permesso la localizzazione (per la serie: per fortuna anche i terrori-
sti possono essere imbecilli). Si tratterebbe di un caso decisamente estremo di violazio-
ne della privacy: invece delle proposte commerciali indesiderate, arriva un missile. E
comunque tutti noi, anche i non terroristi dell'Is, siamo nella spaventosa condizione di
essere individuati, classificati secondo le abitudini di consumo e infine raggiunti da
quel missile incruento, ma non meno micidiale, che è l'inclusione (obbligatoria) nel-
l'Albo dei Consumatori. - Qualcuno comioncia a pensare che la totale gratuità del web
sia l'irresistibile esca chew ci fa abboccare, a miliardi, all'amo di una visibilità non sem-
pre gradita, e di una raggiungibilità non sempre cercata. Mi sembra un dibattito oppor-
tuno: anche perchè la gratuità del web è fittizia, visto che la paghiamo diventando a no-
stra volta un prodotto, vendibile nei giganteschi pacchetti di potenziali clienti di questo
o di quel servizio, di questo o di quel prodotto.
Cìè da chiedersi, però, se sia ancora possibile tornare indietro. La gratuità del web (per
esempio dei social network) è vissuta come una specie di "diritto". Di intoccabile conquista.
E provare a scavarci dentro, per capire che cosa contiene esattamente quella presunta gra-
tuità, e che conseguenze può avere sulla nostra vita personale, è faticoso tanto quanto rema-
re contro la corrente.
(da la Repubblica - 06/06/'15 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
Difficile dire se sia vero o solamente verosimile la notizia che una base dell'Is è stata individuata e distrutta da missili americani perchè tre miliziani avevano messo in rete
un selfie che ne ha permesso la localizzazione (per la serie: per fortuna anche i terrori-
sti possono essere imbecilli). Si tratterebbe di un caso decisamente estremo di violazio-
ne della privacy: invece delle proposte commerciali indesiderate, arriva un missile. E
comunque tutti noi, anche i non terroristi dell'Is, siamo nella spaventosa condizione di
essere individuati, classificati secondo le abitudini di consumo e infine raggiunti da
quel missile incruento, ma non meno micidiale, che è l'inclusione (obbligatoria) nel-
l'Albo dei Consumatori. - Qualcuno comioncia a pensare che la totale gratuità del web
sia l'irresistibile esca chew ci fa abboccare, a miliardi, all'amo di una visibilità non sem-
pre gradita, e di una raggiungibilità non sempre cercata. Mi sembra un dibattito oppor-
tuno: anche perchè la gratuità del web è fittizia, visto che la paghiamo diventando a no-
stra volta un prodotto, vendibile nei giganteschi pacchetti di potenziali clienti di questo
o di quel servizio, di questo o di quel prodotto.
Cìè da chiedersi, però, se sia ancora possibile tornare indietro. La gratuità del web (per
esempio dei social network) è vissuta come una specie di "diritto". Di intoccabile conquista.
E provare a scavarci dentro, per capire che cosa contiene esattamente quella presunta gra-
tuità, e che conseguenze può avere sulla nostra vita personale, è faticoso tanto quanto rema-
re contro la corrente.
(da la Repubblica - 06/06/'15 - L'amaca / Michele Serra)
Lucianone
Sport - calcio / Serie A - 12^ giornata - 2015/16
10 novembre '15 - martedì 10th November / Tuesday visione post - 7
Risultati delle partite
Verona H. 0 Milan 0 Torino 0 Empoli 1 Frosinone 2 Palermo 1
Bologna 2 Atalanta 0 Inter 1 Juventus 3 Genoa 2 Chievo 0
Roma 2 Sassuolo 1 Napoli 1 Sampdoria 0
Lazio 0 Carpi 0 Udinese 0 Fiorentina 2
CLASSIFICA
FIORENTINA, INTER 27 / Roma 26 / Napoli 25 / Sassuolo 22 / Milan 20 /
Juventus, Atalanta, Lazio 18 / Sampdoria 16 / Torino 15 / Palermo, Empoli 14 /
Chievo, Genoa 13 / Bologna, Udinese 12 / Frosinone 11 / Verona, Carpi 6
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Verona H. 0 Milan 0 Torino 0 Empoli 1 Frosinone 2 Palermo 1
Bologna 2 Atalanta 0 Inter 1 Juventus 3 Genoa 2 Chievo 0
Roma 2 Sassuolo 1 Napoli 1 Sampdoria 0
Lazio 0 Carpi 0 Udinese 0 Fiorentina 2
CLASSIFICA
FIORENTINA, INTER 27 / Roma 26 / Napoli 25 / Sassuolo 22 / Milan 20 /
Juventus, Atalanta, Lazio 18 / Sampdoria 16 / Torino 15 / Palermo, Empoli 14 /
Chievo, Genoa 13 / Bologna, Udinese 12 / Frosinone 11 / Verona, Carpi 6
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domenica 8 novembre 2015
Politica / economia - Affari e scandali Italia - Inchieste su: mazzette dei treni /
8 novembre '15 - domenica 8th November / Sunday
Ultime notizie - dall'Italia e dal Mondo / Latest news
8 novembre '15 - domenica 8th November / Sunday
BOLOGNA - politica
Salvini sugli attivisti scarcerati dopo gli scontri alla
manifestazione di Bologna: "la giustizia italiana mi fa schifo".
GENOVA - Giallo su nave da crociera
A bordo della nave, arrivata a Genova, non si trova donna di 75 anni.
La donna era partita da sola da Vicenza. A casa tre lettere d'addio.
In corso le ricerche in mare.
BOLOGNA - politica
Salvini sugli attivisti scarcerati dopo gli scontri alla
manifestazione di Bologna: "la giustizia italiana mi fa schifo".
GENOVA - Giallo su nave da crociera
A bordo della nave, arrivata a Genova, non si trova donna di 75 anni.
La donna era partita da sola da Vicenza. A casa tre lettere d'addio.
In corso le ricerche in mare.
È andata in crociera da sola ed è sparita. Una pensionata vicentina, Rosanna Rosato, 75 anni, era partita con una comitiva di persone dal Veneto per una vacanza nel Mediterraneo, da Venezia a Genova sulla “Msc Opera” ma quando il mezzo è arrivato nel capoluogo ligure della donna non c’era più traccia.
Secondo quanto riferisce il “Gazzettino” la donna era molto malata. L’allarme è scattato quando il gruppo che viaggiava con lei non l’ha vista scendere. L’ultima volta sarebbe stata incrociata da uno di loro nella serata di sabato, poi nulla. A quel punto sono iniziate le ricerche. Nella cabina sono stati trovati i suoi bagagli e una cartellina con i numeri di telefono di alcuni famigliari: il compagno e la figlia. Avvisati della scomparsa, i parenti si sono recati a casa della donna dove sono state trovate tre lettere d’addio che farebbero pensare a un suicidio.
BARCELLONA - Su indipendenza Catalogna
La Catalogna vota sì, parte il processo d'indipendenza.
Rajoy: "Resterà Spagna". Ok alla mozione che dà l'avvio alla formazione della
repubblica catalana. Proteste di tutti i partiti.
Il premier: "Impediremo che questa
sfida alla democrazia si compia".
BARCELLONA - Su indipendenza Catalogna
La Catalogna vota sì, parte il processo d'indipendenza.
Rajoy: "Resterà Spagna". Ok alla mozione che dà l'avvio alla formazione della
repubblica catalana. Proteste di tutti i partiti.
Il premier: "Impediremo che questa
sfida alla democrazia si compia".
Uno strappo storico. Il Parlamento di Barcellona ha votato la mozione che dà l’avvio alla formazione della repubblica catalana, 72 deputati a favore, 63 contrari. I parlamentari popolari hanno mostrato bandiere spagnole per protesta.
Quella di oggi è una decisione che fa seguito alla vittoria delle forze indipendentiste alle elezioni del 27 settembre. Il governo Rajoy è pronto a reagire: «Utilizzeremo lo stato di diritto per impedire che questa sfida alla democrazia si compia - dice il premier in una dichiarazione ufficiale da Salamanca -, metteremo in marcia tutti i meccanismi che la legge ci concede. E’ un tentativo che disprezza la pluralità spagnola. Ma i cittadini stiano tranquilli: la Catalogna resterà in Spagna e in Europa. Siamo una democrazia avanzata».
BIRMANIA - Elezioni
Il partito al governo in Birmania ammette la sconfitta al voto.
Vittoria per Aung San Suu Kyi. Portavoce: l' Nld ha ottenuto più del 70%.
Ma no ci sono ancora i dati ufficiali.
Lucianone
BIRMANIA - Elezioni
Il partito al governo in Birmania ammette la sconfitta al voto.
Vittoria per Aung San Suu Kyi. Portavoce: l' Nld ha ottenuto più del 70%.
Ma no ci sono ancora i dati ufficiali.
Lucianone
sabato 7 novembre 2015
STORIE - Kareem Abdul-Jabbar e il fratello di Sherlock Holmes
7 novembre '15 - sabato 7th November / Saturday visione post - 6
Dai trionfi Nba ai libri sul fratello di Sherlock Holmes:
la storia di Kareem Abdul-Jabbar
(da la Repubblica - 25/09/'15 - Enrico Franceschini / Londra)
Il re del basket ora fa rivivere Conan Doyle
Il padre di tutti gli investigatori e il più grande marcatore nella storia della pallacanestro
americana non sembrano avere molto in comune. Invece ora il secondo ha scritto un libro
sul primo e si può scommettere che avrà successo: perchè tutto quello che è stato fatto da
Kareem Abdul-Jabbar ha avuto successo. Il libro è un romanzo: Mycroft Holmes.
Nome e cognome di un personaggio ben noto ai fun di Arthur Conan Doyle: era il fratello
di Sherlock Holmes, maggiore di sette anni e - a detta di Sherlock medesimo - perfino più
abile di lui nell'arte della deduzione e delle indagini. Senonchè era frenato da una formi-
dabile pigrizia, "oblomoviana" potremmo definirla in omaggio a un altro celeberrimo
personaggio della letteratura, a causa della quale non usciva quasi mai di casa. Insomma,
Holmes senior avrebbe potuto diventare un detective più bravo di Holmes junior. Non che
restasse del tutto con le mani in mano: "Occasionalmente egli è il governo britannico, l'uo-
mo più indispensabile del paese", così lo descrive Conan Doyle, "le conclusioni di tutti i di-
partimenti vengono pèassate a lui, che ne trae l'equilibrio.
Continua... to be continued...
Dai trionfi Nba ai libri sul fratello di Sherlock Holmes:
la storia di Kareem Abdul-Jabbar
(da la Repubblica - 25/09/'15 - Enrico Franceschini / Londra)
Il re del basket ora fa rivivere Conan Doyle
Il padre di tutti gli investigatori e il più grande marcatore nella storia della pallacanestro
americana non sembrano avere molto in comune. Invece ora il secondo ha scritto un libro
sul primo e si può scommettere che avrà successo: perchè tutto quello che è stato fatto da
Kareem Abdul-Jabbar ha avuto successo. Il libro è un romanzo: Mycroft Holmes.
Nome e cognome di un personaggio ben noto ai fun di Arthur Conan Doyle: era il fratello
di Sherlock Holmes, maggiore di sette anni e - a detta di Sherlock medesimo - perfino più
abile di lui nell'arte della deduzione e delle indagini. Senonchè era frenato da una formi-
dabile pigrizia, "oblomoviana" potremmo definirla in omaggio a un altro celeberrimo
personaggio della letteratura, a causa della quale non usciva quasi mai di casa. Insomma,
Holmes senior avrebbe potuto diventare un detective più bravo di Holmes junior. Non che
restasse del tutto con le mani in mano: "Occasionalmente egli è il governo britannico, l'uo-
mo più indispensabile del paese", così lo descrive Conan Doyle, "le conclusioni di tutti i di-
partimenti vengono pèassate a lui, che ne trae l'equilibrio.
Continua... to be continued...
SOCIETA ' / Stati Uniti - Tarantino: contro violenze e abusi dei poliziotti Usa
7 novembre '15 - sabato 7th November / Saturday visioni post - 14
L'autore di "Pulp fiction" va contro gli abusi della polizia Usa.
La risposta delle forze dell'ordine: boicottate i suoi film.
(da la Repubblica - 30/ 10/ '15 - Federico Rampini / New York)
Tarantino marcia contro le violenze della polizia Usa
L'ira del sindacato di polizia
La violenza feroce è il suo tratto stilistico più famoso. Non per questo lui l'approva nella
vita reale. Tantomeno se a esercitarla è la polizia del suo paese. Quentin Tarantino, il re-
gista di Pulp Fiction, Kill Bill e il più recente Django, è protagonista di una battaglia poli-
tica sugli abusi delle forze dell'ordine in America. Che adesso contraccambiano verso di
lui, lanciando una campagna di boiocottaggio dei suoi film.
La polemica è esplosa sabato scorso, quando Tarantino è volato apposta dalla California
a New York per partecipare alla manifestazione contro le violenze poliziesche, organizza-
ta da RiseUpOctober, con ispiratori come l'intellettuale afroamericano Cornel West,
RiseUpOctober è una delle varie sigle, come BlackLivesMatter, sorte per reazione all'esca-
letion di violenze poliziesche, arresti brutali, talvolta dall'esito mortale, e nella stragrande
maggioranza ai danni di giovani neri. "Sono un esserew umano con una coscienza - dichia-
rò Tarantino durante la manifestazione partita dal Greenwich Village sabato - e se credia-
mo che nel nostro paese si stia uccidendo, bisogna reagire e opporsi. Io sono venuto fin
qui per dire che sto dalla parte delle vittime". - La manifestazione però si è sovrapposta
ad un'altra tragedia, stavolta con un agente come vittima. Quattro giorni prima che Ta-
rantino scendesse in piazza, a New York era stato ucciso a bruciapelo l'ufficiale Randolph
Holder, durante un controllo di polizia a East Harlem. Il corteo contro le violenze poliozie-
sche si è svolto in un'atmosfera incandescente, con le forze dell'ordine indignate. Il capo
del New York Police Department, William Bratton, ha attaccato il regista: "Si vergogni.
Non ho parole prr descrivere il mio disprezzo nei suoi confronti". Di lì a poco il sindaca-
to di polizia lanciava l'appello per un boicottaggio dei film di Tarantino, seguito dai sin-
dacati degli agenti a Philadelphia e a Los Angeles, la città dove Tarantino abita e ambien-
tò Pulp Fiction. - Anche se non figura tra le star di Hollywood tradizionalmente impegna-
te in politica - come Angelina Jolie, Brad Pitt e George Clooney - Tarantino è spesso al
centro di controversie. la più famosa che fece di lui un "bersaglio mobile" per la destra,
accadde dopo la strage nella scuola elementare di Sandy Hook (2012). Come dopo altre
tragedie simili la lobby pro-armi attorno alla National Rifle Association cercò di sviare
le colpe: tra l'altro accusando la violenza cinematografica di istigare le sparatorie.
Tarantino reagì duramente: "La violenza dei film non c'entra, il problema è il controllo
sulle vendite di armi". Un'altra controversia lo oppose al regista nero Spike Lee, quan-
do quest'ultimo accusò Tarantino di usare il termine spregiativo nigger per descrivere
gli afroamericani, nei dialoghi dei suoi film. Altre star afroamericane come Denzel Wa-
shington e Samuel Jackson, presero le difese di Tarantino. Che ora viene associato con
la causa dei ragazzi neri, e diventa un "nemico pubblico" per chi difende le forze del-
l'ordine.
Il regista cinematografico Quentin Tarantino
Lucianone
L'autore di "Pulp fiction" va contro gli abusi della polizia Usa.
La risposta delle forze dell'ordine: boicottate i suoi film.
(da la Repubblica - 30/ 10/ '15 - Federico Rampini / New York)
Tarantino marcia contro le violenze della polizia Usa
L'ira del sindacato di polizia
La violenza feroce è il suo tratto stilistico più famoso. Non per questo lui l'approva nella
vita reale. Tantomeno se a esercitarla è la polizia del suo paese. Quentin Tarantino, il re-
gista di Pulp Fiction, Kill Bill e il più recente Django, è protagonista di una battaglia poli-
tica sugli abusi delle forze dell'ordine in America. Che adesso contraccambiano verso di
lui, lanciando una campagna di boiocottaggio dei suoi film.
La polemica è esplosa sabato scorso, quando Tarantino è volato apposta dalla California
a New York per partecipare alla manifestazione contro le violenze poliziesche, organizza-
ta da RiseUpOctober, con ispiratori come l'intellettuale afroamericano Cornel West,
RiseUpOctober è una delle varie sigle, come BlackLivesMatter, sorte per reazione all'esca-
letion di violenze poliziesche, arresti brutali, talvolta dall'esito mortale, e nella stragrande
maggioranza ai danni di giovani neri. "Sono un esserew umano con una coscienza - dichia-
rò Tarantino durante la manifestazione partita dal Greenwich Village sabato - e se credia-
mo che nel nostro paese si stia uccidendo, bisogna reagire e opporsi. Io sono venuto fin
qui per dire che sto dalla parte delle vittime". - La manifestazione però si è sovrapposta
ad un'altra tragedia, stavolta con un agente come vittima. Quattro giorni prima che Ta-
rantino scendesse in piazza, a New York era stato ucciso a bruciapelo l'ufficiale Randolph
Holder, durante un controllo di polizia a East Harlem. Il corteo contro le violenze poliozie-
sche si è svolto in un'atmosfera incandescente, con le forze dell'ordine indignate. Il capo
del New York Police Department, William Bratton, ha attaccato il regista: "Si vergogni.
Non ho parole prr descrivere il mio disprezzo nei suoi confronti". Di lì a poco il sindaca-
to di polizia lanciava l'appello per un boicottaggio dei film di Tarantino, seguito dai sin-
dacati degli agenti a Philadelphia e a Los Angeles, la città dove Tarantino abita e ambien-
tò Pulp Fiction. - Anche se non figura tra le star di Hollywood tradizionalmente impegna-
te in politica - come Angelina Jolie, Brad Pitt e George Clooney - Tarantino è spesso al
centro di controversie. la più famosa che fece di lui un "bersaglio mobile" per la destra,
accadde dopo la strage nella scuola elementare di Sandy Hook (2012). Come dopo altre
tragedie simili la lobby pro-armi attorno alla National Rifle Association cercò di sviare
le colpe: tra l'altro accusando la violenza cinematografica di istigare le sparatorie.
Tarantino reagì duramente: "La violenza dei film non c'entra, il problema è il controllo
sulle vendite di armi". Un'altra controversia lo oppose al regista nero Spike Lee, quan-
do quest'ultimo accusò Tarantino di usare il termine spregiativo nigger per descrivere
gli afroamericani, nei dialoghi dei suoi film. Altre star afroamericane come Denzel Wa-
shington e Samuel Jackson, presero le difese di Tarantino. Che ora viene associato con
la causa dei ragazzi neri, e diventa un "nemico pubblico" per chi difende le forze del-
l'ordine.
Il regista cinematografico Quentin Tarantino
Lucianone
venerdì 6 novembre 2015
Spettacoli / cinema - Il profugo "Dheepan"
6 novembre '15 - venerdì 6th November / Friday visione post - 12
Da un bel pò di tempo mi mancava un post riguardante una critica/commento su un
film. Ecco ora l'occasione con il film che ha vinto quest'anno la Palma d'oro al Festival
di Cannes . E' oltretutto una pellicola d'attualità, in quanto affronta l'argomento profu-
ghi ma in modo del tutto particolare in cui realismo, lirismo e sogno onirico sono fusi
e sviluppati in uno stile molto preciso. E poi comunque c'è dentro il sogno del protago-
nista, profugo, di cambiare vita, inclusa la parabola finale di redenzione.
(Lucianone)
(da la Repubblica - 22/10/'15 - Al cinema / Roberto Nepoti)
Così Dheepan profugo dello Sri Lanka
inventa la sua nuova vita
ORA che il film vincitore della 58^ edizione di Cannes arriva nelle nostre sale, anche lo
spettatore italiano potrà dire la sua sulle polemiche che accompagnarono la Palma d'oro
assegnatagli dalla giuria dei fratelli Coen. A legittimarle fu almeno in apparenza il sogget-
to, che secondo alcuni rimanda ai film di giustizia privata in voga negli anni 70, con rela-
tivo sottofondo reazionario declinato in cinema di genere (la serie del Giustiziere della
notte, per intendersi). Il protagonista si chiama Dheepan ed è un profugo dello Sri Lanka,
dove è stato soldato nelle tigri Tamil durante la guerra civile. Per poter espatriare l'uomo
simula di costituire una famiglia con la giovane Yalini, che è più una rifugiata economica,
e l'orfana di nove anni Illayaal. Dopo l'arrivo in Francia Dheepan fa il venditore ambulan-
te di gadget miserandi, poi ottiene un posto di guardiano in un complesso di condomini del-
la periferia di Parigi, dove si trasferisce con la finta famiglia. Luogo e mestiere umili che
però gli sembrano un angolo di paradiso. E invece la banlieue da gang di spacciatori vio-
lenti in lotta tra loro, che ne fanno una diversa ma assai pericolosa zona di guerra.
Tra Dheepan e Yalini sboccia un'inattesa storia d'amore, mentre la bambina "adottata"
per interesse somiglia sempre più a una figlia. Per difendere quel che ha conquistato, l'uo-
mo tenta prima di recintare uno spazio protetto; ma inutilmente. Allora in lui si risveglia
l'antico soldato, che impugna le armi, per difendere sè e le persone amate. socio
Ora, se si crede che un film coincida semplicemente col suo soggetto, i detrattori di quello
di Jacques Audiard, ossessionati dall'ideologia del politically correct, potrebbero anche
avere ragione. Non è così, naturalmente. Il regista francese non mette affatto in scena un
dramma sociale per poi appiccicargli un finale da cinema di genere alla Golan&Globus:
porta invece la storia alle sue estreme conseguenze, evitando sia le ovvietà socio-demogra-
fiche dei film "sociaòlmente impegnati", sia la tirata reazionaria sui pregi della violenza
autogestita. I tipi come lui si contano sulla punta delle dita: quelli capaci di sposare cine-
ma d'autore (con un punto di vista e uno stile precisi) e spettacolo popolare, rivolgendosi
al pubblico nella sua totalità senza prendere lo spettatore per un idiota beato o volergli
imporre una lezione di sociologia per principianti.
Certo, Dheepan è un film costruito in maniera insolita,articolando un finale violento in-
torno a una bella storia d'amore e alternando brani di realismo con altri di lirismo
struggente (che ricorda un altro bel titolo controverso di Audiard, Un sapore di ruggine
e ossa). Non mancano neppure le scene oniriche, nel sogno ricorrente dell'ex-soldato
che allude alle sue origini: un elefante, simbolo di saggezza cui l'uomo si appella incon-
sciamente. Soprattutto, però, Dheepan è un film raccontato benissimo; una parabola di
redenzione il cui protagonista reagisce a un'aggressione che è sì fisica, ma che minaccia
soprattutto il suo sogno di una vita diversa. E c'è una bella differenza tra la storia di un
vigilante urbano e quella di una famiglia finta che vuol diventare vera. Vedere per giu-
dicare.
Dheepan
Regia di Jacques Audiard
Con Vincent Rottiers, Marc Zinga, Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan
Lucianone
Da un bel pò di tempo mi mancava un post riguardante una critica/commento su un
film. Ecco ora l'occasione con il film che ha vinto quest'anno la Palma d'oro al Festival
di Cannes . E' oltretutto una pellicola d'attualità, in quanto affronta l'argomento profu-
ghi ma in modo del tutto particolare in cui realismo, lirismo e sogno onirico sono fusi
e sviluppati in uno stile molto preciso. E poi comunque c'è dentro il sogno del protago-
nista, profugo, di cambiare vita, inclusa la parabola finale di redenzione.
(Lucianone)
(da la Repubblica - 22/10/'15 - Al cinema / Roberto Nepoti)
Così Dheepan profugo dello Sri Lanka
inventa la sua nuova vita
ORA che il film vincitore della 58^ edizione di Cannes arriva nelle nostre sale, anche lo
spettatore italiano potrà dire la sua sulle polemiche che accompagnarono la Palma d'oro
assegnatagli dalla giuria dei fratelli Coen. A legittimarle fu almeno in apparenza il sogget-
to, che secondo alcuni rimanda ai film di giustizia privata in voga negli anni 70, con rela-
tivo sottofondo reazionario declinato in cinema di genere (la serie del Giustiziere della
notte, per intendersi). Il protagonista si chiama Dheepan ed è un profugo dello Sri Lanka,
dove è stato soldato nelle tigri Tamil durante la guerra civile. Per poter espatriare l'uomo
simula di costituire una famiglia con la giovane Yalini, che è più una rifugiata economica,
e l'orfana di nove anni Illayaal. Dopo l'arrivo in Francia Dheepan fa il venditore ambulan-
te di gadget miserandi, poi ottiene un posto di guardiano in un complesso di condomini del-
la periferia di Parigi, dove si trasferisce con la finta famiglia. Luogo e mestiere umili che
però gli sembrano un angolo di paradiso. E invece la banlieue da gang di spacciatori vio-
lenti in lotta tra loro, che ne fanno una diversa ma assai pericolosa zona di guerra.
Tra Dheepan e Yalini sboccia un'inattesa storia d'amore, mentre la bambina "adottata"
per interesse somiglia sempre più a una figlia. Per difendere quel che ha conquistato, l'uo-
mo tenta prima di recintare uno spazio protetto; ma inutilmente. Allora in lui si risveglia
l'antico soldato, che impugna le armi, per difendere sè e le persone amate. socio
Ora, se si crede che un film coincida semplicemente col suo soggetto, i detrattori di quello
di Jacques Audiard, ossessionati dall'ideologia del politically correct, potrebbero anche
avere ragione. Non è così, naturalmente. Il regista francese non mette affatto in scena un
dramma sociale per poi appiccicargli un finale da cinema di genere alla Golan&Globus:
porta invece la storia alle sue estreme conseguenze, evitando sia le ovvietà socio-demogra-
fiche dei film "sociaòlmente impegnati", sia la tirata reazionaria sui pregi della violenza
autogestita. I tipi come lui si contano sulla punta delle dita: quelli capaci di sposare cine-
ma d'autore (con un punto di vista e uno stile precisi) e spettacolo popolare, rivolgendosi
al pubblico nella sua totalità senza prendere lo spettatore per un idiota beato o volergli
imporre una lezione di sociologia per principianti.
Certo, Dheepan è un film costruito in maniera insolita,articolando un finale violento in-
torno a una bella storia d'amore e alternando brani di realismo con altri di lirismo
struggente (che ricorda un altro bel titolo controverso di Audiard, Un sapore di ruggine
e ossa). Non mancano neppure le scene oniriche, nel sogno ricorrente dell'ex-soldato
che allude alle sue origini: un elefante, simbolo di saggezza cui l'uomo si appella incon-
sciamente. Soprattutto, però, Dheepan è un film raccontato benissimo; una parabola di
redenzione il cui protagonista reagisce a un'aggressione che è sì fisica, ma che minaccia
soprattutto il suo sogno di una vita diversa. E c'è una bella differenza tra la storia di un
vigilante urbano e quella di una famiglia finta che vuol diventare vera. Vedere per giu-
dicare.
Dheepan
Regia di Jacques Audiard
Con Vincent Rottiers, Marc Zinga, Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan
Lucianone
Istruzione / scuola - Il recupero lento della Geografia
6 novembre '15 - venerdì 6th November / Friday visione post - 8
(da Corriere della Sera - 20/09/'15 - La Lettura / di Franco Farinelli)
Rimonta di una disciplina esiliata che Giulio Cesare capì benissimoo
Esiliata persino dagli Istituti tecnici nautici dal ministro Gelmini, a fatica la geografia
inizia ora a riguadagnare un pò di posto all'interno dell'ordinamento scolastico italiano,
dove i laureati in Scienze geografiche recuperano a stento il riconoscimento delle loro spe-
cifiche competenze didattiche. A fatica e a stento, il che risulta per molti aspetti paradossa-
le: da anni ion tutta Europa, e specie nel mondo anglosassone, le scienze sociali hanno regi-
strato un notevole risveglio proprio in virtù di quella che viene chiamata la "svolta spazia-
le", vale a dire la più o meno consapevole assunzione di temi e modelli analitici di marca
geografica.
Spazio è termine molto specifico, anche se da Kant (che era un geografo) in poi vale special-
mente come potentissima metafora: spazio deriva da stadio, la misura metrica lineare con
cui gli antichi greci calcolavano le distanze, addomesticavano la faccia della Terra altrimen-
ti sfuggente. La più precisa e fulminea illustrazione della natura di tale modello si deve a
Giulio Cesare, che dopo una grande vittoria sul re del Ponto, in Asia minore, si vuole abbia
pronunciato la frase che fin da piccoli una volta s'apprendeva: Veni, Vidi, Vici. Per compren-
dere bisogna invertire l'ordine delle azioni: ho vinto perchè ho ridotto la conoscenza alla vi-
sione, ma - prima ancora - perchè ho fatto in fretta. Operativamente lo spazio significa infat-
ti la riduzione del mondo a velocità, a tempo di percorrenza, modalità con cui gli antichi Ro-
mani si limitavano in sostanza a fare la guerra e a organizzare la circolazione delle informa-
zioni necessarie al governo del territorio. A esso si oppone la logica dei luoghi, per cui ogni
brano del volto della Terra mantiene la propria specificità, la propria irriducibilità nei con-
fronti degli altri, insomma le proprie qualità. Al contrario, la logica dello spazio, che è quan-
titativa, è quella dell'equivalenza generale delle parti, della loro reciproca interscambiabilità
e fungibilità: è insomma la stessa del mercato, che infatti non esisterebbe nella forma che og-
gi conosciamo senza la moderna riduzione del mondo in termini spaziali, senza la colonizza-
zione spaziale di tutti gli ambiti della riproduzione della vita sociale. Senza insomma la tra-
sformazione di quel che nel Seicento s'inizia a chiamare globo terracqueo in un'unica gigan-
tesca mappa. Ciò è vero fuor di metafora, e proprio al servizio di tale trasformazione nasce
la figura del geografo moderno, che appare nel Quattrocento come cosmografo, diventa di
fatto cartografo nei due secoli successivi e soltanto tra Otto e Novecento si deposita nella at-
tuale forma accademica, compiuta l'opera della costruzione dello Stato nazionale centraliz-
zato il cui modello è, appunto, una carta geografica.- Basti al riguardo far caso al fatto che
il moderno territorio statale deve necessariamente obbedire, idealmente, alle tre caratteri-
stiche che nella geometria classica distinguono la natura geometrica dell'estensione: la con-
tinuità (esso deve essere tutto di un pezzo), l'omogeneità (deve essere popolato da persone
che condividono la stessa cultura e la stessa religione), l'isotropismo (tutte le sue parti deb-
bono essere funzionalmente orientate nella stessa direzione, quella segnata dalla capitale).
Fin dall'inizio della modernità, insomma, il compito della geografia è rimasto lo stesso,
quello di rendere conto della relazione tra luoghi e spazio, della ragione e della natura
delle connessioni tra il globale e il locale.
Continua... to be continued...
(da Corriere della Sera - 20/09/'15 - La Lettura / di Franco Farinelli)
Rimonta di una disciplina esiliata che Giulio Cesare capì benissimoo
Esiliata persino dagli Istituti tecnici nautici dal ministro Gelmini, a fatica la geografia
inizia ora a riguadagnare un pò di posto all'interno dell'ordinamento scolastico italiano,
dove i laureati in Scienze geografiche recuperano a stento il riconoscimento delle loro spe-
cifiche competenze didattiche. A fatica e a stento, il che risulta per molti aspetti paradossa-
le: da anni ion tutta Europa, e specie nel mondo anglosassone, le scienze sociali hanno regi-
strato un notevole risveglio proprio in virtù di quella che viene chiamata la "svolta spazia-
le", vale a dire la più o meno consapevole assunzione di temi e modelli analitici di marca
geografica.
Spazio è termine molto specifico, anche se da Kant (che era un geografo) in poi vale special-
mente come potentissima metafora: spazio deriva da stadio, la misura metrica lineare con
cui gli antichi greci calcolavano le distanze, addomesticavano la faccia della Terra altrimen-
ti sfuggente. La più precisa e fulminea illustrazione della natura di tale modello si deve a
Giulio Cesare, che dopo una grande vittoria sul re del Ponto, in Asia minore, si vuole abbia
pronunciato la frase che fin da piccoli una volta s'apprendeva: Veni, Vidi, Vici. Per compren-
dere bisogna invertire l'ordine delle azioni: ho vinto perchè ho ridotto la conoscenza alla vi-
sione, ma - prima ancora - perchè ho fatto in fretta. Operativamente lo spazio significa infat-
ti la riduzione del mondo a velocità, a tempo di percorrenza, modalità con cui gli antichi Ro-
mani si limitavano in sostanza a fare la guerra e a organizzare la circolazione delle informa-
zioni necessarie al governo del territorio. A esso si oppone la logica dei luoghi, per cui ogni
brano del volto della Terra mantiene la propria specificità, la propria irriducibilità nei con-
fronti degli altri, insomma le proprie qualità. Al contrario, la logica dello spazio, che è quan-
titativa, è quella dell'equivalenza generale delle parti, della loro reciproca interscambiabilità
e fungibilità: è insomma la stessa del mercato, che infatti non esisterebbe nella forma che og-
gi conosciamo senza la moderna riduzione del mondo in termini spaziali, senza la colonizza-
zione spaziale di tutti gli ambiti della riproduzione della vita sociale. Senza insomma la tra-
sformazione di quel che nel Seicento s'inizia a chiamare globo terracqueo in un'unica gigan-
tesca mappa. Ciò è vero fuor di metafora, e proprio al servizio di tale trasformazione nasce
la figura del geografo moderno, che appare nel Quattrocento come cosmografo, diventa di
fatto cartografo nei due secoli successivi e soltanto tra Otto e Novecento si deposita nella at-
tuale forma accademica, compiuta l'opera della costruzione dello Stato nazionale centraliz-
zato il cui modello è, appunto, una carta geografica.- Basti al riguardo far caso al fatto che
il moderno territorio statale deve necessariamente obbedire, idealmente, alle tre caratteri-
stiche che nella geometria classica distinguono la natura geometrica dell'estensione: la con-
tinuità (esso deve essere tutto di un pezzo), l'omogeneità (deve essere popolato da persone
che condividono la stessa cultura e la stessa religione), l'isotropismo (tutte le sue parti deb-
bono essere funzionalmente orientate nella stessa direzione, quella segnata dalla capitale).
Fin dall'inizio della modernità, insomma, il compito della geografia è rimasto lo stesso,
quello di rendere conto della relazione tra luoghi e spazio, della ragione e della natura
delle connessioni tra il globale e il locale.
Continua... to be continued...
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