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(da la Repubblica - 24 novembre '21 - L'Amaca / di Michele Serra)
Meriti e colpe del romanesco
Il vivace dibattito sul romanesco di Zerocalcare ci ha insegnato qualcosa (e non tutti i dibattiti
Il vivace dibattito sul romanesco di Zerocalcare ci ha insegnato qualcosa (e non tutti i dibattiti
hanno questo pregio). Ci ha insegnato che l'artista può consedersi qualche legittima libertà, co-
me ha spiegato bene Paolo Di Paolo su questo giornale. Per Zerocalcare, che è un artista vero,
il romanesco è uno strumento espressivo solido e naturale (come per Van De Sfroos il lombardo
lacustre, per fare un esempio uguale e contrario). Il localismo un urta e non esclude, e anzi assu-
me, se l'artista è bravo, dimensione universale.
La questione è esplosa perchè altri, prima di Zerocalcare, e a differenza di lui senza averne alcun
titolo, del romanesco hanno abusato fino a renderlo onnipresente e indigeribile, come tutto ciò
che è stucchevole. La Rai, un tempo vera e propria fortezza della dizione italiana (servizio pub-
blico, no?), è fonte ininterrotta, da anni, di una parlata romanesca sfrontata, molto irritante per il
resto d'Italia. Intendiamoci, la regressione dialettale è in corso ovunque: ci sono deputati del Nord,
del centro e del Sud che parlano come macchiette regionali, come se un generalizzato "rompete le
righe" avesse finalmente liberato ognuno dalla fatica di parlare in italiano perchè è a tutti gli italia-
ni che si sta parlando: dunque per irspetto degli altri. - L'diosincrasia verso la parlata romanesca
dipende unicamente dalla sua egemonia sfrontata, in larghissima parte imputabile alla Rai. Un
corso di dizione per speaker e giornalisti della Rai aiuterebbe a ristabilire una regola uguale per
tutti (la lingua italiana), liberando le parti locali, compreso il romanesco, dal sospetto di ignoran-
za e di arroganza.
Lucianone
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