24 febbraio '17 - venerdì 24th February / Friday visione post - 13
SCRITTORI raccontano
Firenze / Palazzo Strozzi - Sala Ferri / ore 11.00
11 febbraio - 13 maggio 2017
STORIE dell'Impressionismo
I grandi protagonisti da Monet a Renoir da Van Gogh a Gauguin
Treviso / Museo di Santa Caterina
fino al 17 aprile 2017
Manet e la Parigi moderna
Milano / Palazzo Reale
8 marzo - 2 luglio 2017
La Mostra -TERREMOTI
Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia
Forlì - Musei San Domenico
fino al 18 giugno '17
TERREMOTI
Origini, storie e segreti
dei movimenti della terra
Milano - Museo di storia naturale di Milano
Corso Venezia 55 MI Palestro
fino al 30 aprile '17
I maestri cantori di Norimberga
Die Meistersinger von Nurnberg - Richard Wagner
Milano - Teatro alla Scala
16, 19, 23, 26, 30 marzo '17
2, 5 aprile '17
Lucianone
DI TUTTO e di PIU Ambiente / Appuntamenti / Arte / / Cibo-cucina / Commenti / Cultura / Curiosità-comicità / Dossier / Economia-Finanza / Fotografia / Inchiesta / Intervista / Istruzione / Lavoro / Lettere / Libri / Medicina / Motori / Musica / Natura / Opinione del Giovedì / Personaggi / Psicologia / Reportage / Riflessioni-Idee / Salute / Scienze / Società-Politica / Spettacoli (cinema/tv) / Sport / Stampa-giornali / Storie / Tecnologia-Internet / Ultime notizie / Viaggi
venerdì 24 febbraio 2017
martedì 21 febbraio 2017
SPORT - calcio / Serie B - 26^ giornata 2016/17
21 febbraio '17 - martedì 21st February / Tuesday visione post - 14
RISULTATI delle partite
Latina 0 Bari 3 Carpi 2 Cittadella 1 Perugia 0 Pro Vercelli 0
Novara 1 Ternana 1 Brescia 1 Avellino 3 Entella 0 Benevento 1
Salernitana 1 Spezia 2 Vicenza 1 Pisa 0 Verona H. 0
Cesena 1 Trapani 2 Ascoli 1 Frosinone 0 Spal 0
CLASSIFICA
Frosinone 48 / Benevento, Verona H. 46 / Spal 45 / Perugia, Cittadella 39 /
Spezia 38 / Bari 37 / Carpi 36 / Entella 35 / Novara, Ascoli 34 /
Salernitana, Avellino 32 / Cesena 29 / Pisa, Brescia, Vicenza 28 / Latina 26 /
Pro Vercelli 25 / Ternana 23 / Trapani 22
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RISULTATI delle partite
Latina 0 Bari 3 Carpi 2 Cittadella 1 Perugia 0 Pro Vercelli 0
Novara 1 Ternana 1 Brescia 1 Avellino 3 Entella 0 Benevento 1
Salernitana 1 Spezia 2 Vicenza 1 Pisa 0 Verona H. 0
Cesena 1 Trapani 2 Ascoli 1 Frosinone 0 Spal 0
CLASSIFICA
Frosinone 48 / Benevento, Verona H. 46 / Spal 45 / Perugia, Cittadella 39 /
Spezia 38 / Bari 37 / Carpi 36 / Entella 35 / Novara, Ascoli 34 /
Salernitana, Avellino 32 / Cesena 29 / Pisa, Brescia, Vicenza 28 / Latina 26 /
Pro Vercelli 25 / Ternana 23 / Trapani 22
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lunedì 20 febbraio 2017
SPORT - calcio / Serie A - 25^ giornata 2016/17
20 febbraio '17 - lunedì 20th February / Monday visione post - 7
RISULTATI delle partite
Juventus 4 Atalanta 1 Empoli 1 Bologna 0 Chievo 1 Pescara 5
Palermo 1 Crotone 0 Lazio 2 Inter 1 Napoli 3 Genoa 0
Sampdoria 1 Udinese 1 Roma 4 Milan 2
Cagliari 1 Sassuolo 2 Torino 1 Fiorentina 1
CLASSIFICA
Juventus 63 / Roma 56 / Napoli 54 / Inter, Atalanta 48 / Lazio 47 /
Milan 44 / Fiorentina 40 / Torino 35 / Sampdoria 34 / Chievo 32 /
Sassuolo 30 / Udinese 29 / Cagliari 28 / Bologna 27 / Genoa 25 /
Empoli 22 / Palermo 14 / Crotone 13 / Pescara 12
Lucianone
RISULTATI delle partite
Juventus 4 Atalanta 1 Empoli 1 Bologna 0 Chievo 1 Pescara 5
Palermo 1 Crotone 0 Lazio 2 Inter 1 Napoli 3 Genoa 0
Sampdoria 1 Udinese 1 Roma 4 Milan 2
Cagliari 1 Sassuolo 2 Torino 1 Fiorentina 1
CLASSIFICA
Juventus 63 / Roma 56 / Napoli 54 / Inter, Atalanta 48 / Lazio 47 /
Milan 44 / Fiorentina 40 / Torino 35 / Sampdoria 34 / Chievo 32 /
Sassuolo 30 / Udinese 29 / Cagliari 28 / Bologna 27 / Genoa 25 /
Empoli 22 / Palermo 14 / Crotone 13 / Pescara 12
Lucianone
sabato 18 febbraio 2017
SOCIETA' / Crisi della globalizzazione ed equlibrio spezzato
18 febbraio '17 - sabato 18th February / Saturday visione post - 16
(da la Repubblica - 27 nov. '16 - Roberto Esposito)
L'equilibrio che si spezza
Che la globalizzazione sia entrata, forse per la prima volta, in una crisi profonda è sotto
gli occhi di tutti. Certo, sul piano tecnologico, il mondo è sempre più connesso. E nel-
l'economia finanziaria l'interdipendenza tra i mercati si è addirittura accentuata, Ma
sul terreno politico i punti di arresto, e anche di arretramento, sono altrettanto visto-
si. L'idea di uno spazio globale senza frontiere batte ogni giorno contro nuovi muri.
Tutt'altro che occasione di crescita comune, la globalizzazione sta diventando l'arena
di scontro tra identità contrapposte. La Brexit e la vittoria di Trump sono le conse-
guenze di un'onda lunga che da tempo porta acqua al mulino dell'isolazionismo. Gli
Stati tornano a parlare il linguaggio della sovranità nazionale e delle sfere d'influen-
za. Contro una logica cosmopolitica, la politica riprende a radicarsi nel territorio -
se perfino il terrorismo globale cerca di costruirsi un profilo statale. Dopo che per
qualche tempo si è pensato che non esistesse più un "fuori", l'esclusione prevale
sull'inclusione. Per dirla con i filosofi, il "negativo" ricomincia a far sentire la sua
voce attraverso emigrazioni forzate, guerre, terrorismo.
Ma la crisi politica della globalizzazione non si limita a segnare nuove linee di frat-
tura tra Stati sovrani. Essa configura in maniera inedita i regimi politici, scompo-
nendone gli elementi costitutivi. Ad andare in crescente difficoltà è la forma istitu-
zionale che da tempo siamo abituati a chiamare "liberal-democrazia". Se già, alle
porte dell'Europa, Russia e Turchia hanno imboccato un percorso autoritario, an-
che gli Stati Uniti di Trump sembrano tentati di girare le spalle all'alleanza occi-
dentale, per candidarsi a leader dell'antiglobalizzazione. Ma è soprattutto in Euro-
pa che il binomio democrazia-liberalismo pare disgregarsi in una maniera che tra-
sforma, e insieme deforma, entrambi i suoi termini-. Per almeno un escolo il luogo
tra democrazia e liberalismo è stato il rapporto tra diritti individuali e sovranità
popolare. Esso implicava che gli interessi individuali si integrassero con le scelte
politiche di governi legittimamente eletti, in un equilibrio di poteri garantito dal-
la Costituzione. E' appunto questo equilibrio complessivo che rischia oggi di spez-
zarsi nella prevalenza dei diritti individuali su quelli collettivi, del mercato globa-
le sulle volontà nazionali, della logica finanziaria sulle scelte politiche.
Certo, nei nostri sistemi politici, il diritto costituisce il collante della democrazia.
La stessa idea di democrazia presuppone un insieme di regole condivise, all'inter-
no delle quali le forze politiche si misurano contendendosi il governo dei rispetti-
vi Paesi. Ma ciò è possibile per gli Stati nazionali. Negli organismi sopranaziona-
li - come l'Unione Europea - la legislazione tutela un sistema di interessi che non
coincide con il diritto pubblico. Il quale resta, al momento, appannaggio degli
Stati nazionali. In fondo il contenzioso aperto da alcuni di essi - tra cui anche
l'Italia - riguarda proprio questa differenza. Che è quella che sempre più tende
a separare neoliberalismo e democrazia. Mentre il primo presuppone un merca-
to regolato dal principio di concorrenza, garantito da istanze terze di natura non
politica, la democrazia ha al proprio centro la volontà popolare espressa dai go-
verni politici. In questo senso è vero che non esistono governi puramente tecnici.
Un governo nazionale esprime comunque scelte in ultima analisi politiche. Ed è
quello che manca all'Unione Europea. Non essendo espressione di un unico po-
polo, essa sconta necessariamente un deficit di democrazia. A essere sempre più
contestato - con accenti spesso populisti - è un progetto costruito su una trama
di accordi giuridici adeguati alla logica globale del mercato, ma privi di legitti-
mità politica.
In questo modo la latente divaricazione tra liberalismo e democrazia spinge l'u-
no e l'altra verso due estremi che rischiano di allontanarsi sempre di più. Da un
lato il sistema globale neoliberale tende ad emanciparsi dai governi nazionali,
dettando loro le proprie regole, senza farsi carico degli interessi e delle volontà
dei popoli. Dall'altro le democrazie, chiuse nei confini dei singoli Stati, incorpo-
rano dosi sempre maggiori di populismo anti-istituzionale, col rischio di can-
cellare le indispensabili mediazioni rappresentative. Così i due processi oppo-
sti di globalizzazione e nazionalizzazione minacciano di deflagrare. Quando la
via da seguire sarebbe un'altra. Quella di articolare istituti democratici e istan-
ze sovranazionali, diritto pubblico e diritto privato. La stessa Unione Europea,
con tutte le sue contraddizioni, costituisce per sempre l'unico spazio in cui tali
esigenze possono trovare una misura comune. Solo se ciò accadrà, un'Europa
politica potrà competere da pari a pari con gli altri grandi spazi in cui si divide
il mondo.
Lucianone
(da la Repubblica - 27 nov. '16 - Roberto Esposito)
L'equilibrio che si spezza
Che la globalizzazione sia entrata, forse per la prima volta, in una crisi profonda è sotto
gli occhi di tutti. Certo, sul piano tecnologico, il mondo è sempre più connesso. E nel-
l'economia finanziaria l'interdipendenza tra i mercati si è addirittura accentuata, Ma
sul terreno politico i punti di arresto, e anche di arretramento, sono altrettanto visto-
si. L'idea di uno spazio globale senza frontiere batte ogni giorno contro nuovi muri.
Tutt'altro che occasione di crescita comune, la globalizzazione sta diventando l'arena
di scontro tra identità contrapposte. La Brexit e la vittoria di Trump sono le conse-
guenze di un'onda lunga che da tempo porta acqua al mulino dell'isolazionismo. Gli
Stati tornano a parlare il linguaggio della sovranità nazionale e delle sfere d'influen-
za. Contro una logica cosmopolitica, la politica riprende a radicarsi nel territorio -
se perfino il terrorismo globale cerca di costruirsi un profilo statale. Dopo che per
qualche tempo si è pensato che non esistesse più un "fuori", l'esclusione prevale
sull'inclusione. Per dirla con i filosofi, il "negativo" ricomincia a far sentire la sua
voce attraverso emigrazioni forzate, guerre, terrorismo.
Ma la crisi politica della globalizzazione non si limita a segnare nuove linee di frat-
tura tra Stati sovrani. Essa configura in maniera inedita i regimi politici, scompo-
nendone gli elementi costitutivi. Ad andare in crescente difficoltà è la forma istitu-
zionale che da tempo siamo abituati a chiamare "liberal-democrazia". Se già, alle
porte dell'Europa, Russia e Turchia hanno imboccato un percorso autoritario, an-
che gli Stati Uniti di Trump sembrano tentati di girare le spalle all'alleanza occi-
dentale, per candidarsi a leader dell'antiglobalizzazione. Ma è soprattutto in Euro-
pa che il binomio democrazia-liberalismo pare disgregarsi in una maniera che tra-
sforma, e insieme deforma, entrambi i suoi termini-. Per almeno un escolo il luogo
tra democrazia e liberalismo è stato il rapporto tra diritti individuali e sovranità
popolare. Esso implicava che gli interessi individuali si integrassero con le scelte
politiche di governi legittimamente eletti, in un equilibrio di poteri garantito dal-
la Costituzione. E' appunto questo equilibrio complessivo che rischia oggi di spez-
zarsi nella prevalenza dei diritti individuali su quelli collettivi, del mercato globa-
le sulle volontà nazionali, della logica finanziaria sulle scelte politiche.
Certo, nei nostri sistemi politici, il diritto costituisce il collante della democrazia.
La stessa idea di democrazia presuppone un insieme di regole condivise, all'inter-
no delle quali le forze politiche si misurano contendendosi il governo dei rispetti-
vi Paesi. Ma ciò è possibile per gli Stati nazionali. Negli organismi sopranaziona-
li - come l'Unione Europea - la legislazione tutela un sistema di interessi che non
coincide con il diritto pubblico. Il quale resta, al momento, appannaggio degli
Stati nazionali. In fondo il contenzioso aperto da alcuni di essi - tra cui anche
l'Italia - riguarda proprio questa differenza. Che è quella che sempre più tende
a separare neoliberalismo e democrazia. Mentre il primo presuppone un merca-
to regolato dal principio di concorrenza, garantito da istanze terze di natura non
politica, la democrazia ha al proprio centro la volontà popolare espressa dai go-
verni politici. In questo senso è vero che non esistono governi puramente tecnici.
Un governo nazionale esprime comunque scelte in ultima analisi politiche. Ed è
quello che manca all'Unione Europea. Non essendo espressione di un unico po-
polo, essa sconta necessariamente un deficit di democrazia. A essere sempre più
contestato - con accenti spesso populisti - è un progetto costruito su una trama
di accordi giuridici adeguati alla logica globale del mercato, ma privi di legitti-
mità politica.
In questo modo la latente divaricazione tra liberalismo e democrazia spinge l'u-
no e l'altra verso due estremi che rischiano di allontanarsi sempre di più. Da un
lato il sistema globale neoliberale tende ad emanciparsi dai governi nazionali,
dettando loro le proprie regole, senza farsi carico degli interessi e delle volontà
dei popoli. Dall'altro le democrazie, chiuse nei confini dei singoli Stati, incorpo-
rano dosi sempre maggiori di populismo anti-istituzionale, col rischio di can-
cellare le indispensabili mediazioni rappresentative. Così i due processi oppo-
sti di globalizzazione e nazionalizzazione minacciano di deflagrare. Quando la
via da seguire sarebbe un'altra. Quella di articolare istituti democratici e istan-
ze sovranazionali, diritto pubblico e diritto privato. La stessa Unione Europea,
con tutte le sue contraddizioni, costituisce per sempre l'unico spazio in cui tali
esigenze possono trovare una misura comune. Solo se ciò accadrà, un'Europa
politica potrà competere da pari a pari con gli altri grandi spazi in cui si divide
il mondo.
Lucianone
giovedì 16 febbraio 2017
L'Opinione del Giovedì - Il rivoluzionario Papa Francesco e l'ultraconservatore Donald Trump
16 febbraio '17 - giovedì 16th February / Thursday visione post - 10
Dopo Papa Paolo II (il polacco Woytila), molto amato dai devoti e non fino al punto da
venire a ragione santificato anche per alcuni miracoli accertati, sembrava proprio che
non potessero esistere altri "Vescovi di Dio" alla sua altezza. Invece spuntò alla fine, e
in brevissimo tempo, un Papa che seppe e ha continuato a sapere a tutt'oggi prendere
il posto di Karl Woytila in modo non solo altrettanto carismatico, ma addirittura con
un piglio da protagonista, e però umile e allo stesso tempo rivoluzionario: cosa assolu-
tamente mai vista prima in un Papa di Roma. Questo Papa eccezionale aveva scelto di
prendere come nome FRANCESCO, e mai nessun Papa prima aveva scelto quel nome.
CONTINUA... to be continued...
Dopo Papa Paolo II (il polacco Woytila), molto amato dai devoti e non fino al punto da
venire a ragione santificato anche per alcuni miracoli accertati, sembrava proprio che
non potessero esistere altri "Vescovi di Dio" alla sua altezza. Invece spuntò alla fine, e
in brevissimo tempo, un Papa che seppe e ha continuato a sapere a tutt'oggi prendere
il posto di Karl Woytila in modo non solo altrettanto carismatico, ma addirittura con
un piglio da protagonista, e però umile e allo stesso tempo rivoluzionario: cosa assolu-
tamente mai vista prima in un Papa di Roma. Questo Papa eccezionale aveva scelto di
prendere come nome FRANCESCO, e mai nessun Papa prima aveva scelto quel nome.
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lunedì 6 febbraio 2017
Riflessioni - La lingua degli italiani: migliorata o peggiorata?
14 febbraio '17 - martedì 14th February / Tuesday visione post - 11
Gli italiani parlano peggio, come sostiene l'appello di alcuni linguisti e docenti, oppure
meglio, come dice un contrappello altrettanto firmato? Il problema è che non esiste un
metro di misura oggettivo: la lingua è uno strumento e non un fine, ognuno se ne serve
a seconda dell'uso che intende farne. Se ti preme migliorare il tuo pensiero e aumentare
le tue capacità logico-cognitive, sarai costretto ad affinare l'uso delle parole. Se ti basta
quello che già sei e quello che già sai non hai alcun bisogno di distinguere tra coordina-
te e subordinate, e di conseguenza il congiuntivo, come direbbero alla Crusca, va a farsi
fottere. La lingua non rispecchia solamente il titolo di studio, che pure un poco conta;
rispecchia soprattutto le ambizioni di chi la usa e il rispetto che ha di sè. Vale, come eter-
no paradigma, lo sforzo emozionante dell'operaio che si sforza di parlare bene in assem-
blea, e si scusa di non farlo abbastanza; di contro ci sono senatori della Repubblica (ti-
po Razzi) che considerano "popolare", e forse spiritoso, parlare un italiano orrendo.
Il problema, come si sarebbe detto una volta, è politico: chi ambisce a non essere più
subalterno cerca di alzare il proprio livello e con esso quello del suo italiano. Chi non
ambisce parla come Razzi.
(da la Repubblica - 11/02/'17 - L'Amaca / Michele Serra)
Gli italiani parlano peggio, come sostiene l'appello di alcuni linguisti e docenti, oppure
meglio, come dice un contrappello altrettanto firmato? Il problema è che non esiste un
metro di misura oggettivo: la lingua è uno strumento e non un fine, ognuno se ne serve
a seconda dell'uso che intende farne. Se ti preme migliorare il tuo pensiero e aumentare
le tue capacità logico-cognitive, sarai costretto ad affinare l'uso delle parole. Se ti basta
quello che già sei e quello che già sai non hai alcun bisogno di distinguere tra coordina-
te e subordinate, e di conseguenza il congiuntivo, come direbbero alla Crusca, va a farsi
fottere. La lingua non rispecchia solamente il titolo di studio, che pure un poco conta;
rispecchia soprattutto le ambizioni di chi la usa e il rispetto che ha di sè. Vale, come eter-
no paradigma, lo sforzo emozionante dell'operaio che si sforza di parlare bene in assem-
blea, e si scusa di non farlo abbastanza; di contro ci sono senatori della Repubblica (ti-
po Razzi) che considerano "popolare", e forse spiritoso, parlare un italiano orrendo.
Il problema, come si sarebbe detto una volta, è politico: chi ambisce a non essere più
subalterno cerca di alzare il proprio livello e con esso quello del suo italiano. Chi non
ambisce parla come Razzi.
(da la Repubblica - 11/02/'17 - L'Amaca / Michele Serra)
martedì 31 gennaio 2017
SPORT - calcio / Serie B - 23^ giornata 2016/17
31 gennaio '17 - martedì 31st January / Tuesday
RISULTATI delle partite
Frosinone 1 Avellino 2 Bari 0 Benevento 3 Cesena 2 Novara 1
Brescia 0 Entella 2 Perugia 0 Carpi 0 Ascoli 2 Pisa 1
Pro Vercelli 1 Ternana 1 Vicenza 1 Verona H. 2 Spezia 3
Trapani 3 Cittadella 0 Spal 1 Salernitana 0 Latina 2
CLASSIFICA
VERONA H. 44 / Frosinone 41 / Spal 40 / Benevento 39 / Cittadella 37 /
Carpi, Entella 33 / Perugia 32 / Spezia 31 / Bari 30 / Novara 29 / Ascoli 28 /
Brescia, Salernitana, Vicenza 27 / Latina 26 / Avellino, Pisa 25 /
Cesena, Pro Vercelli 24 / Ternana 23 / Trapani 19
COMMENTO...
RISULTATI delle partite
Frosinone 1 Avellino 2 Bari 0 Benevento 3 Cesena 2 Novara 1
Brescia 0 Entella 2 Perugia 0 Carpi 0 Ascoli 2 Pisa 1
Pro Vercelli 1 Ternana 1 Vicenza 1 Verona H. 2 Spezia 3
Trapani 3 Cittadella 0 Spal 1 Salernitana 0 Latina 2
CLASSIFICA
VERONA H. 44 / Frosinone 41 / Spal 40 / Benevento 39 / Cittadella 37 /
Carpi, Entella 33 / Perugia 32 / Spezia 31 / Bari 30 / Novara 29 / Ascoli 28 /
Brescia, Salernitana, Vicenza 27 / Latina 26 / Avellino, Pisa 25 /
Cesena, Pro Vercelli 24 / Ternana 23 / Trapani 19
COMMENTO...
sabato 28 gennaio 2017
SPORT - calcio / Serie A - 21^ giornata 2016/17
28 gennaio '17 - sabato 28th January / Saturday visione post - 15
RISULTATI delle partite
Chievo 0 Milan 1 Juventus 2 Bologna 2 Empoli 1 Genoa 2
Fiorentina 3 Napoli 2 Lazio 0 Torino 0 Udinese 0 Crotone 2
Palermo 0 Pescara 1 Atalanta 1 Roma 1
Inter 1 Sassuolo 3 Sampdoria 0 Cagliari 0
CLASSIFICA
Juventus 45 / Roma, Napoli 44 / Lazio 40 / Milan 37 / Inter 36 / Atalanta 35 /
Fiorentina 33 / Torino 30 / Cagliari 26 / Chievo, Udinese 25 / Sampdoria 24 /
Bologna, Genoa 23 / Sassuolo 21 / Empoli 18 / Palermo 10 / Crotone, Pescara 9 /
Continua... to be continued...
RISULTATI delle partite
Chievo 0 Milan 1 Juventus 2 Bologna 2 Empoli 1 Genoa 2
Fiorentina 3 Napoli 2 Lazio 0 Torino 0 Udinese 0 Crotone 2
Palermo 0 Pescara 1 Atalanta 1 Roma 1
Inter 1 Sassuolo 3 Sampdoria 0 Cagliari 0
CLASSIFICA
Juventus 45 / Roma, Napoli 44 / Lazio 40 / Milan 37 / Inter 36 / Atalanta 35 /
Fiorentina 33 / Torino 30 / Cagliari 26 / Chievo, Udinese 25 / Sampdoria 24 /
Bologna, Genoa 23 / Sassuolo 21 / Empoli 18 / Palermo 10 / Crotone, Pescara 9 /
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giovedì 26 gennaio 2017
Musica / personaggio - Il punk francese Christophe Chassol
26 gennaio '17 - giovedì 26th January / Thursday visione post - 11
(da la Repubblica - 26 ottobre '16 - Giuseppe Videtti / Palermo)
Ogni rumore è musica, colonna sonora del momento, frammento di vita, sound track
del big bang rimasto intrappolato nel cosmo. l'alfabeto armonico di Christophe Chas-
sol sconfina dal pentagramma, spazia nelle metropoli e nelle giungle, cataloga i versi
degli animali, le lingue e i dialetti. Il musicista francese di origini martiricane, che il
4 novembre presenta lo spettacolo Big Sun al Romaeuropa Festival - un tour che si
concluderà il 13 novembre alla Philharmonie di Parigi in occasione dello Steve Rei-
ch's Anniversary - non si fa incastrare dalle etichette. Per soddisfare la morbosità
dei critici ne ha inventata una, "ultrascore". "Una definizione scherzosa: una sor-
ta di musica per armonizzare il reale che si serve di tutti gli elementi di una colon-
na sonora", spiega dopo la performance al Teatro Massimo di Palermo.
Big Sun che lo vede in scena con le sue tastiere insieme a un percussionista, è un blog
di suoni su proiezioni di immagini girate in Martinica (dopo analoghe esperienze in
India e a New Orleans); un caos sonoro che a tratti fa pensare al Miles Davis di Bitches
Brew e alle reiterazioni dei maestri del minimalismo. "E' stata un'idea folgorante arri-
vata dopo l'ascesa di You-Tube, che mi ha consentito l'accesso a milioni di video", spie-
ga Chassol, che ha collaborato con Sèbastien Tellier e Laurie Anderson (con la quale
ha in cantiere un progetto per la sonorizzazione di una mostra su Leonard Cohen che
si terrà l'anno prossimo). "All'epoca avevo composto dozzine di colonne sonore, ma a
quel punto mi sono trovato davanti a un milione di possibilità; in una incisione ho uti-
lizzato la voce di Obama, il suo potente discorso di rielezione. Ne è rimasto colpito an-
che Frank Ocean: colui che ha spalancato nuove frontiere all'hip hop l'ha chiamato
per una collaborazione.
A New Orleans Chassol arrivò dopo il disastro dell'uragano Katrina. Nello stesso anno,
il 2005, perse entrambi i genitori in un incidente aereo in Venezuela. "Non ce l'avrei fat-
ta a superare lo choc se non fossi stato testimone della resilienza di quella gente di fron-
te alla morte", racconta. Ora, dopo un'esperienza parecchio formativa nella città sacra
di Varanasi, in India, esplora con Big Sun suoni e ritmi della Martinica, un ritorno alle
origini, una rivelazione per l'artista, che non aveva mai pertecipato al carnevale nella
terra dei suoi genitori. "Più entusiasmante di quello di Rio", commenta, mentre super-
visiona le immagini sulle quali innesta la musica dal vivo. Sembra di ascoltare una mo-
derna trascrizione del Catalogue d'oiseaux di Olivier Messiaen quando Chassol accor-
da il pianoforte sul melodioso richiamo degli uccelli, ma fa anche pensare a Chick Co-
rea quando accelera in un funk l'incedere di un rapper di strada. "Il punto di parten-
za è stato la musica concreta di Pierre Henry e éPierre Schaeffer, una loro composizio-
ne degli anni Cinquanta, Symphonie pour un homme seul, ha cambiato le mie prospet-
tive, per me fu come guardare un film, ascoltavo e davanti ai miei occhi scorrevano im-
magini.
Chassol veniva dal conservatorio, dove già a quattro anni frequentava corsi di piano-
forte, poi una borsa di studio al Berklee College of Music, a Boston, una noia infinita
per uno spirito libero, "anche se a quell'età un poò di disciplina non guasta". E avevo
accesso alla biblioteca più fornita del mondo, il mio paradiso. In realtà già in quegli an-
ni avevo un sogno preciso: diventare Ennio Morricone. La sua musica aveva attirato la
mia attenzione fin da bambino. E' geniale perchè usa accordi semplici combinati in un
sistema armonico complesso, elegante e sofisticato". Si accende l'ennesima sigaretta:
"Per la verità non ho mai smesso di pensare a me stesso come a un punk. Ho avuto un'a- dorazione per i Clash, Robert Smith dei Cure è stato il mio primo idolo; gli altri, Morri-
cone, Miles Davis, Igor Stravinsky e, tra i classici, Debussy, Ravel e Fauré. Sono un arti-
sta sul filo el rasoio - tra classica, jazz e punk. I miei dicevano di frenare gli entusiasmi,
ma dovevo essere fedele ai miei principi. Ho sempre pensato che l'artista è un uomo che
può permettersi il lusso a fare le cose in cui crede. senza limitazioni. Eccomi, finalmente
sono un artista di lusso".
(da la Repubblica - 26 ottobre '16 - Giuseppe Videtti / Palermo)
Ogni rumore è musica, colonna sonora del momento, frammento di vita, sound track
del big bang rimasto intrappolato nel cosmo. l'alfabeto armonico di Christophe Chas-
sol sconfina dal pentagramma, spazia nelle metropoli e nelle giungle, cataloga i versi
degli animali, le lingue e i dialetti. Il musicista francese di origini martiricane, che il
4 novembre presenta lo spettacolo Big Sun al Romaeuropa Festival - un tour che si
concluderà il 13 novembre alla Philharmonie di Parigi in occasione dello Steve Rei-
ch's Anniversary - non si fa incastrare dalle etichette. Per soddisfare la morbosità
dei critici ne ha inventata una, "ultrascore". "Una definizione scherzosa: una sor-
ta di musica per armonizzare il reale che si serve di tutti gli elementi di una colon-
na sonora", spiega dopo la performance al Teatro Massimo di Palermo.
Big Sun che lo vede in scena con le sue tastiere insieme a un percussionista, è un blog
di suoni su proiezioni di immagini girate in Martinica (dopo analoghe esperienze in
India e a New Orleans); un caos sonoro che a tratti fa pensare al Miles Davis di Bitches
Brew e alle reiterazioni dei maestri del minimalismo. "E' stata un'idea folgorante arri-
vata dopo l'ascesa di You-Tube, che mi ha consentito l'accesso a milioni di video", spie-
ga Chassol, che ha collaborato con Sèbastien Tellier e Laurie Anderson (con la quale
ha in cantiere un progetto per la sonorizzazione di una mostra su Leonard Cohen che
si terrà l'anno prossimo). "All'epoca avevo composto dozzine di colonne sonore, ma a
quel punto mi sono trovato davanti a un milione di possibilità; in una incisione ho uti-
lizzato la voce di Obama, il suo potente discorso di rielezione. Ne è rimasto colpito an-
che Frank Ocean: colui che ha spalancato nuove frontiere all'hip hop l'ha chiamato
per una collaborazione.
A New Orleans Chassol arrivò dopo il disastro dell'uragano Katrina. Nello stesso anno,
il 2005, perse entrambi i genitori in un incidente aereo in Venezuela. "Non ce l'avrei fat-
ta a superare lo choc se non fossi stato testimone della resilienza di quella gente di fron-
te alla morte", racconta. Ora, dopo un'esperienza parecchio formativa nella città sacra
di Varanasi, in India, esplora con Big Sun suoni e ritmi della Martinica, un ritorno alle
origini, una rivelazione per l'artista, che non aveva mai pertecipato al carnevale nella
terra dei suoi genitori. "Più entusiasmante di quello di Rio", commenta, mentre super-
visiona le immagini sulle quali innesta la musica dal vivo. Sembra di ascoltare una mo-
derna trascrizione del Catalogue d'oiseaux di Olivier Messiaen quando Chassol accor-
da il pianoforte sul melodioso richiamo degli uccelli, ma fa anche pensare a Chick Co-
rea quando accelera in un funk l'incedere di un rapper di strada. "Il punto di parten-
za è stato la musica concreta di Pierre Henry e éPierre Schaeffer, una loro composizio-
ne degli anni Cinquanta, Symphonie pour un homme seul, ha cambiato le mie prospet-
tive, per me fu come guardare un film, ascoltavo e davanti ai miei occhi scorrevano im-
magini.
Chassol veniva dal conservatorio, dove già a quattro anni frequentava corsi di piano-
forte, poi una borsa di studio al Berklee College of Music, a Boston, una noia infinita
per uno spirito libero, "anche se a quell'età un poò di disciplina non guasta". E avevo
accesso alla biblioteca più fornita del mondo, il mio paradiso. In realtà già in quegli an-
ni avevo un sogno preciso: diventare Ennio Morricone. La sua musica aveva attirato la
mia attenzione fin da bambino. E' geniale perchè usa accordi semplici combinati in un
sistema armonico complesso, elegante e sofisticato". Si accende l'ennesima sigaretta:
"Per la verità non ho mai smesso di pensare a me stesso come a un punk. Ho avuto un'a- dorazione per i Clash, Robert Smith dei Cure è stato il mio primo idolo; gli altri, Morri-
cone, Miles Davis, Igor Stravinsky e, tra i classici, Debussy, Ravel e Fauré. Sono un arti-
sta sul filo el rasoio - tra classica, jazz e punk. I miei dicevano di frenare gli entusiasmi,
ma dovevo essere fedele ai miei principi. Ho sempre pensato che l'artista è un uomo che
può permettersi il lusso a fare le cose in cui crede. senza limitazioni. Eccomi, finalmente
sono un artista di lusso".
Lucianone
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