17 dicembre '16 - sabato 17th December / Saturday visione post - 17
VAL GANDINO (BG)
Il Natale è di casa in Val Gandino
Il colore e il calore di momenti unici. Le Cinque terre della Val Gandino confermano
un'invidiabile vitalità, proponendo un ricco carnet natalizio. "Centro di gravità perma-
nente" sarà la Casa Bergamasca di Babbo Natale che, anche quest'anno, ha scelto Gandino
per accogliere i bambini. La sua Casa Bergamasca sarà aperta sino al 27 Dicembre (dalle
14 alle 18 sabato e festivi, ma anche lunedì 26 e martedì 27 dicembre). - I bambini potranno
consegnare la letterina, creare addobbi, scoprire le stanze segrete, ricevere un dono e salu-
tare gli animali della fattoria, visitare il vicino "Museo dei Presepi", con centinaia di rico-
struzioni della Natività.
VALBONDIONE (BG)
Dal Presepe vivente alle sculture di neve
Il calendario invernale è ricco di eventi a Valbondione, in alta Valseriana.
Due incontri speciali per tutti i bambini, ma anche per gli adulti.
Durante il periodo natalizio è possibile godere del suggestivo giro
"In calesse per le vie del paese", nei giorni 30 dicembre e 4 gennaio,
dalle 15 alle 18. -
Uno degli eventi più importanti del paese e della zona è il "Presepe Vivente"
con la tradizionale rappresentazione della natività e degli antichi mestieri,
rievocati lungo le vie e nelle dimore dell'antico borgo di Fiumenero, possibile
grazie alla preziosa collaborazione di 200 comparse. L'apertura del presepe
è prevista per Venerdì 30 dicembre dalle ore 20,30 alle 23, Venerdì 6 gennaio
dalle ore 20,30lle 23 e sabato 7 gennaio dalle 15 alle 18; ingresso e parcheggi
gratuiti e servizio bus navetta da Valbondione.
Visto il successo riscosso lo scorso anno, si è deciso di riproporre anche "Giass
e Nef, sculture di neve a Valbondione", dal 3 al 5 gennaio 2017; durante queste
giornate 5 coppie di artisti scolpiranno per le vie del paese cinque grandi bloc-
chi di neve sul tema della magia e dell'incanto dalle ore 10 del 3 gennaio fino al-
le ore 11 del 5 gennaio. Le premiazioni avverranno martedì 5 gennaio alle ore
14 presso la sala Polifunzionale di Valbondione.
Lucianone
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sabato 17 dicembre 2016
giovedì 15 dicembre 2016
SPORT - calcio / Serie B - 18^ giornata 2016/17
15 dicembre '16 - giovedì 15th December / Thursday visione post - 11
RISULTATI delle partite
Pisa 0 Ascoli 2 Avellino 1 Carpi 1 Cesena 3 Frosinone 1
Bari 0 Latina 2 Benevento 1 Ternana 1 Cittadella 0 Salernitana 3
Perugia 1 Spal 2 Vicenza 1 Entella 2 Brescia 0
Pro Vercelli 0 Spezia 1 Verona 0 Trapani 2 Novara 0
Lucianone
RISULTATI delle partite
Pisa 0 Ascoli 2 Avellino 1 Carpi 1 Cesena 3 Frosinone 1
Bari 0 Latina 2 Benevento 1 Ternana 1 Cittadella 0 Salernitana 3
Perugia 1 Spal 2 Vicenza 1 Entella 2 Brescia 0
Pro Vercelli 0 Spezia 1 Verona 0 Trapani 2 Novara 0
Lucianone
Spettacoli - Parigi: ritorno al Bataclan con STING
15 dicembre '16 - giovedì 15th December / Thursday visione post - 15
Un anno dopo la strage islamista, il teatro parigino
ha riaperto sulle note di Sting. E qui una giornalista
racconta l'emozione di una serata a fianco di chi ha
vissuto l'orrore, ma è tornato.
(da 'Grazidisteso a terra, a' - 23 nov. 2016 - Emanuela Mastropietro / PARIGI)
Eravamo un solo cuore al Bataclan
La sala del Bataclan sa di nuovo, nell'aria c'è odore di vernice fresca. Tutto è stato rifatto:
il pavimento, che il 13 novembre 2015 si era trasformato in una pozza di sangue; il bancone
del bar affacciato sulla platea, dietro al quale decine di spettatori si erano rifugiati durante
la carneficina; gli affreschi sui muri, che Aurélien, cuoco parigino, si era ritrovato davanti
agli occhi mentre, si fingeva morto per evitare le sventagliate di mitra. Sabato scorso, 12 no-
vembre, Aurélien ha trovato la forza di tornare al Bataclan insieme con tanti altri superstiti
del massacro e a centinaia di familiari e amici delle 90 vittime cadute sotto i colpi di tre ter-
roristi islamisti. Sul palco non ci sono gli Eagles of Death Metal come quella tragica sera.
Questa volta c'è Sting. L'artista britannico, il primo a esibirsi nel teatro rimesso a nuovo,
chiude gli occhi, domanda un minuto di silenzio. "Siamo qui per ricordare i morti e celebra-
re la vita", esordisce l'ex leader dei Police. "Non li dimenticheremo mai". Sonpo le 21,06, le
note di Fragile risuonano nella sala. Da giorni Parigi si preparava a riaprire il Bataclan con sentimenti contraddittori: l'emozione di celebrare il primo anniversario di quel 13 novem-
bre che ha cambiato il volto della Francia; il timore di riacutizzare un dolore tenutoi sotto
controllo dalla volontà di continuare a vivere come prima.
Sabato, il quartiere del Bataclan è già in effervescenza di prima mattina. La polizia ha or-
ganizzato posti di controllo. Davanti alla sala si accendono lumini, la gente depone fiori e
messaggi d'affetto. Sting atterra a Parigi con un jet privato proveniente da New York. Lo
accompagna la moglie Trudie Styler, che lo filmerà per tutti i 91 minuti del concerto, sedu-
ta accanto all'amica attrice Charlotte Rampling. Non è ancora buio quando i primi spetta-
tori (ne sono attesi 1500) si mettono in fila. I controlli sono minuziosi, l'attesa sotto una
pioggia battente molto fastidiosa, ma nessuno si lamenta. C'è chi si guarda intorno, chi
scambia due parole con il vicino. Come l'uomo visibilmente teso che confesa di volersi se-
dere allo stesso posto occupato un anno fa, la poltrona numero 8. O la madre di una delle vittime che racconta d'aver visitato la sala durante la ristrutturazione per prepararsi allo
shock. Nel caffè adiacente al teatro, un gruppo di psicologi è a disposizione di chi potreb-
be essere sopraffatto dallo stress. Una ventina di persone, a fine spettacolo, chiederà il lo-
ro intervento. Alle 19,13 si spalancano finalmente le porte. A sorpresa, c'è anche Jesse
Hughes, il leader degli Eagles of Death Metal. La direzione del Bataclan fa sapere che non
è il benvenuto: non gli ha perdonato d'aver insinuato in un'intervista che i terroristi si era-
no avvalsi della complicità del servizio d'ordine. Hughes ha poi smentito di aver tentato
d'entrare nel teatro: "Volevo solo vederlo aperto".
La sala si riempie in fretta, nelle prime file spicca il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. Il
presidente Francois Hollande ha preferito rinunciare: temeva che lo accusassero di sfrut-
tare l'occasione in periodo pre-elettorale.
Sting entra in scena senza farsi annunciare. Appena sfiora le corde della sua chitarra, una
salva di "bravo" scalda l'atmosfera. L'artista che si esibisce gratuitamente (gli incassi so-
no stati devoluti alle associazioni in difesa delle vittime), non si risparmia: presenta 17 bra-
ni, tra vecchi successi e le canzoni del nuovo album, 57th & 9th. Per un'ora e mezza si bal-
la, si canta a squarciagola. Quando si riaccendono le luci, molti spettatori si stringono in
lunghi, commoventi abbracci. Prima di andarsene, qualcuno lancia sul palco una rosa
bianca, immacolata. Dopo tanto sangue, al Bataclan è tornata la vita.
Lucianone
Un anno dopo la strage islamista, il teatro parigino
ha riaperto sulle note di Sting. E qui una giornalista
racconta l'emozione di una serata a fianco di chi ha
vissuto l'orrore, ma è tornato.
(da 'Grazidisteso a terra, a' - 23 nov. 2016 - Emanuela Mastropietro / PARIGI)
Eravamo un solo cuore al Bataclan
La sala del Bataclan sa di nuovo, nell'aria c'è odore di vernice fresca. Tutto è stato rifatto:
il pavimento, che il 13 novembre 2015 si era trasformato in una pozza di sangue; il bancone
del bar affacciato sulla platea, dietro al quale decine di spettatori si erano rifugiati durante
la carneficina; gli affreschi sui muri, che Aurélien, cuoco parigino, si era ritrovato davanti
agli occhi mentre, si fingeva morto per evitare le sventagliate di mitra. Sabato scorso, 12 no-
vembre, Aurélien ha trovato la forza di tornare al Bataclan insieme con tanti altri superstiti
del massacro e a centinaia di familiari e amici delle 90 vittime cadute sotto i colpi di tre ter-
roristi islamisti. Sul palco non ci sono gli Eagles of Death Metal come quella tragica sera.
Questa volta c'è Sting. L'artista britannico, il primo a esibirsi nel teatro rimesso a nuovo,
chiude gli occhi, domanda un minuto di silenzio. "Siamo qui per ricordare i morti e celebra-
re la vita", esordisce l'ex leader dei Police. "Non li dimenticheremo mai". Sonpo le 21,06, le
note di Fragile risuonano nella sala. Da giorni Parigi si preparava a riaprire il Bataclan con sentimenti contraddittori: l'emozione di celebrare il primo anniversario di quel 13 novem-
bre che ha cambiato il volto della Francia; il timore di riacutizzare un dolore tenutoi sotto
controllo dalla volontà di continuare a vivere come prima.
Sabato, il quartiere del Bataclan è già in effervescenza di prima mattina. La polizia ha or-
ganizzato posti di controllo. Davanti alla sala si accendono lumini, la gente depone fiori e
messaggi d'affetto. Sting atterra a Parigi con un jet privato proveniente da New York. Lo
accompagna la moglie Trudie Styler, che lo filmerà per tutti i 91 minuti del concerto, sedu-
ta accanto all'amica attrice Charlotte Rampling. Non è ancora buio quando i primi spetta-
tori (ne sono attesi 1500) si mettono in fila. I controlli sono minuziosi, l'attesa sotto una
pioggia battente molto fastidiosa, ma nessuno si lamenta. C'è chi si guarda intorno, chi
scambia due parole con il vicino. Come l'uomo visibilmente teso che confesa di volersi se-
dere allo stesso posto occupato un anno fa, la poltrona numero 8. O la madre di una delle vittime che racconta d'aver visitato la sala durante la ristrutturazione per prepararsi allo
shock. Nel caffè adiacente al teatro, un gruppo di psicologi è a disposizione di chi potreb-
be essere sopraffatto dallo stress. Una ventina di persone, a fine spettacolo, chiederà il lo-
ro intervento. Alle 19,13 si spalancano finalmente le porte. A sorpresa, c'è anche Jesse
Hughes, il leader degli Eagles of Death Metal. La direzione del Bataclan fa sapere che non
è il benvenuto: non gli ha perdonato d'aver insinuato in un'intervista che i terroristi si era-
no avvalsi della complicità del servizio d'ordine. Hughes ha poi smentito di aver tentato
d'entrare nel teatro: "Volevo solo vederlo aperto".
La sala si riempie in fretta, nelle prime file spicca il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. Il
presidente Francois Hollande ha preferito rinunciare: temeva che lo accusassero di sfrut-
tare l'occasione in periodo pre-elettorale.
Sting entra in scena senza farsi annunciare. Appena sfiora le corde della sua chitarra, una
salva di "bravo" scalda l'atmosfera. L'artista che si esibisce gratuitamente (gli incassi so-
no stati devoluti alle associazioni in difesa delle vittime), non si risparmia: presenta 17 bra-
ni, tra vecchi successi e le canzoni del nuovo album, 57th & 9th. Per un'ora e mezza si bal-
la, si canta a squarciagola. Quando si riaccendono le luci, molti spettatori si stringono in
lunghi, commoventi abbracci. Prima di andarsene, qualcuno lancia sul palco una rosa
bianca, immacolata. Dopo tanto sangue, al Bataclan è tornata la vita.
lunedì 12 dicembre 2016
SPORT - calcio / Serie A - 16^ giornata 2016/17
12 dicembre '17 - lunedì 12th December / Monday visione post - 16
RISULTATI delle partite
Crotone 2 Sampdoria 1 Cagliari 0 Atalanta 1 Bologna 0 Palermo 0
Pescara 1 Lazio 2 Napoli 5 Udinese 3 Empoli 0 Chievo 2
Torino 1 Inter 2 Fiorentina 2 Roma 1
Juventus 3 Genoa 0 Sassuolo 1 Milan 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 39 / Roma 35 / Milan 32 / Lazio, Napoli 31 / Atalanta 28 /
Fiorentina 26 / Torino 25 / Inter 24 / Chievo, Sampdoria 22 / Udinese 21 /
Cagliari, Genoa 20 / Bologna, Sassuolo 17 / Empoli 11 / Crotone 9 /
Pescara 8 / Palermo 6
Lucianone
RISULTATI delle partite
Crotone 2 Sampdoria 1 Cagliari 0 Atalanta 1 Bologna 0 Palermo 0
Pescara 1 Lazio 2 Napoli 5 Udinese 3 Empoli 0 Chievo 2
Torino 1 Inter 2 Fiorentina 2 Roma 1
Juventus 3 Genoa 0 Sassuolo 1 Milan 0
CLASSIFICA
JUVENTUS 39 / Roma 35 / Milan 32 / Lazio, Napoli 31 / Atalanta 28 /
Fiorentina 26 / Torino 25 / Inter 24 / Chievo, Sampdoria 22 / Udinese 21 /
Cagliari, Genoa 20 / Bologna, Sassuolo 17 / Empoli 11 / Crotone 9 /
Pescara 8 / Palermo 6
Lucianone
venerdì 9 dicembre 2016
SPORT - calcio / Serie B - 17^ giornata 2016/17
9 dicembre '16 - venerdì 9th December / Friday visione post - 17
RISULTATI DELLE PARTITE
Trapani 0 Avellino 1 Bari 2 Cittadella 1 Latina 1 Novara 2
Carpi 1 Ascoli 2 Salernitana 0 Spal 2 Entella 1 Vicenza 1
Pro Vercelli 0 Spezia 0 Ternana 1 Verona H. 2 Benevento 2
Pisa 0 Frosinone 0 Brescia 0 Perugia 2 Cesena 1
CLASSIFICA
Verona H. 34 / Frosinone 32 / Benevento 31 / Spal 29 / Cittadella 28 /
Carpi 27 / Perugia 26 / Entella 25 / Bari, Spezia 23 / Novara, Brescia 21 /
Pisa, Latina, Ternana 19 / Ascoli, Salernitana, Pro Vercelli 18 / Avellino, Cesena 16 /
Vicenza 15 / Trapani 11
Lucianone
RISULTATI DELLE PARTITE
Trapani 0 Avellino 1 Bari 2 Cittadella 1 Latina 1 Novara 2
Carpi 1 Ascoli 2 Salernitana 0 Spal 2 Entella 1 Vicenza 1
Pro Vercelli 0 Spezia 0 Ternana 1 Verona H. 2 Benevento 2
Pisa 0 Frosinone 0 Brescia 0 Perugia 2 Cesena 1
CLASSIFICA
Verona H. 34 / Frosinone 32 / Benevento 31 / Spal 29 / Cittadella 28 /
Carpi 27 / Perugia 26 / Entella 25 / Bari, Spezia 23 / Novara, Brescia 21 /
Pisa, Latina, Ternana 19 / Ascoli, Salernitana, Pro Vercelli 18 / Avellino, Cesena 16 /
Vicenza 15 / Trapani 11
Lucianone
martedì 6 dicembre 2016
Società - Referendum sulla riforma della Costituzione: analisi dei risultati e conseguenze future
6 dicembre '16 / martedì 6th December / Tuesday visione post - 6
(da 'La Stampa' - 5 dicembre '16 - di Maurizio Molinari)
LA SPALLATA DEL POPOLO DELLA RIVOLTA
Con un'affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di "No" l'elettorato
ha svelato l'esistenza nel nostro Paese di un popolo della rivolta che ha bocciato
la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l'establishment di go-
verno. - Il quesito referendario ha coagulato attorno a sè il movimento di pro-
testa che si era già manifestato in occasione delle elezioni amministrative ed ora
si presenta maggioritario nel Paese. Tentare di ridurre tale espressione di scon-
tento collettivo - presente in ogni area geografica - a sostegno di questa o quella
forza politica sarebbe l'errore più grande.
A votare "No" sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla
crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti. Sono
stati i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli
stipendiati a cui le entrate non bastano più. E' un popolo della rivolta espressio-
ne dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uni-
ti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell'Eu-
ropa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell'Ue.
Le dimissioni di Matteo Renzi e del suo esecutivo evidenziano la necessità da parte
dei successori di dare in fretta risposte chiare alle crisi all'origine della protesta del
ceto medio. Serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà, una ricetta per ri-
mettere in moto la crescita ed una formula per integrare i migranti: più tarderan-
no, più il movimento di protesta crescerà innescando un domino di conseguenze
imprevedibili. Per far ripartire l'Italia non basta un nuovo governo: bisogna rispet-
tare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.
Lucianone
(da 'La Stampa' - 5 dicembre '16 - di Maurizio Molinari)
LA SPALLATA DEL POPOLO DELLA RIVOLTA
Con un'affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di "No" l'elettorato
ha svelato l'esistenza nel nostro Paese di un popolo della rivolta che ha bocciato
la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l'establishment di go-
verno. - Il quesito referendario ha coagulato attorno a sè il movimento di pro-
testa che si era già manifestato in occasione delle elezioni amministrative ed ora
si presenta maggioritario nel Paese. Tentare di ridurre tale espressione di scon-
tento collettivo - presente in ogni area geografica - a sostegno di questa o quella
forza politica sarebbe l'errore più grande.
A votare "No" sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla
crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti. Sono
stati i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli
stipendiati a cui le entrate non bastano più. E' un popolo della rivolta espressio-
ne dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uni-
ti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell'Eu-
ropa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell'Ue.
Le dimissioni di Matteo Renzi e del suo esecutivo evidenziano la necessità da parte
dei successori di dare in fretta risposte chiare alle crisi all'origine della protesta del
ceto medio. Serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà, una ricetta per ri-
mettere in moto la crescita ed una formula per integrare i migranti: più tarderan-
no, più il movimento di protesta crescerà innescando un domino di conseguenze
imprevedibili. Per far ripartire l'Italia non basta un nuovo governo: bisogna rispet-
tare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.
Lucianone
domenica 4 dicembre 2016
Ultime notizie >>> dall'Italia / Latest news >> from Italy
5 dicembre '16 - lunedì 5th December / Monday visione post - 24
POLITICA E SOCIETA' - Italia
REFERENDUM: la sconfitta di Matteo Renzi
Renzi annuncia le dimissioni da primo ministro / Tutto il popolo del NO
esulta, ma le piazze sono pressochè deserte
IL RACCONTO
Ecco l'Italia che ha detto NO: gli invisibili che non credono più ai leader. E' stato
un voto anti-establishment, ha vinto la gente che non si fida più. Sarà difficile per
qualunque leader trasformare la protesta in consenso.
ROMA -
La vittoria c’è ma i vittoriosi dove sono? Li si è cercati per tutto il giorno a Roma, e per il semplice gusto della conferma: non li si sarebbe trovati. Non fino a notte, in nessuna piazza, non c’era una sede di comitato o di partito, non c’erano luoghi di fermento al Testaccio o alla Garbatella né tantomeno in centro, già festival di luminarie ed esultanze per il derby che uscivano dalle birrerie.
E invece - e non è nemmeno un paradosso - di sconfitti se ne trovavano, qua e là, dentro le loro trincee novecentesche, le stanze del Partito democratico al Nazareno, quelle del Comitato per il Sì a piazza Santi Apostoli, dove erano stati costruiti il successo e la breve vita dell’Unione di Romano Prodi; posti di attesa classica, dove a sera sarebbero arrivati i leader per i commenti all’impiedi a beneficio di questa o quella emittente televisiva, e il distacco è lì che appare in tutta evidenza. È una rivoluzione - piccola o grande lo dirà il tempo - senza manifestazioni oceaniche, senza popolo dietro a capopopolo, senza casematte attorno a cui radunarsi: e quanto aveva ragione Beppe Grillo quando anni fa, all’inizio dell’avventura a cinque stelle, lo chiamavano a casa cercando il segretario del Movimento e lui gli passava il figlioletto Ciro. È la sostanza stessa che non è richiesta: ieri Roma e il resto d’Italia sono state percorse e scosse dal complotto delle matite, sequel del complotto delle lavatrici denunciato dal sindaco Virginia Raggi, e di tanti altri complotti delle banche, delle lobby, della finanza, della Nasa, di grandi mostri calati sulle nostre teste ad avvelenare i pozzi.
Le notizie infatti ci spingevano verso Castelnuovo di Porto, dove si tiene lo spoglio dei voti degli italiani all’estero, e dove quelli del Comitato per il No erano rimasti fuori, intanto che all’interno - spiegavano - si stavano consumando irregolarità fino al broglio; e poi alla scuola Garrone di Ostia, dove un insegnante denunciava, centesimo o millesimo di giornata, la truffa delle matite copiative, i cui segni su un foglio bianco venivano via con una gomma. E non c’era verso di spiegare che le matite copiative funzionano indelebilmente soltanto sulla carta delle schede elettorali. Erano piccoli epicentri della grande rivolta dove, quando li si raggiungeva, non c’era più niente perché intanto si erano spostati in un altro seggio, o in un altra città. E l’imprevedibile ed effimero leader di giornata è diventato Piero Pelù, il cantante dei Litfiba che ai tempi d’oro cantava «dittatura e religione / fanno l’orgia sul balcone». Perfetto inno per i sentimenti di oggi: il post su Facebook di Piero Pelù sulla frode di Stato ha avuto 62 mila like, 10 mila commenti, più di 100 mila condivisioni, e quella è stata l’unica vera grande manifestazione fisica del popolo degli infuriati, diretto ai seggi armato di gomma e foglietto bianco per verificare che anche il loro voto fosse falsificabile dalla planetaria associazione per delinquere.
Inutile farci sopra dell’ironia. Ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più, molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile, per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali. Ognuno è partecipe di quella massa per una ragione diversa, e col minimo comune denominatore del rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia, come raccontano di recente la Brexit e Donald Trump.
IL COMMENTO
POLITICA E SOCIETA' - Italia
REFERENDUM: la sconfitta di Matteo Renzi
Renzi annuncia le dimissioni da primo ministro / Tutto il popolo del NO
esulta, ma le piazze sono pressochè deserte
IL RACCONTO
Ecco l'Italia che ha detto NO: gli invisibili che non credono più ai leader. E' stato
un voto anti-establishment, ha vinto la gente che non si fida più. Sarà difficile per
qualunque leader trasformare la protesta in consenso.
ROMA -
La vittoria c’è ma i vittoriosi dove sono? Li si è cercati per tutto il giorno a Roma, e per il semplice gusto della conferma: non li si sarebbe trovati. Non fino a notte, in nessuna piazza, non c’era una sede di comitato o di partito, non c’erano luoghi di fermento al Testaccio o alla Garbatella né tantomeno in centro, già festival di luminarie ed esultanze per il derby che uscivano dalle birrerie.
E invece - e non è nemmeno un paradosso - di sconfitti se ne trovavano, qua e là, dentro le loro trincee novecentesche, le stanze del Partito democratico al Nazareno, quelle del Comitato per il Sì a piazza Santi Apostoli, dove erano stati costruiti il successo e la breve vita dell’Unione di Romano Prodi; posti di attesa classica, dove a sera sarebbero arrivati i leader per i commenti all’impiedi a beneficio di questa o quella emittente televisiva, e il distacco è lì che appare in tutta evidenza. È una rivoluzione - piccola o grande lo dirà il tempo - senza manifestazioni oceaniche, senza popolo dietro a capopopolo, senza casematte attorno a cui radunarsi: e quanto aveva ragione Beppe Grillo quando anni fa, all’inizio dell’avventura a cinque stelle, lo chiamavano a casa cercando il segretario del Movimento e lui gli passava il figlioletto Ciro. È la sostanza stessa che non è richiesta: ieri Roma e il resto d’Italia sono state percorse e scosse dal complotto delle matite, sequel del complotto delle lavatrici denunciato dal sindaco Virginia Raggi, e di tanti altri complotti delle banche, delle lobby, della finanza, della Nasa, di grandi mostri calati sulle nostre teste ad avvelenare i pozzi.
Le notizie infatti ci spingevano verso Castelnuovo di Porto, dove si tiene lo spoglio dei voti degli italiani all’estero, e dove quelli del Comitato per il No erano rimasti fuori, intanto che all’interno - spiegavano - si stavano consumando irregolarità fino al broglio; e poi alla scuola Garrone di Ostia, dove un insegnante denunciava, centesimo o millesimo di giornata, la truffa delle matite copiative, i cui segni su un foglio bianco venivano via con una gomma. E non c’era verso di spiegare che le matite copiative funzionano indelebilmente soltanto sulla carta delle schede elettorali. Erano piccoli epicentri della grande rivolta dove, quando li si raggiungeva, non c’era più niente perché intanto si erano spostati in un altro seggio, o in un altra città. E l’imprevedibile ed effimero leader di giornata è diventato Piero Pelù, il cantante dei Litfiba che ai tempi d’oro cantava «dittatura e religione / fanno l’orgia sul balcone». Perfetto inno per i sentimenti di oggi: il post su Facebook di Piero Pelù sulla frode di Stato ha avuto 62 mila like, 10 mila commenti, più di 100 mila condivisioni, e quella è stata l’unica vera grande manifestazione fisica del popolo degli infuriati, diretto ai seggi armato di gomma e foglietto bianco per verificare che anche il loro voto fosse falsificabile dalla planetaria associazione per delinquere.
Inutile farci sopra dell’ironia. Ha vinto la gente, il mare di gente che non si fida più, molto ben disposta verso l’inverosimile e diffidente verso il verosimile, per intima ed esasperante convinzione che là fuori c’è qualcuno che lavora alla sua infelicità, perché manca il lavoro, perché si indeboliscono le garanzie, per invidia sociale, perché l’investimento in banca è andato storto, perché ci sono i poteri forti, perché c’è l’Europa, perché c’è una classe dirigente che in quanto tale campa sulla pelle delle periferie, fisiche o esistenziali. Ognuno è partecipe di quella massa per una ragione diversa, e col minimo comune denominatore del rifiuto feroce dell’establishment farabutto, una condizione che non riguarda soltanto l’Italia, come raccontano di recente la Brexit e Donald Trump.
(Da www.lastampa.it - Mattia Feltri)
IL COMMENTO
Così il Pd ha rottamato se stesso / La vecchia guardia del centrosinistra
ha ottenuto il risultato che inseguiva dal 2013: la caduta di chi aveva sottratto
loro guida del Paese e del partito.
Il Centrosinistra ha vinto ancora. Per la terza volta è riuscito, con una coraggiosa spallata, a buttare giù un governo di Centrosinistra. Era successo nel 1998 con Prodi. Era risuccesso nel 2008 sempre con Prodi.
Dal giorno stesso in cui Matteo Renzi si era insediato a Palazzo Chigi dopo la non vittoria di Bersani alle Politiche del 2013 e il conseguente governo Letta, gli sconfitti nel Pd, D’Alema e Bersani, hanno lavorato per ottenere il loro risultato: la caduta di chi aveva sottratto loro guida del Paese e del partito. Risultato ottenuto. E infatti ieri notte brindavano, ridevano, si congratulavano. Tutto un darsi pacche sulle spalle e ridere di fronte alle telecamere rivendicando la vittoria contro il segretario del loro partito, avendo almeno il buongusto di non nominare nemmeno la questione referendaria, la vittoria era su Renzi: «Voleva rottamarci, è stato rottamato» esultava garrulo D’Alema.
La sostanza è che il Partito Democratico, al di là di ogni bizantinismo di palazzo, è definitivamente morto, sepolto sotto le macerie di un matrimonio mai veramente avvenuto tra le diverse anime del Centrosinistra. Da subito è stato molto chiaro come il Referendum non fosse sulla Costituzione, ma un plebiscito pro o contro il presidente del Consiglio. Renzi ha giocato l’azzardo: e l’ha sontuosamente perso. Naturale che le opposizioni gli votassero contro, un po’ meno (in un’ottica di sanità mentale) che lo facesse parte del suo partito. Ma tant’è.
Del resto è sempre apparso molto chiaro come per una certa classe politica italiana-europea, diciamo, fosse molto più importante comandare nel partito che governare il Paese. Al Pd servirà probabilmente un ultimo congresso. Per decidere se avere un futuro o restare ai margini a godersi i ricordi delle sue grandi vittorie contro i governi di Centrosinistra.
(Da www.lastampa.it - Alberto Infelise)
L'AllARME DEL Financial Times: "Ora l'Italia minaccia il futuro dell'Ue
più di Brexit"
L'analisi del quotidiano economico: le dimissioni di Renzi potrebbero lasciare
spazio al populismo. E l'instabilità potrebbe impaurire gli investitori.

Il primo ministro Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni
Lucianone
Del resto è sempre apparso molto chiaro come per una certa classe politica italiana-europea, diciamo, fosse molto più importante comandare nel partito che governare il Paese. Al Pd servirà probabilmente un ultimo congresso. Per decidere se avere un futuro o restare ai margini a godersi i ricordi delle sue grandi vittorie contro i governi di Centrosinistra.
(Da www.lastampa.it - Alberto Infelise)
L'AllARME DEL Financial Times: "Ora l'Italia minaccia il futuro dell'Ue
più di Brexit"
L'analisi del quotidiano economico: le dimissioni di Renzi potrebbero lasciare
spazio al populismo. E l'instabilità potrebbe impaurire gli investitori.

Il primo ministro Matteo Renzi annuncia le sue dimissioni
Lucianone
lunedì 28 novembre 2016
SPORT - CALCIO / Serie B - 16^ giornata 2016/17
28 novembre '16 - lunedì 28th November / Monday visione post - 17
RISULTATI delle partite
Entella 1 Brescia 1 Carpi 2 Cesena 3 Frosinone 1 Perugia 0
Spezia 1 Ascoli 0 Cittadella 0 Avellino 0 Ternana 1 Novara 0
Pisa 1 Spal 0 Vicenza 0 Verona H. 1 Salernitana 1
Trapani 0 Latina 0 Benevento 0 Bari 0 Pro Vercelli 1
CLASSIFICA
Verona Hellas 33 / Frosinone 31 / Benevento, Cittadella 28 / Spal 26 /
Perugia 25 / Entella, Carpi 24 / Spezia 22 / Brescia 21 / Bari 20 /
Salernitana, Novara, Latina, Pisa 18 / Pro Vercelli 17 / Cesena, Ternana, Avellino 16 /
Ascoli, Vicenza 15 / Trapani 11
Classifica marcatori
Pazzini (H. Verona) 13 / Litteri (Cittadella) 10 / Caputo (V. Entella), Avenatti
(Ternana) 9 / Ciofani (Frosinone) 7 / Antenucci (Spal), Di Carmine (Perugia),
Lasagna (Carpi), Ciano (Cesena) 6 / Coda (Salernitana) 5
Lucianone
RISULTATI delle partite
Entella 1 Brescia 1 Carpi 2 Cesena 3 Frosinone 1 Perugia 0
Spezia 1 Ascoli 0 Cittadella 0 Avellino 0 Ternana 1 Novara 0
Pisa 1 Spal 0 Vicenza 0 Verona H. 1 Salernitana 1
Trapani 0 Latina 0 Benevento 0 Bari 0 Pro Vercelli 1
CLASSIFICA
Verona Hellas 33 / Frosinone 31 / Benevento, Cittadella 28 / Spal 26 /
Perugia 25 / Entella, Carpi 24 / Spezia 22 / Brescia 21 / Bari 20 /
Salernitana, Novara, Latina, Pisa 18 / Pro Vercelli 17 / Cesena, Ternana, Avellino 16 /
Ascoli, Vicenza 15 / Trapani 11
Classifica marcatori
Pazzini (H. Verona) 13 / Litteri (Cittadella) 10 / Caputo (V. Entella), Avenatti
(Ternana) 9 / Ciofani (Frosinone) 7 / Antenucci (Spal), Di Carmine (Perugia),
Lasagna (Carpi), Ciano (Cesena) 6 / Coda (Salernitana) 5
Lucianone
Storie / cinema - "Cronaca di una passione": il Nordest in crisi
28 novembre '16 - lunedì 28th November / Monday visione post - 9
(da la Repubblica - 8 novembre '16 - di Giampaolo Visetti )
Vicenza -
Antonio aveva 56 anni e produceva tubi. Due anni fa l'ultimo brindisi con i tre operai:
una commessa pubblica, la banca avrebbe aspettato, i soldi per le more chieste da Equi.
talia li avrebbe trovati. Poi lo Stato non ha pagato ed è finito tutto. Ha provato a fare il
meccanico ad Arsiero: 500 euro al mese in nero. Gli è arrivato lo sfratto. La moglie, con
i due figli, si è trasferita dalla madre. Lui, in cambio del letto, ha fatto il badante della
zia. La sera la famiglia si riuniva ai giardini pubblici di Vicenza: un triangolo di pizza,
due parole sui ragazzi e sui libri da pagare per l'università. Alla fine Antonio ha ceduto
e si è tolto la vita. Non è stata la disperazione, ma la vergogna. La famiglia e gli amici
avevano saputo: anche lui era colpevole di povertà.
Nell'Italia della grande crisi, come nel Nordest dei reduci degli "schei", i fallimenti non
si perdonano. O cela fai, o ti togli di mezzo. La selezione della specie, nell'impero del
consumo, è spietata. Seicentoventotto (628) piccoli imprenditori suicidi in tre anni, tra
il 2012 e il 2015, altri 193 fra gennaio e ottobre. In testa alla classifica il Veneto. Non so-
no il fisco, lo Stato e la burocrazia, ad essere sotto accusa, non i grandi e i piccoli evaso-
ri che si appellano all'impresentabilità collettiva per giustificare la disonestà individua-
le. - Questa sera nel cinema Roma di Vicenza si parla di vulnerabilità personale e di in-
differenza istituzionale, della mediocrità che ha conquistato i poteri, di un'esistenza pre-
caria diventata cronica e generale. E' una testimonianza, ma pure un omaggio ai caduti
anonimi del Paese che non ce la fa. Gente umile e onesta, semplice e normale, spesso an-
ziana, i protagonisti dell'esaurito modello Nordest affondato nei debiti. Inaccettabile,
specie nella terra in cui il lavoro e il conto in banca sono il cuore di ogni persona.
Ci sono anche i figli di Mario, falegname di Valdagno. Lui è stato ucciso dalla fine del-
l'amore con la moglie. C'erano l'assegno di mantenimento, un nuovo affitto, altre bol-
lette, le rate per i macchinari, i contributi dei dipendenti. "Ci ha chiesto scusa - dicono -
aveva un'assicurazione sulla vita, l'ha fatto per noi". La sala è gremita per l'anteprima
di "Cronaca di una passione", l'ultimo film di Fabrizio Cattanio, con Vittorio Viviani e
Valeria Ciangottini. Presenti gli "Angeli della Finanza" e l'ex magistrato Piero Calabrò,
presidente dell'Istituto Sdl. Dopo "Maternity blues", dedicato alle mamme in carcere
per infanticidio, l'opera è già un caso. La prima ragione è l'argomento: l'organizzazio-
ne collettiva che pretende la vita di chi non sta al passo con le regole della finanza pub-
blica. La seconda è la formula: un film autoprodotto da 70mila euro, negato alle grandi
sale e affidato a quelle piccole, purchè accompagnino la proiezione con dibattiti anima-
ti da associazioni e volontari, pronti ad aiutare concretamente le famiglie dei caduti cau-
sa crisi. La tournée, dopo Vicenza e Verona, lascerà il fronte Veneto per toccare tutti i
campi di battaglia della nazione, a partire dalla Campania.
"Il welfare - dice Fabrizio Cattani - da statale si è ridotto a famigliare. Ma in questo mo-
do chi per necessità cade nelle mani delle sanzioni, viene privato anche della dignità, la
pena è l'umiliazione inflitta dalle persone care. A un uomo sul lastrico un funzionario
pubblico ha suggerito di fingersi pazzo per ottenere un posto riservato ai disabili".
Continua... to be continued...
(da la Repubblica - 8 novembre '16 - di Giampaolo Visetti )
Vicenza -
Antonio aveva 56 anni e produceva tubi. Due anni fa l'ultimo brindisi con i tre operai:
una commessa pubblica, la banca avrebbe aspettato, i soldi per le more chieste da Equi.
talia li avrebbe trovati. Poi lo Stato non ha pagato ed è finito tutto. Ha provato a fare il
meccanico ad Arsiero: 500 euro al mese in nero. Gli è arrivato lo sfratto. La moglie, con
i due figli, si è trasferita dalla madre. Lui, in cambio del letto, ha fatto il badante della
zia. La sera la famiglia si riuniva ai giardini pubblici di Vicenza: un triangolo di pizza,
due parole sui ragazzi e sui libri da pagare per l'università. Alla fine Antonio ha ceduto
e si è tolto la vita. Non è stata la disperazione, ma la vergogna. La famiglia e gli amici
avevano saputo: anche lui era colpevole di povertà.
Nell'Italia della grande crisi, come nel Nordest dei reduci degli "schei", i fallimenti non
si perdonano. O cela fai, o ti togli di mezzo. La selezione della specie, nell'impero del
consumo, è spietata. Seicentoventotto (628) piccoli imprenditori suicidi in tre anni, tra
il 2012 e il 2015, altri 193 fra gennaio e ottobre. In testa alla classifica il Veneto. Non so-
no il fisco, lo Stato e la burocrazia, ad essere sotto accusa, non i grandi e i piccoli evaso-
ri che si appellano all'impresentabilità collettiva per giustificare la disonestà individua-
le. - Questa sera nel cinema Roma di Vicenza si parla di vulnerabilità personale e di in-
differenza istituzionale, della mediocrità che ha conquistato i poteri, di un'esistenza pre-
caria diventata cronica e generale. E' una testimonianza, ma pure un omaggio ai caduti
anonimi del Paese che non ce la fa. Gente umile e onesta, semplice e normale, spesso an-
ziana, i protagonisti dell'esaurito modello Nordest affondato nei debiti. Inaccettabile,
specie nella terra in cui il lavoro e il conto in banca sono il cuore di ogni persona.
Ci sono anche i figli di Mario, falegname di Valdagno. Lui è stato ucciso dalla fine del-
l'amore con la moglie. C'erano l'assegno di mantenimento, un nuovo affitto, altre bol-
lette, le rate per i macchinari, i contributi dei dipendenti. "Ci ha chiesto scusa - dicono -
aveva un'assicurazione sulla vita, l'ha fatto per noi". La sala è gremita per l'anteprima
di "Cronaca di una passione", l'ultimo film di Fabrizio Cattanio, con Vittorio Viviani e
Valeria Ciangottini. Presenti gli "Angeli della Finanza" e l'ex magistrato Piero Calabrò,
presidente dell'Istituto Sdl. Dopo "Maternity blues", dedicato alle mamme in carcere
per infanticidio, l'opera è già un caso. La prima ragione è l'argomento: l'organizzazio-
ne collettiva che pretende la vita di chi non sta al passo con le regole della finanza pub-
blica. La seconda è la formula: un film autoprodotto da 70mila euro, negato alle grandi
sale e affidato a quelle piccole, purchè accompagnino la proiezione con dibattiti anima-
ti da associazioni e volontari, pronti ad aiutare concretamente le famiglie dei caduti cau-
sa crisi. La tournée, dopo Vicenza e Verona, lascerà il fronte Veneto per toccare tutti i
campi di battaglia della nazione, a partire dalla Campania.
"Il welfare - dice Fabrizio Cattani - da statale si è ridotto a famigliare. Ma in questo mo-
do chi per necessità cade nelle mani delle sanzioni, viene privato anche della dignità, la
pena è l'umiliazione inflitta dalle persone care. A un uomo sul lastrico un funzionario
pubblico ha suggerito di fingersi pazzo per ottenere un posto riservato ai disabili".
Continua... to be continued...
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