mercoledì 12 aprile 2017

Riflessioni - L'Appennino terremotato e la rimozione della natura

12 aprile '17 - mercoledì                   12th April / Wednesday                 visione post - 15

"Come mai un luogo che è il baricentro del Paese  è sentito dai governanti  come
una lontana periferia?", si chiede Paolo Rumiz partendo per il suo viaggio nell'Ap-
pennino terremotato.  E' una domanda fondamentale  e non riguarda solo i "i go
vernanti", ma l'identità nazionale nel suo complesso; l'idea che abbiamo di Italia,
la sua rappresentazione mediatica, la sua immagine allo specchio.
Uno sguardo aereo sulla penisola fa capire che l'Appennino ne costituisce non solo
la spina dorsale, ma la porzione più grande: l'Italia è il Paese più montuoso d'Euro-
pa. Ma le grandi città sono nelle poche pianure e in riva al mare, e le fabbriche qua-
si tutte  nella sola piana estesa, quella del Po, quel triangolo che, nelle immagini sa-
tellitari, è illuminato per intero, come Manhattan; mentre l'Appennino è buio. 
L'evo industriale ci ha portati a un processo di inesorabile rimozione della natura
(la zona buia).   L'Italia è scesa in pianura e ha abbandonato vallate, crinali e bor-
ghi. Non ne sa più nulla, o quasi nulla. Di qui molti dei dissesti, delle omissioni, 
delle catastrofi. Esempio: che sia in corso, nell'Apennino nord-occidentale, una
siccità epocale, con i pozzi secchi  e  i fiumi vuoti, gli italiani non lo sanno. Se 
non i pochissimi rimasti a guardia di pozzi e fiumi, su in montagna.
(da la Repubblica - 2 aprile '17 - L'amaca / Michele Serra)

Lucianone

Nessun commento:

Posta un commento