6 dicembre '14 - sabato 6th December / Saturday visione post - 13
"Ceto medio impoverito": è in quel magma di dolore e risentimento che si giocano i
destini del Paese. Fa paura, quel magma, nel quale nuotano come pesci ultras di cal-
cio e fascisti (termini spesso sinonimi), e nel quale si fanno le ossa capi e capetti
poco cristallini. Faceva sorridere in un tigì, questa dichiarazione del capo dei Forconi
siculi: "Potrei dire che ci daremo fuoco a migliaia davanti alle Prefetture, ma potrei
anche dire che vogliamo ragionare sul da farsi". Anche i rivoltosi, in Italia, hanno
qualcosa di democristiano.
Il vero problema è che quando non ci si sente più rappresentati (dal sindacato, dai
partiti) l'animo si avvelena. Aumenta il panico, aumenta la rabbia. E la coperta della rappresentanza politica, in Italia, è sempre più corta. Sinistra e sindacati hanno mol-
tissime domande da farsi, in proposito. La prima è: da quanto tempo non siamo più
capaci di dare voce ai nuovi ultimi della nostra società, che sono i precari, i disoccu-
pati, gli esodati, i piccolissimi imprenditori? La seconda domanda è: come mai, pur
sapendolo, non siamo ancora riusciti a fare, a dire, a pensare niente di nuovo e di
utile, sul fronte delle povertà non rappresentate, dunque difese da nessuno, e in ba-
lia del primo demagogo o fanatico di passaggio?
(da la Repubblica - 11 dicembre 2013 - L'AMACA / Michele Serra)
Lucianone
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giovedì 4 dicembre 2014
mercoledì 3 dicembre 2014
Istruzione / Scuola - Studio delle lingue straniere: la difficoltà è nella fonetica
7 dicembre '14 - domenica 7th December / Sunday visione post - 28
Quando manca un'educazione specifica ai S U O N I,
la conoscenza fonetica resta quella delle medie.
E si migliora solo in grammatica.
PERCHE' IMPARARE LE LINGUE A SCUOLA E' COSI' DIFFICILE
(da il 'il venerdì di Repubblica' - agosto 2014 / di Giuliano Aluffi)
Do you speak English? Perfino gli italiani al quinto anno di lingue all'Università
dovrebbero pensarci bene prima di rispondere, perchè la loro conoscenza fonetica
dell'inglese è pressochè identica a quella di uno studente di terza media.
Lo dice uno studio pubblicato su 'Frontiers in Human Neuroscience'. "Abbiamo trovato la
prima prova neurofisiologica del fatto che molti studenti del primo e del quinto anno
della Facoltà di Lingue non riconoscono i fonemi dell'inglese in quanto tali, ma li assi-
milano a quelli italiani. Proprio come fa chi ha studiato inglese solo fino alla terza media:
lo studio prolungato di una lingua straniera in età adulta nel contesto scolastico non pro-
duce nessun miglioramento rispetto alla capacità di discriminazione fonetica, anche se
può dare un'ottima conoscenza grammaticale", spiega Elvira Brattico, neuroscienziata
all'Università di Helsinki (Finlandia). "Abbiamo sottoposto a encefalogramma gli stu-
denti mentre ascoltavano fonemi inglesi pronunciati da un madrelingua, e abbiamo ri-
scontrato, misurando l'attività elettrica del cervello, che le loro cortecce uditive elabo-
ravano i suoni dell'inglese assimilandoli ai fonemi italiani". "Studi comportamentali
precedenti su tedeschi, finlandesi, giapponesi, e turchi che apprendono l'inglese sug-
geriscono che l'ambiente scolastico è ovunque un contesto povero per l'apprendimento
fonetico-fonologico. La quantità e la qualità degli stimoli ricevuti dagli studenti non so-
no sufficienti per formare accurate rappresentazioni neuronali dei suoni inglesi" ag-
giunge Mirko Grimaldi, direttore del Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio
dell'Università del Salento e coautore dello studio. In che modo questa confusione tra
fonemi ci ostacola? "Se non siamo in grado di discriminare i suoni non nativi, l'unica
strategia possibile per il nostro cervello è quella di ricondurre il fonema non nativo a
una o più categorie della lingua nativa che gli assomigliano. Per esempio, mentre l'ita-
liano ha una sola "i" l'inglese distingue la "i" di leave (lasciare, partire) da quella di
live (vivere, abitare). Un italiano, quando inizia a studiare l'inglese, non può far altro
che ricondurre precettivamente le due vocali dell'inglese alla sua unica "i", e quindi
non sarà in grado di discriminare leave da live" osserva Grimaldi.
"L'acquisizione della lingua straniera avviene quasi sempre in un ambiente in cui pre-
domina la prima lingua, e dove la lingua straniera è poco usta in classe e mai fuori.
Inoltre, l'istruzione formale privilegia il lessico e la sintassi, trascurando l'addestra-
mento intensivo alla percezione e produzione dei suoni.". E invece la pratica, in
questo caso, vale più della grammatica. Sottolinea Brattico: "Il cervello di un bam-
bino, una volta che ha appreso in modo naturale a discriminare e produrre i suoni
della lingua nativa, perde progressivamente l'abilità a discriminare e produrre
i suoni non nativi. Per riattivare questa abilità gli studenti dovrebbero ricevere una
una quantità di stimoli di alta qualità da parte di insegnanti madrelingua, ed essere
sottoposti a training acustici mirati".
Lucianone
Quando manca un'educazione specifica ai S U O N I,
la conoscenza fonetica resta quella delle medie.
E si migliora solo in grammatica.
PERCHE' IMPARARE LE LINGUE A SCUOLA E' COSI' DIFFICILE
(da il 'il venerdì di Repubblica' - agosto 2014 / di Giuliano Aluffi)
Do you speak English? Perfino gli italiani al quinto anno di lingue all'Università
dovrebbero pensarci bene prima di rispondere, perchè la loro conoscenza fonetica
dell'inglese è pressochè identica a quella di uno studente di terza media.
Lo dice uno studio pubblicato su 'Frontiers in Human Neuroscience'. "Abbiamo trovato la
prima prova neurofisiologica del fatto che molti studenti del primo e del quinto anno
della Facoltà di Lingue non riconoscono i fonemi dell'inglese in quanto tali, ma li assi-
milano a quelli italiani. Proprio come fa chi ha studiato inglese solo fino alla terza media:
lo studio prolungato di una lingua straniera in età adulta nel contesto scolastico non pro-
duce nessun miglioramento rispetto alla capacità di discriminazione fonetica, anche se
può dare un'ottima conoscenza grammaticale", spiega Elvira Brattico, neuroscienziata
all'Università di Helsinki (Finlandia). "Abbiamo sottoposto a encefalogramma gli stu-
denti mentre ascoltavano fonemi inglesi pronunciati da un madrelingua, e abbiamo ri-
scontrato, misurando l'attività elettrica del cervello, che le loro cortecce uditive elabo-
ravano i suoni dell'inglese assimilandoli ai fonemi italiani". "Studi comportamentali
precedenti su tedeschi, finlandesi, giapponesi, e turchi che apprendono l'inglese sug-
geriscono che l'ambiente scolastico è ovunque un contesto povero per l'apprendimento
fonetico-fonologico. La quantità e la qualità degli stimoli ricevuti dagli studenti non so-
no sufficienti per formare accurate rappresentazioni neuronali dei suoni inglesi" ag-
giunge Mirko Grimaldi, direttore del Centro di Ricerca Interdisciplinare sul Linguaggio
dell'Università del Salento e coautore dello studio. In che modo questa confusione tra
fonemi ci ostacola? "Se non siamo in grado di discriminare i suoni non nativi, l'unica
strategia possibile per il nostro cervello è quella di ricondurre il fonema non nativo a
una o più categorie della lingua nativa che gli assomigliano. Per esempio, mentre l'ita-
liano ha una sola "i" l'inglese distingue la "i" di leave (lasciare, partire) da quella di
live (vivere, abitare). Un italiano, quando inizia a studiare l'inglese, non può far altro
che ricondurre precettivamente le due vocali dell'inglese alla sua unica "i", e quindi
non sarà in grado di discriminare leave da live" osserva Grimaldi.
"L'acquisizione della lingua straniera avviene quasi sempre in un ambiente in cui pre-
domina la prima lingua, e dove la lingua straniera è poco usta in classe e mai fuori.
Inoltre, l'istruzione formale privilegia il lessico e la sintassi, trascurando l'addestra-
mento intensivo alla percezione e produzione dei suoni.". E invece la pratica, in
questo caso, vale più della grammatica. Sottolinea Brattico: "Il cervello di un bam-
bino, una volta che ha appreso in modo naturale a discriminare e produrre i suoni
della lingua nativa, perde progressivamente l'abilità a discriminare e produrre
i suoni non nativi. Per riattivare questa abilità gli studenti dovrebbero ricevere una
una quantità di stimoli di alta qualità da parte di insegnanti madrelingua, ed essere
sottoposti a training acustici mirati".
Sport - Serie A / 13^ giornata - 2014/15
3 dicembre '14 - mercoledì 3rd December / Wednesday visione post - 13
Risultati delle partite
Sassuolo 2 Chievo 0 Cagliari 0 Cesena 0 Empoli 0 Milan 2
Verona H. 1 Lazio 0 Fiorentina 4 Genoa 3 Atalanta 0 Udinese 0
Palermo 2 Juventus 2 Roma 4 Sampdoria 1
Parma 1 Torino 1 Inter 2 Napoli 1
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Sassuolo 2 Chievo 0 Cagliari 0 Cesena 0 Empoli 0 Milan 2
Verona H. 1 Lazio 0 Fiorentina 4 Genoa 3 Atalanta 0 Udinese 0
Palermo 2 Juventus 2 Roma 4 Sampdoria 1
Parma 1 Torino 1 Inter 2 Napoli 1
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domenica 30 novembre 2014
Scienze / Ultime ricerche - Il talento nello sport, nella musica, nell'arte...
30 novembre '14 - domenica 30th November - Sunday visione post - 9
Ultimo verdetto della scienza:
fuoriclasse si nasce
Una ricerca Usa mette fine all'eterna sfida tra talento
e fatica. Vince il primo, che nella ricetta del successo
conta quattro volte di più.
(da la Repubblica - 21 luglio 2014 - Enrico Franceschini, Londra)
"La pratica rende perfetti", afferma un vecchio detto. Più ti alleni, più avrai successo,
è l'opinione dominante, che a pronunciarla sia la prof di matematica o il nuovo allena-
tore del Manchester United. Ma un nuovo studio sull'argomento sembra ribaltare
l'eterna questione: se sia più il talento innato o l'esperienza a determinare l'abilità in
un mestiere, un'arte, una disciplina sportiva. Secondo una ricerca pubblicata dalla
rivista 'Psychological Science', l'esercizio fa non più del 20-25 per cento della differen-
za in campi come la musica, lo sport o gli scacchi, e ancora di meno (appena il 4 per
cento) negli studi accademici. In altre parole la pratica aiuta, questo è inequivocabile,
ma "non" rende perfetti, perlomeno non da sola, senza essere applicata a un talento
naturale. - E' un'affermazione che contraddice teorie date per certe da almeno ven-
t'anni, per l'esattezza da quando nel 1993 un team di ricercatori della Florida State
University, diretto dal professor Anders Ericsson, stabilì che l'esercizio ha un rilievo
enorme nelle prestazioni di professionisti di élite o anche di dilettanti di grande impe-
gno: collocando intorno all' 80 per cento il valore dell'allenamento in qualunque cam-
po umano. Quel concetto è stato popolarizzato più di recente da un guru, saggista e
giornalista del settimanale New Yorker, l'americano Malcom Gladwell, che in uno
dei suoi libri più famosi, Outliers (il titolo italiano è Storia naturale del successo),
aveva addirittura coniato una formula: la "regola delle 10 mila ore", vale a dire
che chiunque si impegni per 10 mila ore in qualcosa riuscirà a farla con estrema
abilità e risultati eccellenti. Diecimila ore di pratica e sarai perfetto. proprio come
sostiene il proverbio.
Il nuovo studio, opera di tre psicologi, Zach Hambrick della Michigan State University,
Brooke Macnamara della Case Western University e Frederick Oswald della Rice
Università, analizza i risultati di 88 ricerche sul tema esaminando un ampio raggio di
discipline per giungere alla conclusione contraria. La pratica aiuta, ma non è sufficien-
te per raggiungere il successo. Possiamo allenarci 10 mila ore a tennis, o anche 100
mila, ma non diventeremo tutti Federer. Il mondo della psicologia, riferisce il New York
Times, si divide tra i due campi: "Il pendolo oscilla perennemente tra pratica e talento,
siamo solo di fronte a un dibattito che non permetterà conclusioni definitive", osserva
il quotidiano newyorchese.
Gli esperti della materia indicano che ci sono comunque altri fattori da considerare
che non dipendono nè dalla genetica (l'innato talento) nè dalla quantità di ore ( la
pratica) per determinare il successo. Uno è l'età a cui ci si applica: un conto è studia-
re il violino a 5 anni, un altro a 50, e vale anche per il basket o per le lingue (specie
se uno impara queste ultime fin dalla nascita, come nel caso del bilinguismo).
Un secondo fattore è il livello dell'allenamento: tra campioni di scacchi con abilità si-
mili, il numero di ore dedicate all'esercizio varia notevolmente da, da 3 mila a 25 mila.
I più forti magari si sono allenati meno ore, ma hanno affrontato i tornei più impegna-
tivi e hanno imparato a giocare sotto pressione. Un terzo fattore è il modo in cui ci
si esercita: vari studi sembrano indicare che studiare da soli dà risultati migliori, che
cambiare il luogo e l'orario dell'allenamento è meglio che farlo sempre nello stesso
luogo alla stessa ora, che mescolare vari esercizi in una singola sessione (materiale
vecchio e nuovo, oppure stile libero e dorso) è più utile che concentrarsi su un solo
esercizio.
Lucianone
Ultimo verdetto della scienza:
fuoriclasse si nasce
Una ricerca Usa mette fine all'eterna sfida tra talento
e fatica. Vince il primo, che nella ricetta del successo
conta quattro volte di più.
(da la Repubblica - 21 luglio 2014 - Enrico Franceschini, Londra)
"La pratica rende perfetti", afferma un vecchio detto. Più ti alleni, più avrai successo,
è l'opinione dominante, che a pronunciarla sia la prof di matematica o il nuovo allena-
tore del Manchester United. Ma un nuovo studio sull'argomento sembra ribaltare
l'eterna questione: se sia più il talento innato o l'esperienza a determinare l'abilità in
un mestiere, un'arte, una disciplina sportiva. Secondo una ricerca pubblicata dalla
rivista 'Psychological Science', l'esercizio fa non più del 20-25 per cento della differen-
za in campi come la musica, lo sport o gli scacchi, e ancora di meno (appena il 4 per
cento) negli studi accademici. In altre parole la pratica aiuta, questo è inequivocabile,
ma "non" rende perfetti, perlomeno non da sola, senza essere applicata a un talento
naturale. - E' un'affermazione che contraddice teorie date per certe da almeno ven-
t'anni, per l'esattezza da quando nel 1993 un team di ricercatori della Florida State
University, diretto dal professor Anders Ericsson, stabilì che l'esercizio ha un rilievo
enorme nelle prestazioni di professionisti di élite o anche di dilettanti di grande impe-
gno: collocando intorno all' 80 per cento il valore dell'allenamento in qualunque cam-
po umano. Quel concetto è stato popolarizzato più di recente da un guru, saggista e
giornalista del settimanale New Yorker, l'americano Malcom Gladwell, che in uno
dei suoi libri più famosi, Outliers (il titolo italiano è Storia naturale del successo),
aveva addirittura coniato una formula: la "regola delle 10 mila ore", vale a dire
che chiunque si impegni per 10 mila ore in qualcosa riuscirà a farla con estrema
abilità e risultati eccellenti. Diecimila ore di pratica e sarai perfetto. proprio come
sostiene il proverbio.
Il nuovo studio, opera di tre psicologi, Zach Hambrick della Michigan State University,
Brooke Macnamara della Case Western University e Frederick Oswald della Rice
Università, analizza i risultati di 88 ricerche sul tema esaminando un ampio raggio di
discipline per giungere alla conclusione contraria. La pratica aiuta, ma non è sufficien-
te per raggiungere il successo. Possiamo allenarci 10 mila ore a tennis, o anche 100
mila, ma non diventeremo tutti Federer. Il mondo della psicologia, riferisce il New York
Times, si divide tra i due campi: "Il pendolo oscilla perennemente tra pratica e talento,
siamo solo di fronte a un dibattito che non permetterà conclusioni definitive", osserva
il quotidiano newyorchese.
che non dipendono nè dalla genetica (l'innato talento) nè dalla quantità di ore ( la
pratica) per determinare il successo. Uno è l'età a cui ci si applica: un conto è studia-
re il violino a 5 anni, un altro a 50, e vale anche per il basket o per le lingue (specie
se uno impara queste ultime fin dalla nascita, come nel caso del bilinguismo).
Un secondo fattore è il livello dell'allenamento: tra campioni di scacchi con abilità si-
mili, il numero di ore dedicate all'esercizio varia notevolmente da, da 3 mila a 25 mila.
I più forti magari si sono allenati meno ore, ma hanno affrontato i tornei più impegna-
tivi e hanno imparato a giocare sotto pressione. Un terzo fattore è il modo in cui ci
si esercita: vari studi sembrano indicare che studiare da soli dà risultati migliori, che
cambiare il luogo e l'orario dell'allenamento è meglio che farlo sempre nello stesso
luogo alla stessa ora, che mescolare vari esercizi in una singola sessione (materiale
vecchio e nuovo, oppure stile libero e dorso) è più utile che concentrarsi su un solo
esercizio.
Lucianone
Lavoro / Trovolavoro - Meccanica hi-tech
30 novembre '14 - domenica 30th November / Sunday
(da 'Corriere della Sera' - 18/11/'14 - Laura Bonani)
Meccanica hi tech:
si cercano più di 150 talenti
Nella meccanica di precisione lavorano giovani curiosi, esigenti e sempre aggiornati. E
in azienda chi è 'al comando' convive con la nuova generazione. O con la vecchia. Come
Gervasoni Group. E' passata dalla minuteria per contachilometri e calcolatrici prodotta
negli anni '60 in una cantina, a uno stabilimento dove regnano esperti al controllo numeri-
co che producono 300 mila componenti al giorno. "Per l'automotive, in primis - spiega
l'amministratore delegato Graziano Gervasoni - E abbiamo 30enni come responsabili pro-
duzione/logistica/uffici tecnico-acquisti. Oggi, poi, grazie al know how dei nostri addetti,
siamo spesso partner oltre che fornitori dei clienti". Nei prossimi 18 mesi è previsto il recruiting (assunzione) di 30 ingegneri/periti.
Componenti per automotive/elettrodomestici
Poi Zannini, un gruppo di famiglia in crescita, che conosce il lavoro non stop. La seconda
generazione è venuta su trascorrendo le estati in officina durante le scuole medie e le su-
periori. Su commessa cliente, realizza componenti per automotive/elettrodomestici,
Cerca 20 periti/ingegneri (per le sedi Italia/estero) abili
con gli strumenti di misura.
Valvole a sfera in Puglia
La O.M.P., in Puglia, che produce valvole a sfera per oleodotti e impianti eolici,
recluta 10 profili. Lo sviluppo dell'azienda è spiegato dal fondatore Gildo
Carlone: "Abbiamo sempre investito in impianti e formazione. Oggi, però. ho bisogno
di tecnici capaci di dialogare in inglese/tedesco coi committenti oltralpe: giovani con-
sapevoli che la flessibilità negli orari e negli spostamenti sono diventati prerequisiti".
Lucianone
(da 'Corriere della Sera' - 18/11/'14 - Laura Bonani)
Meccanica hi tech:
si cercano più di 150 talenti
Nella meccanica di precisione lavorano giovani curiosi, esigenti e sempre aggiornati. E
in azienda chi è 'al comando' convive con la nuova generazione. O con la vecchia. Come
Gervasoni Group. E' passata dalla minuteria per contachilometri e calcolatrici prodotta
negli anni '60 in una cantina, a uno stabilimento dove regnano esperti al controllo numeri-
co che producono 300 mila componenti al giorno. "Per l'automotive, in primis - spiega
l'amministratore delegato Graziano Gervasoni - E abbiamo 30enni come responsabili pro-
duzione/logistica/uffici tecnico-acquisti. Oggi, poi, grazie al know how dei nostri addetti,
siamo spesso partner oltre che fornitori dei clienti". Nei prossimi 18 mesi è previsto il recruiting (assunzione) di 30 ingegneri/periti.
Componenti per automotive/elettrodomestici
Poi Zannini, un gruppo di famiglia in crescita, che conosce il lavoro non stop. La seconda
generazione è venuta su trascorrendo le estati in officina durante le scuole medie e le su-
periori. Su commessa cliente, realizza componenti per automotive/elettrodomestici,
Cerca 20 periti/ingegneri (per le sedi Italia/estero) abili
con gli strumenti di misura.
Valvole a sfera in Puglia
La O.M.P., in Puglia, che produce valvole a sfera per oleodotti e impianti eolici,
recluta 10 profili. Lo sviluppo dell'azienda è spiegato dal fondatore Gildo
Carlone: "Abbiamo sempre investito in impianti e formazione. Oggi, però. ho bisogno
di tecnici capaci di dialogare in inglese/tedesco coi committenti oltralpe: giovani con-
sapevoli che la flessibilità negli orari e negli spostamenti sono diventati prerequisiti".
Lucianone
sabato 29 novembre 2014
Sport - calcio / Serie A - 12^ giornata - 2014/15
28 novembre '13 - sabato 28th November / Saturday
Risultati delle partite
Atalanta 1 Lazio 0 Torino 0 Cesena 1 Verona H. 1
Roma 2 Juventus 3 Sassuolo 1 Sampdoria 1 Fiorentina 2
Napoli 3 Parma 2 Udinese 1 Milan 1 Genoa 1
Cagliari 3 Empoli 0 Chievo 1 Inter 1 Palermo 1
Classifica
Juventus 31 / Roma 28 / Napoli 22 / Sampdoria 21 / Genoa 20 / Lazio 19 /
Milan, Udinese 18 / Inter 17 / Fiorentina 16 / Sassuolo 15 / Verona H., >>>>
Palermo 14 / Empoli 13 / Torino 12 / Cagliari 11 / Atalanta 10 / Chievo 9
Cesena 8 / Parma 6
Lucianone
Risultati delle partite
Atalanta 1 Lazio 0 Torino 0 Cesena 1 Verona H. 1
Roma 2 Juventus 3 Sassuolo 1 Sampdoria 1 Fiorentina 2
Napoli 3 Parma 2 Udinese 1 Milan 1 Genoa 1
Cagliari 3 Empoli 0 Chievo 1 Inter 1 Palermo 1
Classifica
Juventus 31 / Roma 28 / Napoli 22 / Sampdoria 21 / Genoa 20 / Lazio 19 /
Milan, Udinese 18 / Inter 17 / Fiorentina 16 / Sassuolo 15 / Verona H., >>>>
Palermo 14 / Empoli 13 / Torino 12 / Cagliari 11 / Atalanta 10 / Chievo 9
Cesena 8 / Parma 6
Lucianone
venerdì 28 novembre 2014
Sport - calcio / Serie B - 15^ giornata - 2014/15
28 novembre '14 - venerdì 28th November / Friday visione post - 5
Risultati delle partite
Frosinone 5 Avellino 0 Bari 2 Brescia 3 Modena 2 Catania 1
Livorno 1 Varese 0 Trapani 1 Carpi 3 Pescara 0 Latina 0
Perugia 2 Pro Vercelli 2 Spezia 1 Vicenza 1 Lanciano 1
Ternana 2 Entella 0 Bologna 1 Cittadella 1 Crotone 1
Classifica
Carpi 29 / Frosinone 28 / Spezia 25 / Livorno, Avellino, Lanciano 24 /
Bologna 23 / Perugia, Trapani 22 / Pro Vercelli 20 / Catania, Bari 19 /
Modena, Brescia 18 / Varese, Vicenza, Pescara 17 / Ternana 16 /
Entella 15 / Crotone 14 / Cittadella, Latina 13
Continua... to be continued...
Risultati delle partite
Frosinone 5 Avellino 0 Bari 2 Brescia 3 Modena 2 Catania 1
Livorno 1 Varese 0 Trapani 1 Carpi 3 Pescara 0 Latina 0
Perugia 2 Pro Vercelli 2 Spezia 1 Vicenza 1 Lanciano 1
Ternana 2 Entella 0 Bologna 1 Cittadella 1 Crotone 1
Classifica
Carpi 29 / Frosinone 28 / Spezia 25 / Livorno, Avellino, Lanciano 24 /
Bologna 23 / Perugia, Trapani 22 / Pro Vercelli 20 / Catania, Bari 19 /
Modena, Brescia 18 / Varese, Vicenza, Pescara 17 / Ternana 16 /
Entella 15 / Crotone 14 / Cittadella, Latina 13
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giovedì 27 novembre 2014
Salute / psicologia - Accorgersi del proprio limite
27 novembre '14 - giovedì 27th November - Thursday visione post - 6
Cosa accade se ignoriamo i segnali del corpo
In ufficio stress e fatica vengono mascherati dalle ambizioni
(da "Corriere della Sera" - 18/11/'14 - Elena Tebano)
Quando ancora gareggiava, Umberto Pelizzari ha stabilito un record per ogni disciplina
dell'apnea. Sarà per questo che ora non ha dubbi: "Senza il desiderio di superare i limiti,
saremmo ancora a saltare da un albero all'altro". Tutt'altra risposta ha dato domenica
Lilli Gruber, intervistata a Che tempo che fa , su Rai3: "Sto molto bene, ho solo abusato
un pò troppo della mia forza fisica, noi che amiamo il nostro lavoro amiamo strafare, noi
donne super woman... poi superiamo i nostri limiti.", ha spiegato con un sorriso a Fabio
Fazio che le chiede,va della sua salute, dopo il malore che l'ha tenuta lontano dallo scher-
mo per alcune settimane. "E' stata anche una bella lezione : ogni tanto bisogna darsi un
pò di tregua". - Colpisce che l'ammissione esca dalla sua bocca: una professionista to-
stissima, che tanti traguardi (e limiti) ha superato nella sua carriera. Ci hanno cresciuti
con l'idea che "volere e potere" , che se la mente si pone il giusto obiettivo, il corpo non
può che seguire, che comunque per fare carriera bisogna saper funzionare sotto pressio-
ne. E se non fosse così?
A volte qualcosa fa cilecca, il corpo si ribella e fa arrivare la sua "lezione": " E' come
inciampare: ci accorgiamo che corriamo solo quando facciamo un passo falso - dice Li-
dia Rota Vender, responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare dell'istituto
milanese Human itas - , Invece è fondamentale ascoltare i segnali di stress: il sonno
disturbato, la tendenza a scattare su cose banali, i disturbi dell'appetito. Se non siamo
noi a prenderci una tregua è il corpo che ci costringe a farlo, ammalandosi".
Le donne sono quelle che sanno farlo peggio: "Hanno una maggiore capacità di tolle-
ranza allo stress ripetuto, perchè sono allenate al multitasking e a gestire diversi fron-
ti: lavoro, famiglia, impegni - conferma Rota Vender - . Finiscono così per avere una
soglia più alta, una resistenza che poi le tradisce: il crollo arriva all'improvviso".
L'illusione maggiore è proprio il successo: "Può diventare una trappola - avverte Luigi
Grassi, professore di Psichiatria all'università di Ferrara -: spinge a voler raggiungere
obiettivi in maniera eccessiva e a non accorgersi che si sta toccando la soglia ultima"
La scalata diventa una vertigine infinita: un susseguirsi senza freni di cose, attività,
esperienze. A volte anche la forma fisica diventa ossessione di prestazione. Come se
coccolarsi, o prendersi cura di se stessi fosse una forma di debolezza. Invece è la ra-
dice di ogni genuino superare se stessi: "La costanza e la determinazione nel taggiun-
gere nuovi obiettivi funzionano solo se si tiene conto dei propri bisogni, se attecchisco-
nella vita emotiva e nel piacere", avverte Claudio Mencacci, psichiatra e direttore del
del dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano.
Il sacrificio, da solo, non porta da nessuna parte. E' anche il segreto del campione Pe-
lizzari: " Tutti pensano che per l'apnea le qualità fisiche più importanti siano i muscoli
o i litri di capacità polmonare. Invece è conoscere il proprio corpo e riconoscere i suoi
segnali: quando puoi andare avanti e quando no".
Continua... to be continued...
Cosa accade se ignoriamo i segnali del corpo
In ufficio stress e fatica vengono mascherati dalle ambizioni
(da "Corriere della Sera" - 18/11/'14 - Elena Tebano)
Quando ancora gareggiava, Umberto Pelizzari ha stabilito un record per ogni disciplina
dell'apnea. Sarà per questo che ora non ha dubbi: "Senza il desiderio di superare i limiti,
saremmo ancora a saltare da un albero all'altro". Tutt'altra risposta ha dato domenica
Lilli Gruber, intervistata a Che tempo che fa , su Rai3: "Sto molto bene, ho solo abusato
un pò troppo della mia forza fisica, noi che amiamo il nostro lavoro amiamo strafare, noi
donne super woman... poi superiamo i nostri limiti.", ha spiegato con un sorriso a Fabio
Fazio che le chiede,va della sua salute, dopo il malore che l'ha tenuta lontano dallo scher-
mo per alcune settimane. "E' stata anche una bella lezione : ogni tanto bisogna darsi un
pò di tregua". - Colpisce che l'ammissione esca dalla sua bocca: una professionista to-
stissima, che tanti traguardi (e limiti) ha superato nella sua carriera. Ci hanno cresciuti
con l'idea che "volere e potere" , che se la mente si pone il giusto obiettivo, il corpo non
può che seguire, che comunque per fare carriera bisogna saper funzionare sotto pressio-
ne. E se non fosse così?
A volte qualcosa fa cilecca, il corpo si ribella e fa arrivare la sua "lezione": " E' come
inciampare: ci accorgiamo che corriamo solo quando facciamo un passo falso - dice Li-
dia Rota Vender, responsabile del Centro di prevenzione cardiovascolare dell'istituto
milanese Human itas - , Invece è fondamentale ascoltare i segnali di stress: il sonno
disturbato, la tendenza a scattare su cose banali, i disturbi dell'appetito. Se non siamo
noi a prenderci una tregua è il corpo che ci costringe a farlo, ammalandosi".
Le donne sono quelle che sanno farlo peggio: "Hanno una maggiore capacità di tolle-
ranza allo stress ripetuto, perchè sono allenate al multitasking e a gestire diversi fron-
ti: lavoro, famiglia, impegni - conferma Rota Vender - . Finiscono così per avere una
soglia più alta, una resistenza che poi le tradisce: il crollo arriva all'improvviso".
L'illusione maggiore è proprio il successo: "Può diventare una trappola - avverte Luigi
Grassi, professore di Psichiatria all'università di Ferrara -: spinge a voler raggiungere
obiettivi in maniera eccessiva e a non accorgersi che si sta toccando la soglia ultima"
La scalata diventa una vertigine infinita: un susseguirsi senza freni di cose, attività,
esperienze. A volte anche la forma fisica diventa ossessione di prestazione. Come se
coccolarsi, o prendersi cura di se stessi fosse una forma di debolezza. Invece è la ra-
dice di ogni genuino superare se stessi: "La costanza e la determinazione nel taggiun-
gere nuovi obiettivi funzionano solo se si tiene conto dei propri bisogni, se attecchisco-
nella vita emotiva e nel piacere", avverte Claudio Mencacci, psichiatra e direttore del
del dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano.
Il sacrificio, da solo, non porta da nessuna parte. E' anche il segreto del campione Pe-
lizzari: " Tutti pensano che per l'apnea le qualità fisiche più importanti siano i muscoli
o i litri di capacità polmonare. Invece è conoscere il proprio corpo e riconoscere i suoi
segnali: quando puoi andare avanti e quando no".
Continua... to be continued...
lunedì 20 ottobre 2014
Sport - calcio / Serie A - 7^ giornata - 2014/15
20 ottobre '14 - lunedì 20th October / Monday visione post - 14
Risultati delle partite
Verona H. 1 Cagliari 2 Torino 1 Atalanta 1 Palermo 2
Milan 3 Sampdoria 2 Udinese 0 Parma 0 Cesena 1
Fiorentina 0 Sassuolo 1 Roma 3 Inter 2 Genoa 1
Lazio 2 Juventus 1 Chievo 0 Napoli 2 Empoli 1
Classifica
Juventus 19 / Roma 18 / Sampdoria 15 / Milan 14 / Udinese 13 /
Lazio 12 / Napoli, Verona 11 / Inter, Genoa, Fiorentina 9 / Torino 8 /
Empoli, Atalanta 7 / Cesena, Palermo 6 / Cagliari 5 / Chievo, Sassuolo 4 /
Parma 3
Autogol da suicidio di Rafael Marquez... e il Verona H.
capitola in poco tempo. Così non si può! Mandorlini è
nero e ha tutte le sacrosante ragioni.
Verona da rivedere... e non
ricadere ad aiutare le già grandi squadre/club tipo Milan.
Lucianone
Risultati delle partite
Verona H. 1 Cagliari 2 Torino 1 Atalanta 1 Palermo 2
Milan 3 Sampdoria 2 Udinese 0 Parma 0 Cesena 1
Fiorentina 0 Sassuolo 1 Roma 3 Inter 2 Genoa 1
Lazio 2 Juventus 1 Chievo 0 Napoli 2 Empoli 1
Classifica
Juventus 19 / Roma 18 / Sampdoria 15 / Milan 14 / Udinese 13 /
Lazio 12 / Napoli, Verona 11 / Inter, Genoa, Fiorentina 9 / Torino 8 /
Empoli, Atalanta 7 / Cesena, Palermo 6 / Cagliari 5 / Chievo, Sassuolo 4 /
Parma 3
Autogol da suicidio di Rafael Marquez... e il Verona H.
capitola in poco tempo. Così non si può! Mandorlini è
nero e ha tutte le sacrosante ragioni.
Verona da rivedere... e non
ricadere ad aiutare le già grandi squadre/club tipo Milan.
Lucianone
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